Eleonora Voltolina
Scritto il 23 Set 2020 in Notizie
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Il Covid ha determinato un crollo degli stage in Italia nel primo semestre del 2020. È l’incontrovertibile, anche se non certo inaspettata, verità che emerge dai dati inediti che il ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha fornito alla Repubblica degli Stagisti, riguardanti le attivazioni di tirocini extracurricolari nel primo e nel secondo trimestre 2020, con un confronto diretto con gli stessi dati del 2019.
I dati permettono di analizzare la flessione dei tirocini rispetto alle quattro principali variabili: quella geografica, Regione per Regione; quella di genere, confrontando i dati degli stagisti con quelli delle stagiste; quella anagrafica, suddividendo gli stagisti per classi di età; e infine il settore di attività dei “soggetti ospitanti”.
Il crollo è quantificabile in circa un meno 50%: cioè nel primo semestre del 2020 vi è stata la metà delle opportunità di stage rispetto al 2019. Tale enorme calo si è realizzato, ovviamente, sopratutto nel secondo trimestre. Il primo trimestre ha avuto due mesi su tre di “normalità”, dato che solo a fine febbraio il problema del Coronavirus ha iniziato a prendere forma, dapprima solamente in Veneto e Lombardia; poi, a partire dal’8 marzo, è diventato un problema di rilevanza nazionale, con l’inizio del lockdown e della fase 1.
I dati che oggi la Repubblica degli Stagisti è in grado di condividere con i suoi lettori, mettendoli a disposizione dell’opinione pubblica, sono riferiti ai tirocini extracurricolari attivati nel primo semestre del 2020. Non riguardano dunque la sorte dei tirocini che erano stati attivati a fine 2019, e che si sono ritrovati nella “morsa” del Covid quando erano già in corso da tempo, o magari addirittura in dirittura d’arrivo. E non riguardano i tirocini curricolari, quelli che coinvolgono persone impegnate in corsi di formazione formalmente riconosciuti (come per esempio studenti universitari o di master).
Riguardano tutti i tirocini svolti al di fuori dei periodi di studio e attivati dal 1° gennaio al 30 giugno del 2020, suddivisi in due grandi insiemi: il primo trimestre, da inizio gennaio a fine marzo, e poi il secondo trimestre, da inizio aprile a fine giugno.
Nel primo trimestre del 2020 risultano essere stati attivati in Italia 69.352 tirocini extracurricolari. La differenza con il 2019 non è enorme: l’anno scorso nello stesso periodo erano partiti 84.719 stage, dunque il primo trimestre si è chiuso “solo” con un meno 18%. Ma il motivo, come accennato, è che per larga parte di questo trimestre (due mesi su tre) il Covid ancora non c’era. O se c’era, non era ancora scoppiato l’allarme e dunque non erano ancora state prese le drastiche misure che, a partire dal 22 febbraio in Lombardia e Veneto e a partire dall’8 marzo nel resto d’Italia, hanno portato tantissime aziende a chiudere i battenti, e/o a convertire il lavoro dei dipendenti in attività da remoto.
È nei dati del secondo trimestre del 2020 che si trova il vero e proprio crollo. A fronte degli oltre 100mila tirocini extracurricolari attivati nel 2019, per la precisione 100.433, nel 2020 ve ne sono stati solamente 27.024. La variazione in questo caso è pari a meno 73%. Un dato enorme – quasi tre quarti di occasioni di stage in meno – derivante anche dal fatto che nel gestire l'emergenza quasi tutte le Regioni, con una scelta decisamente opinabile, tra marzo e maggio hanno formalmente bloccato l'attivazione di nuovi tirocini.
E per la prima volta in questo dato si intravede purtroppo anche una leggera discriminazione di genere. Solitamente negli stage non vi sono differenze di questo tipo. I dati dimostrano, da anni, che la percentuale di genere è stabile sul 50-50 sia rispetto alle opportunità di tirocinio, sia rispetto alle probabilità di assunzione post stage. Non vi sono dunque più o meno chance di ottenere un tirocinio se si è maschi o se si è femmine, o più o meno chance di essere assunti dopo lo stage in base al proprio genere.
Ma in questo caso salta all’occhio – sempre che l'occhio sia allenato a rilevare le disparità tra i generi, beninteso – che nel secondo trimestre del 2020 le attivazioni di stage hanno riguardato più i maschi che le femmine. Ciò vuol dire che, se per i maschi c’è stato un meno 71% di attivazioni, per le femmine c’è stato un meno 75%. Non è una differenza abissale, solo quattro punti percentuali. Ma è una differenza che va rimarcata, proprio perché di solito non si verifica. Solitamente quindi nel mondo degli stage c’è una – alquanto insolita nel mercato del lavoro italiano – gender equality. Questo primo dato potrebbe inaugurare l’inizio di un problema di pari opportunità anche nel campo dei tirocini? Speriamo proprio di no.
In generale, sommando il primo e il secondo trimestre del 2020, abbiamo avuto in Italia 96.376 attivazioni di stage. Nello stesso semestre del 2019 le attivazioni erano state 185.152. Il crollo delle opportunità di stage si attesta dunque, per il primo semestre del 2020, su un meno 48%.
Nei prossimi articoli sulla Repubblica degli Stagisti, grazie ai dati del Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie del ministero del Lavoro, approfondiremo i dati con lo spaccato anagrafico, con quello geografico e con quello dei settori di attività dei soggetti ospitanti.
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