Corte costituzionale, stipendi sontuosi a giudici e dipendenti ma con gli stagisti continua l'avarizia

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 11 Set 2020 in Notizie

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La Corte costituzionale italiana è l’ente con le retribuzioni più alte a favore dei suoi dipendenti. Un giudice costituzionale guadagna l’equivalente di 30mila euro al mese, più dei suoi omologhi in tutto il mondo. Ciò nonostante, a spregio del ridicolo, è straordinariamente avara quando si parla di stagisti.

Nel 2013 una ricerca dell’economista Roberto Perotti, già docente alla Columbia University di New York e ora ordinario alla Bocconi, aveva dimostrato, confronti alla mano, quanto il trattamento economico dei nostri giudici costituzionali fosse completamente sproporzionato rispetto agli altri Paesi: oltre mezzo milione di euro all’anno era all'epoca la retribuzione per il presidente della Corte (per la precisione quasi 550mila), 458mila per i singoli giudici componenti. Addirittura il triplo allora (oggi il doppio) rispetto ai “Justice” della celeberrima Corte Suprema degli Stati Uniti. E non solo gli stipendi dei singoli giudici costituzionali italiani erano (e sono) fuori misura: l’intera Corte italiana costa il triplo di quella inglese.

Forse anche a causa degli echi di quella ricerca, e in diretta conseguenza di una misura del governo Renzi che aveva imposto il limite di 240mila euro alle retribuzioni annuali lorde di tutti i dipendenti pubblici compreso il primo presidente della Corte di cassazione – cui lo stipendio dei giudici costituzionali è per legge parametrato – a decorrere dal 1° maggio del 2014 la retribuzione dei Giudici costituzionali era stata ridotta di un quinto circa, scendendo a 360mila euro all’anno.

stage lavoroMa la “macchina” della Corte Costituzionale è ancora straordinariamente costosa – per tutte le voci, tranne che guarda un po’ per quella dell’indennità destinata ai tirocinanti.

Solo per le “spese correnti” della categoria 1, quella che riguarda i quindici togati, il Bilancio di Previsione della Corte per l’anno finanziario 2019 indica una spesa di quasi otto milioni di euro (per la precisione: 7 milioni 917mila euro) tra retribuzione, oneri previdenziali ed erariali a carico dei giudici, oneri per quiescenza a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici, e infine Irap e altri oneri previdenziali a carico della Corte sulla retribuzione dei giudici.

Altri 28 milioni e 680mila euro sono indicati, nella categoria 2, per le spese relative al personale in attività di servizio (da notare qui, al capitolo 209, che gli stagisti vengono quantomeno nominati: vi sono 544.500 euro in bilancio nel 2019 per “Compensi ad incaricati esterni, stranieri e componenti Collegio esperti in contabilità pubblica e rimborsi spese di viaggio a stagisti”).

Questi 28 milioni e rotti servono a pagare poco meno di trecento “teste”: 155 dipendenti di ruolo, otto dipendenti a contratto, 62 dipendenti “comandati” da altre amministrazioni, 44 carabinieri del comando della Corte più quattro vigili del fuoco, e infine quindici persone con “incarichi conferiti e in svolgimento”, di cui sette al Servizio Studi. Facendo una media ognuna di queste persone – ovviamente sempre ricordando il mezzo pollo di Trilussa* – percepisce dalla Corte Costituzionale una retribuzione di circa 100mila euro all’anno.

Quasi 13 milioni di euro vengono infine spesi ogni anno per la categoria 3, “Personale in quiescenza” - per il Riequilibrio del Fondo trattamento previdenziale dei Giudici costituzionali e quello del personale. Parliamo di ventiquattro ex giudici costituzionali più undici loro superstiti, e poi 147 ex dipendenti e ottantotto loro superstiti. Ognuno di questi pensionati d’oro (sempre Trilussa in mente) riceve dalla Corte poco meno di 50mila euro all’anno.

E per gli stagisti? Per gli stagisti niente, o quasi.

stage lavoroNel bando attualmente aperto per il nuovo programma di tirocini che si svolgeranno all’interno della Corte costituzionale dal 1° dicembre 2020 al 31 luglio 2021, i cui termini per le candidature sono stati proprio l’altro ieri prorogati (inizialmente la finestra per le candidature era  prevista in chiusura per aprile, poi per maggio, ma la procedura era stata poi bloccata causa Covid; riaperta di recente con scadenza 7 settembre, ora la deadline è stata spostata al 25 settembre) si scoprono i dettagli di questo “niente-o-quasi”.

I candidati devono avere curriculum impeccabili
: tra i titoli richiesti ci sono una laurea almeno quadriennale in Giurisprudenza o materie equipollenti con un voto minimo di 105 e la conoscenza di più lingue straniere, e punti aggiuntivi derivano naturalmente dall’aver già svolto praticantati professionali o dall’essere autori di pubblicazioni su riviste cartacee e non cartacee. Il limite massimo di età è indicato in trent’anni – e in effetti è improbabile che vi siano molti under 25 in grado di arrivare in cima alla graduatoria, considerando i requisiti.

Peccato che a fronte di ciò la Corte costituzionale preveda un trattamento economico veramente inqualificabile. L’emolumento previsto è di soli trecento al mese, e per giunta questi trecento euro vengono erogati solamente a fronte di pezze d’appoggio che comprovino le spese sostenute
– quindi i poveri stagisti devono conservare gli scontrini e le ricevute per poter provare che, sì, mangiare e dormire e spostarsi per la città costa. Dulcis in fundo, tale trattamento economico è riservato esclusivamente ai candidati che abitano fuori Roma. Per gli stagisti romani l'indennità è pari a zero.

Calcolatrice alla mano, per assicurare ai sei stagisti – già, i posti sono solo sei – 800 euro al mese per gli otto/dieci mesi di durata di questo tipo di tirocini basterebbe un fondo tra i 40 e i 50mila euro all’anno. Briciole su un bilancio con le cifre ripercorse poco sopra. Eppure sembra che la Corte costituzionale non voglia mettere a budget, per gli stagisti, nemmeno un terzo di quella cifra.

Già nel 2014 qui sulla Repubblica degli Stagisti avevamo lanciato l’allarme, spiegando nel dettaglio quale inghippo normativo permetteva alla Corte Costituzionale di prendere stagisti gratis, ignorando la normativa della Regione in cui aveva sede (il Lazio) in tema di tirocini extracurricolari e nello specifico l'obbligo a erogare una indennità minima.

In estrema sintesi: un buco nella Riforma Fornero, a cui sono legate le Linee guida sui tirocini e di conseguenza tutte le normative regionali. Tale buco consiste nel fatto che le disposizioni della riforma Fornero valgono per tutte le imprese private e le «pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001». Quel decreto del 2001 spiega che «per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale».

La Corte costituzionale non c'è. Dunque non è nemmeno assoggettata all'accordo Stato-Regioni sui tirocini extracurricolari, e di conseguenza nemmeno alla legge regionale del Lazio e alle prescrizioni in tema di indennità mensile. «La Corte Costituzionale […] pertanto non è tenuta ad applicare quest’ultima legge, né, di conseguenza, aderire all’accordo adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 24 gennaio 2013»: questa era stata la risposta fornita sei anni fa a un'università che aveva sollevato la questione.

Qualcosa nel frattempo è, a onor del vero, lievissimamente migliorato. I tirocini fino al 2014-2015 erano completamente gratuiti – addirittura nel bando del 2010 si leggeva, quasi vessatoriamente, che «lo stage non può in alcun modo e a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro né può dar luogo a pretese di compensi o ad  aspettative di futuri  rapporti lavorativi. Inoltre non sono configurabili pretese del partecipante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati dello stage o in ordine alle spese ed agli eventuali inconvenienti  che esso potrebbe  comportare a carico dell’interessato» (“pretese”! “eventuali inconvenienti”!). Quantomeno adesso nel bando è scomparsa la parola “pretese” e sono previsti trecento euro al mese per i tirocinanti che arrivano da fuori Roma.

Inoltre a livello formale la Corte Costituzionale ha trasformato di recente gli stage di questo suo programma da extracurricolari a curricolari, in quanto il bando adesso impone non solo che i candidati siano laureati ma che siano anche attualmente iscritti «ad un dottorato di ricerca, ad una scuola di specializzazione, ad un master, ovvero l’essere beneficiario di una borsa di studio o di un assegno di ricerca», oppure «agli studiosi che hanno un rapporto di studio con l’Istituto Universitario Europeo».
Una mossa furba, perché così può continuare a pretendere che i candidati siano già laureati, ma non le si può più imputare di ignorare la normativa della Regione Lazio sui tirocinanti extracurricolari. Per i tirocini curriculari purtroppo la gratuità continua ad essere permessa,
dunque non è illegale non erogare nulla ai tirocinanti se il tirocinio si configura come curricolare.

Ma la situazione continua a essere al di sotto della soglia della dignità, specialmente considerando quanti soldi ogni anno vengono spesi per tutte le altre persone che a vario titolo operano all’interno della Corte costituzionale italiana.

L’appello della Repubblica degli Stagisti allora è duplice: al Segretario Generale della Corte Costituzionale Carlo Visconti e al direttore del Servizio affari generali e personale, Annibale D'Oro, affinché sanino questa stortura e trovino, nell’opulento bilancio della Corte, qualche decina di migliaia di euro per assicurare a tutti i tirocinanti (anche a quelli curriculari, e anche a quelli residenti a Roma!) una indennità mensile dignitosa: se non gli 800 euro al mese, pari al minimo indicato nella normativa della Regione Lazio, almeno una cifra che vi si avvicini.

E poi l’appello va anche ai legislatori, affinché trovino il modo di recidere il legame tra l’obbligo di erogare una indennità agli stagisti e il raggio d’azione della Riforma Fornero, in modo da togliere questo alibi e obbligare anche la Corte costituzionale, qualora prendesse tirocinanti extracurricolari, a destinare loro un emolumento decente.

In modo che sia un po’ meno allucinante la compresenza, nelle stanze della Corte, tra giudici pagati 360mila euro all’anno e stagisti pagati zero.



*
La Statistica
di Trilussa

Sai ched'è la statistica? È na' cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì, la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due.

Er compagno scompagno:
Io che conosco bene l'idee tue
so' certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni.
No, no - rispose er Gatto senza core -
io non divido gnente co' nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so' conservatore.

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