Il presidente della Commissione Lavoro della Camera consegna a Mario Monti i risultati dell'indagine sul precariato - l'audizione di Eleonora Voltolina
Silvano Moffa, deputato e presidente della Commissione Lavoro della Camera, ha pochi minuti fa consegnato al premier designato Mario Monti i risultati dell'indagine conoscitiva svolta nei mesi scorsi dalla sua commissione, incentrata sul mercato del lavoro e sui problemi dei giovani italiani a trovare un'occupazione stabile e ben retribuita.All'indagine ha contribuito la Repubblica degli Stagisti attraverso l’audizione del suo direttore, la giornalista Eleonora Voltolina [scarica qui il testo integrale]. «Quando si parla di precariato non si deve dimenticare che c’è una zona grigia che negli ultimi anni si è espansa a vista d’occhio: quella di chi è fermo sulla porta di ingresso, non è più uno studente ma non è ancora un lavoratore» aveva detto Voltolina in quell'occasione, ricordando che gli stagisti sono circa mezzo milione all’anno e che ad essi vanno aggiunti i circa 200mila praticanti che svolgono il periodo di praticantato per poter accedere ad alcune professioni.«I tirocini sono oggi usati in maniera schizofrenica» aveva denunciato Voltolina: «Da una parte paradossalmente ne sono quasi esclusi i giovanissimi, dall’altra vengono utilizzati molto su persone già adulte: lo stage post-laurea é ancora più frequente dello stage pre-laurea, una asincronia che fa perdere tempo prezioso ai giovani». Sottolineando che oggi lo strumento del tirocinio «è utilizzato ormai per tutti i generi di mestiere: dall'ingegnere al barista, dal giornalista alla commessa».Una situazione incontrollabile anche per mancanza di strumenti di monitoraggio: «Il sistema di attivazione degli stage fa capo a centinaia di diversi enti promotori che non sono in rete tra loro, quindi non si scambiano informazioni. Per questo auspico l'istituzione di una sorta di anagrafe degli stagisti, un database nazionale, o anche su base regionale, che possa convogliare tutti i dati relativi all’attivazione di ogni stage, e che permetta una trasparenza totale».Ai deputati membri della Commissione Lavoro Voltolina aveva evidenziato il problema principale di stagisti e praticanti: «Lavorano gratis». Spiegando che in Italia si è spezzato il legame tra lavoro e retribuzione: «Stagisti e praticanti non sono lavoratori, e per questo non hanno diritto a una retribuzione. Ma a un compenso sì. Perchè ogni persona che dedichi tempo ed energie ad una attività, e che contribuisca attraverso il suo apporto alla quotidianità e al profitto di un’organizzazione, ha diritto a vedere riconosciuto anche economicamente questo apporto».Dopo aver ricordato l’esistenza di un progetto di legge a prima firma Cesare Damiano che prevede per chi ospita uno stagista l’introduzione dell’obbligo a corrispondergli almeno 400 euro al mese di emolumento, come in Francia, Voltolina aveva sottolineato che gli stage gratuiti «sono pericolosi anche perchè alimentano la già preoccupante immobilità sociale del nostro Paese, permettendo che solo i figli delle famiglie abbienti possano affrontare periodi di formazione aggiuntiva non pagata».Rispetto all’attualità, e alla recente circolare del ministero del Lavoro che ha differenziato i «tirocini formativi e di orientamento» da quelli definiti «di cosiddetto inserimento / reinserimento lavorativo», il direttore della Repubblica degli Stagisti aveva lanciato un monito: «Operare una distinzione netta tra formazione e inserimento lavorativo è una forzatura pericolosa. Tutti i tirocini hanno per loro natura in sè una parte di formazione e una parte più o meno importante di obiettivo di inserimento: negarlo è pretestuoso. Anziché spezzettare e differenziare, l’obiettivo dovrebbe essere quello di unificare e semplificare».Eleonora Voltolina aveva poi ricordato che la Repubblica degli Stagisti fa parte di un tavolo, istituito informalmente presso il Parlamento europeo con il coordinamento dello European Youth Forum, che ha stilato una «Carta europea per la qualità degli stage e degli apprendistati» contenente una esplicita condanna della gratuità degli stage, che nei prossimi mesi passerà al vaglio del Parlamento UE. E alla Commissione ha rivolto un appello: «L’Italia non rimanga indietro su questo fronte, e non remi addirittura contro. È urgente adeguare la legislazione in modo da impedire l’utilizzo gratuito e lo sfruttamento degli stagisti, e introdurre un obbligo di rimborso spese per tutti gli stage e i praticantati», ricordando che la Regione Toscana proprio in questi giorni sta lavorando a una legge regionale in questo senso.In chiusura Voltolina aveva allargato il discorso dagli stage a tutti i giovani precari o senza lavoro, auspicando l’introduzione di un salario minimo – «elemento di civiltà» che potrebbe riportare le retribuzioni dei giovani italiani all’interno dei «paletti chiari espressi nell’articolo 36 della Costituzione» – e di un contratto unico per andare al di là delle «decine di forme contrattuali attualmente esistenti che generano confusione e disparità di trattamento» e ricondurle a una sola, «con tutele progressive e la certezza di poter godere di quelle garanzie che ad oggi sono precluse alla stragrande maggioranza dei giovani».E ricordando di essere tra i firmatari di una denuncia presentata il 14 settembre alla Commissione europea sulla situazione di apartheid del mercato del lavoro italiano, che potrebbe provocare l’apertura da Bruxelles procedura di infrazione e di diffida nei confronti dell’Italia, Eleonora Voltolina aveva chiuso ponendo una domanda provocatoria alla Commissione: «La situazione drammatica dei giovani italiani è sotto gli occhi di tutti: cosa aspettiamo a intervenire per proteggerli dallo sfruttamento, dalla sottoretribuzione e dal precariato eterno?»Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage, un'altra regolamentazione è possibile: il Pd scende in campo con il disegno di legge Damiano- L'apartheid del lavoro italiano al vaglio della Commissione europea: le ragioni di una denuncia- In Italia si guadagna troppo poco: per rendere dignitose le retribuzioni dei giovani bisogna passare dal «minimo sindacale» al «salario minimo»