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«Cambiare il mondo del lavoro e dare dignità ai meno rappresentati», le priorità post Covid per il sindacato

«Ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono i più vulnerabili, donne e giovani»: secondo recenti dati Istat il dodici per cento delle imprese intende ridurre l’organico quando finirà la cassa integrazione e «in questo contesto la disoccupazione giovanile potrebbe toccare il 23,5 per cento». Una fotografia sul futuro del lavoro in Italia che Massimiliano Tarantino, direttore Fondazione Feltrinelli, presenta insieme a una serie di dati poco incoraggianti per il mercato del lavoro – un crollo del pil stimato dalla Commissione europea di oltre l’undici per cento, un’impresa su tre a rischio fallimento, più di due terzi delle aziende italiane con un calo di fatturato negli ultimi sei mesi, quattro anni di lenti miglioramenti spazzati via sul fronte dell’occupazione e mezzo milione di persone che hanno perso il lavoro da inizio pandemia.Il mercato del lavoro ha sofferto in questi mesi di chiusura e continuerà a farlo. Ma ci sono stati anche dei piccoli risultati quasi positivi, come la rivoluzione dello smart working, prepotentemente diventato realtà proprio causa Covid. Lavorare da casa però significa anche essere in grado di farlo, quindi migliorare le proprie competenze per essere al passo con i tempi e farlo attraverso la formazione, che non deve mai essere abbandonata, ricorda Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Group.Ma non tutti hanno potuto lavorare da casa e per alcuni la pandemia e il lungo lock down hanno significato rimanere senza lavoro e senza stipendio. È capitato soprattutto alle categorie di lavoratori e lavoratrici meno contrattualizzati – quelle più a rischio proprio per la mancanza di tutele. In questo senso l’Italia è molto lontana da un concetto di dimensione europea del lavoro – nota l'avvocata Cathy La Torre – e per farlo sarebbe necessario estendere gli ammortizzatori sociali ai tanti che solo in emergenza Covid hanno avuto un aiuto economico dallo Stato: «Alcune forme di lavoro atipico sono state escluse e questo forse perché sono talmente tante che legislatore e governo si dimenticano che esistono». D'accordo Maurizio Landini, segretario generale della Cgil dal 2019, che ricorda come il governo abbia dovuto inventare in questa fase forme di tutela per una vasta gamma di soggetti. «È vero, il Governo ha fatto provvedimenti senza conoscere tutte le forme di lavoro esistenti. Il paradosso è che siamo arrivati a farli anche per i lavoratori in nero. Non dovrebbero esistere, ma poiché ci sono e senza quel lavoro non mangiano abbiamo introdotto un bonus invece di affrontare il problema».Bonus per tutti, tranne per gli stagisti, obietta Marianna Lepore della Repubblica degli Stagisti – ricordando i grandi risultati ottenuti negli ultimi anni sul tema stage, come l’introduzione in ogni Regione del diritto a un’indennità mensile per i tirocini extracurriculari. Che restano, però, sempre in secondo piano quando si parla di lavoro, «tanto che in emergenza Covid nessuno sembrava preoccuparsi degli stagisti». E solo dopo diversi mesi alcune regioni hanno appoggiato la proposta della Repubblica degli Stagisti di introdurre un bonus per questa categoria, decisione presa da Lazio, Toscana, Valle d’Aosta, Calabria, Emilia Romagna e Marche. Uno scarso interesse verso gli stagisti che nasconde poca conoscenza sul tema, visto che la platea è tutt’altro che esigua: «circa 500mila tirocinanti nel solo 2019 in Italia, 355mila quelli extracurriculari registrati dal Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie e gli altri circa 150mila curriculari, stimati dalla RdS». E forse, rimarca Lepore, lo scarso interesse verso questa platea è causato anche dall’assenza di una rappresentanza sindacale dedicata esclusivamente a questi soggetti, che possa fare da ponte con il mondo politico. «Sono assolutamente d’accordo che i giovani non debbano essere sfruttati, fare uno stage ma in realtà lavorare come gli altri lavoratori: se però vogliamo cambiare questa situazione dobbiamo far tornare il lavoro un elemento centrale di valorizzazione», concorda il segretario Landini, spingendosi a suggerire che questa battaglia dovrebbe essere fatta da tutto il sindacato in Europa. Il futuro dell’occupazione in Italia non sembra roseo per i più giovani e sono ancora una volta i numeri a confermarlo. «Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro più di un giovane su sei ha perso il lavoro da marzo ad oggi e nonostante questo le qualifiche richieste aumentano, con la richiesta indispensabile di stage che spesso sono contratti di lavoro gratuito» spiega Arianna Preite, coordinatrice della testata giovanile Scomodo, formata da under 25. Preite ricorda anche il silenzio assordante sul mondo universitario, «non è stata prevista nessuna riduzione delle tasse o facilitazioni verso i giovani ora in maggiore difficoltà», con il rischio di un calo di iscrizioni. Eppure già esiste «un gap su numero di laureati nel confronto tra Italia ed Europa». Negli ultimi anni però in Europa sono stati fatti molti progressi nell’ambito del lavoro secondo Reiner Hoffman, presidente della Confederazione tedesca dei sindacati (DGB), «ma devono essere ancorati con misure concrete. Le persone devono sentire che l’Europa protegge il buon lavoro e dobbiamo promuoverlo in Italia, porre fine alla liberalizzazione senza fine». Hoffman aggiunge che i sindacati saranno molto forti se riusciranno a portare avanti la contrattazione collettiva e che è necessaria «una nuova politica per quanto riguarda l’orario di lavoro che metta in primo piano gli interessi dei lavoratori e non solo le richieste di flessibilità dei datori di lavoro». Livia Spera, Segretaria generale dell’European Training Foundation, ricorda come esista un mercato unico che «è stato costruito senza un’adeguata rete di protezione sociale», con la conseguenza che i lavoratori finiscono per mettersi in competizione gli uni con gli altri. Ha ricordato la situazione dei lavoratori dei trasporti che «abbiamo applaudito perché ci consegnavano pasti e medicinali a casa, o merci non essenziali, o rimpatriavano i concittadini, ma ora hanno perso o perderanno il lavoro, senza alcun diritto». La teoria di Spera è che la crisi economica abbia esasperato problemi che già esistevano: «non vinceremo mai la sfida ambientale se non vinceremo quella sociale, non sposteremo mai il traffico merci dalla strada se il lavoro dell’autotrasporto continuerà ad essere estremamente conveniente per i datori di lavoro». E lancia un allarme: «La crisi doveva essere occasione per rilanciare nuovo discorso su trasporto e lavoro, ma nei documenti programamtici preparati dalle prossime tre presidenze della Commissione europea non abbiamo letto nemmeno una volta le parole lavoro e lavoratore». Poi ricorda che il sindacato deve fare delle riflessioni perché il mondo cambia ma i metodi devono rimanere gli stessi. Che il sindacato debba adeguarsi ai nuovi tempi è d’accordo anche Landini: «Abbiamo fatto degli errori in questi anni», riconosce il segretario della Cgil, «e da sindacalista dico che se non ci mettiamo insieme con i giovani, con i precari, per garantire i diritti di tutti non ne usciamo. Questo vuol dire cambiare il sindacato: le persone hanno il diritto di organizzarsi collettivamente e fare coalizione. Questi diritti vanno garantiti. Ma le nuove forme di lavoro, le partite iva, i lavori intermittenti, gli stagisti, questi diritti non li hanno. Perciò va ricostruita una legislazione che dia dignità al lavoro e batterci perché chi non ha diritti ce li abbia. Una battaglia che dobbiamo fare tutti assieme». La discussione ha avuto luogo pochi giorni fa nel corso dell'evento «Riportare il lavoro al centro dell’Europa», secondo appuntamento della rassegna Forza Lavoro! organizzata dalla Fondazione Feltrinelli, moderato da Giada Ferraglioni: «Nei prossimi giorni scriveremo a tutte le associazioni di lavoratori che in questo periodo si sono messe assieme per tutelarsi, per incontrarci, metterci assieme e vedere come ottenere i diritti. Il mondo del lavoro in tutte le sue forme se vuole ottenere qualcosa si deve unire». La proposta è interessante. E la Repubblica degli Stagisti – che non è un’associazione di stagisti, ma una testata giornalistica che da oltre dieci anni cerca di tutelarli e che in questi mesi ha raccolto gli sfoghi, i dubbi, le domande dei tirocinanti dimenticati da tutti, e che si è fatta promotrice di una proposta di un’indennità per gli stagisti rimasti a secco per mesi con tirocini interrotti, senza gli sbocchi professionali previsti – già fin d'ora dà la sua disponibilità a collaborare con la Cgil e con tutti gli altri sindacati, per battersi anche per i diritti dei tirocinanti.

Tirocini alla Commissione europea, mille posti a 1.220 euro: da oggi aperte le candidature

Si aprono oggi, mercoledì 16 luglio, e si chiuderanno il 31 agosto le candidature per la prossima sessione di tirocini presso la Commissione europea, i cosiddetti Blue Book Traineeships. I candidati devono aver completato il primo ciclo di un corso di istruzione universitaria ottenendo una laurea di primo livello (laurea triennale) o un titolo equivalente e non devono aver svolto un altro stage (con o senza compenso) per più di sei settimane presso una delle istituzioni europee. Possono candidarsi i laureati di qualsiasi nazionalità ed età e in qualsiasi disciplina. È richiesta la conoscenza di due lingue dell'Unione europea, mentre l'esperienza professionale e l'istruzione post universitaria sono preferibili ma non indispensabili. Non esistono limiti per ricandidarsi più volte.I fortunati selezionati svolgeranno il proprio tirocinio presso una fra le sedi di Bruxelles (Belgio), Grange (Irlanda) e Lussemburgo nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 31 luglio 2021. I tirocinanti riceveranno un rimborso spese di 1.220,78 euro, più un’indennità per coprire le spese di viaggio da e verso il luogo di origine. Inoltre potrà essere riconosciuta dalla Commissione una copertura sanitaria pari a 13,13 euro al mese. A carico dei tirocinanti sarà invece l’alloggio, il cui costo varia generalmente fra i 350 e i 550 euro al mese a seconda della tipologia di ospitalità. Il tirocinio sarà spalmato su 40 ore settimanali, 8 al giorno, secondo gli orari vigenti presso la Commissione, cioè dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 17.30. I tirocinanti selezionati avranno la possibilità di approfondire la conoscenza dell’Unione europea, dei processi e delle politiche delle istituzioni europee e di svolgere un ruolo chiave nel lavoro quotidiano della Commissione. A seconda delle direzioni di assegnazione, essi potranno essere impiegati in mansioni diverse, nei campi del diritto della concorrenza, delle risorse umane, della politica ambientale, della comunicazione etc. Potranno essere chiamati a organizzare gruppi di lavoro e riunioni, redigere documentazioni, preparare relazioni e tanto altro. Le preselezioni si svolgeranno da settembre a novembre, le selezioni tra dicembre e gennaio e i risultati finali saranno comunicati a fine gennaio 2021. Per l’ultima sessione iniziata a marzo, sono state 10.612 le candidature, a fronte delle circa 8.600 delle sessioni di marzo e ottobre 2019. Tradizionalmente, gli italiani sono i più numerosi tra i candidati: in questo caso sono stati 1.840. Le altre nazionalità più rappresentate sono state: francesi, spagnoli, greci e tedeschi.Intanto il 31 luglio, per chi ha scelto di continuare, si concluderà la sessione di tirocini di marzo, iniziata in piena emergenza Covid-19. La Repubblica degli Stagisti ha chiesto all’Ufficio tirocini come si è comportata l’istituzione nel delicato frangente. «Date le circostanze senza precedenti, la Commissione ha offerto opzioni eccezionali ai tirocinanti, al fine di garantire la loro sicurezza e consentire loro una fruttuosa esperienza di tirocinio» spiega l'ufficio stampa «e in particolare, i tirocinanti hanno potuto decidere di: continuare il tirocinio fino al 31 luglio in condizioni di telelavoro e tornare ad ottobre per ricominciare un tirocinio di cinque mesi; terminare il tirocinio corrente e tornare anche a ottobre; oppure continuare il tirocinio fino al 31 luglio. La maggior parte dei tirocinanti ha scelto la prima opzione». Un’altra sessione ci sarà tra il 1° ottobre e il 28 febbraio 2021.Nonostante il particolare momento storico e le tante incertezze, il tirocinio nelle istituzioni europee continua a rappresentare una opportunità formativa e umana da cogliere per un giovane che si affaccia al mondo del lavoro e vuole farlo con un’esperienza internazionale prestigiosa e stimolante. Questo anche se, ricordiamo, non prevede alcuna possibilità di sbocco diretto, in quanto alle istituzioni europee si accede solo tramite concorsi indetti a livello centrale dell’Ufficio europeo di selezione del personale.Rossella Nocca

Stagisti in difficoltà per il Covid, arriva la risposta (e forse anche i soldi) della Commissione europea

Là dove il governo italiano non è arrivato nell’aiutare i tirocinanti, nei prossimi mesi forse arriverà l’Europa. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha infatti dichiarato nero su bianco nei giorni scorsi che uno degli strumenti finanziari che l’Ue sta approntando per aiutare gli Stati membri, il Sure, potrebbe essere usato anche per indennizzare le persone che si sono viste sospendere o interrompere lo stage causa Covid.Il Sure è uno strumento finanziario che si propone di mettere a disposizione degli Stati membri dell’Unione europea che ne faranno richiesta un prestito molto agevolato –che complessivamente potrebbe arrivare fino a 100 miliardi di euro – per finanziare misure di sostegno e protezione dei lavoratori. L’acronimo Sure sta per “temporary Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”, vale a dire: supporto temporaneo per mitigare i rischi di disoccupazione in un periodo di emergenza.In prima linea nella battaglia per l’apertura dello Sure anche all’indennizzo dei tirocinanti è l'italiano Brando Benifei, capodelegazione degli eurodeputati del Partito Democratico, da sempre attento al tema degli stage e dell’occupazione giovanile. «Penso che il Sure debba essere utilizzato anche per indennizzare coloro che hanno perso il tirocinio»: sulla scorta di questa convinzione Benifei a fine aprile ha preso carta e penna e ha mandato una lettera direttamente alla presidente della Commissione europea per sollevare alla sua attenzione «la particolare situazione che sta affrontando una categoria sociale particolarmente vulnerabile, ovvero quella dei giovani impiegati in tirocini e stage formativi extracurriculari», ricordando che «molti di questi giovani hanno visto il loro percorso terminare bruscamente a causa dello scoppio della pandemia, ed essendo al di fuori di un sistema di protezione sociale adeguata, subiscono frontalmente gli effetti della crisi, sotto il profilo personale, educativo, professionale ed economico» e sottolineando la necessità di «assicurare che i ragazzi che si trovano in stage o tirocini oggi non siano lasciati soli, elaborando un piano di aiuto per sostenere la loro condizione attuale e affrontare ad esempio le spese quotidiane, in particolare ove il tirocinio si svolga lontano da casa» oltre che di «garantire continuità del loro processo professionale e formativo». La lettera è stata cofirmata dall'intera delegazione italiana del Gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo e quindi anche da Pietro Bartolo, Simona Bonafé, Carlo Calenda, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro, Giuseppe Ferrandino, Elisabetta Gualmini, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuliano Pisapia, Franco Roberti, Massimiliano Smeriglio, Irene Tinagli e Patrizia Toia.«L’elemento di solidarietà intergenerazionale nell’affrontare l’emergenza deve essere messo al centro della discussione» si legge in uno dei passaggi più significativi della lettera: «Le misure dispiegate hanno necessariamente avuto un impatto significativo sui conti pubblici, producendo alti livelli di debito che finiranno a pesare sulle spalle delle future generazioni, le stesse che oggi si trovano purtroppo trascurate nelle risposte nazionali adottate per la lotta agli effetti economici e sociali del Covid, come stagisti e tirocinanti».Nella sua risposta all’interrogazione di Benifei, datata 1 luglio, Ursula von der Leyen ammette che «nel contesto della recessione provocata dalla pandemia di Covid-19, i giovani avranno effettivamente bisogno di un sostegno supplementare nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro e i tirocini dovrebbero costituire una tappa fondamentale di tale processo». Un sostegno supplementare, certo, perché anche per loro il Covid ha avuto conseguenze devastanti. «Prendo atto altresì della posizione del Parlamento europeo, che ha più volte ribadito l’importanza di garantire la realizzazione di tirocini di qualità» scrive ancora Von Der Leyen «e di combattere gli abusi attraverso misure a livello dell’Ue».Visti gli sviluppi dei due mesi intercorsi tra l'invio della lettera e la risposta, si può riassumere che la domanda specifica di Benifei alla presidente della Commissione fosse nel frattempo diventata: si può pensare di utilizzare parte dei fondi Sure anche a favore degli stagisti? «Prendo atto del Suo invito a estendere la portata dello strumento Sure in modo da comprendervi misure nazionali di sostegno al reddito per i giovani tirocinanti che hanno subito l’interruzione o la sospensione del loro percorso» risponde von der Leyen: «L’assistenza finanziaria fornita nell’ambito di Sure è destinata al finanziamento di regimi di riduzione dell’orario lavorativo o misure analoghe volte a tutelare i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi dal rischio di disoccupazione. La concezione di tali misure resta tuttavia una prerogativa degli Stati membri; l’ammissibilità al sostegno dei giovani impiegati in tirocini e stage formativi extracurricolari dipenderà dalle regole dei singoli regimi nazionali». Al di là dell’inevitabile rimpallo alle scelte dei governi nazionali, la chiave è quel passaggio della sua risposta in cui accanto ai lavoratori dipendenti la presidente elenca, nella platea per la quale è pensato il Sure, anche i lavoratori autonomi: «Quindi vengono date risorse non legate a un posto di lavoro in essere che viene mantenuto, seppure in sostegno artificiale con la cassa integrazione» commenta Benifei: «Vengono indennizzate anche situazioni dove il lavoro si interrompe, cioè il lavoratore autonomo viene indennizzato perché di fatto si presume che abbia perso del lavoro». Quindi, andando per analogia, se lo strumento non è rigidamente riservato ai lavoratori dipendenti, si può pensare di usarlo anche per gli stagisti? La risposta della Commissione europea è sì: «Il senso del perché io ho fatto questa domanda alla presidente von der Leyen è perché credo che nel momento in cui le risorse di Sure sono utilizzabili per varie situazioni, vadano utilizzate anche per sostenere con un indennizzo quegli stagisti che – magari secondo alcuni criteri che può stabilire il governo – hanno perso uno stage, che di fatto era un lavoro, e con cui quelle persone avevano iniziato a costruire una famiglia, una carriera». Il fatto che la presidente della Commissione europea non escluda a priori la possibilità che anche gli stagisti possano beneficiare di questo fondo è estremamente importante, perché dopo due batoste – nei due decreti Cura Italia e Rilancio non vi è nemmeno l’ombra di misure a favore dei tirocinanti – vorrebbe dire che forse si potrebbe riaprire uno spazio per risarcire coloro che a causa del Covid hanno perso tra marzo e oggi il loro tirocinio, con conseguente perdita del reddito derivante dall’indennità di stage.«Lo Sure potrebbe mettere a disposizione potenzialmente fino a 100 miliardi di euro a livello generale europeo» riassume alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei: «L’Italia ha già fatto richiesta la settimana scorsa, e possiamo dire realisticamente che potrebbe avere circa un quinto delle risorse: quindi si parla di circa venti miliardi di euro da usare nei prossimi due anni. I soldi dovrebbero arrivare a settembre, perché Sure sarà erogabile nelle casse degli Stati che ne avranno fatto richiesta quando tutti i Paesi europei avranno autorizzato – e alcuni hanno bisogno di passaggi parlamentari che devono fare nelle prossime settimane – la messa a disposizione di una garanzia di risorse pubbliche che vengono usate per emettere dei titoli con cui si finanzia questo finanziamento».E attenzione, sottolinea l’europarlamentare PD: questi soldi possono essere usati anche in maniera retroattiva. «Questo sulla stampa non è uscito molto, ma il Sure può finanziare retroattivamente le misure, cioè può essere usato anche per situazioni – in questo caso, la perdita del tirocinio – che si sono realizzate all’interno del periodo del lockdown».Nel frattempo, in questi giorni in Italia si sta completando l’iter di conversione in legge del Decreto Rilancio. La settimana scorsa l’emendamento Gribaudo / Ungaro e altri che proponeva di destinare cento milioni di euro alle Regioni affinché li distribuissero ai tirocinanti in difficoltà ha ricevuto parere contrario dalla Commissione Bilancio, ed è stato ritirato. «Penso che sia stato un errore non trovare il modo di comprendere dentro il decreto la proposta che stava alla base dell’emendamento, anche in una forma “adattata”» dice Benifei: «Un errore a cui mi auguro che il governo voglia rimediare, per esempio facendo ciò che io ho in qualche modo auspicato facendo questa interrogazione alla Presidente della Commissione europea». L'europarlamentare ricorda che le Regioni in questo frangente possono fare molto, come già alcune hanno fatto: «Il governo ha spinto tutte le regioni, al di là dell’emendamento, a fare delle misure specifiche con le proprie risorse: i fondi strutturali avanzati dalla programmazione europea sono stati, grazie al lavoro del Parlamento europeo, resi più semplici e più flessibili da utilizzare per questa finalità». Ma le risposte delle singole Regioni non bastano: «Capiamo le difficoltà del governo, ma si tratta di una fetta di giovani che rischia di pagare troppo per questa crisi: credo che questo pezzo di mondo giovanile debba avere risposte più incisive» aggiunge Benifei: «Mi auguro che a breve si possano trovare soluzioni con le Regioni, con gli strumenti che dicevo, ma anche una soluzione più generale grazie all’uso delle risorse europee. È una cosa su cui io mi batterò».

Stage a distanza, alle Nazioni Unite l’emergenza diventerà normalità?

«Consideriamo urgente evidenziare la nostra profonda preoccupazione per le nuove linee guida elaborate dal Segretariato per introdurre su base permanente tirocini a distanza senza rimborso spese»: poche parole, semplici, che introducono la lettera inviata il 2 giugno da Fair Internship Initiative al Segretariato generale delle Nazioni Unite. Un’idea, quella del “remote internship”, che già nel 2017, in tempi non sospetti, venne avanzata dal Segretariato come risposta a costo zero a chi evidenziava la mancanza di diversity tra gli stagisti all’Onu, dovuta principalmente dall’assenza di un rimborso spese che finiva per escludere in automatico la partecipazione di giovani dai Paesi più poveri. Già allora la Fair Internship Initiative, coalizione di stagisti e giovani professionisti delle Nazioni Unite nata nel 2015 con l’obiettivo di richiedere tirocini pagati e di qualità, si era schierata contro la decisione, «il cui effetto non sarebbe quello di aumentare l’accessibilità dei tirocini delle Nazioni Unite, comunque privi di rimborso spese, ma piuttosto di trasformarli in consulenze non retribuite prive di sufficienti opportunità di formazione», spiega alla Repubblica degli Stagisti Pablo Lopez di FII. Il piano si arenò anche grazie alle proteste e solo l’Unodc di Vienna introdusse questa modalità per casi eccezionali, come problemi di salute dello stagista o difficoltà nell’ottenere il visto.Qualcosa è cambiato, ora: la pandemia Covid 19 ha obbligato tutto il personale a passare al telelavoro, inclusi i tirocinanti. «L’occasione giusta per l’amministrazione del Segretariato di rispolverare il vecchio piano» aggiunge Lopez: «L’intenzione è quella di approfittare della necessità attuale di svolgere gli stage a distanza per introdurre nuovi regolamenti che normalizzino questa modalità in maniera permanente anche quando le misure restrittive saranno ritirate». La situazione attuale, infatti, è quella di tirocinanti che continuano a proseguire a distanza i loro stage, «con varie agenzie che continuano a reclutarne di nuovi che molto probabilmente non metteranno mai piede in ufficio».La Repubblica degli Stagisti si è battuta nei mesi della pandemia per la prosecuzione dello stage da remoto, in smart internshipping, per consentire ai tanti che avevano cominciato i tirocini di non rimanere a casa lunghi mesi senza far nulla e senza ricevere una minima entrata economica. E sottolineando come alcuni tipi di stage possano tranquillamente proseguire anche a distanza. Ma il rapporto personale con i colleghi, l’apprendimento visivo, il vivere i luoghi di lavoro, sono tutti aspetti altrettanto importanti in uno stage che non possono essere definitivamente cancellati.«I tirocini a distanza limitano drasticamente il valore educativo e formativo di uno stage, riducendoli a consulenze non retribuite e favorendo ulteriormente lo sfruttamento del lavoro non pagato» sostiene Lopez: «Non potendo interagire direttamente con l’ambiente di lavoro e diplomatico, ricevere supervisione quotidiana, partecipare a incontri informali, riunioni ed eventi, il ruolo del tirocinante a distanza si limita a consegnare documenti e lavoro, riducendo enormemente la possibilità di sviluppare le necessarie soft skills per interagire nell’ambiente internazionale». Essere un tirocinante “virtuale” significa soprattutto ridurre le possibilità di networking, il vero valore aggiunto di uno stage, oltre a rendere difficile quasi inesistente il rapporto con supervisore e colleghi.A supporto di come tirocini di questo tipo possano in alcune situazioni portare a sviluppare ansia se non addirittura depressione vi sono i risultati di un sondaggio realizzato dalla Fair Internship Initiative a fine aprile: «Tutte le opportunità di relazione, tutoraggio, apprendimento, formazione incrociata e partecipazione a eventi che completano l’esperienza di tirocinio sono sparite e ora sono praticamente solo un consulente non retribuito» e «Penso che gli stagisti siano i più colpiti dall’emergenza Coronavirus. Abbiamo trascorso quasi la metà del tempo facendo lo stage da casa. Andare in ufficio, conoscere nuove persone, acquisire esperienza sul campo, sono caratteristiche chiave di uno stage che ora, vista la situazione straordinaria, stanno fallendo» sono alcune delle dichiarazioni di due stagisti, uno alle Nazioni Unite, l’altro al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo.«Contrariamente a quel che si pensa, i tirocini a distanza non risolvono il problema della mancanza di pari opportunità di accesso e fruizione del programma» sottolinea Lopez: «Anzi, riproducono le disparità già esistenti». In una situazione simile, infatti, alle differenze di base tra chi può fare uno stage senza rimborso spese in città molto costose – come Ginevra o New York – si aggiungono le difficoltà di avere ulteriori spese per trovare sistemazioni migliori con un buon accesso a internet e stanze singole dove vivere e lavorare. Oltre a dispositivi di base, come computer e programmi altrimenti non necessari in ufficio.Difficile dire con certezza questa situazione quanti stagisti abbia coinvolto, perché è già complicato stabilire quanti siano quelli alle Nazioni Unite, vista la distribuzione in diverse agenzie. FII ha provato a capirne qualcosa in più tramite un sondaggio lanciato a fine marzo che ha raccolto le testimonianze di 223 stagisti distribuiti in 37 location – non necessariamente altrettante agenzie – in tutto il mondo, inclusa l’Italia.Oltre il novanta per cento aveva già a inizio pandemia ricevuto direttive sulle nuove disposizioni del telelavoro, l’undici per cento ha dovuto terminare lo stage prima del previsto a causa di pressioni ricevute dall’amministrazione e otto stagisti su dieci hanno criticato la comunicazione sulle disposizioni per lo smart internshipping. Alle spese di viaggio e alloggio si sono per alcuni sommate quelle di rimpatrio anticipato: su questo fronte una piccola goccia nel mare è stata data dalle poche agenzie che hanno deciso di aiutare i propri stagisti, come l’Unep che ha dato 500 dollari a tutti i suoi tirocinanti per far fronte a queste spese, l’Ifad che ha rimborsato il costo del viaggio di rimpatrio, e l’Ilo che ha aumentato l’attuale rimborso per aiutare i tirocinanti a coprire le spese di assicurazione sanitaria.La Repubblica degli Stagisti ha provato a più riprese a chiedere un’intervista al Segretariato dell’Onu per sentire anche il loro punto di vista, ma a tutt’oggi nonostante le richieste di sollecito non è stato possibile avere un confronto su questo tema. Né risposta, a un mese di distanza, è stata data alla lettera della Fair Internship Initiative, che ha ricevuto da fonti confidenziali informazioni «di una considerevole determinazione a portare avanti questa riforma», ma ha anche ricevuto da un funzionario del dipartimento risorse umane la notizia che finita l’emergenza «le condizioni di tirocinio torneranno a essere quelle previste nel regolamento interno sui tirocini». Una risposta ufficiale da parte del Segretariato aiuterebbe a mettere chiarezza sulla questione.La lettera della Fair Internship Initiative ha ricevuto l’appoggio di Unog, Unov, Unfsu, delle associazioni del personale di Escap e Eclac, del sindacato del personale Eca, del consiglio del personale Escwa e di associazioni di stagisti a Ginevra, Nairobi e New York. «Diversi direttori di agenzie Onu hanno espresso il loro supporto, sia agenzie che già includono un rimborso spese, come i Direttori generali dell’Ilo e dell’Oms, il vice commissario dell’Unhcr, il direttore delle risorse umande dell’Undp. Sia direttori di agenzie, come Unep, Ohchr e Unfccc, che sono vincolati alle regole del Segretariato e pur supportando una riforma non hanno sufficiente potere decisionale per modificare la politica sui tirocini».La battaglia della FII, va avanti, cercando di raccogliere il supporto di attuali o ex dipendenti, consulenti o stagisti all’interno del sistema Onu. In questi anni alcuni risultati sono stati raggiunti. Sei agenzie dell’Onu – su un totale di una trentina – hanno introdotto rimborsi spese: Unhcr, Oms, Unicef, Undp, Un Women, Unfpa, con una cifra pari al dieci per cento dell’indennità giornaliera di soggiorno (ovvero soldi che vengono dati al personale in missione calcolato sulla base del costo della vita in un determinato luogo) per un massimo di mille dollari, mentre l'Oms anche più alto visto che sale al venti per cento dell'indennità giornaliera di soggiorno. Altre organizzazioni – come Ilo, Wipo e Unitar – hanno indennità mensili rispettivamente di 2.280, 2mila e 700  franchi svizzeri.Ma perché allora nell’organo principale – quello che ospita la maggioranza degli stagisti – e in tante altre agenzie gli stage sono ancora gratis? «Perché non vi è alcun “appetito” a cercare nel budget le risorse per pagare qualcosa che l’Onu può facilmente ricevere gratuitamente», risponde Pablo Lopez. Il prestigio di un tirocinio in organizzazioni internazionali è tale che molti giovani non si lasciano scoraggiare dall’assenza di rimborsi spese e di questo alcune organizzazioni, come il Segretariato dell’Onu, ne approfittano. «Andando contro il loro stesso mandato: la promozione delle diversità, la lotta alle disuguaglianze e le pari opportunità». Ancora oggi moltissimi di quanti hanno poi intrapreso una carriera alle Nazioni Unite hanno inziato da stagisti e «il fatto che l’accesso ai tirocini sia spesso non equo contribuisce alla preponderanza di paesi più rappresentati e ceti sociali più alti tanto fra gli stagisti che fra lo staff».L'orizzonte del possibile cambiamento è comunque molto lontano. Nei prossimi mesi la Fair Internship Initiative ha l’obiettivo di prepararsi per la sessione di marzo 2021 del Quinto Comitato dell’Assemblea Generale dell’Onu, durante la quale la questione dei tirocini e della loro possibile riforma potrebbe finalmente venire affrontata dai delegati degli Stati Membri.Marianna Lepore

Tirocini sospesi per Covid, indennizzo di 800 euro per 3.200 stagisti nelle Marche

Si allunga la lista delle Regioni decise a farsi carico degli stagisti fermati dal Covid, e che a causa della pandemia sono rimasti a casa senza percepire il rimborso spese. L'ultima in ordine di tempo è la Regione Marche, che lo scorso 26 giugno ha pubblicato un avviso pubblico in cui dà conto dello stanziamento di oltre 2 milioni e mezzo di euro per offrire ai tirocinanti danneggiati dal Covid un'indennità una tantum dell'importo di 800 euro. Un provvedimento che rientra nell'ambito di 'Piattaforma 210', manovra che, spiega il sito ufficiale, contiene un insieme di «50 misure che attingeranno a risorse regionali per complessivi 210 milioni». Vi rientrano i settori più disparati, dall'agricoltura, all'editoria, al sociale. E per tutti i soggetti che hanno riportato danni riconducibili all'emergenza Coronavirus è previsto un qualche sostegno economico.Tra loro dunque anche gli stagisti. «L'assessorato ha predisposto un contributo» fa sapere in un comunicato l'assessore al Lavoro marchigiano Loretta Bravi [nella foto a destra] «per le persone inserite in tirocini extracurriculari sospesi sempre a causa del Covid-19». L'erogazione, conferma, sarà singola, dunque 'una tantum' e a favore di circa «3.200 tirocinanti per i quali si è registrata una sospensione delle attività formative dovuta a una chiusura aziendale e a causa della quale i tirocinanti non hanno potuto ricevere l'indennità mensile». Per i pagamenti, assicurano dall'ufficio tecnico della Regione alla Repubblica degli Stagisti, «si conta di arrivare a raggiungere tutti i destinatari entro il 20 luglio». E già in settimana «è previsto il primo decreto di pagamento per i confermati e validati, ovvero circa 100 destinatari».I requisiti per accedere sono due: il primo è quello per cui il tirocinio debba risultare attivo alla data del 13 marzo 2020, con termine (anche a seguito di proroga) a partire dal 1° aprile 2020. Ma non solo, perché non tutti i tirocini in essere in quella data accederanno alla misura. Il secondo requisito è infatti quello per cui lo stage deve essere collegato a un soggetto ospitante con sede operativa nelle Marche, e che «abbia sottoscritto con un centro per l'impiego o con un soggetto accreditato ai servizi per il lavoro un progetto formativo individualizzato». Di mezzo in sostanza devono esserci enti promotori 'accreditati' presso la Regione, che saranno poi gli stessi «risultanti dal sistema delle comunicazioni obbligatorie» è spiegato sul sito. Come per l'Emilia Romagna, anche nelle Marche si passa insomma la palla agli enti promotori. Ma a differenza che in Emilia Romagna, dove agli stessi soggetti promotori va un contributo per la grana di dover svolgere la pratica e in più si chiede anche di anticipare il pagamento, qui «non è previsto per loro alcun compenso» puntualizza Margherita Rinaldi dall'ufficio stampa della Regione. Restano invece esclusi, come per tutte le misure a favore degli stage sospesi a causa del Covid, quei tirocinanti che «non hanno avuto la sospensione del tirocinio e che hanno potuto fruire della continuità della formazione in azienda, eventualmente anche con modalità a distanza» si legge nelle faq. Niente contributo insomma per chi ha continuato a percepire l'indennità mensile. E neppure per chi, è scritto ancora, «ha visto terminare il tirocinio prima del primo aprile». Quanto ai beneficiari, l'elenco è già stato stilato dunque non saranno i diretti interessati – gli stagisti con tirocinio sospeso – a fare domanda. «Non è prevista la richiesta da parte loro» specificano ancora le faq, ma sarà l'ente promotore a sbrigare tutta la pratica. Lo stesso dovrà infatti «contattare i tirocinanti di propria competenza», a loro volta già indicati da apposite liste predisposte dalla Regione. Agli stessi «sarà inviata una comunicazione e messo a disposizione un estratto conto dei tirocini di propria competenza al fine di verificarne l’esattezza». Gli enti promotori dovranno in seguito «compilare alcuni dati relativi al tirocinio e all’azienda ospitante» proseguono le faq, e infine «caricare nel sistema informativo un'autocertificazione sottoscritta dal tirocinante insieme alla copia del suo documento di identità e all'indicazione del numero Iban» per procedere con i pagamenti.  Agli enti promotori spetta anche il compito di accreditarsi sull'apposita piattaforma Janet, come illustrato nel manuale scaricabile online. Una volta registrati appariranno i dati dei tirocini di loro interesse, che sarà il soggetto promotore a dover confermare. A sua volta il tirocinante potrà munirsi del codice Spid, accedere alla piattaforma, e conoscere in questo modo l'evoluzione della propria pratica. Il meccanismo sembra funzionare perché le domande nel frattempo procedono spedite: secondo il monitoraggio pubblicato quotidianamente sul sito le richieste per 'tirocini sospesi' sono raddoppiate nel giro di cinque giorni passando da 163 (il 2 luglio) a 302 (il 6 luglio). Ilaria Mariotti

Sostegno economico agli stagisti, l'emendamento è stato ritirato

Battuta d'arresto nella battaglia parlamentare per l'introduzione di un sostegno economico agli stagisti che hanno perso la propria fonte di reddito causa Covid.Nel corso dei lavori per la conversione in legge del Decreto Rilancio – il decreto legge 34/2020 intitolato “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19”, da noi amaramente ribattezzato “il decreto che rilancia tutti tranne gli stagisti” – tra gli emendamenti che proponevano di destinare risorse agli stagisti uno aveva infatti superato il varco della “segnalazione”: si trattava di quello a prima firma Chiara Gribaudo.Già nei giorni scorsi l'emendamento era stato accantonato – e certo non era stato un buon segnale. Nella seduta della mattinata di venerdì della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei deputati, in pochi minuti si è giocato il destino di decine di migliaia di tirocinanti. Dopo aver aperto i lavori, il presidente della Commissione, il leghista Claudio Borghi, ha dato il via «all’esame delle proposte emendative segnalate riferite agli articoli da 66 a 103, di cui al Titolo III del provvedimento». E tra esse vi era anche l'emendamento degli stagisti: il 78.01. A questo punto il pentastellato Carmelo Massimo Misiti, «anche a nome dei relatori Melilli e Misiti», ha avviato la litania degli “esprime parere favorevole...”, “propone l'accantonamento...”, “esprime parere contrario...”, e così decine e decine di emendamenti hanno cominciato ad essere scrutinati, portati avanti o stoppati.Fino al fatidico «Esprime parere contrario sull’articolo aggiuntivo Gribaudo 78.01», di cui si trova traccia alla pagina 3 delle 165 di resoconto della seduta, disponibile in pdf sul sito della Camera. Eccolo lì, nero su bianco, il “parere contrario” della Commissione all'emendamento per gli stagisti: quello sottoscritto anche da Massimo Ungaro di Italia Viva, da quattordici deputati PD (oltre alla prima firmataria Gribaudo anche da Debora Serracchiani, Antonio Viscomi, Stefano Lepri, Carla Cantone, Romina Mura, Elena Carnevali, Paolo Siani, Enza Bruno Bossio, Matteo Orfini, Nicola Pellicani, Lia Quartapelle Procopio, Giuditta Pini, Stefania Pezzopane) e successivamente abbracciato anche da Alessandro Fusacchia del gruppo misto, Riccardo Magi di PiùEuropa e Carmela Grippa ed Elisabetta Barbuto del Movimento Cinque Stelle. L'emendamento proponeva di mettere cento milioni di euro a disposizione delle Regioni, affinché poi ognuna provvedesse a distribuirli agli stagisti in difficoltà del proprio territorio. Questo era il testo: «Dopo l’articolo 78, aggiungere il seguente:1. Ai fini del riconoscimento di un’indennità per i soggetti che hanno interrotto o sospeso un’attività di tirocinio extracurriculare a causa dell’emergenza Covid-19, sono trasferiti alle regioni e province autonome 100 milioni di euro a valere sui fondi di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, previo accordo in sede di conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sulle modalità di assegnazione ed erogazione di tale indennità».».Il motivo del “parere contrario” non è certo difficile da intuire: si trattava di una proposta emendativa piuttosto costosa, che avrebbe richiesto l'utilizzo di 100 milioni di euro. Probabilmente è questo il motivo per il quale è finita sotto la scure.Più avanti nel resoconto della seduta, a pagina 8, si legge che «i presentatori hanno ritirato l’articolo aggiuntivo Gribaudo 78.01». Non si sa ancora cosa ci sia alla base di questa decisione di Chiara Gribaudo, ma il fatto che l'emendamento sia stato ritirato è estremamente rilevante per la comunità degli stagisti italiani. La Repubblica degli Stagisti approfondirà nei prossimi giorni la questione per capire quali sono i prossimi passi, e cosa ne sarà delle proposte di sostegno economico ai tirocinanti abbandonati durante questa emergenza Covid.

Niente stop durante il Covid per gli stage alla Corte di Giustizia dell’UE: le candidature sono aperte

Uno stage di sei mesi all’estero con un buon rimborso spese lì dove la giustizia dell’Unione prende forma: è di nuovo tempo per fare domanda per un tirocinio alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Gli stage non sono stati fermati nemmeno dal Coronavirus: a marzo, quando doveva partire la prima sessione, era stata introdotta per gli italiani solo una quarantena di 14 giorni da fare prima di cominciare lo stage. Poi con l’aggravarsi dei contagi in Europa tutti i tirocinanti hanno proseguito in smart internshipping. «Nessuno ha interrotto lo stage» conferma alla Repubblica degli Stagisti Marilena Cavassa, assistente della Direzione della comunicazione della sezione italiana dell’unità stampa e informazione della Corte di giustizia europea: «Hanno tutti proseguito il tirocinio da casa, seguiti e supervisionati dai loro superiori». La Corte aveva dato la possibilità di tornare anche nel proprio Paese d’origine, e alla fine «circa una trentina di stagisti sono tornati a casa continuando in smart working». Ora è tempo per le nuove domande anche se «risulta impossibile pronunciarci sul mantenimento degli stage d’autunno». Al momento infatti «la maggior parte del nostro staff lavora ancora da casa e non è stata fissata una data di ritorno in ufficio». E «la Corte non può per il momento pronunciarsi» nemmeno sulla possibilità di riprendere i tirocini in sede. Insomma sul fronte emergenza Covid e nuovi stage si naviga a vista, ma i prossimi stagisti saranno informati «appena ci sarà una visione più chiara dell’evoluzione della crisi sanitaria». Nel frattempo il bando per i nuovi tirocini non si ferma e, infatti, da ieri 1° luglio al 15 settembre è possibile inviare la propria candidatura per uno degli stage che partiranno il primo marzo 2021. Non si sa ancora con certezza il numero di posti disponibili ma, di solito, sono accettati tra i cinquanta e i sessanta stagisti, distribuiti tra i tirocini presso la Corte o i Gabinetti e quelli presso la Direzione dell’interpretazione.Come sempre, anche per l’ultima sessione di stage – quella che comincerà a settembre – e per cui il processo di selezione degli stagisti terminerà verso la fine di luglio, gli italiani sono stati i primi per numero di domande di partecipazione: ben 160 su un totale di 718. A seguire Francia e Spagna con rispettivamente 146 e 99 application. In questo caso, però, la percentuale di domande dal nostro Paese, pur rimanendo la più alta, si ferma a poco più del venti per cento, quando nelle tornate precedenti era quasi sempre oltre il trenta. Probabilmente a influire è stata anche la pandemia Covid che nel mese di marzo – quando bisognava mandare l’application – era in fase di forte diffusione in Italia e potrebbe aver scoraggiato i giovani a far domanda. Se sia, quindi, stato un caso o un nuovo trend saranno i numeri delle prossime sessioni a confermarlo. Per chi ama comparare i numeri e calcolare le percentuali: fino all'anno scorso il numero di domande degli italiani era stato più o meno costante nel tempo. Per la sessione di marzo di quest’anno, per cui era necessario far domanda nel settembre del 2019, infatti, dall'Italia erano arrivate 148 candidature sul totale di 483; dopo gli italiani i candidati più numerosi erano stati anche in questo caso francesi e spagnoli – con 106 e 39 domande. Interessante notare che, in controtendenza rispetto ai numeri degli anni passati, quella del 2020 è stata anche la sessione con più italiani ammessi, ben dieci, di cui nove donne e un uomo. Anche se la Francia era in testa per numero di tirocinanti, ben ventuno, seguita dall’Italia e dalla Germania con nove. Per i tirocini cominciati, invece, nel settembre 2019, gli italiani erano come sempre i più numerosi per numero di application, 144, seguiti in questo caso da Francia e Grecia con 101 e 70 candidature, ma i selezionati alla fine erano stati solo cinque – contro ben tredici francesi e cinque greci.Il rapporto non cambia di molto se si continua ad andare indietro nel tempo: per gli stage cominciati, infatti, nel settembre 2018, su 615 application 187 provenivano dall’Italia, mentre per la sessione precedente cominciata a febbraio di due anni fa le domande complessive erano 559 di cui 169 italiane. Con il passare degli anni i giovani europei hanno imparato a conoscere questi programmi di tirocini e a fare sempre più spesso domanda, attirati dal buon rimborso spese e dall’opportunità di prestigio. Basti pensare che nella prima sessione del 2016 le candidature totali erano 437, di cui 99 del nostro Paese, e in quella ancora precedente erano arrivate meno di 400 domande, per la precisione 390, di cui “solo” 70 dall’Italia!C’è da notare, poi, che di solito la sessione di settembre – per cui si raccolgono le candidature a partire da luglio – ha un numero di domande più elevato perché solo in questo periodo è possibile candidarsi anche per i tirocini presso la direzione per l’interpretariato. La competizione per questi stage è molto alta: la Corte di giustizia riceve per ogni periodo di tirocinio intorno alle 700 domande per una trentina posizioni. Le varie candidature vengono inoltrate ai capi servizio che le esaminano e in base alle necessità dell’ufficio le selezionano. Gli stagisti selezionati hanno diritto a un rimborso mensile di 1.177 euro netti al mese a cui si aggiunge un contributo alle spese di viaggio di 150 euro per chi risiede a più di 200 chilomentri di distanza dalla sede della Corte di giustizia, che è nella città di Lussemburgo. Per quanti fossero interessati a tentare questa esperienza internazionale, la nuova finestra per fare domanda è particolarmente ampia: dal primo luglio al 15 settembre, per i tirocini che prenderanno il via il primo marzo 2021 fino al 31 luglio. Le opzioni di scelta sono tre: un tirocinio nei servizi, oppure negli uffici dei membri della Corte, o ancora nella Direzione dell’interpretazione. Per partecipare è necessario essere in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza o scienze politiche, a indirizzo prevalentemente giuridico, o per gli stage presso la Direzione dell’interpretazione di un diploma di interprete di conferenza. Quest’ultimo tipo di stage ha una durata più breve: tra le dieci e le dodici settimane – contro i cinque mesi dell’altro tipo – e ha l’obiettivo di «permettere ai giovani interpreti di essere seguiti nel loro perfezionamento di interpretazione, in particolare giuridica, che comporta la preparazione dei fascicoli, un lavoro di ricerca terminologica ed esercitazioni pratiche in cabina muta». Per chi fosse interessato a questo tipo di stage in particolare è bene ricordare che la selezione dei candidati avviene una sola volta l’anno, a metà settembre, per l’intero anno giudiziario con la raccolta delle candidature solo nel periodo estivo.Se interessati a tentare la carta del tirocinio alla Corte di giustizia bisogna, quindi, fare domanda attraverso l’applicazione Eu Cv online: si deve prima fare la registrazione, poi selezionare il tirocinio di interesse e infine completare in inglese, francese o tedesco, prima la lettera di motivazione e poi le altre sezioni sui propri studi. A meno che non arrivi una nuova ondata di epidemia da Covid a sconvolgere la normale organizzazione, i tirocinanti selezionati cominceranno a marzo del prossimo anno il loro stage. E cosi entreranno a far parte di una grande macchina organizzativa che secondo gli ultimi dati, aggiornati a fine 2019, conta oltre 2mila dipendenti di cui il sessantuno per cento donne, con un’età media di 45 anni.A chi quindi ora è alla ricerca di nuove opportunità e piace l’idea di andare all’estero, conviene raccogliere tutta la documentazione e far domanda per uno stage alla Corte di giustizia dell’Unione europea, magari cercando in rete ulteriori informazioni grazie ai gruppi Facebook presenti sul tema. La competizione è alta, ma vale la pena tentare!Marianna LeporeFoto di apertura: credit Corte di giustizia dell'Unione EuropeaFoto in alto a sinistra: credit katarina_dzurekova da Flickr in modalità Creative Commons

Decreto Rilancio, l'emendamento sugli stagisti è stato “accantonato”: ma non è ancora detta l'ultima parola

È in corso in questi giorni il lavoro parlamentare, alla Camera dei deputati, per la conversione in legge del Decreto Rilancio. Tra le centinaia e centinaia di emendamenti proposti dalle varie forze politiche ve n'è uno che riguarda gli stagisti.L’emendamento ha come primi firmatari Chiara Gribaudo del PD e Massimo Ungaro di Italia Viva; esso «stabilisce anche per gli stagisti un indennizzo» ricorda Ungaro, «pertanto chi stava facendo un tirocinio al momento dello scoppio dell’emergenza Coronavirus, ed ha subito un danno dovuto all'interruzione o sospensione del suo percorso di formazione, ne avrebbe diritto» – ovviamente se l'emendamento venisse approvato. Gli stagisti sono comprensibilmente ansiosi che l'emendamento venga votato, ma i lavori procedono a rilento: «Il “ritardo” è dovuto ai lavori della Commissione Bilancio non sempre organici e continui sul Dl Rilancio. Come è noto, l'emergenza Coronavirus ha imposto provvedimenti molto corposi dal punto di vista delle nuove norme introdotte e molto onerosi dal punto di vista finanziario. Da qui nasce la complessità del lavoro delle Commissioni parlamentari» spiega Ungaro. Certamente il fatto che l'emendamento abbia un costo cospicuo – cento milioni di euro – non aiuta, ma «spesso anche per emendamenti non onerosi le discussioni sono lunghe e intense» precisa: «È questo anche il ruolo del Parlamento. Il provvedimento andrà in aula presumibilmente venerdì 3 luglio».L'emendamento è stato sottoscritto da altri tredici deputati democratici, compagni di partito di Gribaudo: Debora Serracchiani, Antonio Viscomi, Stefano Lepri, Carla Cantone, Romina Mura, Elena Carnevali, Paolo Siani, Enza Bruno Bossio, Matteo Orfini, Nicola Pellicani, Lia Quartapelle Procopio, Giuditta Pini, Stefania Pezzopane. Ma anche altri quattro parlamentari di altri schieramenti hanno deciso nei giorni scorsi di sostenere l'emendamento sottoscrivendolo: si tratta di Riccardo Magi di PiùEuropa, Carmela Grippa e Elisabetta Barbuto del Movimento Cinque Stelle, e Alessandro Fusacchia, eletto con PiùEuropa e ora passato al Gruppo Misto.La notizia di ieri è che l'emendamento è stato “accantonato”. L’accantonamento, come si può intuire dalla parola, non è un buon segno. Tecnicamente non è una bocciatura: significa però che l’emendamento viene messo da parte, magari per fare ulteriori “approfondimenti”, oppure aspettando che venga ritirato, oppure riformulato. «L'accantonamento dell'emendamento per una riflessione sul tema è un elemento importante» commenta Ungaro: «È davvero difficile fare previsioni data l'eccezionalità del momento e l'entità del decreto».«Non è stata ancora presa una decisione e si sta cercando di capire se c’è spazio: in questo caso, se c’è capienza nei fondi disponibili, dato che costa molto» gli fa eco Fusacchia: «Credo dobbiamo continuare a batterci, ce lo siamo ripetuto da ultimo ieri con la prima firmataria dell’emendamento. Ma voglio anche essere onesto intellettualmente: vedo poche possibilità che passi. Posso sbagliarmi, ma direi sin d’ora – da sottoscrittore convinto dell’emendamento – che sia una battaglia da continuare assolutamente anche dopo questo decreto, se non dovesse andare in porto adesso. Il centro-sinistra deve tornare alla radice dei problemi, ristabilire le giuste priorità, portare le battaglie fino in fondo». Con uno sguardo che il 42enne deputato reatino [nella foto a destra, ritratto in primo piano insieme proprio a Magi, altro sottoscrittore dell'emendamento] allarga alle prossime scelte strategiche della compagine di centrosinistra: «In generale deve ripartire dai giovani. Mi pare al momento siamo più impegnati a dare il bonus babysitter ai nonni: uno scivolone inaccettabile, non solo per la salute dei nonni ma soprattutto perché un Paese che invece di sostenere il lavoro e il reddito delle nuove generazioni aiuta i pensionati ad arrotondare la pensione è un Paese senza futuro».Come aveva detto già giorni fa Chiara Gribaudo, a questo punto sono importanti non solo le sottoscrizioni dell'emendamento da parte di deputati di diversi schieramenti, ma anche il beneplacito del governo Conte: saranno dunque ministri e sottosegretari a dire la loro e spingere per dare una direzione rispetto a dove convogliare le risorse, e se destinare quei cento milioni agli stagisti o a qualche altra misura. Ma ci sono stati in queste settimane contatti con membri del governo rispetto al tema degli stagisti? «Sì, ho avuto frequenti contatti con il Ministero dell'Economia, del Lavoro e dell'Innovazione» risponde Ungaro: «Ora però è necessario finalizzare e "portare a casa" il risultato. Una questione che ho a cuore sin dal mio primo giorno di lavoro alla Camera dei deputati».Ma secondo Ungaro – che nella sua vita precedente, prima di essere eletto in Parlamento, lavorava in una banca d'affari a Londra – oggettivamente questi cento milioni da distribuire alle Regioni per un sostegno economico agli stagisti nell’attuale frangente economico si possono trovare oppure no? «In primis, è necessario sottolineare che per il Decreto Rilancio il Governo, nell'iter di conversione del provvedimento e come margine di modifica delle Camere, ha “concesso” al Parlamento risorse per 800 milioni di cui 300 all'opposizione» è la risposta: «Il nostro emendamento “costerebbe” quindi il 20% di tutte le risorse di tutte le forze di maggioranza». Un peso non irrilevante.Tra le righe Ungaro dice anche che se le Regioni si mettessero d'impegno i soldi potrebbero già trovarli da sole, come per esempio hanno già fatto Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Valle D'Aosta e in parte Calabria: «Ci sono fondi sono già nelle disponibilità delle regioni e che  a onor del vero questi enti fanno fatica a spenderli. Come ha confermato all'inizio della pandemia la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, l'Italia negli ultimi cinque anni non ha purtroppo utilizzato 11 miliardi di euro – già scaduti ma riconfermati come ulteriori risorse nazionali – di fondi strutturali che nel nostro Paese hanno le regioni come centro di spesa: un errore gravissimo».Che si scelga di essere ottimisti oppure pessimisti, resta il fatto che in questa emergenza Covid non ci si è ancora occupati prima di sostenere gli stagisti – e forse si continuerà a non farlo. Per la politica è come se fossero invisibili. «Lo sono» concorda Fusacchia: «C’è una grande zona grigia in Italia quando si parla di lavoro e gli stagisti ci sono dentro fino al collo. Detto questo, penso che parte del problema sia proprio l’esistenza di una categoria “stagisti”, fatta di persone che passano di stage in stage senza riuscire a trovare un vero lavoro, emanciparsi. Questo Paese deve tornare a occuparsi seriamente di diritto alle opportunità, soprattutto per i più giovani, che pagheranno domani le scelte economiche che facciamo oggi. È un tema di giustizia intergenerazionale di cui si parla ancora troppo poco». E anche se mal comune non fa mezzo gaudio, gli stagisti non sono gli unici che dai decreti dell'emergenza Covid non sono stati tutelati con sostegni economici: «Sono tanti quelli che sono stati scordati per strada» ricorda Fusacchia: «Ci siamo ricordati nel 2020 che esistono le partite Iva e il lavoro autonomo, ma non basta. Ho fatto un emendamento al Decreto Rilancio per dire che le lavoratrici e i lavoratori della filiera di produzione del libro – i traduttori, gli illustratori, tutte figure che non pagano Iva perché soggette ad una legge sul diritto d’autore – sono rimasti fuori da ogni schema di sostegno e meritano sostegno. Faccio solo questo esempio, ma ci sono decine di tipologie di dimenticati. Bisogna rimediate in fretta, non solo per consentire a tutti di superare l’emergenza».«Il mio impegno non verrà mai meno in questa battaglia sia sulle garanzie che sulle indennità agli stagisti», gli fa eco Ungaro, «come ai tanti lavoratori atipici e senza tutele in questo Paese».Ma è davvero impossibile invertire la rotta? Possibile che gli stagisti debbano essere sempre all’ultimissimo posto nelle priorità della politica? Forse è venuto il momento di fare un appello a Vincenzo Spadafora, ministro per le Politiche giovanili e lo sport? Una cosa è certa: tutti coloro che hanno a cuore il tema stage, stagisti in primis, devono tirar fuori la voce e le unghie e chiedere ai loro rappresentanti politici di battersi perché questi cento milioni per gli stagisti saltino fuori. E devono farlo adesso: già domani potrebbe essere troppo tardi.

Sostegno economico per gli stagisti, il Piemonte apre uno spiraglio ma non dà certezze

Meglio tardi che mai: dopo un mese e mezzo, la giunta della Regione Piemonte guidata dal forzista Alberto Cirio risponde all’interpellanza sugli stagisti. E lo fa aprendo uno spiraglio sulla possibilità che chi stava facendo un tirocinio in questa regione al momento dello scoppio dell’emergenza Coronavirus, ed ha subito un danno dovuto all’interruzione o sospensione del suo percorso di formazione on the job, possa nei prossimi mesi ricevere un indennizzo.L’interpellanza – la numero 257 – era stata presentata il 12 maggio dall’avvocato Alberto Avetta, consigliere regionale del Partito Democratico, e aveva come titolo “Riattivazione Tirocini”. Finalmente, nella seduta del consiglio regionale di martedì 23 giugno, l’interpellanza è stata calendarizzata.«Questo è un tema molto delicato perché coinvolge ragazzi e ragazze che attraverso lo strumento del tirocinio si affacciano e imparano a conoscere il mondo del lavoro», ha detto Avetta nella sua introduzione, sottolineando come questi tirocinanti siano «un patrimonio» per le aziende.Dato che l'interpellanza era stata formulata quasi due mesi fa, essa era basata su due temi principali: la riattivazione dei tirocini, che all'epoca erano tutti sospesi, e il sostegno economico ai tirocinanti rimasti fermi. Avetta ha premesso di essere «a conoscenza che nel frattempo molte aziende li hanno riattivati, altre ancora non l’hanno fatto e altre li hanno definitivamente interrotti». Ma il suo auspicio successivo – «magari l’assessore ci darà anche un aggiornamento sui dati» – è purtroppo caduto nel vuoto: l’assessora Elena Chiorino non ha fornito nessuna informazione su quanti tirocini risultassero attivi in Piemonte alla data del lockdown, il 9 marzo; su quante comunicazioni di interruzione di tirocinio siano state comunicate alla Regione tra il 9 marzo e oggi; su quanti tirocini siano ripartiti in modalità agile a partire dal 3 aprile, data in cui la determinazione dirigenziale 127/2020 ha permesso questa modalità. Né ha specificato l’assessora quanti tirocini siano ripartiti in modalità in presenza a partire dal 18 maggio. Insomma, per quanto riguarda i numeri resta un grosso punto di domanda.«La domanda a questo punto si concentra su quei tre mesi di buco che i nostri ragazzi di fatto hanno sofferto durante il Covid» ha sottolineato Avetta «perché ci risulta che altre Regioni abbiano stanziato un contributo ad hoc a favore degli stagisti che si sono trovati senza indennità di tirocinio durante il lockdown».  C’è «interesse» da parte della Regione Piemonte, è l’affondo di Avetta, «a considerare la possibilità di garantire questo contributo ad hoc a ragazzi che rappresentano potenzialmente il patrimonio più grande del nostro sistema produttivo?»La risposta è: probabilmente sì. «Per quanto riguarda misure a supporto la Regione ha stanziato nell’ambito anche delle misure declinate per il Covid dieci milioni di euro» ha annunciato nella sua replica l’assessora. Questi soldi serviranno a sostenere «tutti quei lavoratori che non hanno avuto la possibilità di accesso ad ammortizzatori sociali o quei lavoratori che hanno visto particolarmente decurtata la loro busta paga per contratti “particolari”»: l’assessora ha citato l’esempio dei lavoratori delle cooperative delle mense, chiaramente svantaggiati dalla chiusura delle scuole fin da marzo.«Questa misura è stata ragionata e studiata per poter essere di supporto anche nell’ambito dei tirocinanti» ha promesso Chiorino: «Si sta iniziando a declinarla anche dialogando con le parti sindacali proprio per capire e cercare di includere tutti, e di conseguenza sulla base di altri dati che ci verranno forniti in collaborazione con Inps per capire proprio in questi termini le persone e le categorie che sono rimaste più in difficoltà e non hanno avuto sostegni, di intervenire andando a declinare questa misura dei dieci milioni». Nel suo intervento di fronte al consiglio regionale, riunito in maniera “telematica”, l’assessora ha spiegato che la giunta regionale ha atteso così tante settimane perché voleva organizzarsi in modo da non sovrapporre la propria azione a quella del governo: «Si attendeva anche il DL Rilancio per cercare di capire quali categorie fossero comprese lì che non erano state eventualmente comprese nel decreto precedente o nelle misure precedenti dedicate alla cassa in deroga e agli altri ammortizzatori previsti nell’emergenza Covid». A questo punto si pone il problema delle tempistiche. Quanto ci metterà la Regione Piemonte a “declinare la misura”? La domanda è stata al centro della replica di Avetta: «Ormai siamo a luglio, poi c’è agosto, insomma si rischia di dilungarsi coi tempi: io non ho colto dalle considerazioni dell’assessore quali possono essere i tempi di definizione delle modalità di erogazione».Per sostenere la causa, il gruppo di giovani “Stagisti in Sospeso” ha anche aperto proprio ieri una petizione su Change intitolata “#STAGISTIDIMENTICATIPIEMONTE Sostegno economico immediato agli stagisti del Piemonte”. I ragazzi si appellano alla giunta regionale chiedendo «di garantire ai giovani stagisti con tirocini di durata superiore alle 160 ore (un mese) che siano stati sospesi o interrotti causa covid19,  un sostegno economico immediato» si legge nel testo della petizione «nel solco di quanto già fatto da altre regioni». Una richiesta che, se soddisfatta, potrebbe «assicurare un minimo di supporto ai giovani rimasti non solo senza rimborsi, ma anche senza tutele, esclusi a tutt’oggi da qualsiasi forma di intervento nazionale e regionale».Con un appello «a tutti gli stagisti sospesi o interrotti in Piemonte» per «unire le loro forze alle nostre per contribuire alla nostra iniziativa, siamo tanti e insieme siamo più forti!».

Assunzioni in tempo di Covid: non molte, ma ci sono

Per il mercato del lavoro l’emergenza Covid è una doppia sfida. Da una parte bisogna infatti riorganizzare tutte le attività, permettendo il più possibile il lavoro (e anche lo stage!) da remoto. Dall’altra bisogna affrontare il tema delle nuove assunzioni, che non sono mai facili in tempi di crisi.In una nota pubblicata pochi giorni fa l’Istat ha fatto il punto della situazione: nel primo trimestre del 2020 «l’input di lavoro misurato in termini di Ula» – cioè le “Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno” – ha subito «una eccezionale diminuzione sia sotto il profilo congiunturale (– 6,9%) sia su base annua (– 6,4%), come conseguenza della riduzione delle ore lavorate a seguito del sopraggiungere dell’emergenza sanitaria a partire dall’ultima settimana di febbraio». Questo calo «si è sviluppato in una fase di forte flessione dei livelli di attività economica, con il Pil che nell’ultimo trimestre segna una diminuzione congiunturale di – 5,3%».Secondo alcuni dati diffusi da LinkedIn di recente il tasso di assunzioni in Italia nel 2020 calerà, ma non quanto si era inizialmente temuto. Le prime rilevazioni parlavano infatti di un – 62%,  dice il più importante social network professionale, mentre più di recente questa diminuzione si è “mitigata”, scendendo a un meno drammatico (anche se pur sempre preoccupante) – 44%. «In un periodo nel quale l’impatto economico del Covid-19 si fa sentire in tutti i settori in Italia» si legge nella nota «ci sono comunque settori industriali che hanno continuato ad assumere, e ruoli professionali che hanno continuato a registrare un gran numero di candidature». Ed eccoli, questi ruoli per i quali LinkedIn ha registrato il maggior “aumento percentuale” nel numero di candidature tra marzo e aprile: «I professionisti in materia legale (legal specialist), i director of operations, i responsabili della logistica (logistics manager), i direttori delle vendite e gli specialisti dedicati al servizio alla clientela (customer specialist)».Dunque non bisogna cedere al pessimismo e pensare che tutto sia fermo. In realtà le assunzioni accadono anche in questo periodo. «Noi abbiamo da poco assunto una persona in ambito sistemistico Big Data che andasse a supportare i colleghi nella gestione dei clienti» dice per esempio Stefano Ciavatta [nella foto a destra], amministratre unico di Trust 4 Value, una società di consulenza ICT fondata nel 2011 e specializzata in progetti di Big Data Analytics – con specifica focalizzazione nelle tecnologie e nelle piattaforme SAS, Cloudera e Microsoft Azure – che da ques'anno è entrata a far parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Il neoassunto è «un senior con quindici anni di esperienza nel mondo dell’ICT» dice ancora Ciavatta: «In realtà lo conoscevamo già da tempo perché ci siamo trovati più volte a collaborare sugli stessi clienti; aveva proprio voglia di un‘esperienza specifica nel settore dei Big Data Analytics, dove è posizionata T4V, e quindi non è stato molto difficile convincerlo». La selezione di una persona senior era già attiva in T4V prima del lockdown: «Avevamo già cominciato ad incontrare i candidati» conferma il manager «e siamo andati a chiudere un cerchio e a confermare l’inserimento. Sia pure con qualche inevitabile rallentamento, tutti i nostri clienti hanno confermato la fiducia a T4V in questo difficile periodo e quindi il rischio è stato mitigato da una buona visibilità di medio periodo». Oltre a questa assunzione, T4V ha anche attivato nei mesi di lockdown quattro stage «all’interno di un percorso formativo di Academy che abbiamo trasformato in modalità online», tutto gestito «tramite piattaforme digitali e telefonicamente, sia a livello di selezione che burocratico e poi lavorativa».Anche se T4V è «un’azienda completamente digitalizzata», in cui tutti hanno lavorato in smartworking negli ultimi mesi – solo nelle prossime settimane partirà una prima graduale riapertura – è innegabile che ci siano aspetti molto più facilmente gestibili di persona che da remoto, quando si assume un nuovo dipendente. Per esempio «il tema della formazione» aggiunge Monica Cremaschi, Talent manager di T4V: «Ogni nostro nuovo assunto, anche se già con esperienza lavorativa, ha bisogno di un periodo di formazione specialistica sia in aula che in affiancamento: l’esperienza d’aula siamo riuscita a riprodurla virtualmente, ma l’affiancamento fisico rimane molto più efficace di quello virtuale». La maggiore sfida secondo Cremaschi «è l’inserimento nel gruppo, la presentazione la creazione di una fiducia con gli altri componenti»; e poi «va creato un legame aziendale più velocemente possibile, favorendo il passaggio delle informazioni e della filosofia aziendale anche tramite strumenti digitali».Un altro esempio di azienda che non ha bloccato il flusso di assunzioni è Marsh. Tra marzo e aprile, in piena fase 1 dell’emergenza Covid, ha assunto dodici persone che stavano facendo uno stage, cui se ne sono aggiunte altre tredici tra maggio e giugno: tutti giovani, prevalentemente laureati da poco in materie economiche o giuridiche, che hanno terminato la propria esperienza formativa nella modalità “smart internshipping” da casa e che sempre da casa si sono visti comunicare la notizia della proposta di assunzione con contratto di apprendistato. I venticinque ex tirocinanti «hanno raggiunto gli obiettivi prefissati e sono stati contenti di poter vedere soddisfatte le proprie attese per una crescita professionale anche in questo particolare periodo», racconta Marika Caggianelli, Talent acquisition consultant di Marsh, «apprezzando molto la fiducia dell’azienda nei loro confronti».Certo, assumere in questo periodo è una bellissima cosa ma anche “rischioso” per un’azienda… «Parliamo ogni giorno di gestione del rischio con i nostri clienti» risponde Caggianelli «e valutiamo attentamente ogni aspetto. In questo specifico caso, abbiamo analizzato e valutato i tirocinanti in base al merito, al raggiungimento degli obiettivi e al feedback dei tutor». Nessuno nega che la situazione sia particolare: «In questo difficile periodo siamo ancora più cauti e prudenti nei nuovi inserimenti in stage» conferma Caggianelli «e monitoriamo la situazione a livello normativo ed economico». Ma laddove l’opportunità si apre, e la persona ha dimostrato di essere solida nelle sue competenze, aziende come Marsh scelgono di non farsi frenare: «Pensiamo che quando si investe in formazione e know-how su giovani professionisti sia sempre un valore aggiunto».Una considerazione molto simile a quella di Marco Russomando, HR manager di illimity Bank: «La stagione è complicata per ciascuno di noi: la situazione di emergenza ha messo un punto interrogativo sui percorsi di stage avviati e sulle nuove assunzioni. Ma abbiamo deciso di procedere con entrambi senza esitazioni».In illimity infatti sono entrati tra marzo e aprile quaranta nuove persone – nel gergo aziendale vengono chiamati “illimiters”: trentaquattro assunzioni e sei nuovi stage. Tra le trentanquattro assunzioni anche quella di cinque ex stagisti. Una di loro ha 25 anni e attualmente è iscritta al corso di laurea magistrale Gestione del lavoro e comunicazione per le organizzazioni alla Cattolica di Milano. «Proprio con la sua università ha svolto da noi uno stage curricolare di 6 mesi» racconta Russomando «al termine dei quali si è unita al team di Talent Acquisition & Development, decidendo di portare avanti allo stesso tempo il suo impegno nel lavoro e nello studio». Essendo uno stage curricolare, la finalità iniziale non era quella dell’assunzione: dunque la proposta del contratto a tempo indeterminato è giunta come una «sorpresa gradita e inaspettata» per la ragazza, ricorda Russomando, che l’ha «accettata con entusiasmo». Inserire nuove persone in un’azienda in un momento in cui la sede è pressoché vuota, e tutto il personale o quasi lavora da casa, è una ulteriore sfida, perché chi entra direttamente in modalità smart lo fa senza un incontro di persona con i nuovi colleghi e capi, senza “mettere piede” fisicamente in azienda: «Noi abbiamo organizzato le spedizioni dei device aziendali, laptop e smartphone, a domicilio, e tutti hanno avviato la loro attività da remoto» conferma Russomando: «La vera sfida è il cambio di mentalità da una leadership orientata al presenzialismo e al controllo ad una orientata alla fiducia, obiettivi chiari e alla collaborazione: il management deve diventare anche un coach e un mentore per i colleghi spingendoli ad assumere una sempre maggiore autonomia e sperimentando nuove modalità di lavoro». Tutto ciò sarebbe molto più difficile – a tratti addirittura impossibile – senza le nuove tecnologie: «Ma questo non comporta la mancanza di una dimensione umana» assicura l’HR manager di illimity: «Il rapporto umano resta alla base di tutto ed è nostro compito riuscire a preservalo, anche lavorando in modalità smart working. In illimity, per continuare a sentirci vicini, abbiamo rafforzato la comunicazione interna, con aggiornamenti da parte del Team HR sulla situazione Coronavirus e sulle buone pratiche da adottare e con una newsletter “Buone Notizie”. Inoltre abbiamo sfruttato questo periodo in cui bisogna restare a casa per attivare nuovi corsi e-learning. Ciò consente di approfondire le conoscenze individuali e sviluppare nuove abilità, che sono il vero motore e il bene più prezioso del nostro progetto».I prossimi mesi non saranno facili per chi cerca opportunità di lavoro o di stage. Ma prima di lasciarsi scoraggiare, è bene pensare che anche in questo tempo difficile ci sono e saranno aziende in grado di continuare ad assumere: sarà forse un po' più difficile trovarle, i “volumi” dei nuovi ingressi saranno probabilmente più contenuti, ma sarà grazie alle aziende che continueranno a crescere che il Paese non si fermerà.