Categoria: Approfondimenti

Il nostro tempo è adesso: quasi cento associazioni, siti web, sezioni di partito, giornali, collettivi aderiscono alla manifestazione del 9 aprile

Un gruppo di 14 giovani, tra cui anche il direttore della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina, ha lanciato l'iniziativa «Il nostro tempo è adesso - la vita non aspetta», un invito a scendere in piazza il 9 aprile rivolto «a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli». Per ribellarsi. Per riprendersi il presente e il futuro. Qui di seguito, alcune associazioni spiegano perchè hanno scelto di aderire all'iniziativa «Il nostro tempo è adesso» e di essere in piazza il 9 aprile.Adi – Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani: «Vogliamo il pane ma anche le rose! È uno dei concetti fondanti dell'Adi, associazione che cerca di rappresentare e tutelare i dottorandi e i giovani ricercatori. Questa frase esprime perfettamente le ragioni per cui siamo nati: la necessità di migliorare sia le condizioni di vita di chi lavora nel campo della ricerca sia  la ricerca stessa, il suo sviluppo e la sua qualità. La ricerca è la nostra rosa, il fiore più prezioso del nostro paese. Ecco perchè nel corso degli anni abbiamo lottato per aumentare l'importo delle borse di studio per i dottorandi  e continuiamo a lottare per abolire il dottorato senza borsa. Nei mesi passati ci siamo opposti all'approvazione della legge Gelmini sull'università. Ne abbiamo contestato la dimensione autoritaria che la ispira quanto alla gestione dell'università, la mancata eliminazione delle tante figure precarie, l'attenzione per il merito, la valutazione e la trasparenza, più volte annunciata ma nei fatti ulteriormente compromessa. Tutto questo è l'Adi, un'associazione fatta di tanti e tante che quotidianamente investono parte del proprio tempo per cercare di migliorare non solo la propria condizione di vita e di lavoro, ma quella di un'intera generazione, e forse di quelle future. Sappiamo che resta ancora molto da fare ed è per questo che abbiamo promosso l'appello “Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta”. Siamo stanchi di non avere diritti, di non avere voce in questo paese, di essere sfruttati, di dover accettare ogni ingiustizia per la paura di non aver rinnovato il contratto. Come tutti i precari... siamo stanchi di essere sotto ricatto. Il ricatto silente, il ricatto implicito, che non puoi neanche denunciare. Il 9 aprile scenderemo in piazza per riprendere la parola, per richiedere più diritti per denunciare la “velenosità” del precariato per la ricerca come per la società tutta».Kollatino Underground: «Il Kollatino Underground è uno spazio occupato che dal 2003 dispone e fa disporre di due sale teatrali, una sala concerti, un laboratorio fotografico, una attrezzeria e un service luci audio con strutture e tecnici. È anche la sede creativa di tre compagnie teatrali. Sin dai suoi esordi vive un regime di autorganizzazione in forma orizzontale con un sistema autogestito ed autofinanziato. Sostiene la ricerca e la sperimentazione, la promozione di giovani artisti e l’avanguardia nel settore culturale del teatro tramite l'utilizzo dei diversi linguaggi dello spettacolo e della comunicazione, favorisce l'innovazione sociale, la libera espressione dello spirito e delle idee.  Così facendo si è dato spazio a decine e decine di artisti, collaboratori, tecnici e quant’altro abbia concorso alla costruzione di un indotto professionale nel settore artistico. Con la nostra esperienza siamo ben consapevoli che creare lavoro giovanile nel nostro Paese è possibile e che le spese di start-up sono irrisorie. Siamo anche consapevoli che, tra gli under 40 si nascondono capacità umane altamente professionali raramente utilizzate e davanti le quali è irto un muro che nega loro la possibilità di crescita e sopravvivenza nel proprio settore naturale. Non esistono a livello istituzionale, nonostante tutto, incentivi o agevolazioni fiscali che ci consentano di tenere questi ragazzi stabilmente all’interno delle organizzazioni, associazioni, fondazioni e quant’altro si occupi del nostro settore, costringendo quindi la piccola/media imprenditoria dello spettacolo a non poter creare un indotto stabile per le generazioni, che già oggi, stanno creando le famiglie di domani e la correlata economia che verrà. Per questo ci affianchiamo ai giovani precari, disoccupati e instabili di ogni genere, perché “il nostro tempo è adesso” e vogliamo crescere insieme»Di Nuovo Milano: «Il problema del precariato riguarda tutti. Riguarda anche chi si crede al riparo di un contratto a tempo indeterminato, e riguarda in particolar modo le donne che spesso, nel mondo del lavoro, sono colpite due volte. Come precarie, e come esponenti di un genere penalizzato quando si tratta di riconoscerne talento e capacità professionali. Qualche dato per non dimenticare: in Italia il 60 per cento dei laureati è donna e solo il 40 per cento uomo, eppure ben il 22 per cento delle laureate non lavora, contro il 9 degli uomini. Non solo. Le donne sono pagate meno (fino al 26 per cento) dei loro colleghi maschi. Il tasso nazionale di occupazione è del 35,4 per cento contro il 48,6 di quello maschile, ma quando si parla di lavoro a tempo determinato, ecco che le donne sono il 34,8 per cento contro il 27,4 dei maschi. Senza parlare della percentuale di donne costrette a lasciare il lavoro dopo il primo figlio o ad accettare un contratto part time indesiderato (31,2 per cento contro il 10,4 dei maschi). La conseguenza è che le ragazze fra i 18 e i 29 anni sono economicamente dipendenti e convivono con i genitori nella misura del 71,4 per cento (dati Istat 2011). Tutto questo ci fa capire quanto il precariato, prima di essere una soluzione alla crisi economica o un nuovo modello di flessibilità nel mondo del lavoro, sia un’idea di società ben precisa. Una società in cui persino la trasmissione dei diritti, da una generazione all’altra, da madre in figlia, viene messa in discussione, creando così un divario, uno scontro generazionale che sta ulteriormente alzando la conflittualità già esasperata nel nostro Paese. Una società in cui le cittadine e i cittadini sono trattati come spettatrici/spettatori (le diverse invenzioni della realtà di questi giorni ne sono prova ulteriore) o come meri consumatori. In particolare, ancora alle donne è riservato un ruolo prevalentemente ornamentale, di valletta o soubrette. E quindi precario, effimero, come lo è la giovinezza di tutti gli esseri umani. Tuttavia, in questo contesto non ci può essere spazio per la parola rassegnazione. Se negli anni Settanta si diceva che l’immaginazione doveva essere al potere, oggi, si può ben dire che l’immaginazione è potere. Perché un nuovo progetto di vita per uomini e donne che risponda a questo disagio diffuso è ormai necessario. Un progetto che includa, per almeno un paio di generazioni che si vorrebbe condannare a una precarietà perenne, la possibilità di costruire un percorso di vita adulto, di esprimere talenti e competenze, saperi e desideri, di realizzare ambizioni professionali e nuove visioni, della politica, dei rapporti, della realtà; di diventare madri e padri secondo basi paritarie».Già oltre 1500 persone hanno sottoscritto questo appelloLeggi il testo integrale dell'appelloPer sottoscriverlo anche tu clicca quiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «Il nostro tempo è adesso»: Claudia Cucchiarato e Teresa Di Martino spiegano perchè sono promotrici dell'appello. L'elenco dei primi 300 firmatariL'elenco delle quasi cento associazioni, reti, partiti, siti web, giornali, collettivi che hanno finora aderito all'appello e promesso la loro presenza in piazza il 9 aprile:1)    IVAseiPARTITA - Architetti e ingegneri a partita Iva2)    Rete delle donne siciliane per la rivoluzione gentile3)    Arci4)    Laps - Laboratorio di Partecipazione Studentesca Milano5)    Coordinamento Assistenti Co.Co. Co. San Vito dei Normanni, Brindisi6)    Circolo Arci Blow Up, Palermo7)    Arte della Resistenza8)    Articolo 219)    Bo.Bi. Boicotta il Biscione10)    European Alternatives (Londra - Bologna - Roma - Parigi - Cluj Napoca)11)    Movimento Scuola Precaria - CPS Milano12)    Associazione Omosessuale Articolo Tre, Palermo13)    Left – Casa dei Giovani della Sinistra Palermo14)    Move On15)    Prossima Italia16)    Pugliamo l'Italia17)    Valigia Blu18)    Lavoratori Phonemedia in Lotta di Catanzaro19)    ADI – Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani20)    AIGAF - Associazione Italiana Giovani Agronomi e Forestali21)    Errori di Stampa – giornalisti precari romani22)    Le ragioni del restauro23)    Slow Music, Firenze24)    Popolo Viola25)    Donne di Classe26)    Fabbrica di Nichi – Roma27)    A.L.Vi.P. - Associazione Lavoratori Vittime del Precariato28)    Fabbrica di Nichi – Firenze29)    Coordinamento dei precari della Fondazione Santa Lucia di Roma30)    Faccio Gente Vedo Cose, Roma31)    Come i Comignoli, disoccupati, precari, e altri OGM32)    Panenka, Circolo Metropolitano Bologna33)    CLB (tecnici TV precari e non) - Coordinamento Lavoratori del Broadcast, Roma34)    CORE - Coordinamento Regionale della danza contemporanea e delle arti performative del Lazio35)    Donne che si fanno sentire, Roma36)    Cronache Laiche, Roma37)    Sguardo Contemporaneo - Associazione culturale di cura e critica d'arte fondata da giovani laureati in Storia dell'Arte all'Università La Sapienza, Roma38)    Condominio Valvolare39)    Associazione Lavoro&Welfare Giovani40)    Senza Bavaglio, Roma41)    Il Fatto Quotidiano42)    Reset Italia43)    Manifesto dello Stagista44)    L'Associazione 20 Maggio - Flessibilità Sicura45)    Coordinamento Nazionale Giornalisti Precari46)    (Puntoeacapo, Senza Bavaglio, Errori di Stampa, Campagna 4pallottolex5euro – “Non lavoro per meno di 50euro”)47)    ANPI di Valenza (AL)48)    Ass. H2 – soluzioni per il mondo che verrà49)    Laboratorio politico-culturale Alternativa50)    Giovani per la Costituzione51)    Atipici Radio 352)    DirittiDistorti53)    Associazione DrIm, Roma54)    Movimento Vivace, Arzano55)    I lavoratori atipici di RadioRai56)    Associazione Moto spontaneo d'indignazione, Milano57)    Associazione Consequenze, Roma58)    Rete dei Festival59)    Fanfulla 101 - Circolo Arci, Roma60)    Associazione culturale Chieti domani61)    Sindacato Autonomo Lavoratori Audiovisivo62)    Kollatino Underground, Roma63)    Associazione FUTURO IERI, Pistoia64)    Brigata Democratica Grika65)    I giornalisti freelance che aderiscono alla campagna 'non lavoro per meno di 50 euro'66)    Rete Giovani Arcigay67)    Comitato Nazionale XXVII Ottobre68)    Associazione da Sud69)    Rete degli Studenti Medi70)    Unione degli Studenti71)    Rete della Conoscenza72)    Unione degli Universitari73)    Federazione degli Studenti74)    Filcams CGIL Nazionale75)    NIdiL CGIL Nazionale76)    SLC CGIL Nazionale77)    Coordinamento lavoratori precari del terzo settore, Nidil-Cgil Roma78)    Coordinamento Precari FLC CGIL Modena79)    Camera del Lavoro di Palermo80)    FLAI - CGIL Palermo81)    FLC CGIL Palermo82)    SLC CGIL Palermo83)    Giovani edili e restauratori FILLEA CGIL Palermo.84)    Giovani Comunisti85)    Italia dei Valori86)    Circolo IDV Roma Centro87)    Sinistra Ecologia Libertà di Vicenza88)    Sinistra Ecologia Libertà Campania89)    Giovani Democratici del Salento, Lecce90)    Giovani Democratici di Gaeta91)    Sel Molise92)    Giovani Democratici Ruffano, Lecce93)    Giovani Democratici Modena94)    Giovani Democratici Marche95)    Federazione dei Giovani Socialisti (FGS)

Diario di una precaria (sentimentale), in scena il dramma ironico di una disoccupata

Assunta Buonavolontà ha 25 anni e si è appena laureata con il massimo dei voti in Scienze della comunicazione. Piena di aspettative per il futuro, Assunta (lo è solo di nome) scoprirà presto che non basta chiamarsi Buonavolontà - confidando nel nomen omen - per trovare lavoro: il precariato diventa il suo limbo permanente. Un'eroina moderna, interpretata da Maria Antonia Fama, che racconta con ironia dal palcoscenico le tortuose vicende paralavorative di una giovane dei nostri giorni, nel monologo Diario di una precaria (sentimentale), per la regia di Manuel Fiorentini. Tratto da un radiodramma - di cui la protagonista, giornalista di Radio Articolo 1, è peraltro anche autrice - poi diventato rubrica sul sito Rassegna sindacale, lo spettacolo è approdato in teatro un paio d'anni fa: la scorsa settimana è andato in scena a Roma, al Teatro Studio 1, con un buon successo di pubblico. Il merito principale della messa in scena è di rivisitare in chiave ironica il tema – ben poco comico per la verità – della disoccupazione e del lavoro precario, non smettendo mai di far ridere per tutta l’ora e mezzo dello spettacolo. E dire che ce ne vuole: Assunta si è trasferita a Roma in un appartamento sulla Nomentana che divide con l’amica Lalla, ma praticamente passa le giornate in tuta sul divano o in fila in un qualche ufficio a caccia di lavoro. Bollette da pagare, curriculum inviati in ogni dove, Assunta arriva al suo primo colloquio di lavoro in un Cpi, il contrario del Cpt – spiega lei – perché si tratta di un «centro di permanenza infinita». Alla fine però il lavoro agognato arriva, ed è – neanche a dirlo – per il classico call center. Ecco che Assunta si ritrova a chiamare la signora Serviddio per la Suck up my sock, azienda specializzata nella vendita di aspiracalzini contro mariti disordinati, ma come se non bastasse deve subire le rispostacce al telefono di casalinghe imbizzarrite. Di lì allo psicanalista – una voce fuori campo che parla come il mitico Ruggero (Carlo Verdone) di Un sacco bello – il passo è breve. Assunta però sa già che il suo problema non è una «pulsione sessuale recondita, e un desiderio di sottomissione segreto», come vorrebbe farle credere lui. E alla fine, tormentata da sogni notturni sul suo idolo Marcello Mastroianni, decide di buttarsi su quello che desidera davvero. Fare l’attrice. E scoprirà anche qui che il massimo che possono offrirle, non essendo una modella che «non sa fare niente ma lo sa fare con grande charme», è una versione soft del lavoro in nero, quello «grigio topo». Le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Assunta viene subito scritturata per una fiction d’impegno su una madre coraggio: una che – racconta lei – fa sacrifici durissimi per permettere alla figlia di partecipare al concorso di Miss Maglietta Bagnata, ma alla fine viene premiata, perché incontra Fabrizio Frizzi che la sceglie per Miss Italia. Esilarante la scena finale. Presa dai rimorsi la nostra Assunta – avvolta in un’atmosfera da film horror - va in chiesa a confessare di aver peccato. Lei infatti è diventata una «perversa e pervertita precaria» che con i datori di lavoro non ha altro che rapporti occasionali. Per chi è nella stessa condizione di Assunta sembra di assistere alla rappresentazione della propria vita, accompagnata però da una sana dose di risate contro la depressione. Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «Non è un paese per bamboccioni», un libro per chi è stufo di piangersi addosso- «In tv si può parlare di lavoro con equilibrio e senza banalità»: intervista a Sabrina Nobile, conduttrice del programma «Il contratto»

Almalaurea, crollano occupazione e stipendi dei laureati. E chi fa uno stage ha solo il 6% in più di opportunità di lavoro

Laurearsi in Italia non sempre paga, o comunque non a pochi anni dal titolo. È quanto emerge dal rapporto Almalaurea 2011 sull’occupazione dei laureati. I numeri parlano chiaro: il 77% dei laureati triennali del 2007 risultava occupato a un anno dalla laurea, mentre per i laureati 2009 la percentuale è scesa al 71%. Sorte ancora peggiore è toccata all’occupazione degli specialistici, passata nello stesso arco di tempo dal 45 al 37%. La stessa curva negativa si riflette anche sulla disoccupazione, che cresce di ben otto punti per i laureati a ciclo unico (nello studio analizzati a parte rispetto ai laureati specialistici ‘semplici’). E neppure paga in termini di occupazione lo svolgimento di tirocini durante il percorso di studi, nonostante siano più che raddoppiati dal 2001. A cinque anni dal titolo, solo uno su dieci ha ottenuto lavoro grazie a uno stage prima della laurea. Le cose non migliorano per i laureati di secondo livello dell’anno 2009: lavora infatti il 58% di chi ha seguito un tirocinio durante gli studi contro il 52% di chi non può vantarlo. In pratica dopo uno stage in Italia si hanno solo sei probabilità su cento in più di trovare un impiego. Se si guarda però agli stagisti post-laurea, in particolare a chi non lavorava al momento del titolo, l’occupazione cresce fino a toccare il 60% contro il 40% di chi non ha fatto alcun tirocinio. E ancora, gli stage collegati a un master 44 volte su cento sono serviti a trovare lavoro: dunque stando ad Almalaurea un investimento in uno stage a percorso di studi concluso, così come in un corso di specializzazione, può risultare davvero utile. La precarietà è l’altro campanello d’allarme. Il lavoro stabile è diminuito dal 50 al 46%, e contemporaneamente sono aumentati gli atipici e i senza contratto: i primi – considerando il gruppo degli specialistici – sono il 46%, percentuale che coincide dunque con chi ha una posizione di lavoro ‘classica’. A questo punto c’è da chiedersi se abbia ancora senso usare l’aggettivo ‘atipico’. E ancora gli stipendi, sempre più bassi. Se un laureato del 2007 ha una retribuzione di poco superiore a uno del 2009, la forbice si allarga per gli specialistici: la differenza per loro schizza a 120 euro.  Un crollo di potere d’acquisto che fa registrare addirittura un record negativo del 9,6% per i laureati pre-riforma, che dichiarano uno stipendio medio di 1320 euro: i colleghi del 2000 ne guadagnano 1460. Impietoso anche il confronto con l’estero. I laureati specialistici 2009 che hanno deciso di emigrare oltralpe prendono un sostanzioso stipendio: più o meno 1570 euro. Fossero rimasti in Italia, dimostra Almalaurea, si sarebbero dovuti accontentare stato di poco più di mille euro. E un laureato pre-riforma? Per lui lo scarto è di più di 700 euro rispetto a un connazionale restato in Italia: un cervello 'fuggito all'estero' guadagna infatti circa 2mila euro, mentre in Italia la sua busta paga sarebbe stata di nemmeno 1.300 euro. Forse uno dei motivi dell’esodo delle migliori menti italiane? L’età media al momento della laurea (in base a un dato della rilevazione 2010) risulta invece in diminuzione, se si considera il valore al netto delle immatricolazioni tardive (dopo i 19 anni): se per i laureati pre-riforma  era di 27 anni, adesso ci si attesta attorno ai 24 per la triennale e non oltre i 25 per la specialistica. Un dato ancora alto ma che – sottolinea il direttore di Almalaurea Andrea Cammelli – va collegato al maggiore stazionamento degli studenti italiani nelle scuole superiori, in media un anno in più rispetto all’Europa. Ilaria Mariotti   Per saperne di più su questo argomento leggi anche: - I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti - I giovani secondo Pier Luigi Celli? Una «generazione tradita». Di cui continuano a parlare soprattutto i vecchi

Gli stagisti inglesi visti dal Guardian: «carne da macello». E non è solo una metafora

Lo spunto viene dalla cronaca recente: il 27 febbraio il calciatore del Chelsea Ashley Cole spara «accidentalmente» un colpo di fucile sul campo di allenamento e ferisce Tom Cowan, 21enne studente di scienze motorie che presso il blasonato club londinese svolgeva il suo tirocinio annuale. Quali fossero le finalità formative di un simile stage e, prima ancora, cosa sia saltato in mente al difensore da 440mila sterline al mese, per ora non è dato sapere.L'input però non è sfuggito al 24enne blogger e freelance Oliver Laughland  – laurea in Scienze Politiche e master in giornalismo d'inchiesta [a fianco, nella foto] – che dalle pagine web del Guardian fa notare, con il solito umorismo britannico, che «Con il tirocinio sono dolori e non è solo colpa di Ashley Cole» [sotto, uno screenshot dell'articolo]. La metafora in effetti è ghiotta: se naturalmente davvero in pochi sono finiti in ospedale come diretta conseguenza di uno stage, il senso di malessere che circonda questo momento di passaggio tra formazione e lavoro certo non risparmia gli studenti e laureati d'oltremanica, come molti dei loro colleghi europei. L'autore dell'articolo cita una ricerca pubblicata dalla University of Westminster: il 90% degli stagisti in Gran Bretagna non sono retribuiti e quasi i due terzi ritiene che il suo internship sia una perdita di tempo. Solo uno su dieci è consapevole dei propri diritti, tra cui quello sancito per legge ad essere retribuito con un salario minimo garantito pari a 5,93 sterline all'ora, quasi 7 euro (che ad esempio, per un tirocinio part-time di venti ore settimanali, darebbe diritto all'equivalente di 560 euro mensili). Obbligo che vale però solo per progetti di learning-by-doing al di fuori di qualsiasi percorso di studio. Se sono invece curriculari  – come avviene di solito – il minimum wage viene applicato solo se i tirocini superano l'anno - e questo è molto raro. Nel caso del malcapitato Tom, trattandosi di uno studente impegnato in uno tirocinio di un anno esatto, il club calcistico non era tenuto a versare nulla, come poi ha fatto. L'incredibile incidente diventa allora pretesto per sottolineare una volta di più che «le migliaia di giovani che oggi smaniano per entrare nel mondo del lavoro sono carne da macello [cannon fodder] per i potenziali datori di lavoro», afferma Laughland senza troppi giri di parole. Si è pronti a tutto: a passare un mese – laurea in arte in tasca – riorganizzando un archivio fotografico di 6mila foto  per un'azienda produttrice di tessuti; a stare in un negozio di arredamento invece che alla progettazione dei mobili come previsto in virtù di una laurea in design industriale; «a sorridere e dire che va tutto bene anche sapendo benissimo di essere sprecati per quel lavoro». Senza vedere il becco di un quattrino, e anzi rimettendoci di tasca propria, senza per altro molte speranze di vedersi ripagati con un'assunzione. «È ora che i datori di lavoro si prendano le loro responsabilità – e inizino a tirare fuori i soldi» è il condivisibile anche se un po' generico appello dell'autore.  Un centinaio i commenti all'articolo. Al di là della battute al vetriolo – «Si può avere un altro ragazzino? Questo è per terra che sanguina» –  qualcuno interpreta lo stage come un test di classe che solo chi viene da famiglie agiate può superare, a meno di non essere «sufficientemente eccezionale». C'è chi mette in discussione la non applicabilità del salario minimo alle esperienze lavorative universitarie e chi invece mira con più precisione:  «Sfruttamento degli stagisti... Vogliamo parlare del Guardian che non retribuisce i suoi?», toccando un tasto dolente. Un lettore forse non più giovanissimo ricorda poi i suoi inizi lavorativi («Lo stage non esisteva. Tutto ciò che sapevamo è che era una cosa americana che implicava cose sconce con il Presidente» – era il 1995 e l'affaire Monica Lewinski scuoteva la Casa Bianca) e impartisce un saggio consiglio finale: «Non lavorate mai gratis. Non importa il prestigio o le opportunità che pensate ne verranno, o la figura che farà sul vostro curriculum. Lavorare gratis è una mancanza di stima verso se stessi». Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Il Daily Telegraph mette il naso nella vita degli stagisti inglesi. Conclusione: non se la passano bene neanche loro- La denuncia del Financial Times: «Le aziende smettano di prendere stagisti per coprire i loro buchi di organico, e comincino a pagarli»- Stagisti inglesi, il Guardian svela: un ente vigilerà affinché le aziende non li sfruttino

«Il nostro tempo è adesso»: Claudia Cucchiarato e Teresa Di Martino spiegano perchè sono promotrici dell'appello. L'elenco dei primi 300 firmatari

Un gruppo di 14 giovani, tra cui anche la direttrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina, ha lanciato la scorsa settimana l'iniziativa «Il nostro tempo è adesso - la vita non aspetta», un invito a scendere in piazza il 9 aprile rivolto «a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la “pagano” ai loro figli». Per ribellarsi. Per riprendersi il presente e il futuro. Qui di seguito, due delle promotrici spiegano perchè hanno scelto di promuovere «Il nostro tempo è adesso».Teresa di Martino: «Ho sottoscritto questo appello perché voglio riprendermi il mio tempo. E non solo. Ho sottoscritto questo appello perché voglio che le giovani donne possano riprendersi tutti i loro tempi: il tempo dello studio, il tempo del lavoro, il tempo dell’amore, il tempo del desiderio, il tempo della maternità, il tempo delle relazioni, il tempo della pratica politica, senza essere costrette a scegliere, senza dover sottostare a ricatti. Ma c’è di più. Ho sottoscritto questo appello perché è ora di riprendersi anche lo spazio, pubblico e politico, fatto di corpi, voci e relazioni che si incontrano. Noi ci siamo, alziamo la voce! Partiamo dalla piazza, il 9 aprile, ma andiamo oltre!».Teresa Di Martino, femminista, giornalista e precaria, Diversamente occupateClaudia Cucchiarato: «Ho sottoscritto questo appello perché ho vissuto e vivo sulla mia pelle il precariato. Ho fatto alcuni stage in Italia durante gli studi: nemmeno un rimborso spese. Sono partita, sei anni fa, per Barcellona, per un altro stage. Quella collaborazione non si è conclusa con un'assunzione, ma continua tuttora con soddisfazione mia e dei miei colleghi. Quella collaborazione mi ha permesso di diventare la giornalista che sono oggi. Vivo in Spagna dal 2005, ho visto arrivare qui moltissimi italiani, ho raccontato le loro storie e quelle di altre centinaia di connazionali che risiedono altrove. Ho visto tanti giovani spagnoli andarsene dal Paese con il maggior tasso di disoccupazione d'Europa, mentre tantissimi italiani continuano ad arrivare qui, nonostante tutto. Sottoscrivo l'appello “Il nostro tempo è adesso” non perché io sia contraria all'espatrio come scelta di vita: sono contraria all'assenza di una possibilità di scelta per il ritorno. E perché credo nell'urgenza di rendere l'Italia un Paese in cui un giorno io, come tutti gli altri giovani delusi che vivono altrove, possa scegliere di tornare, con speranza».Claudia Cucchiarato, giornalista freelance, autrice del libro Vivo altrove e promotrice del Manifesto degli EspatriatiGià oltre 300 persone hanno sottoscritto questo appelloLeggi il testo integrale dell'appelloPer sottoscriverlo anche tu clicca qui1)    Giuseppe Provenzano, ricercatore Svimez, autore del libro Il cielo è sempre più su2)    Maria Angela Spitella, atipica Rai, gruppo atipici Rai3)    Emanuele Toscano, ricercatore a tempo determinato4)    Alessandra Sacco, operatrice call center, lavoratori call center Phonemedia Catanzaro in lotta5)    Maria Pia Pizzolante, disoccupata, associazione Arte della resistenza6)    Alessandro Coppola, assegnista di ricerca, rivista Molecole7)    Paola Natalicchio, giornalista, coordinamento giornalisti precari romani Errori di Stampa8)    Claudio Franchi, ricercatore precario, Coordinamento precari flc9)    Mattia Toaldo, ricercatore, blog italia201310)    Biagio Spoto, ricercatore università di Catania11)    Barbara Pascali, cooperante ong italiana in Brasile12)    Lucio Borghesi, Presidente Anpi, Sezione di Castelbolognese (RA)13)    Mattia Stella, Giovani per la Costituzione14)    Paola Giovine, espatriata in Messico, operatrice shiatsu e maestra di Yoga15)    Amelia Marchi, insegnante, mamma di una laureata disoccupata16)    Danilo Chirico, giornalista, associazione daSud17)    Filippo Cannizzo, precario della conoscenza, direttore Istituto culturale Castelli18)    Enrico Tomaselli, Magmart Festival art director19)    Giovanna Pietra, archeologa20)    Fausto Raciti, segretario Giovani Democratici21)    Marianola Vini, psicologo22)    Andrea Garnero, ricercatore, blog Lo Spazio della Politica23)    Manuela La Gamma, laureata, specializzata, postgraduateizzata e segretaria precaria24)    Marco Furfaro, responsabile politiche giovanili di SeL25)    Mattia Ciampicacigli, 24 anni, studente di Economia, Roma, Dipartimento Saperi SEL26)    Antonio Capezzuto, Nidil Salerno27)    Astrid D'Eredità, archeologa freelance, Associazione Nazionale Archeologi28)    Cecilia Pezza, Consigliera comunale Firenze - Partito Democratico29)    Alessandro Giorgetti, sindacalista FP CGIL Firenze30)    Andrea Oleandri, giornalista precario31)    Angela Montanera32)    Daniele Leppe33)    Anna Lisa Volpe34)    Flaminia Fioramonti, 26 anni, specializzanda scuola professioni legali, mamma, autrice del libro per bambini Diego e i diritti dei lavoratori35)    Anna Luisa Sanna, archeologa36)    Generoso Bruno, giornalista free lance, blogger, associazione RossoFisso – Avellino37)    Antonella Pietta, Brescia38)    Antonio Esposito, coordinatore Federazione degli Studenti Napoli e provincia39)    Antonio Rubino, precario un po’ più fortunato40)    Flavia Morandini, Università Cà Foscari – Venezia41)    Arianna Ciccone42)    Bianca Maria Baldàn43)    Camilla Gorgoni44)    Camilla Sanquerin, Sesto Fiorentino (Fi)45)    Benedetta Baracchi46)    Carlo Sangalli, ho 2 figli, una moglie precaria della scuola, un affitto da pagare, un bilancio da far tornare47)    Caterina Vollono, collaboratore tecnico enti di ricerca a TI, Istituto Superiore di Sanità, Roma48)    Chiara Rossi49)    Ciro Sorrentino50)    Agostino Morgillo, per 5 anni precario51)    Claudia Capuzzi52)    Damiano D'Angeli, Sinistra Ecologia Libertà VII Municipio53)    Claudio Binetti54)    Antonella Tricoli, precaria da sempre55)    Alessandro Valera, ricercatore, European Alternatives56)    Cristina D’Angelo, trentenne tagliata fuori dalle graduatorie ad esaurimento57)    Daniela Lippi, restauro beni culturali, Firenze58)    Alfonso Cardamone, saggista e poeta - professore in pensione59)    Daniele Busin, somministrato Inps Giovani non + disposti a tutto60)    Andrea Giorgio, segretario regionale Giovani Democratici della Toscana61)    Daria di Giovanni, specializzanda in archeologia presso la Scuola di Specializzazione in Archeologia di Firenze62)    Fausto Durante, Fiom-Cgil segreteria nazionale63)    Delia Garofano, Verona, ricercatrice universitaria precaria per 8 anni, oggi disoccupata. Docente di scuola precaria, oggi disoccupata. Pubblicista senza contratto.64)    Desi Slivar65)    Diana D’Angelo66)    Elena Donaggio67)    Giuseppe Civati, consigliere regionale Lombardia68)    Eleonora Moscardi, dottoressa di ricerca in psicologia69)    Eleonora Palleschi70)    Giuseppe Valentino, segretario generale, Cgil Catanzaro – Lamezia71)    Elisabetta Piccolotti, assessore alla Cultura e politiche giovanili Comune di Foligno, Presidenza Nazionale SeL72)    Emanuele Rallo, Oriolo Romano (VT)73)    Erasmo Palazzotto, coordinatore regionale SeL-Sicilia74)    Ambra Ruggeri75)    Fabio Rizzi, segreteria regionale Giovani Democratici del Piemonte76)    Fausto Berti77)    Antonella Ninni78)    Federica Bartolini, studentessa universitaria, prossima al precariato.79)    Andrea Cipriani, restauratore, forse!80)    Flavia Tummolo, restauratrice, lavoratrice autonoma81)    Andrea Cocca, 26 anni, Roma82)    Francesca Mercuri83)    Francesca Seghezzi, Cgil Bergamo84)    Mario Pasini85)    Francesco Cardia86)    Francesco Nicodemo,32 anni consigliere comunale di Napoli, Prossima Fermata Italia87)    Francesco Ricciardi88)    Nicola Martelli89)    Francesco Rienzi, direttore artistico del Lucania Buskers Festival90)    Francesco Scoppola, 29 anni, consigliere Municipio Roma XX91)    Riccardo Lenzi, Bologna92)    Franco Sciorilli, un restauratore specializzato nel restauro dei mosaici, ora in medioriente93)    Gabriele Valentini94)    Anna Piro, come donna, come mamma, come lavoratrice, come Italiana.95)    Gemma Azuni, consigliera comunale Sel Roma96)    Gennaro Pasquariello, giornalista precario97)    Gianfranca Salis (Dott.ssa), Comitato vincitori e idonei concorso Mibac 500 posti98)    Alessia de Stefano, dirigente medico precario Ausl Viterbo, dottoranda di ricerca in Psichiatria "Interventi precoci nelle psicosi" Roma "La Sapienza"99)    Gianfranco Brambati, Milano100)    Giorgio Fanciulli101)    Walter Grossi (dott.), coordinatore nazionale, Associazione Nazionale Archeologi102)    Giovanni Lefemine103)    Giovanni Marasco, ricercatore precario della pubblica amministrazione104)    Marida Falbo, una vincitrice del concorso Inail a 404 posti, in attesa di assunzione.105)    Giovanni Prestandrea106)    Giovanni Svevo107)    Nicola Meluziis108)    Giulia Gallerani, studentessa universitaria di biologia molecolare. Sarò una futura ricercatrice per gloria.109)    Giulio Mariani, studente fisica110)    Giuseppe De Leonardis, componente Assemblea Regionale SEL111)    Rosario Anastasi112)    Mimma Sellaro, rls filctem cgil Novatex Italia spa113)    Mimmo Guida114)    Giuseppe Mercurio, Avellino115)    Giuseppe Morrone, Modena, studente in Storia, giornalista precario, militante politico in SeL116)    Sara Ferri117)    Giuseppe Porcacchia, 61 anni118)    Guri Schwar, ricercatore precario Pisa119)    Alessio D'Orazio120)    Igor Gianoncelli, sindacalista Cgil Giovani non + disposti a tutto121)    Laura Piazza122)    Sara Delfini, precaria da una vita123)    Sara Memmi124)    Ivano De Zolt125)    Patrizio Mecacci, 27 anni, segretario del Partito Democratico metropolitano di Firenze126)    Laura Scichilone, ricercatrice precaria127)    Luca Sappino, autore di ribalta, Radiopopolareroma128)    Vincenzo Russo, NON più Basilicata129)    Luciano Bonalumi130)    Marcella Morandini, precaria fortunata131)    Laura Rubini, pensionata132)    Marco Billeci, giornalista precario133)    Sara Savini134)    Marco Possanzini, Ing. Meccanico quinquennale, precario, associazione culturale Il Migliore, Militante di Sinistra Ecologia e Libertà.135)    Luciano Vitacolonna, ricercatore universitario, Guardiagrele136)    Margherita Maggiore137)    Maria Pia Erice, illustratrice, siciliana, donna, responsabile comunicazione Sinistra Ecologia e Libertà – Sicilia138)    Valeria Ricciardi, Santa Maria Capua Vetere, Caserta139)    Valerio Barbini, studente, coordinatore provinciale Sinistra Ecologia Libertà – Genova140)    Marzia, educatrice precaria141)    Paola Borzi142)    Paolo Migliorini143)    Massimiliano Rizzuni, precario Torrepaduli Lecce144)    Sergio Ragone, founder at Tr3nta.com145)    Silvia Vendraminetto, Precaria del mondo dello spettacolo con alle spalle anni di stage-schiavismo gratis146)    Matteo Caioni, precario Asl147)    Maurizio Palazzetti, Roma148)    Melissa Vassalli, ricercatrice universitaria149)    Rosario Falcone150)    Rossetto Giuseppe151)    Simona Davoli152)    Michele Wad Caporosso, giornalista freelancissimo, Italia Suxxx - Tempi duri, cani sciolti e musi sporchi153)    Valentina Messana, praticante avvocato154)    Miguel Caleya, ho 26 anni e sono Spagnolo, lavoro facendo quello che posso155)    Francesco Sacco, stagista156)    Leonardo Lapo157)    Nadia Canu, 32 anni, dottore di ricerca in archeologia e assistente alla fruizione presso il Ministero per beni e le attività culturali158)    Raffaele Spallone, emigrante159)    Riccardo Giuliano160)    Maria Adelaide Frattin, Modena161)    Maria Grazia Santoianni162)    Nicola Ponzio, artista163)    Nobili Lorenzo, medico164)    Matteo Rossi, ricercatore precario, Sapienza, università di Roma165)    Maura Corrado, 33 anni, giornalista ed addetta stampa (precaria, ovviamente)166)    Patrizia Govoni167)    Virna Brigatt168)    Patrizio Bruno169)    Mario Santoro, ricercatore precario170)    Marta Debolini, ricercatrice precaria presso la Scuola Superiore Sant'Anna171)    Rachele Borghi, ricercatrice precaria, Arte della resistenza172)    Maria Iacovazzi, operatrice call center, Bari173)    Riccardo Volpe, direttore mensile L'Iniziativa, Pozzuoli174)    Michela Magosso, impiegata, disoccupata a tempo indeterminato175)    Lorenzo Marsili, European Alternatives176)    Rina Targhetti177)    Roberta Capone, Napoli, dottoranda di ricerca178)    M. Biondolillo179)    Roberto Bruno, storico, precario della conoscenza180)    Roberto Vucas, segretario provinciale Psi Genova181)    Salvo Catalano, giornalista (Giarre - Ct)182)    Silvia Zino, rerepre, rete dei redattori precari183)    Marco Damo, vesuviano, “più libero che professionista”, 34 anni e la moglie precaria184)    Simone D’errico, studente di ingegneria185)    Michele Carofiglio186)    Michele Cignarale, Potenza187)    Simone Migliorato, laureato, precario188)    Valeria Caruso, professore universitario a contratto189)    Lorenzo Falchi, coordinatore provinciale SeL Firenze190)    Sonia Trovato, studente in Lettere, quindi futura precaria191)    Maria Pia Gentile192)    Marialuisa Giordano, ufficio stampa spettacolo e organizzatrice193)    Stefania Dore, archeologa194)    Maurizio Zammataro, responsabile organizzazione Sinistra Ecologia Libertà Lazio195)    Stefano Biosa, praticante legale, Spazio sociale Studentesco Bologna196)    Mariella Palmieri, dottoranda università degli studi di Salerno197)    Stefano Pizzuti, ex-ricercatore precario (dal 1997...) di 40 anni dell'Enea198)    Tsao Cevoli, Associazione Nazionale Archeologi, presidente199)    Valentina Strada, giornalista200)    Ylenia Daniello, precaria201)    Nicola Mauro, operatore call center, lavoratori call center Phonemedia Catanzaro in lotta202)    Serena Belloni, Roma203)    Emanuela Celona, sono precaria da 11 anni, ho 40 anni e il mio tempo è già al giro di boa... Torino204)    Gaetano Spinelli205)    Cosimo Giovanni de Musso, Bari206)    Gandolfo Albanese, Palermo207)    Chiara Pappadà, Lecce208)    Andrea Virgilio, Torino209)    Daniele Di Nunzio, Roma210)    Vincenzo Fiore, voglio avere una scelta. Roma211)    Cinzia di Meo212)    Stefano Cariani, Torino213)    Ino La Monica, impiegato tecnico Keller elettromeccanica Carini (PA)214)    Mario Borgo Caratti, Roma215)    Sonia Priulla, Palermo216)    Guerrino Macori, Pisa217)    Ornella Guzzi, Roma218)    Mariangela Laurino, Potenza219)    Carlo Chianura, giornalista, portavoce della componente Fnsi Puntoeacapo, Roma220)    Virginia Romano, Roma221)    Julian Colabello, Associazione VI Piano - Praticanti e Giovani Avvocati, Roma222)    Martina Anselmi, Perché manifestare e' una delle poche cose che mi rimangono che mi fa sentire utile. Firenze223)    Carlo Miccinilli, Latina224)    Liana Palermo, Roma225)    Gianfranco Mascia, Ho due figlie di 24 e 18 anni. Serve altro? Roma226)    Paolo D'Andrea, Trieste227)    Guia Tani, studente università di Pisa, Livorno228)    Laura Soro, archeologa (Ass.ne Nazionale Archeologi-Sardegna). Voglio il riconoscimento della mia professione! Sassari229)    Matteo Zaccari, vivere significa partecipare e partecipare significa decidere. Io sono vivo e io decido. Roma230)    Patrizia Gennaro, Roma231)    Mario Basco, Napoli232)    Francesca Riccioni, Ancona233)    Delia Peccetti, non mi voglio arrendere all'idea che per avere un futuro degno devo espatriare. Genova234)    Marcello Ribera, Roma235)    Francesco Marchini, Roma236)    Giorgia Minnucci, Roma237)    Gabriella Mangano, ricercatrice universitaria precaria, da un anno senza nessun contratto retribuito. Messina238)    Robert Castrucci, Roma239)    Angelo Buonomo, Salerno240)    Paola Ruggieri, architetti Oappc Firenze, idonea concorso Mibac Architeto Funzionario F1. Firenze241)    Chiara Martucci, life is now! Milano242)    Giuliano Garofolo, veterinario, ricercatore precario presso il Centro di referenza nazionale per l'antrace - IZS Puglia e Basilicata. Foggia243)    Giulia Bendinelli, Milano244)    Valentina Greco, precaria, responsabile precariato e politiche giovanili Prc - federazione di Roma e responsabile del collettivo PrecariaMente, promosso dal Prc e aperto a tutt*. Roma245)    Adriana Migliucci, Roma246)    Mario Paudice, Milano247)    Francesca Fradelloni, Milano248)    Barbara Norrito, impiegata, università degli studi Roma Tre. Roma249)    Marcello Turci, Rimini250)    Alberto Artioli, condivido l'appello. Torino251)    Sabrina Mattei, Lucca252)    Gaetano D'Imprima, Catania253)    Camilla Anselmi, precaria, da sempre. Milano254)    Palmina Panozzo, Ferrara255)    Paolo Micheli, Milano256)    Piero Filotico, Roma257)    Alice Casalini, Roma258)    Mauro Franci, Grosseto259)    Jacopo Orlando, Pescara260)    Stefano Zicchieri, per provare a cambiare le cose. Milano261)    Federico Catania, perché sogno un futuro diverso per la mia generazione e per le future generazioni. Roma262)    Gabriele Brinchilin, sono stufo di aziende che propongono stage gratuiti a neolaureati. Varese263)    Azzurra Utta, sono stanca di sospirare. Milano264)    Giovanna Leoni, è giusto riprendersi il futuro. Bergamo265)    Vincenzo Pedace, Salerno266)    Marco Simonetto, perché voglio un futuro migliore per il mio Paese. Venezia267)    Mila Spicola, ex ricercatrice emigrata, "controesodata", felicemente docente: la vita è adesso, per i miei ragazzi, in quel caos che sono le scuole oggi, ancor di più. Palermo268)    Veronica Tentori, Lecco269)    Francesca Puglisi, responsabile scuola segreteria nazionale PD. Bologna270)    Stefano Indovino, Milano271)    Fernanda Marotti, Pesaro e Urbino272)    Fabian Pavel Fonovich, doveroso. Padova273)    Andrea De Filippis, Sono stanco di questa classe dirigente. Roma274)    Riccardo Paccosi, Bologna275)    Elisa Prece, voglio dare speranza ai miei figli. Roma276)    Claudia Benvenuto, condivido in tutto per tutto l'appello. Genova277)    Stefano La Malfa, è ora di dire basta! Biella278)    Tommaso Maioriello, studente di Giurisprudenza. Salerno279)    Rossella Di Benedetto, Caserta280)    Maria Pina Usai, Cagliari281)    Claudia Pisani, Cosenza282)    Rita Castellani, Terni283)    Stefano Catone, Varese284)    Luisa Rey, medico, madre che rischia di non essere mai abbandonata dai propri figli. Perugia285)    Gina Guandalini, Londra286)    Rosalba Curci, i miei figli sono ancora studenti, ma sicuramente futuri precari. Forza ragazzi!287)    Maria Chiara Pigni, Varese288)    Livia Salvatori, Roma289)    Elisa Castellucci, Roma290)    Simone Bonanni, Roma291)    Cesira Gelsumini, Tocco Casauria292)    Fabio Palermo, Mantova293)    Emilia Basile, Roma294)    Primola Andolfato, perché è una ingiustizia assoluta. Bisogna gridarlo finché si ha fiato. Roma295)    Pasquale Boscato, Napoli296)    Raffaele Viglianti, Latina297)    Michela Ronti, Roma298)    Gianclaudio Pinto, Bari299)    Francesco Bennati, riesco ancora a sognare … un paese migliore, un mondo migliore. Massa Carrara300)    Silvia Motroni, sono solidale con chi vede negato il diritto al futuro. Livorno301)    Lina Varricchio, Latina302)    Luca Cigardi, Varese303)    Ottavia Nicolini, Laboratorio Sguardi sulle differenze, Roma304)    Fabrizio Schirru, perché è già tardissimo. Napoli305)    Bepi Mazzon, perché sì. Pordenone306)    Francesca Terzoni, Milano307)    Daniele Moggia, La Spezia308)    Jorge Torre, Milano309)    Gerardo Petruzzelli, perché avete ragione ...la vita non aspetta. Potenza310)    Nicoletta Rocca, 35 anni, una figlia di due, disoccupata311)    Ludovico Basili, Roma312)    Flavio Arzarello, Fgci313)    Anna Belligero, Giovani comunisti... e ne aspettiamo molti altri!

Tirocini Les4, la Repubblica degli Stagisti gira le domande dei suoi lettori agli organizzatori: ecco le risposte di Promuovi Italia

È passato più di un anno dall'avvio di Lavoro e Sviluppo 4, progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e gestito da Promuovi Italia (per le aziende del settore turistico) e da Italia Lavoro (per tutti gli altri settori). Lo scopo: finanziare con 180 milioni di euro nel corso di tre anni oltre 12mila interventi occupazionali e formativi per i disoccupati residenti nelle regioni meridionali d'Italia. Dai lettori della Repubblica degli Stagisti, però, continuano ancora oggi ad arrivare dubbi e domande sulla portata del progetto, sull'assenza di graduatorie pubbliche e di una lista delle aziende coinvolte, e sul ruolo svolto da alcune agenzie per il lavoro nelle attività di reclutamento degli stagisti. Per esempio dalla pugliese Rossellina, che sul Forum scrive «Il principio di trasparenza e pubblicità della P.A. dove sono finiti? Ma soprattutto può essere che un programma di tirocini che veramente può essere di rilancio per il sud italia e per i giovani meridionali debba essere cosi celato?». E sempre sul Forum Fein1979 rincara la dose: «Spesso non viene menzionato nemmeno il nome dell'azienda presso la quale dovrebbero svolgersi i tirocini. Non mi pare che questa sia trasparenza, tutt'altro».La Repubblica degli Stagisti ha rivolto queste stesse domande a Promuovi Italia e Italia Lavoro, chiedendo anche quanti tirocinanti e quante aziende siano state coinvolte sinora. Ecco le risposte di Promuovi Italia.Quante candidature avete ricevuto ad oggi?Dall’inizio del progetto ad oggi sono pervenute all’ufficio Incontro Domanda/Offerta di Promuovi Italia più di 12mila candidature. In particolare, dall’avvio della seconda annualità del progetto (ottobre 2010)  alla data dell’8 marzo 2011 sono giunte 2247 e-mail da parte di aspiranti tirocinanti. Analisi da noi svolte hanno evidenziato una tendenza per la quale nei periodi di minor pressione (ad esempio quelli in cui non c’è nessuna nuova iniziativa pubblicizzata) il numero di candidature giornaliere si aggira tra le 20 e le 30 unità.Quanti ragazzi hanno effettuato tirocini? In quante aziende?I risultati della prima annualità parlano di 1563 inserimenti, qualche decina in più quindi della cifra di 1500 che era stata prevista per i primi dodici mesi. Le aziende coinvolte sono state 420, alle quali hanno corrisposto 468 sedi operative ospitanti. Alla data dell’8 marzo 2011 sono 778 i ragazzi che hanno iniziato un tirocinio formativo in Italia o all’estero nell’ambito della seconda annualità di lavoro e Sviluppo 4 mentre le aziende coinvolte sono 288.             Vi sono già dei dati sui tirocini trasformati in contratti dalle aziende?Per quanto riguarda la seconda annualità occorrerà attendere del tempo, poiché i primi dati non arriveranno che all’inizio della stagione turistica, quando le aziende avranno la necessità di rinfoltire il proprio organico. Per quanto riguarda la prima invece i dati sono disponibili. Sono 773 (più del 75% del totale) i tirocinanti che hanno ricevuto un’offerta di lavoro dall’azienda ospitante. La gran parte dei contratti proposti (71,67%) è a tempo determinato, ma è corposa anche la percentuale di contratti a tempo indeterminato (9,31%) e intermittente (8,54%). Più basse le percentuali dei contratti a progetto (5,69%) e delle altre forme, come l’apprendistato (2,98%). Il bando è stato modificato in qualche modo di recente? In particolare sulla possibilità di fare stage presso aziende del centro-nord con una dote di 1.200 euro per 4 mesi se assunti?Promuovi Italia non ha mai presentato alcuna proposta di questo tipo. Si tratta probabilmente di iniziative riconducibili a differenti Agenzie Tecniche. Le agevolazioni garantite da Promuovi Italia sono rimaste invariate: borsa lavoro di 500 euro lordi mensile, indennità sostitutiva di mensa, alloggio, rimborso viaggio e trasporti locali e a lungo raggio, copertura assicurativa Inail e RCT e tutoraggio didattico-organizzativo ed aziendale.Qual è il ruolo delle agenzie interinali nelle attività di collocamento degli stagisti?Promuovi Italia non si serve di agenzie interinali, quindi qualsiasi esperienza di aspiranti tirocinanti con enti del genere è da imputare ad iniziative di differenti Agenzie Tecniche, o comunque di enti non ad essa collegati in alcun modo.Perchè non è prevista alcuna graduatoria pubblica?Lavoro e Sviluppo 4 non è un concorso, quindi non sono previste graduatorie di alcun genere. Il candidato viene contattato se e quando il suo profilo si confà alle richieste dell’azienda ospitante, anche a distanza di diverso tempo rispetto all’invio del curriculum.Perchè non è disponibile una lista delle aziende coinvolte nel Les4?A Promuovi Italia non è permesso pubblicare la lista delle aziende coinvolte, la cui proprietà è del ministero dello Sviluppo economico.Molti lettori lamentano di avere inviato la propria candidatura ma di non avere mai ricevuto alcuna risposta.Il progetto non prevede che a chi manda il curriculum sia data “una risposta” proprio per la flessibilità del modus operandi: per un aspirante al tirocinio potrebbe infatti aprirsi uno spiraglio inaspettato solo qualche tempo dopo rispetto all’invio della sua candidatura. Abbiamo comunque riscontrato che le motivazioni che ci portano ad adottare questo approccio siano poco conosciute e recepite da chi si propone per Lavoro e Sviluppo 4, così abbiamo adottato un sistema di risposta automatica all’invio del curriculum, in modo da informare puntualmente il candidato di come sarà gestita la sua offerta di lavoro.Andrea Curiat Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Lavoro e sviluppo 4, milioni di euro ma non si sa a chi: la lista delle aziende c'è ma non si vede. Ministero, e la trasparenza? - Stage, maxi-finanziamento europeo da 60 milioni per disoccupati di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Ma tra i criteri di selezione non c'è l'età;- Al via il Les 4 di Italia Lavoro: 120 milioni di euro per 6mila tirocini in Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia;- Progetto "Les 4" di Promuovi Italia: il rovescio della medaglia 

Enit, nessuna prospettiva di lavoro per gli stagisti

Gli enti pubblici che ospitano stagisti sono numerosi e l’Enit non fa eccezione. Da oltre dieci anni l’agenzia nazionale per il turismo offre l’opportunità di svolgere un’esperienza formativa presso la sua struttura. Quanti tirocinanti ci sono, come vengono reclutati e quali sono le principali mansioni ricoperte da uno stagista Enit? Dopo la segnalazione di Giuseppe P. e Laura F., la Repubblica degli Stagisti ha deciso di chiederlo a Corradina Caruso, responsabile per la parte tirocini dell’ufficio gestione e sviluppo delle risorse umane dell’ente. «Nel corso del 2010 la nostra struttura ha ospitato undici tirocinanti», un numero significativo se si pensa che  i dipendenti che attualmente lavorano per  Enit sono 91. Gli stagisti arrivano da tutte le università italiane. La selezione avviene di solito attraverso la diffusione di annunci su pagine e bacheche degli uffici stage degli atenei: «Ci appoggiamo alle università, che pubblicano nei loro siti le nostre richieste. Gli avvisi sono rivolti generalmente a laureati e la scelta si basa su alcuni criteri, come l’attinenza alle materie istituzionali dell’Enit del corso di laurea frequentato, il voto di laurea, la conoscenza delle lingue straniere. Oltre, ovviamente, all’esito del colloquio conoscitivo». Una volta selezionati, le aree in cui vengono collocati principalmente gli stagisti sono due: «Di solito vanno a operare o nell’ufficio stampa oppure nell’ufficio programmazione e comunicazione, dove vengono coinvolti nello studio dei mercati turistici». Queste attività, a detta della Caruso, dovrebberio sempre essere svolte sotto la responsabilità e il controllo del titolare dell’ufficio competente: «Gli stagisti sono seguiti dal responsabile dell’ufficio in cui effettuano il tirocinio» assicura la Caruso. Di fatto, però, secondo la testimonianza di Giuseppe e Laura, pur essendoci formalmente un responsabile, capita che gli stagisti vengano abbandonati a loro stessi, senza precise direttive sul lavoro da compiere. Una critica sulla quale Corradina Caruso preferisce non pronunciarsi. E per quanto riguarda il rimborso spese? «Viene erogato un emolumento pari a 8,90 euro lordi giornalieri», pari a poco meno di 180 euro al mese. «Ma solamente a chi svolge un tirocinio di durata superiore ai sei mesi». Ecco perché Giuseppe e Laura non hanno ricevuto un euro: il loro tirocinio è durato “solo” sei mesi, non abbastanza per avere diritto a un rimborso. La responsabile del personale dell’Enit ribadisce, infine, che lo stage presso l’ente è un’esperienza priva di prospettive di lavoro future: «Questo è un ente pubblico non economico e perciò le assunzioni possono avvenire solo mediante concorso». Gli aspiranti stagisti sono avvisati: chi decide di effettuare un tirocinio presso l’Agenzia nazionale per il turismo sappia che nella maggior parte dei casi non percepirà alcun rimborso spese, e che alla fine del percorso non vi saranno sbocchi occupazionali.Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:-  «Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori- Al via i tirocini al Senato, ma con rimborsi bassissimi:da 250 a 500 euro al mese. Pari allo 0,015% del bilancio di Palazzo Madama- Salgono a duecento le firme a sostegno della proposta della Repubblica degli stagisti che gli stage negli enti pubblici valgano punti per i concorsi  

I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti

Ancora brutte notizie per i neolaureati italiani: l'altroieri Almalaurea ha diffuso gli ultimi dati sull’occupazione dei laureati del quinquennio 2005-2009, esaminati in un campione di 40mila giovani a uno, tre e cinque anni dal titolo. E purtroppo non c'è da stare allegri.Alla conferenza di presentazione del XIII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati, presso la sede della Crui a Roma, Andrea Cammelli – direttore di Almalaurea – ha snocciolato una copiosa mole di numeri che non fa che confermare quanto si sospettava: la crisi economica ha colpito i laureati italiani più che mai, anche se questo elemento non è sufficiente da solo a giustificare la contrazione di occupazione e buste paga. «Tali difficoltà sono il prodotto di tempi più lunghi», precisa Cammelli. Il dato principale è infatti una progressiva perdita di posti di lavoro sia per i laureati di primo livello che per gli specialistici, confermata dall’altra parte da una crescita della disoccupazione: per fare un esempio, se il 77% dei laureati di primo livello del 2007 risultava occupato a un anno dalla laurea, per quelli del 2009 la percentuale scende al 71%, e lo stesso vale per gli specialistici, occupati per il 37% contro il 45% del 2007. Una riduzione che si rispecchia nelle percentuali della disoccupazione, passata per i laureati ‘brevi’ dall’11 al 16% e raddoppiandosi per gli specialistici. Di pari passo diminuisce la stabilità del lavoro, aumentando il modello atipico e l’attività non regolamentata, così come il peso del portafogli, con un calo delle retribuzioni che raggiunge il 10% per i laureati specialistici rispetto ai fratelli maggiori del 2007. Un fenomeno che però fa registrare un lieve miglioramento rispetto al 2009, come dimostrerà la documentazione completa che sarà pubblicata giovedì. Si può dunque ancora considerare la laurea come strumento che garantisce maggiore occupabilità? Secondo Cammelli sì, perché nonostante la progressiva erosione del loro potere d’acquisto e dei posti di lavoro, i laureati italiani risultano comunque pagati di più nel lungo periodo. Il fatto che i diplomati abbiano remunerazioni più cospicue all'inizio è perché questi entrano prima nel mercato del lavoro, restando però ancorati a una stessa posizione per il resto della vita lavorativa. Come sempre poi, sono le facoltà scientifiche come Medicina ed Economia a restare in testa quanto a garanzie di occupabilità, contro alle sempre meno spendibili Giurisprudenza e Biologia. Mentre persiste il blocco dell’ascensore sociale, per cui i figli della borghesia continuano a guadagnare di più rispetto ai figli di operai, a cui la mancanza di una rete di relazioni sociali di spicco preclude l’accesso alle posizioni lavorative migliori. Un dato importante anche quello degli stage: crescono in maniera esponenziale i tirocini maturati durante il percorso di studi raggiungendo il 49% per i laureati specialistici e il 60% quelli di primo livello. Nel 2001 erano meno del 20%. A detta di Cammelli, si tratta di un dato positivo, di «un segnale evidente di convergenza tra mondo del lavoro e dell’università. Un potente strumento», che nel 7% dei casi offre maggiori possibilità di lavoro. Forse ancora troppo poco. Anche se Luigi Frati, rettore dell’università La Sapienza, intervenendo alla conferenza fa sapere che attuerà un provvedimento per cui gli stage faranno punteggio alla laurea in base al giudizio dato dal datore di lavoro, allo scopo di sensibilizzare l’imprenditoria sul valore di questa esperienza. L'Europa invece resta un traguardo a cui puntare per il numero dei laureati, nel nostro paese pari al 20%: ancora molto lontani dall’obiettivo del 40% stabilito dalla Commissione europea e che si somma agli scarsissimi investimenti sia pubblici che privati in istruzione e ricerca (che ci fanno guadagnare gli ultimi posti in classifica rispetto ai principali competitors). Numeri che smontano la tesi di chi sostiene che il problema in Italia siano i troppo laureati. Infine un trend preoccupante: le immatricolazioni sono in calo del 5% nelle università pubbliche, nonostante l’aumento dei diplomati (che solo nel 62% si è iscritto nel 2010 all’università contro il 66% del 2009). Una sfiducia nella formazione che preoccupa Andrea Lenzi, presidente CUN: «Oggi abbiamo meno studenti e quindi avremo meno laureati. Questo è certamente un grave danno anche di fronte ad un presente e soprattutto ad un futuro basati sulla conoscenza dove la capacità d'innovare è diventata motivo di sopravvivenza per i paesi industrializzati». L’unica speranza di adeguarci a un’Europa più avanzata anche in termini di laureati è dunque non smettere di studiare.   Ilaria Mariotti   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - I giovani secondo Pier Luigi Celli? Una «generazione tradita». Di cui continuano a parlare soprattutto i vecchi - Michel Martone: «Il Contratto porta in tv la vita vera di chi cerca lavoro»        

«Non è un paese per bamboccioni», un libro per chi è stufo di piangersi addosso

C’era una volta Mark Zuckerberg, e la geniale invenzione di Facebook che  a 23 anni lo rese il più giovane miliardario al mondo. Una storia capitata – come sempre, si dirà – negli States. Ma siamo sicuri che solo l’America sia l’eldorado dei giovani vincenti? Agli italiani sull’orlo di una crisi di nervi perché l’estenuante ricerca di un lavoro non produce risultati potrebbe piacere un libro appena uscito: si chiama Non è un paese per bamboccioni (Cairo Editore)  e gli autori sono Matteo Fini e Alessandra Sestito, due trentenni rispettivamente di Milano e Lecce, che hanno raccolto le storie di undici giovani tra i venti e quarant’anni riusciti nell’intento di realizzare un sogno. Il loro. Proprio in questo sta la forza dei racconti, non ordinarie storie di una gioventù italiana le cui aspettative sono state bruciate dalle politiche delle generazioni precedenti: qui non c’è spazio per la lamentela e il piangersi addosso. I percorsi di Federico Grom, Riccardo Moroni, Gianluca Petrella, Laura Torresin hanno un minimo comune denominatore: non solo il successo ottenuto a suon di sacrificio e impegno, ma anche lo spirito d’iniziativa, la voglia di fare, la passione e l’entusiasmo. Proprio quello che spesso viene meno in chi si scontra quotidianamente con il precariato o la disoccupazione, e vede la vita scorrere inesorabilmente davanti a sè senza poterla fermare e condurre dove si vuole. Così, con buona pace di quella definizione che nel 2007 fece arrabbiare  i giovani italiani tacciati di 'bamboccionismo' perché giudicati incapaci di (e non impossibilitati a) emanciparsi, Fini e Sestito ribaltano la questione, senza soffermarsi a sindacare sulle colpe dei padri o sulla mancanza di prospettive della maggior parte dei figli. Nel libro si parla di giovani che non hanno trovato la strada spianata da raccomandazioni o scorciatoie di varia natura, ma che semplicemente si sono imposti con idee innovative, fantasia e coraggio, coronando i loro progetti grazie a una buona dose di fatica e intraprendenza. Certo l’aiuto c’è stato, quello di qualcuno più grande di loro, un qualche mentore di passaggio che li ha spinti nella direzione verso cui già erano diretti, piuttosto che ostacolarli – o peggio – scoraggiarli dicendo che non ce l’avrebbero fatta. Con un linguaggio adrenalinico e uno stile asciutto, le storie vengono snocciolate tra stralci di vita capaci di trasmettere carica e positività. Con passaggi come questo: «Un po’ è anche colpa tua. Devi vincere la pigrizia, armarti di volontà, crederci. Anche rischiare un po’. Con giudizio, con studio, con pianificazione e strategia. Ma devi osare, magari sganciarti dalla famiglia che ha un’attività già avviata, sicura, per iniziare una cosa tua che ti cresca tra le mani». È una parte dell'episodio sul carwasher, Riccardo Moroni, che ad appena 22 anni e con un mutuo di 700mila euro si lancia in un’impresa di autolavaggi che poco a poco conquista la sua città – Lurago d’Erba – fino a piazzarsi anche altrove, puntando tutto sulla qualità del prodotto, come la spumosissima schiuma che ammalia i bambini. C’è poi la minestra perfetta della cuoca Laura Torresin, nata nel 1979 a Treviso, che dalle uova fritte cucinate in un chiosco australiano passa a una grande scuola di cucina e finisce a rappresentare l’Italia in uno dei concorsi più prestigiosi al mondo. E ancora: i gelati di Federico Grom e Guido Martinetti, due under 30 torinesi, che trasformano la passione per il gelato in un fiorente business internazionale investendo 120mila euro (di cui 60mila in prestito); gli orologi di silicone del marchio Too Late nati da un’idea di Alessandro Fogazzi, classe 1980, che sull’onda di un’ispirazione ne compra mille pezzi per 20mila euro al Moma di New York; il ContactLab di Massimo Fubini, che inizia in uno scantinato di Milano (facendo fruttare 5 milioni di vecchie lire di risparmi) e finisce a dirigere una società di sessanta persone; la proteina scoperta da Ruggiero Mango, fondamentale nella prevenzione del rischio di infarto. Ma ci sono anche le storie dei pluripremiati Gianluca Petrella, astro nascente del jazz, quella dell’italoafricano Fred Kuwornu, quarantenne, autore di un cortometraggio proiettato in tutto il mondo, del manager 29enne Giampiero Traetta, di Sara Caminati che si è inventata il lavoro di curatrice dell’immagine dei vip sul web, e dell’operatrice umanitaria Selene Biffi che dal computer della sua cucina, con i 150 euro regalati dal padre, ha creato un corso online per formare volontari su come migliorare le condizioni di vita delle popolazioni povere. Sono tutti dei fenomeni questi ragazzi? Forse qualcuno, ma non è stata questa la chiave del trionfo. Ce l’hanno fatta perché si sono lanciati in un’idea in cui credevano, e non si sono risparmiati nel perseguire un obiettivo che alla fine è arrivato, aprendo le porte del futuro. Una possibilità che solletica in tempi in cui nessuno è disposto a dare credito alle nuove generazioni, in cui sembra che per loro non ci  sia spazio. Ma forse, a volte, bisogna andarselo a prendere questo spazio.     Ilaria Mariotti   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Career Day Cattolica, esce il nuovo numero del freepress Walk on Job dedicato a giovani e lavoro - Peter Pan non per scelta ma per forza - L'Italia è un paese per vecchi che parlano di giovani  

I giovani secondo Pier Luigi Celli? Una «generazione tradita». Di cui continuano a parlare soprattutto i vecchi

La provocazione fa passare meglio certi messaggi. Lo sapeva bene Pier Luigi Celli quando nel novembre 2009 ha affidato alle colonne di Repubblica una lettera aperta diretta al figlio Mattia, allora studente di ingegneria al secondo anno di specialistica. «Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai». Da cui, a malincuore, l'invito: laureati e lascialo, vai a lavorare all'estero. Che venendo dal direttore generale della Luiss, docente universitario, lunghi anni di top management alle spalle in aziende come Rai, Eni, Enel, Omnitel, Wind, Hera, e Unicredito Italiano, aveva un valore tutto particolare. E apriti cielo: 2500 commenti alla pagina web dell'articolo, reazioni discordi ma tutte accalorate dal mondo della cultura e delle istituzioni, Presidente della Repubblica compreso; grande dibattito mediatico - presto esauritosi. Arrivò anche la risposta pubblica di Mattia Celli, che concordava ma rimandava la decisione al dopo laurea.Ad un anno di distanza il direttore, classe 1942, torna nero su bianco a rompere il «silenzio quasi assordante» sul tema della transizione dall'università al lavoro con «La generazione tradita», sottotitolo Gli adulti contro i giovani (Mondadori). Il punto di partenza è quella lettera, ma si tratta di un pretesto. Diversamente da ciò che fanno intuire i toni audaci della copertina, la provocazione si diluisce in una lunga riflessione - posata, a tratti digressiva, punteggiata di echi filosofici e letterari -  sulla fotografia sbiadita che per i giovani è oggi l'Italia: un «Paese in cui l'uso discrezionale delle regole sembra virtù sociale emergente di chi "sa stare al mondo"»; senza opportunità, rissoso, individualista. Vecchio. E proprio sui "grandi" pesa secondo Celli il fardello della colpa: eroici nel Sessantotto, fiaccati negli anni Settanta, arresi negli Ottanta, hanno consegnato alle nuove generazioni una società normalizzata sul ribasso, dove concorrere solo per una «competizione mediocre» in cui la scelta cade tra accontentarsi, subire o partire. «Un lavoro qualsiasi diventa spesso l'unico approdo, qualunque sia il pegno da pagare», mentre loro, gli adulti, rimangono avidamente aggrappati a poltrone più o meno strategiche, dalla politica, all'università, all'impresa. E allora la diffidenza è legittima, se a parlare è un settantenne che di poltrone strategiche ne ha occupate, e ne occupa,  molte. Celli è cosciente del rischio di risultare «patetico», o ipocrita, ma si assolve nella convinzione di farlo con il  «rispetto che si deve a chi ha ereditato, senza averne colpa, situazioni che noi stessi abbiamo contribuito a creare, e che ora siamo così inclini a giudicare». Un velato mea culpa insomma, non si sa se e quanto di circostanza. Il problema che pone è comunque tangibile e grave, e si può scegliere di tenere lì l'attenzione, più che su chi lo denuncia.Pochi i numeri, e già noti: nel 2010 un terzo della popolazione 15-29  anni è senza lavoro; nel 2009 le assunzioni a tempo indeterminato segnano meno 30%, rimpiazzate da stage e contratti atipici, mentre i licenziamenti per il 90% hanno interessato i posti a tempo determinato, avverando l'equazione flessibilità uguale precarietà. Due milioni e mezzo di disoccupati in Italia e il 60% di loro ha meno di 34 anni. Dati da leggere sullo sfondo di una crisi economica che ha solo inasprito una situazione già compromessa, diventando spesso pretesto.A compensare cifre preoccupanti ci sono idee belle e condivisibili: il ritorno al dialogo, alle virtù civili dimenticate - responsabilità, rispetto, dignità, coraggio - l'invito a guardare ai giovani con «generosità e lungimiranza»,  a riconsegnare loro la scommessa di un futuro rubato. Come farsi perdonare?, si chiede l'ultimo capitolo. Aiutandoli, creando già nell'università le condizioni per intraprendere un «apprendistato esperenziale» che integri le nozioni universitarie con le nozioni di vita, con un occhio di riguardo per l'imprenditoria e l'innovazione, sul modello di progetti come Italia Camp. Perché in quella lettera, e nel libro, «l'obiettivo era arrivare a una reazione che impegnasse a restare, nonostante tutto». E a combattere. I vecchi guerrieri, però, forse dovrebbero farsi da parte: e lasciare - non solo a parole ma anche nei fatti - spazio ai giovani.Annalisa Di PaloPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Caro Celli, altro che emigrare all’estero: è ora che i giovani facciano invasione di campo e mandino a casa i grandi vecchiE anche:- Disoccupazione giovanile, la vera emergenza nazionale: l'SOS di Italia Futura e le interviste a Irene Tinagli e Marco Simoni - Istat, pubblicato il nuovo rapporto sull'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: situazione preoccupante sopratutto al Sud- L'Italia è un paese per vecchi che parlano di giovani- Claudia Cucchiarato, la portavoce degli espatriati: «Povera Italia, immobile e bigotta: ecco perché i suoi giovani scappano»