Specializzandi sanitari non medici, dal 2025 riceveranno 400 euro al mese: vittoria, mancia o elemosina?
Venticinque anni di richieste e di proteste e, finalmente, un piccolo grande risultato. Tutti gli specializzandi sanitari non medici – ovvero veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi – potranno ricevere d'ora in poi una borsa di studio di importo pari a 4.773 euro lordi annui, ovvero 397 euro al mese. In legge di bilancio, infatti, è stato approvato l’emendamento presentato come prima firmataria da Marta Schifone, deputata di Fratelli d’Italia. «È un ottimo punto di partenza ma è una vittoria a metà» commenta Stefano Scambia, responsabile delle attività sindacali della Rete nazionale degli specializzandi in Farmacia ospedaliera (ReNaSFO) alla Repubblica degli Stagisti. «Finalmente dopo 25 anni è stato abbattuto il muro di invisibilità che ci circondava, con il riconoscimento a livello nazionale e ministeriale della necessità di pagare anche gli specializzandi di area sanitaria». Ma il passo avanti appare, dal punto di vista economico, davvero microscopico. «Quattrocento euro lordi al mese non possono essere una corretta retribuzione», conferma Scambia: «Tra l’altro dobbiamo ancora vedere i decreti attuativi, perché al momento mancano ancora le definizioni di altri diritti dei lavoratori come i congedi parentali, la malattia, le ferie. Gli specializzandi di area sanitaria hanno un impegno a tempo pieno, parliamo di oltre 1.300-1.500 ore annue: un lavoro a tutti gli effetti. E come tale va retribuito». L’articolo 339 della legge di Bilancio precisa che a partire dall’anno accademico 2024/2025 è corrisposta agli specializzandi di area sanitaria una borsa di studio annuale di circa 4mila 800 euro lordi, erogata mensilmente «dalle università presso cui operano le scuole di specializzazione». Nello stesso articolo, però, si precisa che «alla ripartizione e assegnazione a favore delle università delle risorse previste per il finanziamento della formazione degli specialisti si provvede con decreto». Vale a dire con un ulteriore passaggio: per cui di fatto adesso il boccino è in mano al ministero dell’Università e ricerca, che deve presentare una proposta concertata con il ministero della Salute e con quello dell’Economia e delle finanze. Nel frattempo, però, per pagare queste borse, il finanziamento sanitario corrente viene incrementato di 30 milioni di euro l’anno per il 2025 e di altrettanti a partire dal 2026. Incremento possibile attraverso la riduzione del Fondo interventi strutturali di politica economica. «Ci siamo sempre battuti per un riconoscimento economico. I 400 euro mensili ora previsti non risolvono i nostri problemi» dice schiettamente Scambia: «La maggior parte dei colleghi è costretta a cercare un secondo lavoro una volta finite le ore in ospedale, con conseguenze sulla qualità della formazione e della vita dello specializzando». Sulle cifre che sarebbero “più congrue” Scambia osserva: «L'obiettivo è l'equiparazione con gli specializzandi medici, visto che la nostra professionalità è di altissimo livello come la loro e l’impegno orario è molto alto: il punto di partenza è la loro retribuzione, quindi tra i 1.600 e i 1.700 euro al mese. Speriamo di arrivare nel più breve tempo possibile a questo traguardo: pensiamo che dovremmo essere retribuiti come loro».La misura non è retroattiva, quindi non sarà applicabile a chi negli anni passati ha frequentato la specializzazione, ma una volta approvati i decreti attuativi, «si applicherà anche a chi è già in corso al secondo, terzo e quarto anno, essendo la borsa prevista per tutta la durata legale del corso», spiega Scambia. Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede l’applicazione della borsa «a decorrere dall’anno accademico 2024-2025», quindi già per l’anno in corso. Senza i decreti attuativi, però, è troppo presto per capire se sarà inserito automaticamente o se bisognerà presentare qualche richiesta particolare. In più, nel caso ad esempio delle specializzazioni di farmacia ospedaliera, «pur non essendoci un mese di partenza univoco per tutte le scuole, il conteggio degli anni accademici è un anno indietro rispetto a quelli universitari», spiega Scambia. «Quindi, in pratica, l’anno accademico in corso iniziato il primo dicembre ad esempio a Perugia, che terminerà il primo dicembre di quest’anno, è l’anno accademico 2023/2024. Questo vuol dire che quello in cui partiranno le borse di studio sarà quello che prenderà il via il primo dicembre 2025». Ottimista, ma comunque non pienamente soddisfatta, la Federazione nazionale degli ordini dei biologi, con il presidente Vincenzo D’Anna che ringrazia ma ammonisce: «Che non resti una mancia». In una nota D’Anna parla di «antica e odiosa disparità di trattamento» con i medici – e al di là delle parole di apprezzamento per l’introduzione della borsa di studio, si augura che nei tempi più brevi possibili sia previsto «un incremento che parifichi il trattamento a quello già previsto per i medici». Anche Raffaele Iandolo, presidente nazionale della Commissione Albo Odontoiatri, ha espresso soddisfazione per l’emendamento approvato e ha subito rilanciato: «Prossimo step sarà classificare le specializzazioni odontoiatriche come specializzazioni mediche a tutti gli effetti». Molto dura sulla proposta approvata, invece, è stata la Funzione pubblica Cgil dei Dirigenti Sanitari che ha definito «un’offesa» questo emendamento. «È un’elemosina, sintomo di disinteresse istituzionale e di politiche miopi che sviliscono il valore reale di chi ogni giorno garantisce il funzionamento del Servizio sanitario nazionale e il diritto universale alla salute». Nella nota la Cgil ricorda anche che «gli specializzandi d’area sanitaria non sono stagisti o apprendisti. Sono professionisti formati, che partecipano attivamente alla gestione clinica e diagnostica, spesso assumendo responsabilità paragonabili a quelle degli strutturati. Le risorse economiche ci sono e i risparmi generati dai contratti di formazione specialistica non assegnati, stimati in decine di milioni di euro, ne sono la prova. Non reinvestire queste risorse per garantire un trattamento retributivo equo agli specializzandi di tutta l’area sanitaria significa tradire il mandato istituzionale di promuovere equità e giustizia sociale», conclude il sindacato. Al momento ReNaSFO punta «a una definizione dei quantitativi organici a livello nazionale così come è per i medici: questo prevederebbe un test unico nazionale, una uniformità, e la definizione dei fabbisogni che poi si riflettono sulla capacità di avere subito il posto di lavoro a concorso così come è per i medici ed evitare sacche di precariato». La speranza di Scambia è che questo risultato non sia un punto di arrivo, «ma un bellissimo punto di partenza». E ReNaSFO intende continuare a porsi come interlocutore per gli specializzandi di farmacia ospedaliera presso le istituzioni anche per indicare la giusta strada da percorrere: «Il primo obiettivo è trovare e adeguare i fondi a una retribuzione corretta e affiancarli agli altri diritti che hanno i lavoratori, come la maternità, le ferie». C’è poi il nodo cassa previdenziale professionale, al momento non affrontato nell’articolo presente in legge di bilancio. Ad oggi, per esempio, gli specializzandi in farmacia ospedaliera possono pagare il contributo di solidarietà all’uno per cento, se non in possesso di borse e per un massimo di cinque anni, che è pari «a poco più di 100 euro l’anno. Ma nel momento in cui si ha un contratto che non è di dipendente allora scatta la quota massima. Bisognerà quindi vedere come questa retribuzione andrà a incidere sulla nostra dichiarazione alla cassa previdenziale». È uno degli obiettivi che ReNaSFO vuole portare a casa e che saranno probabilmente inseriti nei decreti attuativi. Al momento tra i membri della Rete nazionale degli specializzandi in Farmacia ospedaliera vige un certo ottimismo: «Ci aspettiamo una interlocuzione attiva con le istituzioni per condividere i nostri pensieri e indicare la strada che va percorsa» chiude Scambia: «E il 2025 sembra portare a casa un obiettivo rincorso per un quarto di secolo. Bisogna, però, verificare come i decreti attuativi specificheranno i dettagli dei nuovi diritti degli specializzandi di area sanitaria. Marianna Lepore Foto di apertura di mspark0 da Pixabay