Dopo la notizia bufala degli stage all’Italia dei Valori e la polemica sollevata "ad arte" dal caso degli stagisti a 400 euro del Partito democratico, la Repubblica degli Stagisti ha deciso di vederci più chiaro: ed è andata a bussare alla porta dei sei principali partiti politici italiani chiedendo se prendono - e come trattano - gli stagisti.
Ne è emersa una realtà poco nitida: Lega, Udc e Idv dichiarano di non fare mai uso di stagisti, Pdl e Fli affermano di accoglierne solo negli uffici parlamentari ma non nel partito, il Pd di prenderne saltuariamente nella sede nazionale ma assicurando qualità formativa e rimborso spese. Ma praticamente tutti ammettono di non sapere con certezza cosa succede nelle sezioni locali.
Ad esempio Francesco Sciotto [nella foto a sinistra], ufficio stampa del Pdl, assicura che mai, dai tempi di Forza Italia a oggi, il principale schieramento di centro destra «si è avvalso di stagisti», almeno a livello nazionale. Quello che accade all’interno delle sezioni locali è invece un fatto a sé, «su cui la sede di Roma non vigila». Invece il gruppo parlamentare Pdl di stagisti ne accoglie eccome - anche se Fabio Mazzeo, capo ufficio stampa del gruppo parlamentare alla Camera, precisa: «qui all’ufficio stampa ne abbiamo avuti al massimo 6 o 7 negli ultimi tre anni, su un organico di undici dipendenti. Questo perché noi non vogliamo sfruttare nessuno». Il problema è che il principale partito della maggioranza non prevede nemmeno un euro di rimborso spese, solo «qualche facilitazione per la mensa». E però Mazzeo giura che «i tirocinanti reclutati da noi, tutti neolaureati e selezionati tramite convenzioni universitarie, non fanno certo fotocopie, ma lavorano per davvero, e alla fine dell’esperienza trimestrale trovano quasi tutti occupazione». Chi facendosi strada da solo, chi grazie alle referenze acquisite. All’ufficio legislativo, chiude l'ufficio stampa, avviene più o meno la stessa cosa perché la policy è netta: «Non si deve abusare degli stage».
Ironia della sorte, proprio in queste ore è circolata la notizia di un bando per stage a Palazzo Chigi destinato a neolaureati, con un rimborso di appena 250 euro (350 per i fuorisede). L'istituzione al momento presieduta dal premier Silvio Berlusconi garantisce quindi sì un compenso, ma davvero esiguo - e questa volta Il Giornale chiude un occhio, non rilanciando la notizia (come per la vicenda del Pd).
Francesco Davanzo, responsabile del personale del Pd, racconta invece la politica democratica in fatto di stagisti partendo da un principio: «È necessario prendere persone esterne, altrimenti il partito rischia di diventare un mostro ripiegato su se stesso». Spiega quindi che finora, «per gli stage attivati dal partito, si è sempre cercato di rispettare la proposta di legge Damiano». Il che vorrà dire d'ora in poi limitare anche la durata del tirocinio a un massimo di sei mesi. Per ora comunque, a parte l’ufficio grafico, il Pd non ha all’attivo stage. In quanto al passato, l’anno scorso sono state attivate tre borse di studio annuali al dipartimento economico per un importo di circa 10mila euro, ma si tratta di un fatto isolato. Eppure anche al Pd ci sono stati degli stage non pagati: quando l’offerta proviene da enti esterni come per il caso di un master - precisa il responsabile - la si valuta e poi si stabilisce l'eventuale trattamento economico. «Sono però solo episodi circoscritti».
Udc e Idv attestano che finora non hanno mai avuto stagisti. Alessia Di Fabio, ufficio stampa del partito di Antonio Di Pietro, specifica che «tutti quelli che lavorano al partito sono sotto contratto, e che neppure in futuro si prenderanno tirocinanti perché non ci sono possibilità di inserimento».
Anche la Lega Nord si attesta su una linea simile. Nadia Dagrada dell’amministrazione federale garantisce alla Repubblica degli Stagisti che il partito «non utilizza tirocinanti perché si troverebbero a maneggiare dati molto sensibili». «Chi lavora qui lo fa per militanza» dice «non avrebbe senso una richiesta di stage dall’esterno». Eccetto che per i tesisti, a cui viene data la possibilità di documentarsi e di frequentare il partito per motivi di studio.
C'è poi il caso di Fli. Il partito, nato l'estate scorsa a seguito dello "strappo" del presidente della Camera Gianfranco Fini, «non si avvale di stagisti perché non ci sono possibilità di inserimento» afferma l’addetto stampa del partito Luigi De Gennaro [nella foto a sinistra]. Eppure una lettrice aveva appunto segnalato sul wall del gruppo Repubblica degli Stagisti su Facebook un annuncio per uno stage gratuito di sei mesi per il gruppo parlamentare Fli. In effetti alla Camera dei Deputati il gruppo parlamentare non disdegna la possibilità di prendere stagisti tramite l’università. L’annuncio in questione fa riferimento alla seconda edizione di questo programma: e, se è vero che anche qui non c’è traccia di rimborso, una buona notizia è che almeno le due stagiste precedenti sono state assunte con contratto a progetto (per circa mille euro mensili).
Insomma, da questa ricognizione emerge che lo stage è un elemento estraneo alla maggioranza delle forze politiche, più inclini invece a servirsi di lavoro volontario e militanza. Ma come la mettiamo con le sedi locali?
Ilaria Mariotti
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