Don Ciotti a Genova: «Usiamo i soldi e i beni confiscati alle mafie per recuperare i giovani senza lavoro»

redazione

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Scritto il 28 Nov 2011 in Approfondimenti

L’ospite d’eccezione della fiera “ABCD + Orientamenti” organizzata la settimana scorsa a Genova dall’Agenzia Liguria Lavoro è stato don Luigi Ciotti. stageIl patron di Libera, associazione che federa decine di associazioni attive nella lotta alla mafia, sa come magnetizzare l’attenzione e ha un talento straordinario per catturare anche quella dei giovanissimi, di solito refrattari e sfuggenti. A Genova ha esordito, accanto all’assessore regionale al bilancio Sergio Rossetti e al presidente del Celivo Stefano Tabò,  parlando non di volontariato ma di calcio. E più precisamente della partita speciale che la nazionale ha giocato il 13 novembre a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria, su un terreno confiscato alla ‘ndrangheta, raccontando come il ct Cesare Prandelli abbia raccolto e fatto propria la proposta di Libera di promuovere una “Carta etica della Nazionale”: un codice di regole d’accesso ispirate ai principi di trasparenza, per «dare un segno che il pallone sta dalla parte della legalità». «Lo sport non è immune al fenomeno mafioso» ha ammonito «e di recente due società sportive sono state confiscate per infiltrazioni mafiose». Dunque segnali come quello lanciato dalla Nazionale sono positivi, «ma attenzione: per avere dei risultati concreti occorre continuità e impegno».
E con continuità e impegno il prete in prima linea ha invitato i giovani a coltivare «i due doni più importanti della democrazia, la dignità e la giustizia», senza mai separarli dalla loro «spina dorsale: la responsabilità».stage La responsabilità è certo dello Stato prima di tutto: e infatti a una domanda sulla riforma della giustizia del governo Berlusconi don Ciotti ha risposto che «in Italia siamo di fronte al sequestro della giustizia, perché si vuole che i pm siano di fatto controllati dalla politica». Facendo riferimento alla Convenzione di Strasburgo sul reato di corruzione, firmata dall’Italia nel 1999 ma mai applicata,  ha commentato: «Al contrario in Italia la politica ha spolpato i reati di corruzione, depenalizzando il falso in bilancio e facilitando di fatto l’abuso di corruzione d’ufficio». In altre parole, i primi irresponsabili sono stati i politici che hanno affollato la nostra seconda Repubblica: «Le mafie si combattono a Roma». Eppure questo non deve servire ai singoli per lavarsene le mani: «Ogni cittadino deve contribuire in prima persona alla legalità, impegnarsi a creare dei percorsi di positività». La responsabilità «fa capo a tutti liberi cittadini, non solo allo Stato. Non esiste un io, esiste un noi».
E Libera si occupa anche, in un certo senso, di  occupazione giovanile. stageCostituita nel 1995 su input  tra gli altri del magistrato Giancarlo Caselli, ha avuto fin dall’inizio della sua storia tre finalità: la vicinanza alle vittime della mafia, la “sfida educativa”, e poi la confisca dei beni mafiosi, già prevista nel 1982 da una legge per il quale Pio La Torre, parlamentare siciliano del Pci, venne ucciso dalla mafia. «I proventi delle mafie ammontano annualmente a 265 milioni di euro, che potrebbero essere impiegati nel recupero dei 2 milioni e mezzo di giovani senza lavoro» ha quantificato don Ciotti rispondendo a una domanda della Repubblica degli Stagisti: «Noi facciamo la nostra parte creando fermento: vogliamo liberare le persone e ridare loro dignità attraverso il lavoro dei campi, la produzione dell’olio, della pasta». E ha ribadito il concetto ricordando che Libera «con la sua rete produttiva e distributiva di cooperative sociali dà dignità al lavoro, dando in uso alle cooperative i beni confiscati alle mafie».
Qualcuno potrebbe pensare che per i giovani liguri la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta siano concetti astratti, molto lontani – per fortuna – dalla loro vita e dalla quotidianità del lavoro e dello studio. È sicuramente vero; ma il seme delle parole di don Ciotti potrà germogliare, domani o tra un anno o tra dieci, e renderli adulti consapevoli dell’importanza di impegnarsi in prima persona per la legalità.

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