Categoria: Approfondimenti

Normativa sugli stage, salvi anche in Toscana i disoccupati: la Regione non riconosce la circolare ma con una delibera ad hoc istituisce i «tirocini di inserimento»

Le modifiche della normativa sui tirocini, contenute nel decreto legge anticrisi di Ferragosto e poi trasformate in legge insieme a tutta la manovra a metà settembre, hanno scatenato un notevole putiferio in tutta Italia. Stando al dettato letterale della legge, infatti, i tirocini da quel momento in poi sarebbero dovuti essere riservati solo a una ristretta platea: i neodiplomati e neolaureati solo per i primi 12 mesi dal conseguimento del titolo, più una piccola serie di categorie svantaggiate (disabili, alcolisti, condannati con misure alternative alla detenzione, tossicodipendenti). Tutti gli altri, esclusi. Poi il 12 settembre è arrivata dal ministero del Lavoro una circolare che ha riaperto la possibilità di utilizzare i tirocini anche per una enorme platea di altri soggetti, a cominciare dagli inoccupati e disoccupati - cioè praticamente tutti i giovani italiani - introducendo ex novo una differenziazione tra «tirocini formativi e di orientamento» e «tirocini di cosiddetto inserimento / reinserimento lavorativo».La circolare ha fatto tirare un sospiro di sollievo a decine di migliaia di giovani, oltre che agli enti promotori, sopratutto i centri per l'impiego, che temevano di non poter più utilizzare questo strumento. A partire dalla pubblicazione della circolare, dunque, tutto è ripartito più o meno come prima, con l'accortezza da parte dei giovani diplomati o laureati da oltre 12 mesi di fare un passaggio al centro per l'impiego per farsi iscrivere (naturalmente, a patto di averne i requisiti - ma chi non li ha?) nelle famose liste.Problema dunque risolto? Non proprio. In ogni Paese infatti il sistema giuridico è costruito attraverso una gerarchia delle fonti: il che significa che gli atti normativi sono distribuiti secondo un sistema piramidale, dal basso verso l'alto, e quelli più in alto valgono di più di quelli più in basso. In caso siano in contraddizione, il più forte ha la meglio e rende nullo il più debole. Sopra a tutto vi è la Costituzione, ovviamente, insieme alle leggi costituzionali. Poi i trattati internazionali e gli atti normativi comunitari (regolamenti o direttive); ancora un po' più in basso le leggi ordinarie promulgate dal Parlamento italiano, gli atti aventi forza di legge (decreti legge e decreti legislativi), le leggi regionali e delle province autonome. Al di sotto di queste leggi, che gli esperti definiscono "fonti primarie", si collocano i regolamenti governativi, poi i regolamenti ministeriali e di altri enti pubblici.Nel caso dell'art. 11 del decreto 138 ci si trova di fronte a un caso complesso: una semplice circolare, con l'intento dichiarato di spiegare il senso e l'applicazione della legge appena approvata, finisce per andare molto oltre, e di fatto contraddirla.La Regione Toscana ha fin da subito protestato contro l'azione a sorpresa del governo in materia di tirocini, annunciando un ricorso di fronte alla Corte costituzionale per «invasione di campo» - dato che la formazione è materia di competenza regionale. E successivamente ha ricusato la circolare, negandone la validità. Così facendo però si è messa in una situazione spinosa: stando al dettato letterale dell'art. 11 della legge, l'unico riconosciuto come valido - benché osteggiato - dall'assessore Simoncini, e considerando i tempi lunghi del ricorso, in Toscana nessun inoccupato o disoccupato che avesse conseguito il titolo di studio da più di un anno avrebbe più potuto fare stage. Un problema, sopratutto nella regione del progetto «Giovani sì» appena partito e già preso d'assalto da centinaia di aspiranti stagisti (l'iniziativa, unica nel suo genere, prevede infatti un obbligo di corrispondere al tirocinante almeno 400 euro al mese, di cui 200 poi rimborsate dalla Regione a ciascuna azienda attingendo a un fondo di 30 milioni di euro del Fondo sociale europeo).I centri per l'impiego toscani, il sito Giovani sì e il Forum della Repubblica degli Stagisti sono quindi stati presi d'assalto, nelle ultime due settimane di settembre, da moltissimi giovani preoccupati per la loro prospettiva. Questo ha indotto l'assessore al Lavoro Gianfranco Simoncini a presentare e approvare una delibera di giunta (la n. 835 del 3 ottobre 2011) per l'«Approvazione delle modifiche alla "Carta dei tirocini e stage di qualità in Regione Toscana" approvata con DGR 339/2011, modificata con DGR 710/2011».Nella delibera la Giunta regionale richiama innanzitutto «i commi 3 e 4 dell’art. 117 della Costituzione che attribuiscono alle Regioni la competenza legislativa esclusiva in materia di formazione professionale» e «la sentenza della Corte Costituzionale n. 50 del 28 gennaio 2005» che conferma «la competenza esclusiva regionale in materia di tirocini». Prende poi atto dell'articolo 11 del decreto legge 138/2011 «convertito in legge 14 settembre 2011 n. 148, che stabilisce che i tirocini formativi e di orientamento non curriculari “non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese, e possono essere promossi unicamente a favore di neo- diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio”» e annuncia che «intende promuovere ricorso alla Corte Costituzionale avverso l’art. 11 del citato D.L. 138/2011 in quanto in contrasto con la competenza legislativa esclusiva regionale in materia».E finalmente si arriva al punto: «Ritenuto che la disposizione dell’art. 11 sia limitata alla tipologia dei tirocini di formazione e orientamento», in attesa dell’approvazione della legge regionale in materia, attraverso la delibera la giunta regionale toscana decide di individuare «in via sperimentale» altre tipologie di tirocinio, specialmente destinate «ai soggetti inoccupati e disoccupati nonché a soggetti svantaggiati, per offrire loro un’esperienza formativa e l’opportunità di un inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro». Cioè quello che aveva fatto la circolare ministeriale.Insomma la Regione Toscana attraverso questa delibera si dota di uno strumento in tutto e per tutto simile alla circolare, ma più idoneo dal punto di vista formale, e sopratutto "suo". Nel dettaglio, le tipologie di tirocinio delineate da Simoncini sono quattro. La prima è quella classica: «tirocini formativi e di orientamento» per neodiplomati, neolaureati e in generale chi abbia conseguito una qualifica professionale «entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento del relativo titolo di studio o qualifica» (si riprende qui il limite temporale introdotto dall'art. 11 della legge nazionale). Poi vi sono i «tirocini di inserimento» per inoccupati. E ancora i «tirocini di reinserimento», stavolta destinati ai disoccupati, «compresi i lavoratori in mobilità». La quarta categoria riunisce queste ultime due, definendoli «tirocini di inserimento o reinserimento», e destinandoli ai disabili. E infine stesso nome ma destinatari differenziati, per i «tirocini di inserimento o reinserimento» per soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, alcolisti e condannati ammessi a misure alternative di detenzione.La delibera agisce poi sui limiti di durata, diversificandoli in base alla tipologia dei destinatari. Per le prime tre categorie «la durata minima è di un mese e la durata massima non deve superare i sei mesi, proroghe comprese», prevedendo tuttavia la possibilità di una deroga che arrivi a raddoppiare la durata massima, facendola dunque tornare a dodici mesi, «per i profili più elevati» (ma solo in caso di tirocini di inserimento e reinserimento). Per le altre due categorie «la durata può essere elevata fino ad un massimo di 24 mesi, proroghe comprese».Una ulteriore novità della delibera è il limite al numero di stage che ciascuna persona (eccetto i soggetti afferenti alle ultime due categorie) potrà svolgere: «una sola volta per ciascun profilo professionale». La delibera è firmata dal direttore generale della segreteria della giunta Antonio Davide Barretta, dal dirigente responsabile Gianni Biasi e dal direttore generale Alessandro Cavalieri.La situazione dunque anche in Toscana torna alla normalità: stage aperti quasi a tutti. Almeno però in questa regione si lavora a una legge regionale che per la prima volta in Italia, secondo l'esplicita promessa del presidente Rossi, introdurrà l'obbligo di corrispondere ai tirocinanti un rimborso spese "alla francese", pari ad almeno 400 euro al mese.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- L'assessore al lavoro della Regione Toscana: «La Corte costituzionale confermerà che i tirocini sono competenza nostra». E sulla circolare del ministero: «Non vale quanto la legge»- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE anche: - Mai più stage gratis: parte in Toscana il progetto per pagare gli stagisti almeno 400 euro al mese

Emergenza contributi silenti: le idee in campo per risolvere il problema delle pensioni di domani dei precari di oggi

Sono più di tre milioni e mezzo gli italiani iscritti oggi alla Gestione separata dell’Inps. Ogni anno versano otto miliardi di euro di contributi, ma ricevono appena 300 milioni sotto forma di prestazioni previdenziali, secondo stime del partito dei Radicali italiani. Il gap è dovuto in parte alla bassa età media dei lavoratori precari e dei liberi professionisti iscritti all’Inps: circa 40 anni, con un’enorme platea di giovani ancora in attesa di un contratto a tempo indeterminato. Insomma, i precari giunti in età da pensione sono ancora pochi. Ma c’è una parte di quegli otto miliardi di euro, difficilmente quantificabile, che resta nelle casse dell’Inps senza tornare direttamente nelle tasche di chi l’ha versata. Sono i cosiddetti “contributi silenti”: i contributi versati dai lavoratori autonomi, precari o parasubordinati ma che non sono sufficienti ai fini della maturazione di una pensione minima. Che fine fanno? Sono di fatto “fondi perduti” usati dall’Inps per pagare le pensioni a chi ne ha maturato pieno diritto. Non vengono restituiti a chi li versa né sotto forma di prestazione previdenziale, né tantomeno come rimborso in un’unica soluzione.Il problema riguarda più spesso i giovani precari, che difficilmente riescono a cumulare 35 anni di anzianità in un mercato del lavoro che avanza a singhiozzo, iscritti alle gestioni separate dell’Inps o delle casse previdenziali degli ordini professionali. Anche ricongiungere i contributi versati a casse diverse è tutt’altro che semplice: dal primo luglio 2010, infatti, la riunificazione è a titolo oneroso per tutti i lavoratori, mentre la totalizzazione (che permette di tenere conto della somma dei contributi ai fini della maturazione della pensione minima, senza però far confluire la posizione accumulata presso un unico gestore), pur essendo gratuita, prevede un’anzianità contributiva par ad almeno tre anni presso ciascuna cassa.Nel corso degli ultimi anni, da più parti sono state avanzate proposte di legge per rimediare a quella che è stata definita a buon diritto come una vera e propria emergenza sociale. L'altroieri i Radicali italiani hanno indetto e realizzato la seconda “giornata nazionale” dedicata al tema dei contributi silenti. La prima giornata si era tenuta a maggio, con manifestazioni dinanzi a 50 sedi dell’Inps presso altrettanti capoluoghi di provincia. L’obiettivo del partito è portare l’argomento all’ordine del giorno, suscitare un dibattito politico e chiedere la calendarizzazione e discussione entro fine anno di una proposta di legge avanzata già nel 2008 per iniziativa dei deputati Maurizio Turco, Beltrandi, Bernardini, Coscioni, Farina Mecacci e Zamparutti.«Ci rivolgiamo a una platea composta da milioni di contribuenti potenzialmente interessati», afferma Michele De Lucia, tesoriere dei Radicali e tra gli organizzatori della giornata nazionale. «La nostra proposta è semplice: permettere a tutti il trasferimento dei contributi nella cassa in cui se ne hanno di più, e calcolarli tutti ai fini della pensione senza perdere un solo euro. In alternativa, se questa riforma non dovesse passare, chiediamo che al raggiungimento dell’età della pensione obbligatoria i contributi silenti vengano restituiti interamente con rivalutazione del capitale versato». Gli stessi Radicali hanno cercato di ottenere dal governo e dall’Inps informazioni sulle dimensioni del fenomeno, scontrandosi però, a detta di De Lucia, contro un vero e proprio muro di gomma: «I deputati Radicali hanno presentato due interrogazioni e decine di solleciti al governo per acquisire dall’Inps stime più precise circa l’ammontare dei contributi silenti, senza però ottenere alcuna risposta. Anche il sistema di casse previdenziali separate, più di 40 in Italia che non comunicano tra loro, sembra essere pensato apposta per creare una giungla in cui sia facile perdere di vista i contributi silenti, o troppo oneroso cercare di recuperarli».Tra le altre proposte di legge una, bipartisan, è stata presentata da Maria Luisa Gnecchi del Pd e da Giuliano Cazzola del Pdl. Prevede che gli anni di contributi presso le diverse gestioni vengano automaticamente sommati tra loro, e che ogni gestore provveda ad erogare una parte della pensione proporzionale ai versamenti ricevuti. «È un’ottima proposta per la quale noi radicali voteremmo anche domattina», commenta De LuciaTra le più recenti ci sono anche la proposta di Damiano-Lulli, integrata nel disegno per promuovere l’imprenditorialità giovanile: in questo caso viene affrontata la questione totalizzazioni, con un abbattimento della soglia minima per poterne usufruire - dal tetto attuale dei tre anni ad appena un giorno di contributi versati. Nel disegno di legge 1540 del 2009, invece, il senatore Ichino prevedeva numerosi interventi: primo fra tutti, «un’armonizzazione delle aliquote, così da garantire l’equiparazione del carico previdenziale degli iscritti alla Gestione separata rispetto ai contributi versati dalle altre categorie di lavoro autonomo tenute all’iscrizione all’Inps (artigiani e commercianti)». Ma osservava anche che per «evitare una dispersione di contributi» non era sbagliato mantenere per la totalizzazione «un periodo minimo di contribuzione», permettendo però la «possibilità di trasferire verso altre gestioni i contributi versati alla Gestione separata, senza che sia necessaria una durata minima del periodo di contribuzione». Concludendo infine: «È necessario che i versamenti effettuati anteriormente all’adesione alla Gestione separata concorrano a determinare non solo l’ammontare pro rata della pensione con il metodo retributivo – come già attualmente previsto -, ma anche l’anzianità contributiva necessaria ai fini del raggiungimento dei 35 anni di contribuzione».Il problema e le potenziali soluzioni, insomma, sono già stati individuati da tempo. Sinora nulla è stato fatto per garantire l’equità del sistema previdenziale per lavoratori autonomi, precari e parasubordinati. Il moltiplicarsi delle iniziative potrebbe portare lo stato di emergenza all’attenzione pubblica, ma resta il dubbio che il tempismo non sia dei migliori e che l’applicazione di una pur urgente riforma si farà attendere ancora mesi, se non anni. Con la scusa che oggi i tagli alla spesa pubblica e le manovre finanziarie debbano avere la precedenza rispetto alla realizzazione di una previdenza equa per tutti.di Andrea CuriatPer saperne di più, leggi anche:- Nelle pagine del Rapporto sullo stato sociale un allarme sulla questione giovanile: e tra 15 anni la previdenza sarà al collasso;- «Caro Gesù Bambino, ti chiediamo una pensione per i precari»: il direttore della Repubblica degli Stagisti e altri quattro giovani scrittori lanciano una proposta;- «Le mie pensioni»: quanto prenderanno domani i precari di oggi?

Inoccupati, disoccupati, stagisti: facciamo chiarezza

Inoccupati e disoccupati: serve fare chiarezza. La differenza tra le due categorie non è scontata, e diventa ancora più complicata quando si inseriscono gli stage nel discorso. Da qui i numerosi dubbi dei lettori della Repubblica degli Stagisti, espressi nelle ultime settimane anche attraverso il forum.È sempre bene cominciare dalle definizioni ufficiali. I decreti 181/2000 e 297/2002 definiscono gli "inoccupati di lunga durata" come coloro che, senza aver precedentemente svolto un'attività lavorativa, siano alla ricerca di un'occupazione da più di dodici mesi o da più di sei mesi se giovani. La categoria dei “disoccupati”, nella definizione dell’Istat, comprende invece le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro [nell'immagine a fianco, il particolare di una brochure informativa sullo stato di disoccupazione del centro per l'impiego di Bologna]. «La differenza fondamentale è che gli inoccupati non hanno mai svolto attività lavorative, mentre i disoccupati hanno avuto rapporti di lavoro che poi sono terminati», traduce in parole semplici Livio Lo Verso, responsabile dell’Osservatorio del mercato del lavoro di Milano. Secondo Lo Verso,la distinzione è «capziosa, risale al secolo scorso e oggi non ha ragione di essere. Nelle nostre attività, noi non ne teniamo conto».Che la distinzione sia obsoleta o meno resta comunque il fatto che, ai fini pratici, è importante capire se ci si debba presentare nei documenti ufficiali, per concorsi pubblici o altro, come inoccupati o disoccupati. Il rischio è di vedersi respingere domande o contestare autocertificazioni per dichiarazioni false o inesatte. Bisogna inoltre ricordare sempre che, perchè lo status di inoccupato o disoccupato venga sancito, è necessario recarsi fisicamente presso un Centro per l'impiego o uno degli Sportelli comunali per il Lavoro e richiedere l'iscrizione alle relative liste. Ci si può iscrivere a un solo Centro per l'Impiego, e bisogna effettuare l'iscrizione presso quello nel cui ambito di competenza si trova il domicilio (art. 3 del Dlgs.297/2002). Se si cambia residenza o domicilio, bisogna recarsi presso il nuovo Centro competente, che provvederà a chiedere i dati al precedente.Il primo dubbio può riguardare l’inquadramento degli ex stagisti che non abbiano svolto altre attività nel mondo delle aziende: sono inoccupati o disoccupati? I lettori della Repubblica degli Stagisti lo sanno bene: un tirocinio non è un contratto di lavoro. E l’interpretazione dei Centri per l’impiego infatti è abbastanza unanime: «Chi ha effettuato solo stage e non ha altre tipologie di contratti alle spalle si considera inoccupato», rispondono dai Centri di Bologna, Roma e Campobasso. Per gli inoccupati di lungo periodo, come si comprova il requisito di "essere alla ricerca di lavoro da almeno 12 mesi"? «Bisogna necessariamente essere iscritti a un centro per l’impiego, o comunque autocertificare che si è iscritti», spiegano da Bologna. Attenzione, perché l’iscrizione comporta degli obblighi sia per i disoccupati sia per gli inoccupati: «I centri per l’impiego organizzano colloqui con le aziende e altre attività di placement: bisogna presentarsi e partecipare, altrimenti si viene cancellati dalle liste», aggiungono i responsabili del centro bolognese. Ci sono poi dei passaggi più controversi. Supponiamo ad esempio che un giovane neolaureato, non ancora iscritto a un centro per l’impiego, non abbia alcuna esperienza di lavoro, se non un’estate trascorsa a svolgere lavoretti stagionali, o una collaborazione occasionale retribuita, o un cocopro. «Tutte queste attività rappresentano contratti di lavoro con obbligo di comunicazione online dei dati anagrafici del lavoratore. Quando il ragazzo si presenta da noi, abbiamo già i suoi dati. E viene quindi iscritto nelle liste dei disoccupati, non degli inoccupati», spiega Antonella De Martino, responsabile del Centro per l’impiego di Campobasso.Chi resta disoccupato per almeno 24 mesi viene considerato disoccupato di lunga durata; la legge 407/90 riconosce incentivi fiscali e contributivi alle aziende che assumono a tempo indeterminato questa categoria di lavoratori. Attenzione: se un contratto di lavoro non supera gli otto mesi e gli 8mila euro lordi di reddito annuo generato (o 4.800 euro per i lavoratori autonomi), l’anzianità di disoccupazione non viene persa ma “sospesa” per il periodo lavorativo, che quindi non vale ai fini del conteggio. Questi stessi contratti sono sufficienti a far scattare il passaggio dalla categoria degli inoccupati a quella dei disoccupati? Le interpretazioni pratiche divergono: dal centro per l’impiego di Roma propendono per il no, inserendo quindi i ragazzi che abbiano lavorato per meno di 8 mesi e meno di 8mila euro lordi nella categoria degli inoccupati. Secondo i responsabili di Bologna e Campobasso, anche questi contratti lavorativi sono sufficienti a determinare l’iscrizione nella categoria dei disoccupati.E ancora: quando ci si può presentare per l’iscrizione nelle liste dei disoccupati? Anche il giorno stesso dopo il licenziamento o la fine del rapporto di lavoro? «In teoria sì», giudicano dal Centro di Roma, «in pratica conviene attendere almeno un paio di giorni, perché le comunicazioni di cessazione del rapporto di lavoro da parte delle aziende non sono immediate ma richiedono 24-48 ore di tempo. Ci sono capitati vari casi di lavoratori licenziati che si sono presentati il giorno stesso per l’iscrizione ma sono dovuti tornare dopo due giorni perché la comunicazione non ci era ancora pervenuta e risultavano quindi ancora dipendenti delle aziende».C’è un ultimo punto a cui prestare attenzione. Lo spiegano così dal Centro di Campobasso: «Chi resta iscritto al centro come inoccupato per più di 24 mesi viene ancora considerato tale ai sensi dei decreti 181 e 297 [e quindi si deve dichiarare inoccupato nei documenti ufficiali e nelle autocertificazioni verso aziende ed enti terzi, NdR], ma risulta come disoccupato di lungo periodo ai fini della 407/90 che riconosce incentivi alle aziende che assumono questi lavoratori».di Andrea CuriatPer saperne di più, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti;- La lettera di un addetto ai lavori: «Le nuove norme impediscono di utilizzare il tirocinio per i disoccupati in situazione di svantaggio ed emarginazione»;- Nuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuri  

Lo strano caso dei tirocini Mae-Crui revocati e poi ripristinati dall'università di Bologna. Ma il prossimo bando è bloccato fino «a data da destinarsi»

Si fanno sentire i primi effetti della circolare emessa dal ministero del Lavoro a proposito della nuova normativa sugli stage. Questa la vicenda. Sono i primi di settembre quando l’università di Bologna decide di annullare una serie di tirocini Mae Crui, un programma che seleziona studenti universitari e i laureati per esperienze formative all'interno del ministero degli Esteri o nelle sedi diplomatiche - ambasciate, consolati, istituto di cultura - in giro per il mondo, a pochissimi giorni dal loro inizio. Motivazione addotta: l’improvviso venire meno dei requisiti soggettivi per partecipare. Con la disciplina introdotta ad agosto, il decreto 138, infatti si limitano gli stage ai dodici mesi successivi al conseguimento di un titolo. Ma pochi giorni fa arriva il passo indietro dell'Unibo, che revoca l'altolà consentendo ai ragazzi esclusi in extremis di iniziare regolarmente il loro percorso. Che cosa era successo dunque? Che una ventina di vincitori del progetto Mae Crui laureati da più di 12 mesi si erano visti recapitare una mail che annullava il progetto a seguito della nuova regolamentazione in materia, senza neppure una telefonata o spiegazioni più specifiche. Decisamente poco per chi aveva già organizzato il viaggio e affrontato le prime spese, talvolta molto ingenti. Alcuni di questi esclusi, arrabbiati per lo stop di Bologna, avevano denunciato allora la vicenda sul forum della Repubblica degli Stagisti. E ne era nato anche un gruppo su Facebook per aggiornarsi sulle novità in quel mare magnum di incertezze. Matteo C., 23enne di Pescara laureato in Scienze internazionali e diplomatiche, aveva già speso quasi 1200 euro di caparra per la casa di Roma, dove il 12 settembre avrebbe dovuto iniziare il suo stage presso la direzione generale Affari politici alla Farnesina, e per il quale aveva rinunciato a un tirocinio con rimborso spese in una ong in Egitto. Ma niente: il 6 settembre, meno di una settimana prima dell’inizio, riceve la fatidica comunicazione. La stessa di Giulia V., 25enne veronese laureata in Lingue e pronta per partire alla volta dell’istituto italiano di cultura di Madrid., stoppata dalla famigerata email solo cinque giorni prima della partenza. Soldi teoricamente persi: 150 euro di biglietto, più un lavoro che aveva quasi rischiato di perdere, ma che alla fine il suo capo aveva deciso di offrirle una seconda volta. C’era perfino chi avrebbe dovuto volare in Arabia Saudita, come Marco M., 25 enne di Ancona laureato in Culture e diritti umani, che aveva sborsato oltre 800 euro per un volo a Riyadh, più 50 per rimandare la data della partenza sperando in un passo indietro dell’Unibo. Senza contare i 250 euro per la lettera di un avvocato spedita all’ufficio legale dell’università. A Camilla C., 23enne laureata in Scienze internazionali e diplomatiche, era andata un po’ meglio perché la padrona di casa le aveva invece restituito la caparra: ma comunque la sua esperienza agognata da mesi era stata messa in dubbio. E soprattutto, l’aspetto ancora peggiore di questa situazione sarebbero state le opportunità definitivamente perse: Vanessa R., 26enne laureata in Cooperazione e sviluppo, aveva già iniziato il suo tirocinio nella sede di Roma, per cui aveva pagato treno più affitto per un totale di 640 euro. Per il Mae-Crui la ragazza aveva dovuto abbandonare Bruxelles e interrompere un lavoro (ovviamente retribuito) in un pub. C’è da aggiungere a questo paradosso che tutti i vincitori avevano convezioni già firmate dall’università, quindi erano a tutti gli effetti (anche burocratici) prossimi all’avvio del tirocinio.La Repubblica degli Stagisti decide di approfondire la questione e contatta l’Alma Mater, che però preferisce non fornire comunicazioni ufficiali.Neppure il Mae e la Crui danno spiegazioni. «Non posso commentare l’operato di altre amministrazioni, esiste l’autonomia gestionale. Ne prendo solo atto», sottolinea Daniele Di Ceglie, responsabile Mae del programma tirocini. La Crui, all’oscuro della situazione bolognese, si limita a dichiararsi estranea ai fatti e «parte lesa» per le decisioni dell’Unibo. Il portavoce al telefono con la Repubblica degli Stagisti parla come se non ci fosse alcun problema; poi però la Fondazione corre ai ripari e blocca il nuovo bando Mae-Crui, previsto per il 12 settembre, indicandone sul sito l'uscita come «posticipata a data da destinarsi». Tornando al presente: i ragazzi si dicono convinti che l'equivoco sia partito da una circolare dell’ufficio provinciale di Modena (amministrazione anche questa rimasta nel silenzio), emessa tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, che avrebbe suggerito di interpretare la norma in senso retroattivo. Ma Modena e Bologna sono due province diverse, per cui anche se così fosse non si capisce cosa potrebbe aver spinto l’Unibo ad accodarsi a questa interpretazione. A un certo punto gli aspiranti stagisti fanno sapere alla Repubblica degli Stagisti dell'arrivo della mail che revoca la precedente decisione e annuncia l'inizio regolare del tirocinio. L'Alma Mater conferma. Tutto dovuto alla circolare del Ministero del Lavoro uscita il 13 settembre, che esclude una volta per tutte la retroattività della norma: «le disposizioni non riguardano i tirocini formativi e di orientamento avviati o comunque formalmente approvati prima del 13 agosto», si legge. Sta di fatto che una ventina di validi laureati dell’Alma Mater ha rischiato non solo di perdere dei soldi ma anche un’opportunità formativa, magari dopo aver rinunciato ad altre opportunità. E che qualcuno, nonostante i nuovi paletti imposti dalla circolare e la riattivazione degli stage, ha comunque dovuto disdire il tirocinio per diverse ragioni dovute al caos che si era creato. Come Giulia V., che racconta sul gruppo Facebook: «Per me questa notizia arriva troppo tardi, ormai non parto più». Ilaria Mariotticon la collaborazione di Eleonora VoltolinaSe vuoi saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE in particolare:- Normativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi paletti   E anche:- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?[La foto di apertura dell'università di Bologna è di Kaja, tratta da Flicrk in modalità Creative Commons]

Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli Stagisti

Il 13 agosto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto anticrisi 138/2011, che all'articolo 11 disciplina l'attivazione dei «tirocini formativi e di orientamento» introducento sostanziali modifiche rispetto al decreto ministeriale 142/1998, per tredici anni legge di riferimento in materia. La Repubblica degli Stagisti segue e interpreta passo passo gli sviluppi della vicenda con analisi, interviste ed approfondimenti. Ecco, dall'inzio ad oggi, la storia della nuova normativa sugli stage.15 agosto 2011Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesiAll'articolo 11 si incontrano infatti due disposizioni, sotto il titolo «Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini». La prima riduce drasticamente la durata massima: «i tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese». Inoltre delimita anche il perimetro di utilizzo di questo strumento...Manovra, Michele Tiraboschi: «I nuovi paletti per i tirocini potranno essere modificati dalle Regioni» I decreti legge hanno efficacia immediata. Si tratta tuttavia di un intervento sussidiario, perché la competenza in materia è delle Regioni che possono disporre diversamente. L'intervento del Governo attiene solo ai giovani e ha funzione di evitare gli abusi nell'utilizzo e nella durata degli stage che, non di rado, sono state comode alternative a contratti stabili e all'apprendistato..30 agostoNuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuriEntro il 14 ottobre il contenuto dell'articolo 11, come tutta la manovra, dovrà passare per il Parlamento ed essere trasformato in legge. Come, si vedrà. Intanto stagisti e soggetti promotori, università e centri per l'impiego in primis, brancolano nel buio. Ecco i punti oscuri: speriamo che il ministero del Lavoro intervenga quanto prima a dissiparli. Come si definisce un tirocinio curricolare?...«Allarme, con meno tirocini i giovani restano disoccupati, sarà un dramma per l'occupazione». Ma non è vero: ecco perchèL’unico effetto che questa norma avrà se resterà in vigore - e non verrà falcidiata o depotenziata con il passaggio in aula - sarà quello di far avvizzire, meglio tardi che mai!, quello che molti datori di lavoro pubblici e privati con pochi scrupoli hanno considerato l'albero della cuccagna. D'ora in poi, con i nuovi paletti, il numero degli stage non potrà che essere inferiore agli anni passati. E a quel punto si apriranno molte opportunità di lavoro vero...2 settembreLa riforma della normativa sugli stage getta gli enti promotori nel caos: e scatta l'anarchia interpretativa Come si definiscono, esattamente, i tirocini curriculari? Rientrano nella categoria anche gli stage organizzati da master o da percorsi formativi extrauniversitari? Cosa succede a chi aveva già in corso uno stage al momento dell'emanazione del decreto? E agli inoccupati e disoccupati? Per ora, non esiste risposta ufficiale. E così ogni ente promotore - università, agenzie per il lavoro, centri per l'impiego - si regola a modo proprio, restando nel frattempo affacciato alla finestra in attesa che arrivi qualche chiarimento dal Ministero, dalle Regioni o con la7 settembre Nuova normativa sui tirocini, non ci si capisce niente e si rischia la paralisi: le rimostranze di lettori e aziende sui punti oscuri e sul silenzio del ministero, Scrive per esempio Marco alla redazione: «Leggo l'articolo del 15 agosto e capisco con rammarico che, a meno che cambi qualcosa, non posso entrare nel gruppo bancario con cui ho fatto un colloquio settimana scorsa perchè è più di 12 mesi che mi son laureato. Nel 2008 la laurea specialistica in economia, tra il 2008 e il 2009 un anno di PhD, nel 2010... 9 settembreLa lettera di un addetto ai lavori: «Le nuove norme impediscono di utilizzare il tirocinio per i disoccupati in situazione di svantaggio ed emarginazione»L’art. 11 del decreto legge del 13 agosto mette fine alla possibilità di utilizzare il tirocinio per i disoccupati e quindi anche per i disoccupati in situazione di svantaggio ed emarginazione. In questo modo se da una parte si limita giustamente l’uso indiscriminato del tirocinio a danno di giovani che si trovano costretti a lavorare gratis, dall’altra si mette la parola fine ai percorsi rivolti a disoccupati, persone in mobilità... 10 settembreLa palla passa alla Camera: appello della Repubblica degli Stagisti ai deputati affinché migliorino l'articolo sui tirociniLa Repubblica degli Stagisti ha salutato con favore l'introduzione dei due nuovi paletti. Vi sono però almeno quattro questioni che incidono molto negativamente sulla situazione, e che di fatto hanno trasformato questo decreto in un incubo per tutti gli attori coinvolti nell'universo stage: centri per l'impiego, università, centri di formazione, aziende e sopratutto persone...12 settembreLa deputata Marianna Madia aderisce all'appello: «Ma le probabilità di cambiare l'articolo sui tirocini nel passaggio della manovra alla Camera sono quasi nulle»Non si intravedono spiragli finora, quindi il testo dovrebbe essere quello uscito dal Senato. L'articolo 11  a sua volta è identico all'originaria formulazione del decreto del 13 agosto, non essendo stato praticamente emendato in Senato: sono state approvate solo due piccole modifiche testuali che non cambiano il senso della normativa...13 settembreNormativa sui tirocini, clamoroso retrofront del ministero del Lavoro: in una circolare tutti i dettagli che riducono il raggio d'azione dei nuovi palettiSecondo la circolare praticamente ogni italiano, di qualsiasi età e con qualsiasi titolo di studio, potrà sfuggire alle maglie della nuova normativa: basterà che sostenga di fare uno stage non a scopo formativo, bensì di inserimento lavorativo, e si iscriva a un centro per l'impiego...16 settembreL'assessore al lavoro della Regione Toscana: «La Corte costituzionale confermerà che i tirocini sono competenza nostra». E sulla circolare del ministero: «Non vale quanto la legge»Per noi quello che fa fede continua ad essere l'articolo 11 del decreto legge, che proprio l'altroieri alla Camera è stato trasformato in legge all'interno della manovra. Esiste una gerarchia delle fonti: e quando mai una circolare può valere come o più di una legge? Quindi noi andiamo avanti...18 settembreLo strano caso dei tirocini Mae-Crui revocati e poi ripristinati dall'università di Bologna. Ma il prossimo bando è bloccato fino «a data da destinarsi»Una ventina di vincitori laureati da più di 12 mesi si erano visti recapitare una mail che annullava il progetto a seguito della nuova regolamentazione in materia, senza neppure una telefonata o spiegazioni più specifiche. Decisamente poco per chi aveva già organizzato il viaggio e affrontato le prime spese, talvolta molto ingenti Alcuni di questi esclusi avevano denunciato allora la vicenda sul forum della Repubblica degli Stagisti...19 settembre Inoccupati, disoccupati, stagisti: facciamo chiarezzaI decreti 181/2000 e 297/2002 definiscono gli "inoccupati di lunga durata" come coloro che, senza aver precedentemente svolto un'attività lavorativa, siano alla ricerca di un'occupazione da più di dodici mesi o da più di sei mesi se giovani. La categoria dei “disoccupati”, nella definizione dell’Istat, comprende invece le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro...22 settembreMichele Tiraboschi difende la circolare: «I tirocini di inserimento non sono destinati ai giovani, e i neolaureati non accetteranno l'onta di registrarsi come disoccupati per poter fare stage oltre i 12 mesi»La circolare re-introduce molto di quello che il decreto aveva vietato. Infatti dire «niente più tirocini dopo i 12 mesi dalla laurea» è una cosa. Dire «niente più tirocini dopo i 12 mesi dalla laurea, però tirocini aperti a tutti i disoccupati e inoccupati» è un'altra. Non possiamo penalizzare i disoccupati o taluni  gruppi svantaggiati...10 ottobreNormativa sugli stage, salvi anche in Toscana i disoccupati: la Regione non riconosce la circolare ma con una delibera ad hoc istituisce i «tirocini di inserimento»I centri per l'impiego toscani, il sito Giovani sì e il Forum della Repubblica degli Stagisti sono quindi stati presi d'assalto, nelle ultime due settimane di settembre, da moltissimi giovani preoccupati per la loro prospettiva. Questo ha indotto l'assessore al Lavoro Gianfranco Simoncini a presentare e approvare una delibera di giunta (la n. 835 del 3 ottobre 2011)...17 novembreTirocini, in Campania i centri per l'impiego ignorano la circolare e li attivano solo entro i 12 mesi dal diploma o dalla laureaLa Repubblica degli Stagisti ha contattato 16 centri per l’impiego e un ufficio provinciale dei servizi per l’impiego per cercare di capire cosa sta succedendo, e ha scoperto che in Campania sono stati praticamente ovunque bloccati i tirocini per i giovani laureati o diplomati da più di 12 mesi...Interviste di approfondimento:- Crollo degli stage in tutta la Provincia di Salerno: Immacolata Carillo racconta i tre mesi dopo il decreto legge 138-  Laureati e diplomati da più di 12 mesi, in Campania niente più tirocini. Il responsabile del centro per l'impiego di Napoli spiega perché16 dicembre 2011Nuova normativa, i chiarimenti ufficiali del ministero: «Niente tirocini dopo i master, e limite di 6 mesi di durata da applicare al singolo stage»A quattro mesi dall'entrata in vigore dei nuovi paletti sugli stage - con il decreto legge 138, poi convertito in legge 148/2011 - e a tre mesi dalla circolare n° 24, il ministero del Lavoro chiarisce ufficialmente alcuni dei punti che erano rimasti oscuri rispetto all'interpretazione della normativa. stageLo fa sulla spinta di una richiesta di chiarimenti rivolta dalla Repubblica degli Stagisti alla Direzione generale dell’attività ispettiva e a quella per le politiche dei servizi per il lavoro...9 gennaio 2012«I tirocini di inserimento non esistono, una circolare non è fonte di diritto»: così la Regione Emilia Romagna blocca gli stage per laureati e diplomati da più di 12 mesiDato che i nuovi paletti legislativi riservano lo strumento dello stage in via esclusiva a chi abbia finito gli studi da meno di 12 mesi, salvo differenti normative regionali, in Emilia si è preferito bloccare tutto in attesa che la giunta approvi una nuova legge sul tema. La discussione è aperta, ma al momento non è possibile fare previsioni...La Cgil però afferma che in Emilia la legge regionale sugli stage è ancora lontana: «Entro febbraio? Ma se non esiste nemmeno una prima bozza!»26 gennaioGiungla dei tirocini, non tutte le università si attengono alle indicazioni del ministero: «Le Faq non hanno nessuna validità giuridica» Avviene ad esempio al Soul (Sistema orientamento università lavoro) delle università del Lazio e alla facoltà di Ingegneria dell'università di Bologna, mentre a Pavia si applica «ancora la vecchia normativa, in base alle eccezioni previste dalla circolare». Ci sono poi realtà, come Torino, in cui si è deciso di rispettare alla lettera le Faq...29 gennaioLa Toscana approva la nuova legge sugli stage: per la prima volta in Italia il rimborso spese diventa obbligatorioLa giunta Rossi vuole con questa nuova norma «garantire il più ampio e corretto utilizzo di questo strumento come occasione di formazione a stretto contatto con il mondo del lavoro, contrastandone l’uso distorto». E sceglie di perseguire questo obiettivo creando sei diverse classi di tirocini, a seconda del tipo di beneficiari...E chi c'è dietro la nuova legge della Regione Toscana sugli stage? Un gruppo di ventenni!Per approfondire l'argomento, leggi anche: - La vecchia normativa sui tirocini: il decreto ministeriale 142/1998- La Carta dei diritti dello Stagista: le regole "morali" per uno stage davvero utile e vantaggioso E visita la sezione Forum "Legge sugli stage: commenti e proposte"

Nuova normativa sui tirocini, non ci si capisce niente e si rischia la paralisi: le rimostranze di lettori e aziende sui punti oscuri e sul silenzio del ministero

La manovra anticrisi fa discutere politici e sindacalisti, porta in piazza migliaia di persone e cambia ogni due-tre giorni. Ma in realtà il decreto legge di Ferragosto è già parzialmente operativo: per esempio per quanto riguarda il suo articolo 11, che dispone nuovi e molto stringenti paletti in materia di stage. Limitandone la durata ma sopratutto la platea di fruitori, e riservandolo in pratica solamente a studenti, neodiplomati e neolaureati. Con il risultato che ora gli aspiranti stagisti, ma anche i soggetti promotori e le aziende, brancolano nel buio.Scrive per esempio Marco alla redazione: «Leggo l'articolo del 15 agosto e capisco con rammarico che, a meno che cambi qualcosa, non posso entrare nel gruppo bancario con cui ho fatto un colloquio settimana scorsa perchè è più di 12 mesi che mi son laureato. Nel 2008 la laurea specialistica in economia, tra il 2008 e il 2009 un anno di PhD, nel 2010 contratti a progetto, collaborazioni, ritenute d'acconto. Che speranza c'è che l'articolo 11 il decreto legge del 13 agosto  non divenga legge entro i prossimi 60 giorni?». Nessuno può saperlo, anche perchè il dibattito si sta concentrando su altri punti più caldi come l'art. 8 che deroga allo statuto dei lavoratori per quanto riguarda la disciplina dei licenziamenti. Per ora il ministro Sacconi non ha riaperto la discussione sul tema, e non ha nemmeno risposto ai molti amministratori pubblici - tra cui l'assessore al lavoro della Regione Toscana Gianfranco Simoncini [foto a destra] - che gli avevano scritto per chiedergli di modificare il testo dell'art. 11, giudicandolo troppo penalizzante per le persone in cerca di lavoro.Anche Loretta scrive alla redazione una «cronaca di una delle prime “vittime” della manovra estiva del governo, ma non l’ultima». Loretta è una madre-lavoratrice della provincia di Verona e si sfoga: «non mi aspettavo proprio un aiuto così tempestivo nel farmi perdere un’opportunità di lavoro». Insegnante precaria, Loretta puntava a un tirocinio per cambiare rotta e trovare posto in azienda. «Con fatica quest’anno trovo un’azienda ospitante (120 chilometri tra andata e ritorno) mi faccio carico di recuperare i moduli compilati necessari per attivare l’iter burocratico presso l’azienda provinciale preposta agli stage. È ufficiale, dopo tre anni di tentativi, ce l’ho fatta! Inizio il primo settembre, essendo disoccupata. Nel frattempo rinuncio a un piccolo incarico che la scuola mi propone (esami integrativi) e mi procuro una baby-sitter, ma penso che il gioco valga la candela. E invece ecco che poco più di ventiquattr'ore dall’inizio mi squilla il telefono: "sono il sig. AA dell'ufficio stage presso la Camera di Commercio, sono spiacente di comunicarle che per effetto dell’entrata in vigore dell’art.11 del decreto legge 138/2011 lei non può effettuare il tirocinio,  riservato esclusivamente ai neo diplomati o neo laureati entro 12 mesi". Oltre la beffa anche il danno». Il paletto che impedisce di fare stage a chi si sia diplomato o laureato da più di 12 mesi proprio non le va giù: «Forse ci saranno maggiori opportunità per i neodiplomati o neolaureati, ma molti cittadini, già penalizzati, si troveranno a non poter usufruire dello stage come importante momento di reinserimento-aggiornamento o formazione senza avere alcuna alternativa». Secondo Loretta, insomma, questo provvedimento toglie ingiustamente opportunità ai non più giovani.Il discorso va scisso in due. Da una parte c'è chi, come Loretta e Marco, non è d'accordo con il contenuto di questa nuova normativa, perchè si sente tagliato fuori e ritiene che gli stage dovrebbero essere un'opportunità aperta a tutti. Dall'altra c'è un vasto universo di persone che non contestano tanto il contenuto, ma chiedono lumi rispetto alle modalità di attuazione, rimproverando al governo di aver emesso una normativa molto stringente senza però specificare bene il perimetro di attuazione. Il ministero del Lavoro, più volte sollecitato, ancora non si è espresso e come la Repubblica degli Stagisti ha testimoniato ciò ha già portato a una sorta di anarchia, dove ciascun ente promotore decide da sè come interpretare i punti non chiari dell'art. 11.Anche le aziende stanno riscontrando non poche difficoltà. La Repubblica degli Stagisti ha ricevuto negli ultimi giorni molte telefonate da parte delle imprese che fanno parte del suo circuito, e che tra luglio e agosto avevano selezionato persone da inserire in stage a partire dall'inizio di settembre. In molti casi questi stage sono stati precipitosamente interrotti perché gli enti promotori hanno fatto marcia indietro. «Vi sono problemi perfino per gli stage di studenti universitari» denuncia la responsabile delle risorse umane di una importante multinazionale «perché alcuni centri per l'impiego sono rigidi nel definire gli stage curriculari, e se il tirocinio non è mirato all'acquisizione di crediti formativi non viene considerato tale. Impedendo quindi allo studente di fare stage». C'è poi il disagio umano di dover lasciare a casa le persone: «Avevano cominciato ieri, domani dovremo dire loro che lo stage è annullato. Non possiamo fare altro, sono laureati da più di un anno». Alcune per non perdere i prescelti e non deludere le loro aspettative provano ad attuare procedure di emergenza, per esempio tramutando repentinamente gli stage in contratti interinali, o a progetto, o apprendistato: ma non è semplice e comporta una spesa imprevista che nella maggior parte dei casi è molto difficile reperire, se non messa preventivamente a budget.Un altro enorme punto di domanda a cui il Ministero non ha ancora dato risposta è come ci si debba comportare in caso di master. Sul Forum di questo sito la lettrice Marmi racconta «Mi sono laureata a gennaio 2010, ho iniziato un master universitario a novembre 2010 che ora sto terminando con uno stage (non retribuito) curriculare di 6 mesi presso un'azienda privata. A novembre terminerò master e stage. L'azienda mi aveva proposto di fare uno stage, stavolta retribuito, di 6 mesi indipendente dal master - quindi non curriculare - una volta terminato lo stage attuale. Volevo sapere se sarà possibile o se l'attuale legge lo vieta». E sottolinea: «nel decreto si dice che lo svolgimento dello stage deve essere tenuto entro 12 mesi dalla laurea...e dal master? posso considerare il master come ultimo titolo di studio e quindi far partire da lì i 12 mesi?».Una domanda che già la Repubblica degli Stagisti aveva compreso nell'elenco dei punti da chiarire: speriamo che il ministero del Lavoro voglia presto rispondere alle richieste di chiarimenti di migliaia di persone che in questi giorni sono toccate dagli effetti immediati del decreto legge.A Marmi fa eco Alessio, abruzzese laureato nel 2008 e "masterizzato" nel 2009, che sul Forum racconta: «Ho svolto 3 stage della durata complessiva di 1 anno (3 mesi all'estero) in ambito HR e, dopo aver sostenuto un numero considerevole di colloqui di selezione ecco la grande occasione: il 23/08 ho sostenuto un colloquio con una grande multinazionale che opera nel settore metalmeccanico. Oggi vengo contattato dalla responsabile HR che mi comunica il buon esito del colloquio (non immaginate che gioia istantanea), ma mi dice anche che ieri hanno ricevuto una circolare a proposito dell'articolo 11 della manovra finanziaria di Ferragosto, il decreto legge 138/2011 che determina tra le altre cose nuovi "Livelli di tutela essenziali per l’attivazione dei tirocini"». L'azienda assicura ad Alessio di aver attivato il proprio ufficio legale per far luce sulla questione, aggiunge che ha molti altri ragazzi nella stessa situazione, avendo attivato un numero considerevole di tirocini in previsione di settembre, e promette una prima risposta nel giro di pochi giorni. Ma a una settimana di distanza Alessio torna sul Forum per informare che l'azienda «sta temporeggiando». Il rischio è infatti di creare una paralisi: per paura di sbagliare, i soggetti promotori smetteranno di attivare molti tirocini e sopratutto le imprese bloccheranno le procedure di inserimento degli stagisti: il che non potrà che avere effetti negativi. Regole certe servirebbero quindi a permettere agli addetti ai lavori di procedere con tranquillità. Il ministero risponderà?Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE in particolare:- Nuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuri- Manovra, la riforma della normativa sugli stage getta gli enti promotori nel caos: e scatta l'anarchia interpretativa- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Manovra, Michele Tiraboschi: «I nuovi paletti per i tirocini potranno essere modificati dalle Regioni»

Dati Unioncamere 2010, per la prima volta in dieci anni diminuiscono (di pochissimo) gli stage. Ma è una buona notizia solo a metà

Da qualche anno il focus tirocini contenuto nel rapporto Excelsior di Unioncamere è uno dei pochi strumenti a disposizione per valutare se, e in che misura, gli stage nelle imprese private siano davvero un'anticamera del mondo del lavoro. E finora ha sottolineato che tra le due realtà una porta comunicante c'è, ma è a malapena socchiusa: uno spiraglio praticamente, con una media di un tirocinio su dieci che si trasforma in assunzione. Il nuovo documento per l'anno 2010, particolarmente atteso alla luce dei primi timidissimi segnali di ripresa, sarà pubblicato a breve - con un piccolo ritardo rispetto all'abituale tabella di marcia - e nel frattempo l'istituto ha divulgato una prima fotografia dei risultati ottenuti per quanto riguarda il tema degli stage.  C'è una novità e non è di poco conto: nel 2010 ci sono stati 11mila stagisti in meno nelle aziende. A fronte dei 321.850 percorsi attivati nel 2009, l'anno successivo sono partiti 310.820 mila stage; una piccola ma significativa inversione di marcia rispetto al costante e pronunciato aumento degli ultimi anni, che nel 2009 aveva fatto registrare 17mila unità in più rispetto al 2008 e un +41% in quattro anni nel numero di percorsi attivati. Il dato ancora più significativo però è un altro: la contrazione interessa in maniera quasi chirurgica un solo settore, quello dei servizi, e in particolare «proprio il comparto che storicamente è più disponibile ad aprire le porte dell'impresa a chi è alla prima esperienza: quello dei servizi di alloggio e ristorazione». Impiegati alla reception di alberghi e villaggi turistici, baristi, cuochi, camerieri, animatori: un piccolo esercito stagionale di giovani che nel 2009 rappresentava da solo un sesto dei tirocini totali attivati in Italia e che l'anno scorso si è ridotto proprio di 11mila unità. Per la prima volta quindi da quando è stato avviato il monitoraggio il 2010 ha segnato una battuta d'arresto nella crescita del numero degli stagisti, ma il cambiamento di rotta - tanto più se così circoscritto - va accolto con moderato entusiasmo: in tempi di depressione economica l'utlizzo massiccio di tirocinanti faceva facilmente ipotizzare che troppo spesso questi fossero usati come tampone gratuito o semigratuito per abbattere i costi del personale, ma con l'esasperazione della crisi e la perdita di ulteriori posti di lavoro - 33mila in meno solo nelle grandi imprese - si riducono anche le opportunità di accaparrarsi lavoro a buon mercato. Prova ne sia che a fronte di una diminuzione di circa il 3% degli stage attivati nel 2010, per lo stesso anno l'Istat ha registrato un aumento della disoccupazione giovanile del 2,4%. Un secondo importante risultato anticipato da Unioncamere riguarda le assunzioni dopo lo stage, che sono state 38mila. In termini percentuali, dunque, a trovare lavoro attraverso questo strumento sono stati il 12,2% del totale - 0,7 punti percentuali in più rispetto al 2009. Ma si tratta pur sempre di poco più di un giovane ogni dieci assunto, una quota ancora estremamente bassa [le aziende che sottoscrivono la Carta dei diritti dello stagista si impegnano invece ad assumere il 30% degli tirocinanti ospitati annualmente, ndr]. Il dato rappresenta una media, da leggere alla luce del fatto che «l'entità del fenomeno aumenta in maniera esponenziale al crescere della dimensione dell'azienda»: più grande è l'azienda, più ci sono possibilità che da stagisti si passi a dipendenti. E questa non è una novità, i ragazzi lo hanno capito e nel corso del 2010 sempre di più hanno bussato alle porte delle multinazionali.Le possibilità di assunzione, fa sapere Unioncamere, aumentano ulteriormente se si punta sulle imprese chimiche, farmaceutiche e petrolifere innanzitutto - dove però la percentuale di laureati o laureandi che si candida sale da un terzo della media generale a oltre la metà - e su quelle metalmeccaniche. Segue il settore del commercio al dettaglio e quello dei servizi di trasporto e logistica, dove ad essere assunto è uno stagista su quattro; bene anche l'ambito informatico e delle telecomunicazioni (qui rimane con un contratto il 20%). Se il manifatturiero risulta essere il comparto migliore su cui puntare, rimane però il fatto che proprio gli stagisti del nord est dell'Italia, dove hanno sede molte industrie del settore, se la passino peggio di tutti, dietro perfino ai colleghi stagisti delle aziende del Mezzogiorno. Bisognerà attendere i dettagli contenuti nel rapporto completo o nel focus "Formazione e tirocini" che l'istituto è solito pubblicare intorno alla fine dell'anno. Intanto, un ultimo dato: quasi due terzi degli stage presi in esame superano i due mesi - indicazione comunque poco dirimente: tra uno stage di tre mesi e uno di sei c'è differenza! - una durata che, si legge, «permette una approfondita conoscenza da parte sia del giovane che dell'impresa, aprendo così la strada a un possibile successivo rapporto di lavoro». Stando ai dati solo il 7% supera invece i sei mesi, percentuale che probabilmente in futuro si ridurrà in maniera notevole per effetto delle nuove disposizioni in materia di tirocini contenute nella manovra governativa, sempre che rimangano inalterate. Ma questo è ancora un altro capitolo. Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Corsa agli stage, la crisi mette un freno. Primi dati del nuovo Rapporto Excelsior: 322mila tirocinanti l'anno scorso nelle imprese private italiane- Indagine Excelsior, focus Tirocini / A sorpresa le regioni che assumono più stagisti sono Lazio, Basilicata e Campania- Calano gli stagisti nelle grandi imprese, crescono nelle piccole- Stagisti in hotel, bar e ristoranti: se 55mila all'anno vi sembran pochi

Elogio del vivere con poco: un altro libro di Simone Perotti spiega come il «downshifting» può combattere il consumismo

L’idea lanciata da Simone Perotti in Avanti tutta (Chiarelettere 2011, 14 euro) non sarà forse delle più nuove. Leggere questo pamphlet sull’abbandono dello status sociale e del consumismo a tutti i costi per dedicarsi alle proprie passioni è come un deja vu sul classico sogno di aprire un chiosco sulla spiaggia in Brasile. In barba a stipendio garantito, una posizione sociale stabile, una vita tutto sommato riuscita. Ma per Perotti [nella foto sotto], questo tipico stile di vita occidentale si riduce a un frustrante circolo vizioso fatto di produzione di denaro e consumo a oltranza. In Adesso Basta (uscito per Chiarelettere nel 2009), che è già all'undicesima ristampa e ha venduto oltre 50mila copie, aveva già raccontato l'inizio e il perchè della sua avventura anticonformista: lui, ex manager della comunicazione e oggi scrittore e marinaio, aveva detto addio ai lunedì mattina in ufficio, agli orari del tran tran quotidiano, alle vacanze programmate. E aveva adottato il downshifting, la cosiddetta "semplicità volontaria", filosofia nata nel mondo anglosassone a partire dagli anni Novanta che prevede una autoriduzione del salario a fronte di un minor impegno in ambito professionale, ottenendo dunque maggiore tempo per se stessi. L'autore assicura di poter vivere oggi con 700 euro al mese senza essere ricco di famiglia, né possedere una rendita, e senza attingere ai proventi del suo recente successo editoriale. Nato a Frascati 45 anni fa, ora abita in provincia di La Spezia e si mantiene con lavoretti saltuari, spesso di carattere manuale. Realizza e vende statue, pulisce barche, organizza corsi di vela e il gioco è fatto: ha riconquistato la gestione del suo tempo, non più schiavo di un modello di società che rifiuta. Più facile a dirsi che a farsi - si dirà - soprattutto per chi in downshifting, a 700 euro al mese, ci si trova per costrizione e non per scelta: disoccupati, giovani con lavori scarsamente retribuiti che per arrivare a questa cifra devono lavorare non stop tutta la settimana, pensionati, e la lista potrebbe proseguire. Il downshifting è infatti una pratica non per tutti, ma che può essere presa in considerazione da chi, raggiunto l’apice di una buona carriera, voglia optare per una vita fuori dalle logiche del consumismo. Perotti non descrive però questo percorso di vita come semplice o abbordabile da un giorno a un altro. Anzi. Si tratta di una condizione da studiare e pianificare minuziosamente prima di poterla mettere in pratica. E soprattutto necessita di un sostegno interiore: se non si hanno passioni forti o non si insegue nessun sogno, è meglio restare lontani dal downshifting perché la solitudine e la noia potrebbero sopraffare. Così come in caso di famiglia e figli: è più facile per un single staccare da tutto, è evidente, anche se nel blog dell’autore non mancano storie di coppie che hanno deciso di percorrere questa strada e che sopravvivono lavorando sei mesi l’uno e sei mesi l’altro, e dando da mangiare ai figli con i prodotti dell’orto in giardino. Ma ammonisce Perotti: «La vita nuova di un uomo o di una donna che oggi decidono di sottrarsi al meccanismo del capitale, del consumismo e dell’insensatezza per imboccare una via laterale è comunque complessa. Passa per la programmazione e anche per la sofferenza, e soprattutto non costituisce un punto di arrivo, semmai un nuovo inizio. Con parecchie cattive novità e qualche buona scoperta».Molto interessanti invece gli spunti a fine libro per cambiamenti anche piccoli ma rivoluzionari all’interno del sistema (perché non è che tutti debbano uscirne). Avendo lavorato molto nelle aziende Perotti fa una serie di esempi sui tantissimi sprechi che queste potrebbero evitare: da appartamenti di proprietà lasciati sfitti a note spese dei dirigenti da far accapponare la pelle, ad aerei affittati senza ragione e viaggi di lavoro completamente inutili. Questo convinto downshifter propone nuovi modelli di vita, dove non ci si agglomeri tutti in grandi città per immergersi nel traffico e pagare affitti altissimi, non esistano giorni di ferie prestabiliti in cui nessuno lavora mentre tanti disoccupati potrebbero essere impiegati e così via. Dove si ripensi – perché no - alla possibilità di lavorare da casa con riunioni settimanali in ufficio. Forse tutti ci guadagnerebbero.Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento leggi anche: - Per risollevare l'economia bisogna ripartire dalle donne- Senza soldi non ci sono indipendenza, libertà, dignità per i giovani: guai a confondere il lavoro col volontariato  

Manovra, la riforma della normativa sugli stage getta gli enti promotori nel caos: e scatta l'anarchia interpretativa

Poche righe, ed è subito caos. L'articolo 11 della manovra di Ferragosto (il decreto legge 138/2011) ha creato uno stato di simil-anarchia tra gli enti promotori di stage. Il problema non sta tanto in quelle 138 parole sui "livelli di tutela essenziali per i tirocini", ma in ciò che resta inespresso. Come si definiscono, esattamente, i tirocini curriculari? Rientrano nella categoria anche gli stage organizzati da master o da percorsi formativi extrauniversitari? Cosa succede a chi aveva già in corso uno stage al momento dell'emanazione del decreto? E agli inoccupati e disoccupati? Tutte domande evidenziate dalla Repubblica degli Stagisti e a cui, per ora, non esiste risposta ufficiale. E così ogni ente promotore - università, agenzie per il lavoro, centri per l'impiego - si regola a modo proprio, restando nel frattempo affacciato alla finestra in attesa che arrivi qualche chiarimento dal Ministero, dalle Regioni o con la conversione in legge del decreto.Così, ad esempio, l'ufficio placement dell'università Luiss di Roma (contattato ogni anno da oltre 200 aziende in cerca di giovani tirocinanti) considera come stage curriculari «solo quelli che danno diritto a crediti formativi; tutti gli altri sono considerati di inserimento al lavoro. Non è chiaro se si possano includere anche i tirocini dei master, almeno quelli che fanno parte integrante del percorso formativo: serve una risposta del ministero», dice alla Repubblica degli Stagisti la responsabile Lia Di Giovanni [in alto a sinistra]. L'ufficio omologo della Liuc di Castellanza, che offre stage a ciascuno dei propri 2mila studenti, invece considera «curriculari tutti gli stage organizzati dall'ateneo, anche quelli che non concedono cfu e che rientrano nei master e nei corsi post-laurea». Non solo: secondo il responsabile dell'ufficio Luigi Rondanini [foto sotto a destra] «la finestra dei 12 mesi entro la quale si possono attivare stage non curriculari riparte anche quando si consegue un diploma di master, non solo di laurea. Un'interpretazione diversa sarebbe troppo restrittiva e lesiva degli interessi dei ragazzi; non crediamo rispetterebbe la ratio della legge». E ancora: Maria Minervini, responsabile area lavoro dell'Afol Milano Sud, ritiene curriculari «tutti gli stage inseriti in un percorso di formazione regolamentato», inclusi, quindi, master e scuole professionalizzanti. E per i ragazzi che avevano già attivato gli stage prima dell'entrata in vigore del decreto, o che si laureano proprio durante il percorso di tirocinio? L'interpretazione più comune è che la norma non sia retroattiva, ma entrambe le università preferiscono comunque limitare gli stage a 6 mesi senza prolungarli ulteriormente, anche se iniziati prima di agosto o prima del conseguimento della laurea; per la Luiss, la proroga è ammissibile solo se già concordata prima del decreto.Unanimità interpretativa, invece, sulla questione inoccupati e disoccupati, grandi esclusi dal mondo degli stage. Secondo il centro per l'impiego di Mestre chi rientra in questa categoria e ha conseguito il diploma o la laurea da più di 12 mesi (e non è disabile o altro soggetto svantaggiato) non può più partecipare a tirocini. «Questo comporta una riduzione drastica della nostra attività di attivazione stage», commentano dal Centro. Parere analogo da parte degli altri enti intervistati dalla Repubblica degli Stagisti, che concordano anche su un altro punto: le Regioni conservano la loro competenza a legiferare in maniera di tirocini, anche introducendo eccezioni alla legge nazionale. Anzi, la speranza degli interessati è che contribuiscano a chiarire i punti ancora oscuri nel decreto.C'è poi chi è ancora impegnato ad interpretare gli effetti della manovra con l'ausilio di legali e di esperti universitari: è il caso della Fondazione Istud - business school, i cui programmi di master dovrebbero ripartire tra fine settembre e metà novembre, con tirocini (circa 100 l'anno presso grandi aziende e multinazionali) attivati tra dicembre e gennaio. «In questo arco di tempo contiamo di interpretare meglio il decreto e capire come muoverci», afferma il responsabile comunicazione e marketing Andrea Guarini. Nel frattempo, l'articolo 11 della manovra ha anche una ricaduta concreta sui programmi ministeriali di tirocinio attivati attraverso le agenzie Italia Lavoro e Promuovi Italia e promossi con fondi europei, incluso il Lavoro e Sviluppo 4. «Abbiamo messo in standby il progetto già ad agosto; non abbiamo attivato tirocini dopo l'emanazione del decreto. Il riavvio era previsto a settembre, alla luce della riforma procederemo ad attivare tirocini solo per persone neolaureate e neodiplomate rispettando i limiti e i requisiti fissati dalla manovra», commentano da Italia Lavoro.E Antonino Bussandri [foto qui a fianco], direttore operativo per l'assistenza agli interventi di politica del lavoro e per l'occupazione di Promuovi Italia, afferma: «Il decreto dispone tassativamente i requisiti per l'attivazione dei tirocini. In questi giorni stiamo dando indicazioni ai nostri collaboratori per rispettare rigorosamente queste caratteristiche nella selezione dei nuovi tirocinanti dalle nostre banche dati. Questo però ridurrà al 20% l'impatto del programma Les 4».Una pluralità di voci, insomma, che riflette i tentativi di colmare i vuoti di una norma di fatto incompleta. L'unica speranza per uniformare le varie interpretazioni sta quindi in una nuova elaborazione dell'articolo 11 in fase di conversione di legge, anche perchè la manovra stessa è in costante cambiamento; e nessuno esclude che alla fine i nuovi "livelli di tutela" per l'attivazione di stage non vengano stralciati del tutto dalla formulazione finale. Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova normativa sui tirocini nella manovra di Ferragosto, il diario di bordo: tutti gli articoli, gli approfondimenti e le interviste della Repubblica degli StagistiE in particolare:- Anche gli stage finiscono nella manovra del Governo: da oggi solo per neodiplomati e neolaureati, e per un massimo di sei mesi- Nuove norme sui tirocini, per applicarle bisogna capirle: ecco i punti ancora oscuri- Manovra, Michele Tiraboschi: «I nuovi paletti per i tirocini potranno essere modificati dalle Regioni» E anche:- Urgono nuove regole per proteggere tirocinanti e praticanti: tante idee della Repubblica degli Stagisti nel disegno di legge di Cesare Damiano;- La Carta dei diritti dello stagista ispira Regioni, associazioni politiche e siti web a tutelare gli stagisti. A cominciare dal rimborso spese

Controesodo, istruzioni per l'uso: le FAQ utili ai giovani fuggiti all'estero che desiderano tornare in Italia approfittando della legge sugli incentivi fiscali

La legge 238/2010, ribattezzata «Controesodo», è stata pensata per riportare in Italia i giovani laureati fuggiti negli anni scorsi all'estero. Promossa inizialmente da due deputati del Partito democratico, Guglielmo Vaccaro e Alessia Mosca, e dall’associazione TrecentoSessanta, ha trovato strada facendo sostenitori anche nella maggioranza. Ha avuto un iter di poco meno di due anni - dal gennaio 2009, data in cui è stata presentata alla Camera la proposta di legge, al 30 dicembre 2010 quando la legge è stata finalmente promulgata - cui poi è seguito un ulteriore momento di stallo, per i primi sei mesi del 2011, in attesa dei decreti attuativi (che finalmente sono arrivati a giugno).È strutturata in modo da rendere fiscalmente vantaggioso per i "cervelli in fuga" il ritorno in patria. Ecco tutto quello che c'è da sapere.C'è un limite di età per partecipare? Sì. Possono fare domanda solo coloro che sono nati a partire dal 1° gennaio 1969. Quindi sostanzialmente il progetto è dedicato a tutti coloro che hanno a oggi meno di 42 anni.Controesodo è aperto a tutti gli "italians"? No, solamente ai laureati (chi, essendolo, è andato all’estero a lavorare o specializzarsi e chi, invece, si è laureato fuori dall’Italia). Va bene però qualsiasi tipo di laurea, quindi anche triennale o "breve". Inoltre, i requisiti devono essere posseduti al 20 gennaio 2009. Quindi di fatto Controesodo si rivolge a tutti coloro che sono fuggiti all'estero prima del 2007.Serve dimostrare di essere stati iscritti all'Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero? La legge richiede la sola dimostrazione di aver avuto domicilio all'estero per oltre due anni. Il decreto attuativo, però, sembra dire esattamente il contrario. Sul punto è stata presentata un’interrogazione parlamentare e si è in attesa di chiarimenti ufficiali. La cittadinanza italiana è un requisito indispensabile? No. Oltre ai cittadini italiani possono fare domanda anche i cittadini degli altri 26 Paesi dell'Unione Europea, a patto che prima del 20 gennaio 2009 abbiano risieduto continuativamente per almeno due anni in Italia.Possono fare domanda anche i dipendenti di enti pubblici? Se si tratta di enti pubblici stranieri, la risposta è certamente sì. Se invece di enti pubblici italiani, non possono fruire dell’incentivo coloro che – in funzione di questo rapporto – hanno lavorato all’estero. Per esempio, non può usufruire di Controesodo il funzionario di un consolato o di una rappresentanza regionale in distaccamento presso una sede estera.A quanto ammonta lo sgravio fiscale? Gli uomini che rientreranno utilizzando Controesodo risparmieranno il 70% sulle tasse; le donne addirittura l'80%.Come verrà calcolato? Tecnicamente si tratta di un abbattimento del reddito imponibile ai fini dell'Irpef. Esempio: una RAL (retribuzione annua lorda) di 50mila euro, equivale più o meno a uno stipendio netto mensile di poco più di 2.400 euro (al netto di contributi previdenziali e imposte sul reddito). Il lavoratore a fine anno paga l'Irpef sui circa 45mila euro che sono il suo "reddito imponibile", andando a tirar fuori circa 14mila euro di tasse. Con Controesodo il suo reddito imponibile precipiterebbe a circa 9.000 nel caso delle donne e a 13.500 euro nel caso degli uomini, limitando quindi le tasse a un importo di 2-3mila euro [calcolo indicativo a mero titolo esemplificativo]È una misura pensata solo per i lavoratori dipendenti? No, anche per i lavoratori autonomi e per gli imprenditori.Per quanti anni durerà la condizione di favore? Per tre anni, fino al 31 dicembre 2013.Sarà cumulabile con altre agevolazioni? No con tutte. In particolare è espressamente indicato che non è cumulabile con gli aiuti a favore del rientro di docenti e ricercatori scientifici residenti all’estero (decreto legge 185/2008, art. 17) e con il credito di imposta per gli investimenti nelle aree svantaggiate del territorio nazionale (legge 296/2006 art. 1, commi da 271 a 279).Per godere di questo trattamento bisognerà iscriversi a qualche lista? No, basterà specificare al momento della dichiarazione dei redditi 2011 di rientrare in questa fascia.C'è l'obbligo di spostare ufficialmente la propria residenza in Italia per godere dei vantaggi di Controesodo? La legge stabilisce che i beneficiari trasferiscano domicilio e residenza in Italia entro tre mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività.C'è l'obbligo a restare obbligatoriamente per un certo periodo in Italia, per il fatto di avere usufruito del vantaggio fiscale derivante da Controesodo?Sì, almeno cinque anni da quando si è goduta l'agevolazione fiscale. Questo paletto è stato posto per scoraggiare dall'utilizzare questa legge per tornare solo per un breve periodo, usufruire del vantaggio e poi ripartire immediatamente.Cosa succede se si usa per uno o più anni Controesodo e poi si decide di ritrasferirsi all'estero prima che siano trascorsi i cinque anni? Succede che l'Agenzia delle entrate fa i suoi calcoli e rimette in conto la quota di tasse non pagate più interessi e sanzioni.A quanto ammontano questi interessi e sanzioni? L’importo delle sanzioni e degli interessi varia considerevolmente in funzione della rapidità del pagamento una volta ricevuto l’atto di recupero del beneficio. Si va da pochi punti percentuali ad un valore addirittura superiore al beneficio fruito. C'è un tetto retributivo? Sì: il beneficio non può superare i 200mila euro nei tre anni; quindi, indicativamente, il reddito annuo agevolabile non può superare i 230mila euro l’anno per gli uomini e i 200mila euro l’anno per le donne (con un risparmio annuo di circa 65mila euro all'anno). Una volta superata questa soglia, la tassazione verrà applicata in maniera standard per l’eccedenza.Anche le imprese che assumono i "rimpatriati" avranno vantaggi? No. In una prima stesura della legge erano previsti sgravi fiscali anche per le imprese, ma nel testo finale approvato dal Parlamento a dicembre 2010 questa parte non compare.[FAQ redatte con la gentile collaborazione di Amedeo Sacrestano, commercialista e consulente tecnico giuridico di Controesodo]Per saperne di più su questo argomento:- Al via Controesodo, lo scudo fiscale per il rientro dei talenti in Italia. La legge spiegata da uno degli ideatori