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Nuove date per gli stage alla Corte dei Conti dell’UE e tirocinio in partenza in smart internshipping

Ogni anno offre un minimo di cinquanta stage a giovani laureati con un rimborso spese oltre i mille euro e ha sempre un alto numero di richieste italiane: è la Corte dei Conti europea, con sede a Lussemburgo. Da oggi, primo ottobre, e fino al 30 novembre, è possibile fare domanda per i tirocini che prenderanno il via il primo marzo 2021. La novità sta proprio nei mesi di stage e di candidatura che cambiano in questa chiusura d’anno. A partire dal prossimo, infatti, le tre sessioni annuali di tirocinio presso la European Court of Auditors prenderanno il via rispettivamente il primo marzo, primo maggio e primo ottobre, per chiudersi tre o cinque mesi dopo. A cambiare, quindi, sono le date delle sessioni autunnale e invernale. Fino a tutta l’estate 2020, infatti, gli stage iniziavano il primo febbraio, primo maggio e primo settembre. Con lo slittamento dei mesi si modificano anche le date per le candidature. «Per i primi tirocini del 2021 ci si potrà candidare a partire dal mese di ottobre», spiega Claudia Spiti, addetto stampa della Corte, che aggiunge «Stiamo aggiornando il sito e le informazioni saranno diffuse anche attraverso i nostri canali social su twitter, facebook e linkedin».Si cambia, quindi, sia per mese di candidatura sia per mese di inizio tirocinio. E il cambiamento più sostanziale lo avranno gli stagisti che prenderanno il via a inizio ottobre. Per la prima volta, infatti, uno stage prenderà il via direttamente in smart internshipping, quindi dalla propria abitazione del Paese di origine. Per quanto riguarda, invece, la possibilità di far domanda per i tirocini che prenderanno il via nel marzo 2021, al momento non si sa ancora quanti posti saranno disponibili, che non sono pre distribuiti per nazionalità, perché molto dipende dalle richieste che vengono fatte dai singoli uffici. Nelle ultime due sessioni di stage svolte, settembre 2019 e febbraio 2020, il numero di stagisti totali è stato rispettivamente di 24 e 27. «Possono essere concessi tirocini da un minimo di tre a un massimo di cinque mesi: la durata dipende dai compiti assegnati o dalla disponibilità dei candidati», spiega Vincent Bourgeais, addetto stampa della European Court of Auditors. I tirocinanti selezionati ricevono un rimborso mensile di 1.350 euro oltre al rimborso delle spese di viaggio sostenute a inizio e fine stage. E «per gli stagisti che abbiano una disabilità certificata la somma sale a 1.850 euro al mese». Anche la Corte dei Conti dell’Unione europea si è trovata alle prese con la diffusione della pandemia Covid questo tardo inverno e primavera. E logicamente questo ha avuto ripercussioni anche sulla gestione degli stage. Se la sessione di maggio è stata cancellata, diversamente è stato per quella di febbraio che era in corso. «Come misura precauzionale, e vista anche la possibilità molto limitata per i tirocinanti di partecipare ai lavori dei loro dipartimenti e di realizzare gli obiettivi del tirocinio, è stato proposto agli stagisti di interrompere immediatamente lo stage», spiega Bourgeais. C’erano, però, due opzioni a scelta del tirocinante: «La prima prevedeva l’interruzione dello stage e il pagamento della borsa di studio mensile fino alla fine del periodo inizialmente previsto per compensare gli effetti negativi che la cessazione del contratto di tirocinio può avere sullo sviluppo sia professionale sia personale dei tirocinanti. La seconda opzione, invece, prevedeva il pagamento delle spese di viaggio di ritorno e il mantenimento della possibilità di riprendere lo stage o nella terza sessione 2020 o nella prima del 2021, a seconda dell’evoluzione della crisi sanitaria e della situazione personale dello stagista». L’opzione dell’interruzione comportava anche per il tirocinante di non poter più fare domanda per uno stage presso la Corte visto che il suo stage si considera concluso a tutti gli effetti. Certo non deve essere stato facile, ma alla fine «dodici stagisti hanno scelto l’opzione della definitiva interruzione», con il rimborso mensile regolarmente versato per i mesi mancanti. In più gli è stato consegnato anche un attestato per i mesi effettivamente svolti. Hanno, invece, preferito la seconda opzione 13 tirocinanti. «La durata dei nuovi tirocini per questi giovani è stata decisa con un accordo comune con il tirocinante, da un minimo di tre a un massimo di cinque mesi. I compiti del tirocinante e gli obiettivi del suo stage saranno gli stessi fissati precedentemente». Ai 12 stagisti che hanno interrotto il percorso e ai 13 che sono in attesa di ripetere lo stage questo autunno, si aggiungono anche due tirocinanti che hanno continuato lo stage in smartinternshipping, «una deroga a loro consentita in quanto già residenti in Lussemburgo». Modalità di stage da casa che continuerà, visto che per i tirocinanti di Ottobre, fa sapere Bourgeais alla Repubblica degli Stagisti, «la Corte ha deciso che lavoreranno tutti dai loro Paesi di origine», quindi appunto in smart internshipping. Eppure, nonostante i minori posti a disposizione per lo stage che prenderà il via a Ottobre, nonostante i problemi avuti con l’emergenza Coronavirus e l’incertezza di quello che accadrà nei prossimi mesi, gli italiani continuano a non lasciarsi scoraggiare, nemmeno dal rapporto tra numero di domande inviate e posti a disposizione e, anche per la Corte dei Conti, istituzione europea decisamente meno conosciuta rispetto al Parlamento, al Consiglio o alla Corte di giustizia, sono sempre nei vertici per application. Per la sessione che prenderà il via a Ottobre, invece che a Settembre, la Corte ha ricevuto 1963 domande, di cui ben 1011 italiane, ben distanziate dalle 339 della Spagna e dalle 96 del Portogallo. Vuol dire che gli italiani hanno quasi triplicato le domande dei cugini spagnoli, raggiungeno da soli il cinquantuno per cento delle domande totali. Questa volta i tirocinanti selezionati sono stati solo 15, visto che a questi si affiancheranno gli stagisti “sospesi” del periodo Coronavirus. E della nuova selezione i primi tre paesi per numero di stagisti selezionati sono Italia, Francia e Spagna, ognuno con due stagisti. Seguiti da Svezia, Bulgaria, Irlanda, Belgio, Austria, Portogallo, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Grecia, tutti con uno stagista ciascuno. Per la precedente sessione 2020, quella di Febbraio, la Corte, invece, ha ricevuto 1.743 domande, di cui ben 665 italiane. Il nostro Paese, nemmeno a dirlo, è stato il primo per numero di application, seguito dalla Grecia con meno della metà delle domande italiane, solo 290, e dalla Spagna a 208. Sono state, però, Francia e Svezia ad avere più tirocinanti selezionati, tre a testa, e l’Italia si è accontentata di due stagisti, al pari di Austria, Belgio, Bulgaria, Spagna, Irlanda e Lussemburgo. I numeri non cambiano molto per la sessione di Settembre 2019: in quel caso sono arrivate un totale di 1.561 domande, di cui 665 italiane, 228 spagnole e 112 greche. Dei 24 stagisti selezionati, però, sono Germania e Irlanda ad aggiudicarsi tre tirocinanti a testa, seguite da Austria, Italia, Paesi bassi e Portogallo, tutti con due tirocinanti. Numeri che non si discostano molto dal passato. Se si va un po’ indietro nel tempo si scopre che nel 2016 delle 4.778 candidature ricevute, 2.983, oltre il 62%, provenivano dall’Italia, seguita dalle 565 della Spagna e dalle 199 della Grecia. Stesso trend anche nel 2017, con 3.859 candidature complessive di cui 1.816 italiane, pari al 47%, poi 487 dalla Spagna e 376 dalla Grecia. Per fare domanda per uno stage, cosa possibile dai primi di ottobre, è necessario essere cittadini di uno degli Stati membri dell’Unione europea, avere almeno una laurea triennale o aver superato quattro semestri di studi universitari in uno dei campi di interesse per la Corte, avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell’UE e una buona di un’altra lingua, non aver avuto condanne o sentenze di colpevolezza di nessun tipo, non aver beneficiato di un altro tirocinio presso una qualsiasi istituzione o organo dell’Unione Europea. I candidati selezionati devono poi presentare un estratto recente del casellario giudiziario e un certificato medico attestante l’idoneità fisica all’impiego. Come spesso capita, la Corte contatterà solo i candidati selezionati, quindi non tutti riceveranno una risposta. Se poi si vuole avere qualche notizia in più direttamente da chi ci è passato, si può dare un’occhiata alle testimonianze degli ex stagisti presenti anche sulla pagina facebook della Corte.Se selezionati si entrerà a far parte dell’organo di controllo delle finanze dell’Unione europea, il cui lavoro è utilizzato da Commissione, Parlamento e Consiglio per sorvegliare la gestione del bilancio dell’Unione. Istituita nel 1977, la Corte conta un organico di circa 900 persone di tutte le nazionalità, con tre quarti del personale in servizio che a fine 2019 aveva un’età compresa tra i 40 e i 59 anni e una proporzione uguale di donne e uomini. Da tenere a mente, però, che il tirocinio non offre sbocchi occupazionali visto che per riuscire ad avere un posto presso la Corte è necessario partecipare ai concorsi banditi dall’Ufficio europeo di selezione del personale (Epso).  Marianna Lepore

Nasce la Città dei Talenti per i ragazzini tra i 7 e i 13 anni, a Cuneo l'orientamento si fa precoce

Scegliere quale percorso di istruzione superiore affrontare, se iscriversi o meno all’università, quale ateneo preferire e una volta fuori che lavoro fare: decisioni che tutti prima o poi affrontano nella vita e che sembrano molto lontane per gli under 13. Invece allenarsi alle scelte potrebbe essere determinante per la propria realizzazione futura. A questo scopo tende la Città dei Talenti, uno spazio fisico inaugurato mercoledì 29 a Cuneo presso l’edificio di Rondò Garibaldi, ex sede UBI Banca e realizzato dalla Fondazione CrC, ente non profit privato e autonomo nonché una delle prime dieci Fondazioni in Italia per “patrimonio netto”.Questa apertura era il terzo obiettivo del progetto Città dei Talenti, dopo l’avvio partito nel 2019 di attività di orientamento precoce nelle scuole del territorio della provincia di Cuneo e la realizzazione di un corso di Alta Formazione sulle tecniche di orientamento precoce. L’obiettivo è far diventare questo spazio totalmente ristrutturato in un luogo per ospitare bambini e ragazzi nella fascia di età 7-13 anni e offrire loro un punto di riferimento per ampliare l’esplorazione di sé. L’idea progettuale è di Fondazione CrC nell’ambito delle iniziative in cofinanziamento sostenute dall’impresa sociale Con i Bambini. Ente capofila è la Cooperativa Sociale O.R.So, con il coinvolgimento di numerosi partner attivi proprio nell’ambito educativo. In totale sono stati investiti 950mila euro, 700mila erogati dalla Fondazione CrC e 250mila dall’impresa sociale Con i Bambini. Il progetto servirà le famiglie del Cuneese – una provincia che ha una popolazione di poco meno di 600mila abitanti, di cui circa 38mila nella fascia “chiave” per il progetto, quella appunto tra i 7 e i 13 anni.La visita alla Città dei Talenti sarà aperta a scuole, famiglie e gruppi e all’interno i bambini potranno esplorare i loro interessi attraverso giochi digitali e analogici. Senza dimenticare il punto centrale, ovvero l’orientamento: ogni visita può essere preceduta o seguita da percorsi orientativi sul territorio, rivolti ai bambini e ai ragazzi ma anche ai loro genitori e insegnanti. Due i percorsi che possono essere affrontati in un susseguirsi di varie tappe: la Bottega delle professioni, in cui ogni giovane visitatore potrà scoprire informazioni sulle tante e diverse professioni, partendo dagli strumenti utilizzati fino al lavoro svolto e alle sue particolarità, e il Centro Città dove bambini e ragazzi metteranno alla prova le proprie abilità grazie a giochi informatici e pratici. Linee guida, quindi, che offriranno un metodo che potrà poi essere riutilizzato nel corso della vita continuando a confrontarsi con gli adulti nelle prossime tappe cruciali di sviluppo della propria personalità.Si può accedere al Centro partecipando ai seminari di approfondimento realizzati o prenotando un appuntamento che è differenziato a seconda si tratti di scuole, famiglie, insegnanti. Per i mesi da ottobre a dicembre le scuole possono prenotare dal 6 ottobre al 18 dicembre per visite il martedì o il giovedì la mattina; per le famiglie o per un adulto che accompagna più ragazzi dai 9 ai 12 anni è possibile fare il percorso esperenziale nelle ore pomeridiane; per insegnanti e operatori è possibile prenotare una visita sempre in orario pomeridiano. I dettagli su date disponibili, numeri massimo dei gruppi e orari sono disponibili sul sito.«Con questa inaugurazione trova compimento il grande investimento realizzato negli ultimi anni dalla Fondazione CrC sull’orientamento e sulla lotta alla dispersione scolastica», spiega alla Repubblica degli Stagisti Giandomenico Genta [nella foto a sinistra], presidente della Fondazione: «Un progetto che mette al centro bambini e ragazzi e ha trovato casa in un posto significativo, un edificio acquistato l’anno scorso e sul quale c’è in corso un ampio lavoro di ristrutturazione e recupero per cui abbiamo dato spazio ai talenti delle giovani generazioni di professionisti». Per riqualificare l’edificio, infatti, nel 2019 la Fondazione ha promosso in collaborazione con l’Ordine degli Architetti un concorso di idee rivolto agli architetti under 40, che ha ricevuto una grande partecipazione – ben settanta progetti presentati da tutta Italia. L’incarico finale è stato assegnato agli architetti Giuseppe Tagliabue e Marco Oriani. Quest'ultimo in particolare si è detto colpito dalla volontà della Fondazione di raccogliere idee progettuali attraverso un concorso pubblico, per di più «aperto solo a giovani progettisti: un’opportunità unica per confrontarci con un progetto e una tipologia di intervento solitamente appannaggio di studi grandi e già avviati». Proprio durante la presentazione del progetto Andrea Genova, presidente della Cooperativa Sociale ORSo, aveva dichiarato lo spirito con cui i vari partner coinvolti prendevano parte a questo piano: «Attivare una comunità che crede e investe nelle potenzialità e nei talenti delle nuove generazioni, offrendo la possibilità di intravedere e costruire traiettorie di futuro». Il restyling completato riguarda i due piani che ospiteranno la Città dei Talenti, il secondo e il terzo, ed è durato 246 giorni con 85 persone al lavoro, su una superficie di 500 metri quadri con la realizzazione finale di sei aree da esplorare e una divisione anche fisica delle attività: dal piano terra dedicato alle presentazioni pubbliche ed eventi, passando per il primo piano per laboratori didattici per scuole, famiglie e associazioni. Il progetto andrà avanti fino ad agosto 2023 proponendo sul territorio cuneese attività orientative per studenti della scuola primaria e della secondaria di primo grado. Ad oggi i percorsi proposti hanno visto l’esplorazione del mondo delle professioni e del talento per i bambini delle scuole primarie, visite aziendali e interviste a professionisti, percorsi di accompagnamento per gli studenti della scuola secondaria di primo grado, seminari per genitori e insegnanti oltre a formazione per i docenti.La Città dei Talenti entrerà subito in servizio già da oggi, 30 settembre: è pronta ad accogliere gratuitamente i giovanissimi, con l’obiettivo di dar loro tutte quelle conoscenze necessarie per fare da adulti delle scelte di vita e professionali consapevoli, senza vincoli di genere o appartenenza sociale. Poi più avanti ci sarà un periodo di sospensione delle attività in sede perché a inizio 2021 partirà la ristrutturazione complessiva dell’edificio e per qualche mese non sarà quindi più possibile accedere ai piani ora disponibili.Marianna Lepore

Calo dei tirocini Regione per Regione: il Friuli ne perde due terzi, le meno colpite a sorpresa sono Sicilia e Calabria

Il crollo dei tirocini nei primi sei mesi del 2020 è stato del 48%, considerando la media nazionale. A fronte degli oltre 185mila tirocini che erano stati attivati nel primo semestre 2019, a causa del Covid questo numero nel 2020 si è fermato a poco più di 96mila, creando appunto una riduzione di quasi la metà. Ma non è dappertutto proprio così. La media somma insieme i tirocini attivati in tutte le Regioni italiane: ma in realtà a ben guardare vi sono grandi differenze tra territorio e territorio.Grazie ai dati inediti del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro la Repubblica degli Stagisti è in grado di tracciare una mappa, una sorta di “termometro” della “intensità” del crollo delle opportunità di stage extracurricolari Regione per Regione. Questo crollo, se scorporato, varia da una riduzione minima del 28%, poco più di un quarto, a una riduzione massima del 66%, che equivale a due terzi in meno.Le Regioni che in assoluto hanno risentito di più della situazione sono il Friuli Venezia Giulia, la Val D’Aosta e l’Umbria, con un calo certificato di molti punti percentuali superiore alla media nazionale.In particolare in Friuli la contrazione delle opportunità è stata la più alta d'Italia, vale a dire meno 66%: 969 tirocini attivati nel primo semestre 2020 a fronte di 2.223 che erano stati attivati nello stesso periodo dell’anno scorso. In Val d’Aosta si è registrato un meno 61%, con 97 tirocini attivati a fronte di 249. In Umbria i tirocini sono stati 1.438 nei primi sei mesi del 2020, il 56% in meno rispetto ai 3.241 dell’anno precedente.All’estremo opposto vi sono la Sicilia, la Calabria, la Provincia di Bolzano, il Molise, l'Abruzzo e la Campania: sei territori che hanno registrato cali molto meno importanti rispetto alla media.Mettendo i numeri sotto la lente di ingrandimento si vede che la Sicilia con 4.458 tirocini attivati nel primo semestre 2020 è stata la Regione che ha risentito meno della pandemia, registrando un calo di solo il 28% rispetto al dato dell’anno precedente (6.162). La Calabria e la Provincia di Bolzano entrambe con una riduzione del 33% (5.599 attivati in Calabria tra gennaio e giugno 2020 a fronte degli 8.352 dello stesso periodo del 2019; 808 a fronte di 1.201 per Bolzano); e il Molise che, pur con numeri molto piccoli (429 nel 2020, 657 nel 2019) statisticamente ferma la sua riduzione di tirocini a un meno 35%. E ancora l’Abruzzo, dove nei primi sei mesi del 2020 sono stati attivati 2.044 a fronte dei 3.436 del 2019, con una diminuzione del 41%; e la Campania che si attesta a meno 43% (6.896 a fronte di 12.148)Nel mezzo ci sono tutte le altre. Liguria e Sardegna a meno 47% (Liguria 3.117 a fronte di 5.933, Sardegna 1.951 a fronte di 3.655), poi Lombardia a meno 48%  (19.482 a fronte di 37.740), Puglia a meno 49% (6.291 a fronte di 12.294). Veneto, Lazio e Basilicata, pur con proporzioni diverse, statisticamente raggiungono tutte e tre esattamente un dimezzamento: un meno 50% che in Veneto consiste in 9.931 tirocini extracurricolari attivati nei primi sei mesi del 2020 a fronte dei 19.789 che erano partiti nello stesso periodo del 2019, in Lazio in 8.870 a fronte di 17.728, in Basilicata in 759 a fronte di 1.522.Meno 51% nelle Marche, dove tra gennaio e giugno di quest’anno sono stati avviati 2.575 tirocini rispetto ai 5.303 dello stesso lasso di tempo dell’anno scorso.Piemonte, Toscana e Provincia di Trento si attestano tutte e tre su un meno 52%: in particolare in Piemonte i tirocini sono stati 7.971 nel primo semestre 2020 quando erano stati 16.745 nel 2019; in Toscana 3.867 a fronte di 8.126; a Trento 547 a fronte di 1.139. E infine l’Emilia Romagna, dove ne sono stati attivati 8.276 a fronte dei 17.504 del 2019: qui dunque il calo è del 53%.Considerando poi esclusivamente i numeri del secondo trimestre del 2020, il calo rispetto all'anno scorso a livello nazionale è del 73%: 27mila attivati tra aprile e giugno di quest'anno contro gli oltre 100mila attivati negli stessi tre mesi del 2019.Qui i dati regionali indicano che le Regioni in cui la diminuzione nel secondo trimestre è stata più marcata sono la Sardegna (meno 85%), il Piemonte (meno 82%), e poi Lazio, Emilia Romagna e Toscana (tutte e tre a meno 80%).Invece i territori dove nel secondo trimestre i dati dei tirocini non sono calati così tanto sono la Regione Calabria (meno 29%), la Provincia autonoma di Bolzano (meno 39%), e – molto distaccate – le Regioni Campania e Sicilia entrambe con un risultato di meno 63%.Le differenze possono dipendere da varie ragioni. La prima e più importante è la policy che ciascuna Regione ha deciso di adottare, all’indomani del lockdown e poi nelle fasi successive, rispetto alla possibilità di attivare nuovi tirocini. Le Regioni che l’hanno vietato prima, o più a lungo, sono verosimilmente anche quelle che hanno poi risentito di cali maggiori. Un altro fattore significativo è quello della situazione economica: là dove la crisi economica “morde” di più le aziende sono restie ad attivare nuovi stage, quando vi è una tale incertezza rispetto a che ne sarà dei dipendenti.Ma attenzione. In situazioni come questa si profilano due worst-case scenario: il primo è appunto un crollo delle opportunità di stage per i giovani, dunque una drastica riduzione delle posizioni di stage aperte e contendibili. Il secondo, diametralmente opposto, è una “tenuta” del numero delle posizioni di stage sul mercato del lavoro, ma dovuta al tentativo di utilizzare gli stagisti, in un momento di crisi, come dipendenti a basso costo, distorcendo la finalità formativa dello strumento con l'obiettivo di ridurre i costi del personale. In questo senso le buone performance di Regioni storicamente “deboli” dal punto di vista economico, con mercati del lavoro fragili e solitamente non zeppi di opportunità, fanno sorgere più di un dubbio. Come mai proprio in Sicilia e in Calabria il numero dei tirocini attivati ha subito un calo così mite?In Sicilia, osservando i dati, si nota che vi è stato nel primo trimestre 2020 un numero di attivazioni molto alto, 3.049, il 28% in più rispetto all’anno precedente. Dunque si può presumere che la maggior parte dei tirocini “in più” sia stata attivata in maniera “innocente” prima che scoppiasse la bomba Covid. E infatti poi nel secondo trimestre i numeri delle attivazioni in Sicilia sono scesi molto, fermandosi a  1.409.Ma in Calabria invece a fronte di  2.184 attivazioni di stage extracurricolari nel primo trimestre 2020, tra gennaio e marzo, saltano all’occhio le 3.415 attivazioni nel secondo trimestre – come anticipato, solo il 29% in meno che l’anno precedente. Come si giustificano così tanti stage in partenza quest’anno proprio nei mesi di aprile, maggio e giugno, quando ad aprile e per gran parte di maggio si era in piena fase 1?Questi numeri sono di estremo interesse per chiunque voglia analizzare il “mercato degli stage” in epoca Covid nelle varie Regioni italiane. Non parlano da soli, ma pongono le basi per approfondimenti che sono tanto più necessari quanto più si considera importante, per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro, un sano utilizzo dello strumento dello stage.

Crollo degli stage causa Covid: meno opportunità per tutte le età, in particolare per le donne

Nei primi sei mesi di quest’anno il numero degli stage è crollato: si è passati dai  185.152 del 2019 ai 96.376 dello stesso periodo del 2020. Naturalmente la drastica diminuzione è dovuta al Covid: prima il lockdown che ha costretto molte imprese, enti pubblici e associazioni non profit a sospendere le attività, e/o riorganizzarsi per far lavorare dipendenti e collaboratori (e in alcuni casi anche stagisti) da casa; poi il contraccolpo economico, con cali di fatturato anche importanti, e preoccupazione rispetto a come fare per non dover licenziare il personale che ha avuto come conseguenza, in molti casi, la decisione di “congelare” gli ingressi di nuovi stagisti; infine le disposizioni della maggior parte delle Regioni che hanno bloccato tout-court, tra fine marzo e fine maggio, le attivazioni di nuovi tirocini.Ma chi è stato maggiormente impattato da questo crollo? A livello anagrafico non ci sono “vincitori e vinti”. Il calo di opportunità riguarda omogeneamente tutte le classi di età, e dunque le proporzioni restano le stesse, in epoca Covid, rispetto al passato. Come è ormai tipico in Italia gli stage riguardano solo in due casi su cinque persone veramente giovani, cioè al di sotto dei 25 anni. Una parte altrettanto larga di stagisti proviene dalla classe di età successiva, e cioè in altri due casi su cinque le persone avviate in stage hanno tra i 25 e i 34 anni: sono quelli che noi della Repubblica degli Stagisti chiamiamo gli stagisti “anzianotti”. Il restante quinto è rappresentato da persone over 35, con una ulteriore differenziazione tra chi sta sotto i 55 anni e chi invece ha superato anche quella soglia.Il Covid ha ridotto le opportunità per tutte le classi di età in maniera “democratica”. Dei circa 96mila tirocini attivati nel primo semestre 2020, poco pù di 38mila hanno riguardato persone molto giovani: gli stagisti al di sotto dei 25 anni hanno rappresentato, per la precisione, il 39,7%. Un numero pressoché identico alla classe anagrafica successiva: gli stagisti tra i 25 e i 34 anni sono stati 38.539, pari a poco meno del 40% del totale. 15.542 stage hanno poi riguardato, nei primi sei mesi del 2020, persone tra i 35 e i 54 anni, vale a dire il 16% del totale. Gli stagisti over 55, poco più di 4mila, hanno “pesato” per il 4% del totale.Il confronto con i dati dello stesso periodo del 2019 racconta una situazione pressoché identica, con un’unica differenza – tre punti percentuali in più – per la classe degli stagisti giovanissimi. Dei circa 185mila tirocini attivati nei primi sei mesi del 2019, un po' più di 79mila avevano infatti riguardato soggetti under 25: quasi il 43%. La quota di 25-34enni si era fermata al 39%, e gli stagisti tra i 35 e i 54 anni erano stati poco meno del 15% del totale. Gli stagisti over 55, poco meno di 6mila, avevano superato di poco il 3% del totale.Per quanto riguarda il genere non vi sono al momento “allarmi”, ma la situazione va monitorata, nei prossimi mesi, con grande attenzione. Il fenomeno dello stage non ha mai patito, in questi anni, delle discriminazioni di genere che troppo spesso affliggono invece il mercato del lavoro italiano: non sono state rilevate, negli anni, più o meno probabilità di ottenere uno stage in base al fatto di essere maschi oppure femmine.Ma in epoca Covid questa verità sembra cominciare a vacillare. Potrebbe essere un caso, una incongruenza momentanea. Ma va comunque segnalata: scorporando i  96.376 tirocini attivati nei primi sei mesi del 2020 nelle due tranche, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, si scopre che dei 69.352 attivati nel primo trimestre il 50,9% aveva riguardato donne, e il 49,1% uomini. Dunque fino a quel momento – il primo trimestre è largamente “pulito” dalle conseguenze del Covid, comprendendo i mesi di gennaio e febbraio in cui la pandemia non era ancora scoppiata – la situazione era ancora “standard” e vigeva una situazione di gender equality.Ma prendendo in considerazione invece i numeri del secondo trimestre, le attivazioni in favore di stagiste si fermano al 46,4%, e quelle in favore di stagisti salgono a 53,6%:  dei poco più di 27mila stage attivati tra aprile e giugno del 2020, 14.479 hanno infatti riguardato stagisti maschi e solo 12.545 stagiste femmine.Un confronto con l’anno scorso conferma che è la prima volta che si verifica una differenziazione così marcata – anche se sostanzialmente piccola – tra opportunità per i maschi e opportunità per le femmine: dei tirocini attivati nel primo trimestre 2019, poco meno di 85mila, esattamente il 51% aveva riguardato donne e il 49% uomini; per quanto riguarda i 100.433 del secondo trimestre 2019 la percentuale era praticamente perfetta a 50–50.In particolare, nel secondo trimestre 2020 le opportunità di stage sono aumentate in favore dei maschi per quanto riguarda i tirocini per persone under 25: qui il 56,7% delle attivazioni ha riguardato stagisti maschi. Anche nei primi due trimestri del 2019, nonché nel primo trimestre del 2020, i giovani maschi avevano avuto un leggero “vantaggio”, che si era però fermato a sempre poco sopra il 53%.Un altro calo, per le donne, sta nella fascia di età successiva, quella degli stagisti tra i 25 e i 34 anni. Qui le donne sono sempre state un po’ più numerose degli uomini. Basti pensare che nel primo trimestre del 2019 esse rappresentavano ben il 54,9% degli stage avviati, relegando i coetanei maschi al 45,1%. Idem per il secondo trimestre di quell’anno: il 54,3% dei 25-34enni erano donne, il 45,7% uomini. E ancora idem per il primo trimestre di quest’anno: stessa fascia di età, 45% maschi e 55% femmine. Eppure all’improvviso questo trend si inverte, proprio nel secondo trimestre del 2020: i 25-34enni avviati in stage balzano ad essere il 48% del totale di quella fascia di età, le 25-34enni scendono al 52%.Stesso discorso per la fascia di età 34-55 anni: donne “storicamente” più numerose, e uomini che si attestano sul 45,6% nel primo trimestre del 2019, sul 47,2% nel secondo trimestre 2019, sul 45,6% nel primo trimestre del 2020… Poi arriva il Covid e gli uomini improvvisamente diventano più numerosi: le attivazioni di stage nel secondo trimestre 2020 in quella fascia di età riguardano per un 51,7% uomini e solo per un 48,3% donne.Abbandonando le differenziazioni per classe di età, e considerando solo la variabile del genere, il trend della diminuzione degli stage di donne nel secondo trimestre è particolarmente evidente in Lombardia dove si passa, confrontando i trimestri, da una media di 52-53% a un 47% di stagiste donne, e in Veneto – da un 48-51% a un 45%.La differenza – “l’incongruenza” – del secondo trimestre 2020 complessivamente, a livello nazionale, è solo di quattro punti percentuali, dirà qualcuno. Quattro per cento in più di opportunità di stage per gli uomini, quattro per cento in meno per le donne. Che sarà mai. Forse è vero, che sarà mai. Ma meglio vegliare con attenzione e tenere a fuoco questi dati. Perché nei periodi di crisi economica, come quello che stiamo vivendo e che è cominciato, guardacaso, proprio nel secondo trimestre di quest’anno, il lavoro delle donne “inspiegabilmente” comincia a contare, in alcuni contesti, per alcuni datori di lavoro, meno di quello degli uomini. Mentre è importante che le donne possano continuare a disporre anche in epoca Covid delle stesse opportunità degli uomini. A cominciare dallo stage.

Tirocini in Lombardia prima del Covid, l'assessora regionale ha dato numeri sbagliati

Nei primi tre mesi del 2020 sono stati attivati sul territorio lombardo 14.904 tirocini extracurricolari. Nel secondo trimestre, a causa del Covid e anche del blocco imposto dalla Regione a partire dal 30 marzo e revocato solo il 18 maggio, le attivazioni sono state solamente 4.578. Dunque complessivamente nei primi sei mesi del 2020 in Lombardia, secondo i dati del ministero del Lavoro basati sulle Comunicazioni obbligatorie ottenuti dalla Repubblica degli Stagisti, sono stati attivati 19.482 tirocini extracurricolari. Considerando che nel primo trimestre del 2019 le attivazioni erano state 18.810 e nel secondo trimestre 18.930, ne risulta che la riduzione delle opportunità di tirocinio in Lombardia è perfettamente in linea con il dato nazionale: per la precisione meno 48,4%. Si apre però un “caso”. Il 9 giugno scorso Melania Rizzoli, assessora all'Istruzione, formazione e lavoro della Giunta Fontana, si è presentata nell’aula del consiglio regionale della Lombardia per rispondere alle interrogazioni formulate da alcuni consiglieri regionali. Una in particolare – avanzata da Pietro Bussolati, Paola Bocci, Raffaele Straniero, Maria Rozza e Matteo Piloni, tutti consiglieri regionali del PD – era focalizzata sui tirocini. Nel suo intervento Rizzoli aveva testualmente affermato: «I tirocini extracurricolari attivi in Lombardia alla data del 25 febbraio erano 15.576» aggiungendo che «solo una parte, circa un terzo, sono proseguiti con modalità a distanza».Ora, mediamente i tirocini durano diversi mesi. In particolare secondo i dati del Rapporto annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro tre quarti dei tirocini durano più di tre mesi: secondo le rilevazioni dei tirocini del 2019, per esempio, il 74% dura tra i 91 e i 365 giorni (cioè tra i tre e i dodici mesi), e un 2,7% dura oltre 365 giorni (sperabilmente solo i tirocini che riguardano persone disabili o soggetti svantaggiati, dato che per tutti gli altri il termine massimo di dodici mesi dovrebbe essere invalicabile).Come si diceva, solo nel primo trimestre di quest’anno sono stati attivati in Lombardia 14.904 stage extracurricolari; certo, alcuni saranno stati attivati dopo la data del 25 febbraio citata dall’assessora, ma non molti di meno tutto considerato. Poniamo anche, prudenzialmente, che i tirocini attivati tra il 1° gennaio e il 25 febbraio in Lombardia siano solo un numero intorno ai 10mila. Com’è possibile, oggettivamente, che il dato fornito dall’assessora Rizzoli sia corretto?Perché è impossibile che a questo numero non si debbano  aggiungere migliaia e migliaia di altri tirocini attivati negli ultimi mesi del 2019 e ancora in atto a febbraio. E non si tratta di soli 5mila e rotti che servirebbero per arrivare ai 15.576 di Rizzoli.La Repubblica degli Stagisti ha raccolto dalle Direzioni e Agenzie regionali competenti in materia di Lavoro i dati relativi a quanti tirocini fossero in essere nelle varie regioni al momento del lockdown, ed è dunque in grado di proporre dei dati oggettivi a partire dai quali fare un confronto. In particolare ecco quattro numeri significativi: in Emilia Romagna quando è cominciata la fase 1 erano in corso 17.087 tirocini extracurricolari, di cui – grazie all'incrocio con i dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro – siamo in grado di specificare che meno di 7mila erano stati attivati nel 2020, e i restanti 10mila erano stati attivati in precedenza; in Piemonte  12.597, in Lazio 13.988, e anche in questi due casi la quota di questi tirocini attivata nel 2020 sta sotto i 7mila; infine in Campania quando è scattato il lockdown risultavano attivi 12.101 tirocini, di cui meno di 5mila attivati nel 2020, e tutti gli altri “residuo” di attivazioni risalenti all'anno scorso.Alla data del 25 febbraio in Lombardia bisogna considerare che fossero in corso tutti i tirocini appena iniziati, attivati cioè nelle settimane immediatamente precedenti (dal 1° gennaio al 25 febbraio, appunto – quelli che noi stimiamo, per difetto, essere 10mila), ma anche tutte le migliaia di tirocini avviati nei mesi precedenti e non ancora conclusi.A livello statistico in Lombardia avviene un quinto degli stage di tutta Italia: si tratta in assoluto della Regione più importante per questo tipo di attività a cavallo tra la formazione e il lavoro.  In particolare, l'anno scorso si sono svolti in Lombardia 74.137 tirocini extracurricolari, oltre il doppio che in Lazio e in Piemonte (34.480 e 33.415 tirocini nel 2019, rispettivamente),  quasi due e volte e mezzo l'Emilia Romagna (30.551 nel 2019), e più del triplo che in Campania (che nel 2019 ne ha registrati 23.672).Ma se in Piemonte al momento del lockdown erano in corso un po' meno di 13mila tirocini extracurricolari, in Lazio quasi 14mila, in Campania oltre 12mila, in Emilia Romagna addirittura più di 17mila, risulta arduo credere che in Lombardia – Regione “regina” degli stage – potessero essercene in corso meno di 16mila!Se di solito la Lombardia “doppia” abbondantemente queste Regioni come numero di tirocini, com’è possibile che proprio in quel momento i suoi numeri fossero così bassi da essere solamente il 20% in più del Piemonte e della Campania? Solo il 10% in più del Lazio? Addirittura meno (!) che in Emilia Romagna?I pochi giorni di scarto (25 febbraio a fronte di 8 marzo) tra i periodi rilevati – per la circostanza che il lockdown della Lombardia è cominciato un paio di settimane prima di quello di Piemonte, Lazio e Campania – non bastano a giustificare una differenza così macroscopica.E però, d’altro canto, può l’assessora al Lavoro della Regione più popolosa ed economicamente più importante d’Italia sbagliarsi su un numero tanto importante come quello degli stage che si svolgono nella sua Regione? E per giunta farlo in una circostanza ufficiale, cioè rispondendo a una interrogazione in Consiglio Regionale? Chi ha fornito quei dati all’assessora? E quali sono i numeri corretti?La Repubblica degli Stagisti nelle scorse settimane ha provato a chiedere i dati all’Osservatorio regionale del mercato del lavoro e della formazione, che ha un progetto di Open data del mercato del lavoro in Lombardia. Ma, sorpresa, questo osservatorio – come confermato dal Crisp, il Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica utilità dell’università Milano Bicocca che lo gestisce – inspiegabilmente non registra i dati relativi al numero di tirocini formativi extracurricolari attivati sul territorio lombardo. Ma allora, chi ha questi numeri? E  quando li renderà pubblici?Eleonora Voltolina

Covid, crollano gli stage in Italia: quasi la metà di opportunità in meno nel primo semestre 2020

Il Covid ha determinato un crollo degli stage in Italia nel primo semestre del 2020. È l’incontrovertibile, anche se non certo inaspettata, verità che emerge dai dati inediti che il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha fornito alla Repubblica degli Stagisti, riguardanti le attivazioni di tirocini extracurricolari nel primo e nel secondo trimestre 2020, con un confronto diretto con gli stessi dati del 2019.I dati permettono di analizzare la flessione dei tirocini rispetto alle quattro principali variabili: quella geografica, Regione per Regione; quella di genere, confrontando i dati degli stagisti con quelli delle stagiste; quella anagrafica, suddividendo gli stagisti per classi di età; e infine il settore di attività dei “soggetti ospitanti”.Il crollo è quantificabile in circa un meno 50%: cioè nel primo semestre del 2020 vi è stata la metà delle opportunità di stage rispetto al 2019. Tale enorme calo si è realizzato, ovviamente, sopratutto nel secondo trimestre. Il primo trimestre ha avuto due mesi su tre di “normalità”, dato che solo a fine febbraio il problema del Coronavirus ha iniziato a prendere forma, dapprima solamente in Veneto e Lombardia; poi, a partire dal’8 marzo, è diventato un problema di rilevanza nazionale, con l’inizio del lockdown e della fase 1.I dati che oggi la Repubblica degli Stagisti è in grado di condividere con i suoi lettori, mettendoli a disposizione dell’opinione pubblica, sono riferiti ai tirocini extracurricolari attivati nel primo semestre del 2020. Non riguardano dunque la sorte dei tirocini che erano stati attivati a fine 2019, e che si sono ritrovati nella “morsa” del Covid quando erano già in corso da tempo, o magari addirittura in dirittura d’arrivo. E non riguardano i tirocini curricolari, quelli che coinvolgono persone impegnate in corsi di formazione formalmente riconosciuti (come per esempio studenti universitari o di master).Riguardano tutti i tirocini svolti al di fuori dei periodi di studio e attivati dal 1° gennaio al 30 giugno del 2020, suddivisi in due grandi insiemi: il primo trimestre, da inizio gennaio a fine marzo, e poi il secondo trimestre, da inizio aprile a fine giugno.Nel primo trimestre del 2020 risultano essere stati attivati in Italia 69.352 tirocini extracurricolari. La differenza con il 2019 non è enorme: l’anno scorso nello stesso periodo erano partiti 84.719 stage, dunque il primo trimestre si è chiuso “solo” con un meno 18%. Ma il motivo, come accennato, è che per larga parte di questo trimestre (due mesi su tre) il Covid ancora non c’era. O se c’era, non era ancora scoppiato l’allarme e dunque non erano ancora state prese le drastiche misure che, a partire dal 22 febbraio in Lombardia e Veneto e a partire dall’8 marzo nel resto d’Italia, hanno portato tantissime aziende a chiudere i battenti, e/o a convertire il lavoro dei dipendenti in attività da remoto.È nei dati del secondo trimestre del 2020 che si trova il vero e proprio crollo. A fronte degli oltre 100mila tirocini extracurricolari attivati nel 2019, per la precisione 100.433, nel 2020 ve ne sono stati solamente  27.024. La variazione in questo caso è pari a meno 73%. Un dato enorme – quasi tre quarti di occasioni di stage in meno – derivante anche dal fatto che nel gestire l'emergenza quasi tutte le Regioni, con una scelta decisamente opinabile, tra marzo e maggio hanno formalmente bloccato l'attivazione di nuovi tirocini. E per la prima volta in questo dato si intravede purtroppo anche una leggera discriminazione di genere. Solitamente negli stage non vi sono differenze di questo tipo. I dati dimostrano, da anni, che la percentuale di genere è stabile sul 50-50 sia rispetto alle opportunità di tirocinio, sia rispetto alle probabilità di assunzione post stage. Non vi sono dunque più o meno chance di ottenere un tirocinio se si è maschi o se si è femmine, o più o meno chance di essere assunti dopo lo stage in base al proprio genere.Ma in questo caso salta all’occhio – sempre che l'occhio sia allenato a rilevare le disparità tra i generi, beninteso –  che nel secondo trimestre del 2020 le attivazioni di stage hanno riguardato più i maschi che le femmine. Ciò vuol dire che, se per i maschi c’è stato un meno 71% di attivazioni, per le femmine c’è stato un meno 75%. Non è una differenza abissale, solo quattro punti percentuali. Ma è una differenza che va rimarcata, proprio perché di solito non si verifica. Solitamente quindi nel mondo degli stage c’è una – alquanto insolita nel mercato del lavoro italiano – gender equality. Questo primo dato potrebbe inaugurare l’inizio di un problema di pari opportunità anche nel campo dei tirocini? Speriamo proprio di no.In generale, sommando il primo e il secondo trimestre del 2020, abbiamo avuto in Italia 96.376 attivazioni di stage. Nello stesso semestre del 2019 le attivazioni erano state 185.152. Il crollo delle opportunità di stage si attesta dunque, per il primo semestre del 2020, su un meno 48%. Nei prossimi articoli sulla Repubblica degli Stagisti, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, approfondiremo i dati con lo spaccato anagrafico, con quello geografico e con quello dei settori di attività dei soggetti ospitanti.

Comitato delle Regioni, 24 posti di stage a Bruxelles con rimborso di 1.200 euro al mese: modalità da remoto fino a nuove disposizioni

C'è tempo fino al 30 settembre per candidarsi per un tirocinio al Comitato delle Regioni di Bruxelles nella sessione primaverile, prevista dal 16 febbraio al 15 luglio 2021. Per candidarsi a ricoprire uno dei 24 posti disponibili occorre essere cittadini di uno degli Stati membri dell’Unione europea o di uno Stato che è un candidato ufficiale per l’adesione; aver completato almeno il primo ciclo di un corso di istruzione superiore e ottenuto un diploma di laurea entro il termine ultimo per le candidature; avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell’Unione europea e una conoscenza soddisfacente di un’altra lingua di lavoro dell’Ue (francese o inglese).Il tirocinio presso il Comitato delle Regioni prevede un impegno full time di quaranta ore settimanali, con un'indennità pari a 1.200 euro. A questa cifra si aggiungono: rimborso dei costi di viaggio; indennità per l'uso dei trasporti pubblici a Bruxelles, pari a 25 euro al mese; un terzo di copertura dell'assicurazione sanitaria (che è opzionale) e l'assicurazione contro gli incidenti sul lavoro. Per candidarsi basta compilare l'apposito form online.   «Per le sessioni primaverile e autunnale del 2020 sono arrivate in totale 6.271 candidature» dice alla Repubblica degli Stagisti Matteo Miglietta della Direzione Press and Relations with Media, «Quasi il 40 per cento, per la precisione 2.281, provenivano da italiani, seguiti da spagnoli, 873, francesi, 303, e greci, 316». Anche nel 2019 l'Italia era stata la nazione più rappresentata, «con 2.213 candidature su 5.932» conferma Miglietta: «seguita sempre dalla Spagna, con 863, poi dalla Grecia, salita sul podio con 376 domande e dalla Francia con 348». In generale, le candidature risultano in crescita, anche se inferiori rispetto a qualche anno fa: si pensi che nel 2015 erano arrivate a 7.802. Grecia, Spagna, Italia e Francia sono i paesi con il più alto tasso di disoccupazione giovanile in Europa. Dato che può spiegare in qualche modo il maggiore appeal di esperienze formative all'estero in cui ricercare nuove e diverse opportunità. Questo nonostante gli stage presso le istituzioni europee non offrano possibilità di sbocco lavorativo diretto, in quanto per essere assunti bisogna superare una delle selezioni dell’Ufficio europeo di selezione del personale (Epso).  La Repubblica degli Stagisti ha chiesto alla Direzione Press come l'istituzione sta affrontando la gestione dei tirocini in fase Covid-19. «I tirocinanti devono seguire fino a nuovo ordine le stesse disposizioni applicate per lo staff del CdR», ha risposto Miglietta, «che significa telelavoro raccomandato per tutti con la possibilità di lavorare in ufficio su base volontaria una settimana su due».Ai tirocinanti viene dato un laptop che permette loro di avere accesso a tutto l'ecosistema informatico del CdR anche da casa. Ma il lavoro da remoto prevede delle limitazioni. «Non è consentito di fare telelavoro dall'estero», aggiunge l'addetto stampa «salvo circostanze eccezionali e debitamente giustificate quali lockdown, assenza di voli o treni per spostarsi. Questo perché la nostra offerta non prevede la possibilità di svolgere un tirocinio completamente "virtuale". Tuttavia, in alcuni casi particolari possono essere concesse delle deroghe».  Ad esempio? «Una deroga può essere concessa sulla base di un parere motivato fornito dai servizi di assistenza medica e sociale del CdR. Una motivazione potrebbe essere», specifica Miglietta, «una situazione familiare particolare che prevede la presenza a casa del tirocinante la sera o nei weekend. Di solito si tratta di situazioni legate alla condizione medica di un familiare, diventate più frequenti ora che le misure anti Covid-19 spesso non permettono di far assistere a domicilio le persone in difficoltà da assistenti sociali, infermieri o badanti».Il tirocinio rappresenta un'occasione per conoscere da vicino il Comitato delle Regioni, organo dell’Unione Europea creato nel 1994 in applicazione del Trattato di Maastricht e il cui obiettivo è quello di incentivare la cooperazione tra le regioni degli stati membri dell’Ue. Questo organo consultivo è composto da 353 membri (e altrettanti supplenti), rappresentanti gli enti regionali e locali.Per ricevere informazioni utili e suggerimenti da chi ha vissuto in prima persona l'esperienza di tirocinio al Comitato ci si può iscrivere al gruppo Facebook Trainee Alumni of the Committee of the Regions.Mediamente, ad oggi, le probabilità di superare le selezioni sono una su 125. Chi non dovesse rientrare nella prossima tornata, la cui selezione è aperta dal 1° aprile e si chiuderà il 30 settembre, potrà ricandidarsi per la sessione autunnale (16 settembre/15 febbraio 2021), per la quale saranno selezionati altri 24 tirocinanti, per un totale di 48 posti annuali. Le candidature in quel caso saranno aperte dal 1° ottobre al 31 marzo 2021.Rossella Nocca

Qual è l'impatto del Covid sui giovani? I dati inediti sul “mercato dello stage” di Piemonte e Liguria

Qual è l'impatto del Covid sui giovani in cerca di lavoro, e più in particolare sul “mercato dello stage” italiano?Alla domanda si può rispondere solo con i dati. Ma avere dati sugli stage è molto più difficile di quel che si potrebbe pensare. In attesa dei numeri e delle percentuali a livello nazionale, che dovrebbero arrivare dal ministero del Lavoro entro fine mese, la Repubblica degli Stagisti sta scandagliando Regione per Regione la situazione.Oggi parliamo di Nord-Ovest e precisamente di Piemonte e Liguria. A grandi linee il quadro che emerge è quello di una riduzione, a causa dell'epidemia, di circa il 50% delle opportunità di stage.Il Piemonte è una delle Regioni più importanti d'Italia rispetto alla possibilità di fare esperienze di tirocinio. Nel 2019 sul suo territorio sono stati attivati all'incirca 50mila esperienze “on the job” di questo tipo, di cui 33.415 extracurricolari (il numero è preciso al millimetro perché monitorato attraverso le comunicazioni obbligatorie, e reso pubblico ogni anno all'interno del Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro) più un numero indefinito di curricolari, che la Repubblica degli Stagisti stima tra i 15mila e i 20mila considerando la popolazione studentesca dell'università di Torino, del Politecnico di Torino, dell'università del Piemonte orientale e delle scuole di master e formazione presenti sul territorio.Dopo Lombardia, Veneto e Lazio, il Piemonte è la quarta Regione quanto a numero di tirocini extracurricolari attivati annualmente: in realtà si potrebbe dire che è terza a parimerito col Lazio, dato che nel 2019 in Lazio si sono registrate solamente mille attivazioni in più.Quando l'emergenza Covid è scoppiata, e precisamente alla data dell'8 marzo 2020, in Piemonte erano in corso 12.597 tirocini extracurricolari (nelle varie declinazioni – ininfluenti ai fini pratici – di “inserimento”, “reinserimento” e “inclusione”). Di questi, tra marzo e maggio ne sono stati sospesi 8.818: esattamente il 70%. Inizialmente la Regione Piemonte aveva fatto la scelta di proibire la prosecuzione degli stage da casa, dunque a marzo non vi era di fatto altra alternativa se non la sospensione o l'interruzione. Poi dopo qualche settimana il governo regionale è tornato sui suoi passi, e ha scelto di consentire questa modalità: a quel punto, a piccola velocità, alcuni tirocini sono ripresi. In particolare «il numero di tirocini riattivati tra il 3 aprile 2020 – data in cui è stato consentito, con atto regionale, di svolgere tirocini con modalità agile – e il 18 maggio 2020» scrive la Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Piemonte in risposta alle domande della Repubblica degli Stagisti, è pari a 3.998, aggiungendo che questi tirocini sono ripresi «presumibilmente in smart working». Dunque nel pieno della fase 1 meno della metà dei tirocini sospesi – per la precisione il 45% – è ripreso non appena è stato possibile farlo riprendere. Un'altra informazione utile è che, di quei 3.998 che sono potuti ripartire, la metà esatta (1.988) ad oggi risulta “cessata”. Il che, considerando il limite massimo di durata e il fatto che molti di quei tirocini erano già in corso da settimane o mesi, è abbastanza comprensibile.In totale i tirocini extracurricolari attivati in Piemonte nel primo semestre 2020, quindi dal 1° gennaio al 30 giugno 2020, sono stati 7.275. Nello stesso periodo del 2019 erano stati 15.126. Siamo quindi di fronte in Piemonte a una riduzione netta delle opportunità di stage per i giovani (e non solo) pari a quasi la metà: la diminuzione è del 48%. Ovviamente tale diminuzione è spiegata dal lockdown, dal rigore con cui durante la fase 1 e parte della fase 2 vi è stata proprio la proibizione di attivare nuovi tirocini, e poi dalla la comprensibile cautela delle imprese piemontesi ad attivare nuovi stage appena dopo il lockdown: la maggior parte dei datori di lavoro si preoccupa del personale che ha già in azienda, e che spesso sta lavorando a orari ridotti, con la cassa integrazione.E questa è la fotografia del più recente passato. Ma il presente? Qui i dati non sono moltissimi, ma comunque in grado di tracciare un primo quadro.Tra tra il 25 maggio e il 31 agosto del 2020 sono stati attivati sul territorio del Piemonte 5.279 tirocini extracurricolari (sempre considerando nel complesso quelli di inserimento, reinserimento e inclusione). Nello stesso periodo dell'anno scorso ne erano stati attivati 7.607. Ciò significa che la riduzione delle opportunità di stage, tra la fine della primavera e l'ultimo scorcio di estate, è stata nell'ordine di un terzo (precisamente del 31%).Passando alla Liguria, qui il numero complessivo di tirocini è naturalmente inferiore, anche perché la popolazione è numericamente molto inferiore rispetto a quella del Piemonte – un milione e mezzo di residenti contro quattro milioni e 400mila.Il fenomeno degli stage vive da molti anni in Liguria un periodo di auge: il numero di tirocini extracurricolari attivati in questa Regione è in costante aumento anno dopo anno dal 2014. Nel 2019 sono stati circa 17mila le esperienze di stage svolte Liguria sommando il numero certo 11.160 tirocini extracurricolari e il numero stimato dalla Repubblica degli Stagisti relativo ai tirocini curricolari.In particolare, secondo i dati forniti dall'Osservatorio Mercato del Lavoro dell'Alfa Liguria, le attivazioni di stage hanno subito letteralmente un tonfo tra marzo e maggio. La situazione si è leggermente ripresa a giugno, e ha dato un segnale positivo a luglio. In cifre concrete questo vuol dire che a marzo 2020 sono stati attivati 397 tirocini, il 60% in meno rispetto allo stesso mese del 2019, quando le attivazioni erano state 1.003. Ad aprile, in piena fase 1, le attivazioni sono state solamente 21, un meno 98% rispetto ad aprile 2019 che aveva registrato 1.037 attivazioni. Meno 88% anche a maggio, con 116 tirocini attivati rispetto ai 959 dello stesso mese dell'anno scorso. La situazione ha cominciato lievissimamente a riprendersi  a giugno, quando si sono registrate 838 attivazioni, “soltanto” il 29% in meno rispetto alle 1.177 del 2019. E il mese di luglio ha portato con sé un insperato segno più: 1.112 stage avviati, con un incremento del 5,5% rispetto al dato del 2019 (1.054). Purtroppo non sono disponibili dati specifici rispetto a quali sono le caratteristiche principali (numero di addetti, settore di attività) delle aziende che più frequentemente hanno attivato i 1.112 tirocini di luglio. È tuttavia più che probabile, dato che la Liguria è una meta turistica molto gettonata d'estate per le sue coste, che una larga fetta di aziende che hanno attivato questi tirocini siano strutture turistico-ricettive.Ovviamente per "recuperare" lo stallo quasi totale di marzo-aprile-maggio bisognerebbe avere un boom di attivazioni di tirocini nei prossimi mesi. Improbabile che in Liguria si riescano a eguagliare gli 11mila tirocini extracurricolari attivati nel 2019, o che in Piemonte si arrivi ai 33mila.

Stem e stereotipi di genere, IllimitHER smonta i limiti pezzo per pezzo con role-model giovani e brillanti

Ci sono limiti alle potenzialità di un giovane? E di una giovane donna? Certo, ci sono. Ogni persona può arrivare lì dove la portano le sue capacità, la voglia di imparare, la tenacia, l'attitudine ad adattarsi a nuovi ambienti, la proattività. Oltre che naturalmente – la fortuna. Questi sono i limiti “sani”, con cui ognuno di noi fa i conti nella vita. Ci sono poi dei limiti meno sani. Su quelli che derivano dall’ambiente in cui si nasce e dall’agiatezza della famiglia di origine dev’essere lo Stato a intervenire. Ma vi sono anche altri limiti “malati”, meno visibili ma altrettanto pericolosi: come quelli derivanti dagli stereotipi di genere, che frenano tante ragazze dal perseguire le proprie passioni e ambizioni in ambito tecnologico e scientifico perché “quella non è roba da donne”. Quando invece le cosiddette materie Stem (statistics, technology, engineering e mathematics) sono quelle che già oggi, e ancor più nei prossimi decenni, garantiranno le maggiori opportunità di occupazione.Per fortuna negli ultimi anni si stanno moltiplicando, nel mondo e anche in Italia, iniziative volte a capovolgere questi assiomi e a sradicare gli stereotipi. L'esempio più recente è quello di illimitHER, un programma voluto da illimity, banca fondata da Corrado Passera tre anni fa. Si tratta di incontri periodici, sia in presenza sia online, aperti al pubblico in cui vengono chiamate a parlare donne brillanti, prevalentemente –  ma non solo – esperte di materie scientifiche o tecnologiche. Il primo appuntamento dal titolo “Donne Stem, come compiere il salto dalla ricerca allo startupping” è andato in scena a fine luglio: protagonista la biotecnologa Diva Tommei, che guida Eit Digital Italia, una innovation factory per startup ad alto impatto tecnologico. Un avvio più che incoraggiante: 2mila persone hanno visto l'evento in streaming, e la registrazione ha raggiunto più di 40mila persone.Il prossimo evento è previsto per martedì 15 settembre alle 18 a Milano con Edwige Pezzulli, astrofisica appassionata di comunicazione  scientifica, Giuditta  Celli, chimica glaciologa da poco rientrata da una missione in Antartide, e la viceministra all’Istruzione Anna Ascani. «Il format classico degli appuntamenti di illimitHER consiste nella presenza di una sola donna protagonista che racconta la propria storia per ispirare i giovani e, soprattutto, le ragazze a intraprendere strade coraggiose negli studi e nel lavoro, sbloccando il proprio potenziale. Le protagoniste sono in genere donne under 35 che sfruttano la vicinanza generazionale con i più giovani per realizzare connessioni ancora più profonde» spiega Isabella Falautano. Invece l'appuntamento di martedì 15 è triplo: «Lo abbiamo chiamato “Marathon” perché, a differenza degli altri, è un ciclo di talk che avrà come ospiti ben tre personalità. Si tratta inoltre di un evento “phigital” – fisico e digitale – che potrà essere seguito sia dal vivo, presso BAM Biblioteca degli Alberi Milano, nostro partner di ecosistema, che sui canali social dei partner. Aspettiamo tante cittadine della Repubblica degli stagisti!».Isabella Falautano è Chief Communication & Stakeholder Engagement Officer in illimity, e da sempre  è attenta ai temi “di genere”: «Viviamo in un contesto che tradizionalmente indirizza le ragazze verso le materie umanistiche o la cura della persona e i ragazzi verso le materie scientifiche e tecnologiche, molto spesso a prescindere dalle reali attitudini. Il divario culturale inizia da piccoli» dice: «È sufficiente entrare in un negozio di giocattoli per rendersene conto. C’è una divisione netta tra reparti tutti declinati in rosa che vendono ad esempio giochi che simulano pulizia e cura della casa, dall’aspirapolvere ai ferri da stiro, sino a carrellini per servire cibi e mini-cucine, tutti con immagini rigorosamente di bambine e una cancellazione quasi totale dei bambini. Mentre i reparti con giochi scientifici, di scoperta e invenzione, piuttosto che di mini-ingegneria hanno una rappresentazione tutta al maschile, come se non fossero giochi adatti anche alle bambine».Dunque fin da piccole le bambine non si “vedono” in determinate attività, non hanno modelli a cui fare riferimento per proiettarsi nelle professioni tecnico-scientifiche: «C’è una assenza assordante di modelli femminili autorevoli nei libri scolastici» conferma Falautano «e questo porta a convinzioni diffuse e autolimitanti, indotte anche dal contesto, di non poter rivestire quei ruoli. E così via. I contesti incoraggianti familiari sono fondamentali, come quelli scolastici e sociali. È necessario combattere il pericolo della “pinkification” spingendo i e le giovani a cercare la propria strada sulla base di interessi e meriti e per farlo bisogna avviare un processo di consapevolezza e self empowerment fin dalle scuole elementari».Il discorso si lega anche al tema ricorrente – anche in questi giorni c’è stato un caso finito sui giornali: il Festival dell'Eros e della Bellezza a Verona, con un programma composto da #tuttimaschi  – della “rimozione di genere” negli eventi pubblici: dibattiti, talk show, eventi che invitano solo uomini, “cancellando” le donne, come se non ne esistessero di sufficientemente preparate o brillanti. L'obiettivo di IllimitHER è quello di invitare invece donne che ce l'hanno fatta, che brillano di luce propria in campi tradizionalmente percepiti come maschili, che hanno esperienza e cose da dire. Dare una ribalta alle donne esperte di Stem è un passaggio indispensabile per andare verso una parità di genere. «Nel mondo ideale si dovrebbe scegliere e invitare speaker sulla base del merito e del contributo che può dare ciascuno, con genere e altre variabili come invarianti» riflette Isabella Falautano: «Un mondo auspicabile dove ai tanti talenti femminili deve corrispondere anche un loro ruolo riconosciuto, nei vertici aziendali, nelle istituzioni e così via. Nel mondo reale, che soffre di un gender gap stratificato negli anni, le donne in ruoli “pesanti” sono proporzionalmente di meno rispetto ai peer maschili e persistono “soffitti di cristallo”. Serve quindi più impegno nell’individuazione e coinvolgimento di speaker donne: ce ne sono tante bravissime al di là del manipolo delle solite più note e riconosciute».Perché il dibattito pubblico non si può “accontentare” di Samantha Cristoforetti, Fabiola Gianotti  – o più di recente di Ilaria Capua. Gli uomini che parlano pubblicamente sono migliaia: altrettante dovrebbero essere le donne. «Noi nella selezione ci affidiamo al nostro ecosistema di partner in crescita costante che si compone di attori molto attivi sui temi di Diversity & Inclusion e di formazione» spiega Falautano: «Abbiamo creato insieme a loro un comitato editoriale in cui selezioniamo le role model da intervistare durante i nostri appuntamenti che hanno luogo due volte al mese. Ogni partner, a seconda della sua natura, ci consiglia donne under 35 nel mondo dell’innovazione, dell’imprenditoria, della politica, della sostenibilità, della scienza e della tecnologia. A soli due mesi dal lancio di illimitHER contiamo già dodici partner».Uno di essi è la Biblioteca degli alberi (BAM) di Milano, dove avrà luogo appunto incontro di martedì 15. «La collaborazione con ognuno dei partner prevede attività diverse» spiega ancora Isabella Falautano: «dall’individuazione di role model, al coinvolgimento delle loro reti per avere un vero impatto, all’esporre sempre più donne a reti di collaborazione e formazione continua. Con SheTech e Young Women Network abbiamo, ad esempio, iscritto trenta ragazze di illimity ai loro network e destinato 10 “quote sospese”  – esattamente come il “caffè sospeso” a Napoli  – a giovani che si affacciano al mondo del lavoro e che hanno manifestato il loro interesse ad entrare nelle reti al femminile. E sono arrivate oltre duecento candidature!
 Con Scuola di Politiche e Smart Future Academy allarghiamo la rete a studenti e studentesse presenti in tutta Italia e all’estero sostenendo al contempo le loro attività. Con Unstoppable Women di StartupItalia e Most Powerful Women di Fortune Italia raccontiamo invece le storie di ragazze che vanno oltre, attraverso rubriche ad hoc. Ortygia Business School sarà il nostro punto di contatto con le ragazze del Sud Italia dove il bisogno di queste iniziative è ancora più marcato. In una logica di open innovation abbiamo incluso luoghi dell’innovazione come Fintechdistrict e Plug&Play. Siamo connessi in ecosistema anche con Stem in the City, l’iniziativa del Comune di Milano per lanciare la cultura STEM tra le donne e con Valore D, la più grande associazione di imprese impegnate nel promuovere la diversita e l’inclusione. Ora alcune imprese ci hanno avvicinato e a breve ci sarà il primo incontro promosso insieme alla casa editrice Harper Collins con super blogger come role model. E siamo aperti a molti altri nella convinzione che insieme si possa andare lontano ed avere impatto sulla società».Dopo la “marathon” di martedì 15 settembre, l'appuntamento successivo è previsto per il 29 settembre, in occasione del Salone della CSR, e sarà dedicato alla sostenibilità per rispondere alla domanda “a cosa servono gli SDGs, e qual è il ruolo dello stakeholder engagement per costruire la propria strategia di sostenibilità?”. L’ospite dell’evento sarà Martina Rogato, Sustainability Advisor e presidente di Young Women Network, una rete di giovani – prevalentemente neolaureate e ai primi step della carriera – che esiste dal 2012 e che nel 2018 è stata capofila di “Palestre digitali”, un programma di formazione sulle professioni digitali dedicati ai giovani.

Corte costituzionale, stipendi sontuosi a giudici e dipendenti ma con gli stagisti continua l'avarizia

La Corte costituzionale italiana è l’ente con le retribuzioni più alte a favore dei suoi dipendenti. Un giudice costituzionale guadagna l’equivalente di 30mila euro al mese, più dei suoi omologhi in tutto il mondo. Ciò nonostante, a spregio del ridicolo, è straordinariamente avara quando si parla di stagisti. Nel 2013 una ricerca dell’economista Roberto Perotti, già docente alla Columbia University di New York e ora ordinario alla Bocconi, aveva dimostrato, confronti alla mano, quanto il trattamento economico dei nostri giudici costituzionali fosse completamente sproporzionato rispetto agli altri Paesi: oltre mezzo milione di euro all’anno era all'epoca la retribuzione per il presidente della Corte (per la precisione quasi 550mila), 458mila per i singoli giudici componenti. Addirittura il triplo allora (oggi il doppio) rispetto ai “Justice” della celeberrima Corte Suprema degli Stati Uniti. E non solo gli stipendi dei singoli giudici costituzionali italiani erano (e sono) fuori misura: l’intera Corte italiana costa il triplo di quella inglese.Forse anche a causa degli echi di quella ricerca, e in diretta conseguenza di una misura del governo Renzi che aveva imposto il limite di 240mila euro alle retribuzioni annuali lorde di tutti i dipendenti pubblici compreso il primo presidente della Corte di cassazione – cui lo stipendio dei giudici costituzionali è per legge parametrato – a decorrere dal 1° maggio del 2014 la retribuzione dei Giudici costituzionali era stata ridotta di un quinto circa, scendendo a 360mila euro all’anno.Ma la “macchina” della Corte Costituzionale è ancora straordinariamente costosa – per tutte le voci, tranne che guarda un po’ per quella dell’indennità destinata ai tirocinanti.Solo per le “spese correnti” della categoria 1, quella che riguarda i quindici togati, il Bilancio di Previsione della Corte per l’anno finanziario 2019 indica una spesa di quasi otto milioni di euro (per la precisione: 7 milioni 917mila euro) tra retribuzione, oneri previdenziali ed erariali a carico dei giudici, oneri per quiescenza a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici, e infine Irap e altri oneri previdenziali a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici.Altri 28 milioni e 680mila euro sono indicati, nella categoria 2, per le spese relative al personale in attività di servizio (da notare qui, al capitolo 209, che gli stagisti vengono quantomeno nominati: vi sono 544.500 euro in bilancio nel 2019 per “Compensi ad incaricati esterni, stranieri e componenti Collegio esperti in contabilità pubblica e rimborsi spese di viaggio a stagisti”). Questi 28 milioni e rotti servono a pagare poco meno di trecento “teste”: 155 dipendenti di ruolo, otto dipendenti a contratto, 62 dipendenti “comandati” da altre amministrazioni, 44 carabinieri del comando della Corte più quattro vigili del fuoco, e infine quindici persone con “incarichi conferiti e in svolgimento”, di cui sette al Servizio Studi. Facendo una media ognuna di queste persone – ovviamente sempre ricordando il mezzo pollo di Trilussa* – percepisce dalla Corte Costituzionale una retribuzione di circa 100mila euro all’anno.Quasi 13 milioni di euro vengono infine spesi ogni anno per la categoria 3, “Personale in quiescenza” - per il Riequilibrio del Fondo trattamento previdenziale dei Giudici costituzionali e quello del personale. Parliamo di ventiquattro ex giudici costituzionali più undici loro superstiti, e poi 147 ex dipendenti e ottantotto loro superstiti. Ognuno di questi pensionati d’oro (sempre Trilussa in mente) riceve dalla Corte poco meno di 50mila euro all’anno.E per gli stagisti? Per gli stagisti niente, o quasi. Nel bando attualmente aperto per il nuovo programma di tirocini che si svolgeranno all’interno della Corte costituzionale dal 1° dicembre 2020 al 31 luglio 2021, i cui termini per le candidature sono stati proprio l’altro ieri prorogati (inizialmente la finestra per le candidature era  prevista in chiusura per aprile, poi per maggio, ma la procedura era stata poi bloccata causa Covid; riaperta di recente con scadenza 7 settembre, ora la deadline è stata spostata al 25 settembre) si scoprono i dettagli di questo “niente-o-quasi”. I candidati devono avere curriculum impeccabili: tra i titoli richiesti ci sono una laurea almeno quadriennale in Giurisprudenza o materie equipollenti con un voto minimo di 105 e la conoscenza di più lingue straniere, e punti aggiuntivi derivano naturalmente dall’aver già svolto praticantati professionali o dall’essere autori di pubblicazioni su riviste cartacee e non cartacee. Il limite massimo di età è indicato in trent’anni – e in effetti è improbabile che vi siano molti under 25 in grado di arrivare in cima alla graduatoria, considerando i requisiti.Peccato che a fronte di ciò la Corte costituzionale preveda un trattamento economico veramente inqualificabile. L’emolumento previsto è di soli trecento al mese, e per giunta questi trecento euro vengono erogati solamente a fronte di pezze d’appoggio che comprovino le spese sostenute – quindi i poveri stagisti devono conservare gli scontrini e le ricevute per poter provare che, sì, mangiare e dormire e spostarsi per la città costa. Dulcis in fundo, tale trattamento economico è riservato esclusivamente ai candidati che abitano fuori Roma. Per gli stagisti romani l'indennità è pari a zero.Calcolatrice alla mano, per assicurare ai sei stagisti – già, i posti sono solo sei – 800 euro al mese per gli otto/dieci mesi di durata di questo tipo di tirocini basterebbe un fondo tra i 40 e i 50mila euro all’anno. Briciole su un bilancio con le cifre ripercorse poco sopra. Eppure sembra che la Corte costituzionale non voglia mettere a budget, per gli stagisti, nemmeno un terzo di quella cifra.Già nel 2014 qui sulla Repubblica degli Stagisti avevamo lanciato l’allarme, spiegando nel dettaglio quale inghippo normativo permetteva alla Corte Costituzionale di prendere stagisti gratis, ignorando la normativa della Regione in cui aveva sede (il Lazio) in tema di tirocini extracurricolari e nello specifico l'obbligo a erogare una indennità minima. In estrema sintesi: un buco nella Riforma Fornero, a cui sono legate le Linee guida sui tirocini e di conseguenza tutte le normative regionali. Tale buco consiste nel fatto che le disposizioni della riforma Fornero valgono per tutte le imprese private e le «pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001». Quel decreto del 2001 spiega che «per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale».La Corte costituzionale non c'è. Dunque non è nemmeno assoggettata all'accordo Stato-Regioni sui tirocini extracurricolari, e di conseguenza nemmeno alla legge regionale del Lazio e alle prescrizioni in tema di indennità mensile. «La Corte Costituzionale […] pertanto non è tenuta ad applicare quest’ultima legge, né, di conseguenza, aderire all’accordo adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 24 gennaio 2013»: questa era stata la risposta fornita sei anni fa a un'università che aveva sollevato la questione.Qualcosa nel frattempo è, a onor del vero, lievissimamente migliorato. I tirocini fino al 2014-2015 erano completamente gratuiti – addirittura nel bando del 2010 si leggeva, quasi vessatoriamente, che «lo stage non può in alcun modo e a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro né può dar luogo a pretese di compensi o ad  aspettative di futuri  rapporti lavorativi. Inoltre non sono configurabili pretese del partecipante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati dello stage o in ordine alle spese ed agli eventuali inconvenienti  che esso potrebbe  comportare a carico dell’interessato» (“pretese”! “eventuali inconvenienti”!). Quantomeno adesso nel bando è scomparsa la parola “pretese” e sono previsti trecento euro al mese per i tirocinanti che arrivano da fuori Roma.Inoltre a livello formale la Corte Costituzionale ha trasformato di recente gli stage di questo suo programma da extracurricolari a curricolari, in quanto il bando adesso impone non solo che i candidati siano laureati ma che siano anche attualmente iscritti «ad un dottorato di ricerca, ad una scuola di specializzazione, ad un master, ovvero l’essere beneficiario di una borsa di studio o di un assegno di ricerca», oppure «agli studiosi che hanno un rapporto di studio con l’Istituto Universitario Europeo». Una mossa furba, perché così può continuare a pretendere che i candidati siano già laureati, ma non le si può più imputare di ignorare la normativa della Regione Lazio sui tirocinanti extracurricolari. Per i tirocini curriculari purtroppo la gratuità continua ad essere permessa, dunque non è illegale non erogare nulla ai tirocinanti se il tirocinio si configura come curricolare. Ma la situazione continua a essere al di sotto della soglia della dignità, specialmente considerando quanti soldi ogni anno vengono spesi per tutte le altre persone che a vario titolo operano all’interno della Corte costituzionale italiana. L’appello della Repubblica degli Stagisti allora è duplice: al Segretario Generale della Corte Costituzionale Carlo Visconti e al direttore del Servizio affari generali e personale, Annibale D'Oro, affinché sanino questa stortura e trovino, nell’opulento bilancio della Corte, qualche decina di migliaia di euro per assicurare a tutti i tirocinanti (anche a quelli curriculari, e anche a quelli residenti a Roma!) una indennità mensile dignitosa: se non gli 800 euro al mese, pari al minimo indicato nella normativa della Regione Lazio, almeno una cifra che vi si avvicini. E poi l’appello va anche ai legislatori, affinché trovino il modo di recidere il legame tra l’obbligo di erogare una indennità agli stagisti e il raggio d’azione della Riforma Fornero, in modo da togliere questo alibi e obbligare anche la Corte costituzionale, qualora prendesse tirocinanti extracurricolari, a destinare loro un emolumento decente.In modo che sia un po’ meno allucinante la compresenza, nelle stanze della Corte, tra giudici pagati 360mila euro all’anno e stagisti pagati zero.*La Statisticadi TrilussaSai ched'è la statistica? È na' cosache serve pe fà un conto in generalede la gente che nasce, che sta male,che more, che va in carcere e che spósa.Ma pè me la statistica curiosaè dove c'entra la percentuale,pè via che, lì, la media è sempre egualepuro co' la persona bisognosa.Me spiego: da li conti che se fannoseconno le statistiche d'adessorisurta che te tocca un pollo all'anno:e, se nun entra nelle spese tue,t'entra ne la statistica lo stessoperch'è c'è un antro che ne magna due.Er compagno scompagno:Io che conosco bene l'idee tueso' certo che quer pollo che te magni,se vengo giù, sarà diviso in due:mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni.No, no - rispose er Gatto senza core -io non divido gnente co' nessuno:fo er socialista quanno sto a diggiuno,ma quanno magno so' conservatore.