Categoria: Approfondimenti

La Repubblica degli Stagisti ha una nuova rubrica: «L'avvocato degli stagisti» curata da Evangelista Basile e Sergio Passerini dello studio Ichino Brugnatelli

Parte oggi «L'avvocato degli stagisti», rubrica bisettimanale della Repubblica degli Stagisti curata da Evangelista Basile e Sergio Passerini, avvocati dello studio legale Ichino Brugnatelli. Basile e Passerini approfondiranno di volta in volta casi specifici sollevati dai lettori che scrivono alla redazione o alla casella help [chiocciola] repubblicadeglistagisti.it, offrendo una risposta che dal particolare potrà essere estesa al generale diventando quindi utile a tutti coloro che si trovano in situazioni simili. «Sono una studentessa universitaria e ho svolto uno stage di sei mesi presso un’azienda promosso da Sportello Stage. Al termine dei sei mesi l’azienda mi ha proposto di rinnovare lo stage per altri dodici mesi, questa volta con un ente promotore diverso – la mia università. Io ho accettato, ma poi mi sono sorte alcune perplessità in merito alla durata complessiva dello stage: non è più un anno, bensì un anno e mezzo! Cosa stabilisce la legge sul punto? Inoltre, è mia intenzione interrompere il tirocinio prima della sua scadenza: dopo quasi 13 mesi di stage, mi è stato chiaramente detto che non c'è nessuna possibilità di assunzione. L’azienda mi ha chiesto di formalizzare la mia volontà con una dichiarazione scritta dalla quale si evinca che sono io a voler interrompere il tirocinio. Sono obbligata a farlo?»La materia dei tirocini formativi e di orientamento è disciplinata dal decreto ministeriale 25 marzo 1998, n. 142. Il legislatore ha previsto una durata massima che differisce a seconda della categoria dei soggetti interessati: per gli studenti universitari (compresi quelli che frequentano corsi di diploma universitario, dottorati di ricerca, scuole o corsi di perfezionamento e specializzazione post secondari anche non universitari) la durata massima dello stage è di 12 mesi. Le eventuali proroghe del tirocinio sono ammesse purchè venga rispettato il limite di durata massima previsto dalla legge. Nulla è invece previsto dalla legge in caso di rinnovo dello stage presso la stessa azienda e, in particolare, non viene chiarito se lo stesso soggetto possa essere ospitato dalla medesima azienda in forza di due distinti stage la cui durata complessiva comporti il superamento del limite massimo previsto dalla legge. Auspicando sul punto un intervento chiarificatore del legislatore, sembra possibile sostenere in via interpretativa che il tirocinio presso una stessa azienda possa essere rinnovato solo nel rispetto del limite di durata massima previsto dalla legge, e ciò anche nell’ipotesi in cui gli stage siano preordinati a finalità tra loro diverse o promossi da enti diversi. Una differente interpretazione porterebbe, infatti, a una facile elusione della norma di legge, consentendo all’azienda di rinnovare il tirocinio sine die, al posto di assumere il lavoratore. Da questo punto di vista, nel caso in questione il termine previsto per il secondo stage potrebbe ritenersi invalido per la parte in cui comporti il superamento del limite temporale massimo: cioè gli ultimi sei mesi sono “fuori legge”. A certe condizioni, potrebbero inoltre ricorrere i presupposti per una dichiarazione giudiziale che accerti l’intervenuta costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a far data dalla scadenza legale dello stage.     Quanto poi alla possibilità per il tirocinante di interrompere lo stage ante tempus, pur nel silenzio della legge, lo stagista è senz’altro libero di cessare il suo percorso formativo nei modi e nei tempi che preferisce, essendo lo stage realizzato nel suo esclusivo interesse. Questo orientamento dottrinale ha avuto anche il conforto della direttiva del Ministro della funzione pubblica del 1 agosto 2005, n. 2/2005 (in materia di tirocini formativi e di orientamento nelle pubbliche amministrazioni), che ha espressamente riconosciuto in capo al tirocinante il diritto di interrompere in qualsiasi momento lo stage. Occorre tuttavia stabilire se tale interruzione comporti degli effetti pregiudizievoli per il tirocinante. A tal fine deve distinguersi l’ipotesi in cui il tirocinante rinunci a portare a termine l’esperienza formativa per sua libera scelta, da quella in cui tale rinuncia sia giustificata da un inadempimento dell’azienda. Solo nel primo caso potrebbero derivare per lo stagista effetti pregiudizievoli, come ad esempio, il mancato conseguimento dei crediti formativi cui lo stage era finalizzato. Nella seconda ipotesi, invece, la determinante responsabilità del soggetto ospitante porterebbe a escludere qualsiasi pregiudizio per il tirocinante.Concludendo, se una stessa persona fa complessivamente 18 mesi di stage presso una stessa azienda la situazione è configurabile come una violazione del dm. 142/1998. Nel caso in questione, la studentessa potrà interrompere lo stage in qualsiasi momento, senza che dalla sua scelta le derivino effetti pregiudizievoli. Sebbene la legge non preveda alcun obbligo di forma per interrompere ante tempus il tirocinio, per ragioni di certezza, è preferibile manifestare detta volontà per iscritto: non ravvisiamo pertanto alcuna irregolarità nel fatto che l’azienda chieda alla tirocinante di formalizzare l’interruzione dello stage, sempre che – ovviamente – tale volontà sia maturata in modo spontaneo. Ma l’azienda non può obbligare la ragazza a farlo per iscritto.Evangelista Basileavvocato associato dello studio legale Ichino BrugnatelliPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Posso fare uno stage se sono titolare di partita Iva? Risponde «l'avvocato degli stagisti», la nuova rubrica dedicata agli aspetti giuridici dello stage

Career Day Cattolica, esce il nuovo numero del freepress Walk on Job dedicato a giovani e lavoro

Mercoledì 6 ottobre dalle 9 alle 18 presso l'università di Largo Gemelli a Milano c'è il Career Day Cattolica: un evento organizzato da Synesis Forum per mettere in contatto i giovani con le aziende che cercano nuovi talenti. La Repubblica degli Stagisti vi partecipa con un suo stand e con il seminario «Stage, istruzioni per l'uso» in calendario alle 14:30 nell'aula NI 112; a tenerlo Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti, insieme a Fulvia Fiaschetti dell’ufficio risorse umane di Tetra Pak, in rappresentanza delle aziende che hanno aderito al progetto Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello stagista.In occasione del Career Day Cattolica esce il secondo numero del periodico Walk On Job diretto da Cristina Maccarrone: un bimestrale dedicato ai giovani e al lavoro, distribuito in 41 città. In questo numero la copertina [nell'immagine a destra, un particolare] è dedicata a quello che succede dopo la laurea: decine di migliaia di neolaureati che ogni anno vengono catapultati - con alterni risultati - nel mare magnum del mondo del lavoro. A corredo del primo articolo, firmato da Elisa di Battista, vengono anche riportati in un boxino i risultati di un sondaggio svolto da Walk on Job su campione di 500 utenti nell'estate 2010, da cui emerge che secondo il 64,2% dei giovani  l’università non prepara in modo adeguato al mondo del lavoro, perché fornisce una formazione troppo teorica. Tra gli aspetti che più mettono in crisi durante la prima esperienza di lavoro, il sondaggio rileva che al primo posto (con quasi la metà delle preferenze) c'è proprio l’impreparazione pratica. Uno scollamento preoccupante tra teoria e pratica che crea difficoltà ai neolaureati e li costringe a fare, dopo il percorso formativo, un periodo di formazione aggiuntiva per mettersi in pari.Questo numero di Walk on Job propone anche un'intervista doppia nella rubrica «La parola all'azienda - La parola al neolaureato», intervistando da una parte il direttore del personale di LIDL Italia Roberta Corrà e dall'altra la 27enne Mara Mulè, laureata in ingegneria gestionale e oggi impiegata nell’area delivery di una multinazionale IT.Un'altra voce giovane è quella dell'«ospite speciale» Sara Caminati [nell'immagine a sinistra], «romana d'origine e milanese d'adozione»  classe 1984 che si è letteralmente inventata un lavoro - quello di personal digital vip, una sorta di consulente specializzato nel tenere sotto controllo l'immagine dei clienti su Internet - portandosi per questo a casa nel 2009 una manciata di riconoscimenti: una menzione di merito al Premio per l’innovazione nei servizi di Confcommercio, l’E-content Award 2009 e il premio Donna è Web nella categoria "professionista del web". E in questa intervista non mancano le sorprese, perché Caminati sembra avere un bel caratterino (racconta di lavorare «anche 20 ore al giorno»!) e non le manda a dire; quando l'intervistatrice Camilla Golzi Saporiti le chiede dei suoi collaboratori, lei risponde che ne ha una quindicina con partita Iva che guadagnano «in media sugli 800 euro», e poi aggiunge: «Ora stiamo pensando di assumerne alcuni e di inserire nuovi collaboratori, ma non è facile trovare ragazzi che abbiano davvero intenzione e voglia di lavorare. So che sembra assurdo in un momento in cui tanti cercano un’occupazione, e non sempre con successo, trovandosi magari a passare da uno stage all’altro, con retribuzioni nulle o basse. Lo so, ci sono passata anch’io. Ma la verità è che molti miei coetanei non sono disposti a mettersi in gioco, a sacrificarsi un po’». In particolare la giovane imprenditrice si riferisce «a chi esclude a priori l’idea di lavorare mentre studia all’università. Per me è un errore: rispetto le scelte altrui, ma mi permetto di suggerire di lanciarsi il più possibile, un po’ di “sana gavetta”, fa bene, è tutta esperienza guadagnata».Il dibattito è aperto; intanto, buona lettura a tutti.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- La Repubblica degli Stagisti al Career Day Cattolica

Il Daily Telegraph mette il naso nella vita degli stagisti inglesi. Conclusione: non se la passano bene neanche loro

Anche in Inghilterra lo riconoscono: «Non è facile essere stagista». Questo il titolo dell'articolo apparso a fine agosto sul sito del Daily Telegraph [in basso a sinistra, la pagina web], autorevole quotidiano di stampo conservatore. A firmarlo, la 26enne Sarah Barnes [a fianco nella foto], autrice di un blog femminista, tre anni di stage alle spalle e un lavoro part-time in negozio «per poter pagare le bollette». Volendo capirne di più, la blogger ha intervistato altre cinque stagiste, tra i 18 e i 27 anni, approdando alla prevedibile conclusione che «per quanti non hanno alle spalle famiglie facoltose, fare gli stagisti equivale a fare i giocolieri». Le testimonianze si sovrappongono a un quadro generale preoccupante. E il problema non si ferma ai tirocini mal retribuiti, o gratuiti (quest'ultimi un terzo del totale secondo il Trades Union Congres, che rappresenta sei milioni di lavoratori inglesi). Per inserirsi nel mondo del lavoro si è persino disposti a pagare. L'autrice cita casi estremi, come la messa all'asta di uno stage nella redazione americana di Vogue per 42.500 dollari, circa 33.500 euro, mentre vale "solo" 4.600 sterline, quasi 5.600 euro, un tirocinio mensile da Christies's, azienda famosa nel commercio d'arte. I soldi hanno alimentato cause benefiche - nel secondo caso, per esempio, sono andati alla National Society for the Prevention of Cruelty to Children -  ma la singolarità della pratica rimane. E c'è di più: la Barnes cita un'accurata indagine pubblicata sul sito per studenti Push e un dato allarmante: il prossimo anno ogni laureato inglese dovrà affrontare un debito medio di 21.200 sterline, circa 25.800 euro, accumulato per sostenere le spese universitarie. Stando a questi dati, oltremanica il neolaureato-tipo è indebitato e con la prospettiva di uno o più stage gratuiti o male retribuiti. «Lavoro cinque giorni a settimana, mi vengono rimborsate solo le spese e non ho un altro lavoro» afferma Jessica Turner, 25 anni e una laurea in discipline umanistiche, da marzo stagista in una casa di produzione cinematografica a Londra. «Non puoi aspettarti molto, è un settore molto competitivo. Però ho l'appoggio di mia madre». E, unico caso tra le intervistate, dopo sei mesi di tirocinio è arrivata la proposta di rimanere come dipendente, regolarmente retribuita. Anche Rasa Abramaviciute, coetanea e studentessa lituana di moda, stagista per cinque mesi nell'atélier della stilista Vivienne Westwood, non si fa illusioni: «Se vuoi farti strada nella moda devi lavorare sodo, e gratis. Io lavoro cinque giorni a settimana, dalle 10 alle 18, ma a volte le giornate sono ben più lunghe e stressanti». Paula Morrison, anche lei 25 anni, laureata in arte, si divide invece tra un lavoro part-time come sarta e uno stage di tre giorni la settimana in una galleria d'arte contemporanea della east London. Come le altre, si ritiene fortunata: «Mi rimborsano spese di vitto e di viaggio, ma vivo lì vicino, e posso andare a piedi. Ormai sono alla fine» continua «e dopo voglio avviare il mio progetto personale di esposizione. Sarà dura, ma almeno non ho un mutuo, né dei bambini». Non va certo meglio cambiando settore e tipologia di studi. Hannah Sanderson ha 27 anni, all'attivo una laurea nel campo della cooperazione internazionale e anni di volontariato all'estero. Da marzo svolge uno stage presso la sede londinese dell'associazione Merlin, specializzata nelle emergenze sanitarie nei paesi in via di sviluppo: «Lavoro tre giorni a settimana e ricevo 20 sterline al giorno [circa 25 euro, 300 al mese]. Ho perso mio padre e tutti i soldi dell'assicurazione sulla vita sono serviti per pagarmi gli stage. Sono fortunata perché vivo con mia madre, anche se questo vuol dire due ore di viaggio al giorno. Senza la mia famiglia non ce l'avrei fatta. Se avessi 35 anni e stessi ancora lavorando gratis mi direi: "Ma che sto facendo?"». È ancora più decisa la 18enne Sarah Harding, neodiplomata, che ha passato l'estate nell'ufficio del parlamentare democratico Don Foster, aiutando ad organizzare la conferenza del partito che si è tenuta a Liverpool dal 18 al 22 settembre. «A 18 anni, penso sia accettabile lavorare gratis» dice «a 22-23, probabilmente no». E poi la solita nota: «Sono fortunata perché sto dai miei zii. Dopo lo scandalo dell'anno scorso sugli sperperi dei politici, gli stagisti non hanno più diritto al rimborso spese. Tanti ragazzi estremamente capaci non fanno il mio stesso stage perché non possono permetterselo». E così il mancato rimborso spese genera una sorta di apartheid di classe: se una famiglia non è ricca abbastanza da poter mantenere il proprio figlio per uno o più stage gratuiti, quello inevitabilmente perderà molte occasioni. Annalisa Di PaloPer saperne di più, leggi anche:- Stagisti inglesi, il Guardian svela: un ente vigilerà affinché le aziende non li sfruttino- La denuncia del Financial Times: «Le aziende smettano di prendere stagisti per coprire i loro buchi di organico, e comincino a pagarli»

Rimborso spese per gli stage Mae-Crui, a chi sì e a chi no. La protesta di una lettrice: «Non è giusto: tutti dovrebbero ricevere un sostegno»

Stage in ambasciata: per molti, ma non per tutti. Il nuovo bando dei tirocini Mae-Crui è stato pubblicato da pochi giorni e fino al 28 settembre sarà possibile candidarsi online per uno dei 580 posti da tirocinante nelle sedi nazionali ed estere del ministero degli Affari esteri. Un’esperienza formativa utile per chi mira ad una carriera internazionale ed apprezzata anche dalle aziende: peccato, però, che i costi da sostenere per trascorrere tre o quattro mesi all’estero siano quasi sempre molto elevati, e non alla portata di tutti.Il bando Mae-Crui, per giunta, non prevede alcuna forma di rimborso spese: sta allora alle singole università offrire ai rispettivi studenti borse di studio e contributi finanziari per affrontare con maggiore serenità lo stage. Solo pochi atenei, però, destinano fondi specifici al sostegno dei giovani tirocinanti Mae-Crui. Katya è una ragazza di Mola di Bari, neolaureata in neogreco e arabo all’università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo aver partecipato allo scorso bando del Mae-Crui è stata selezionata per partire alla volta di Atene. Alla Repubblica degli Stagisti ha inviato questa richiesta di Help: «La notizia della mia partecipazione mi è giunta il 29 luglio e consapevole del fatto che si trattava di uno stage non retribuito, ho cominciato a cercare casa e lavoro ad Atene e allo stesso tempo qualcuno che prendesse il mio posto a Venezia». Qualche giorno dopo Katya viene messa in contatto con altre due stagiste italiane destinate alla sede di Atene, e da  una delle due ha apprende che l’università di Palermo prevede per i suoi studenti tirocinanti Mae-Crui un rimborso spese di 700 euro al mese. E invece da Ca’ Foscari neanche un centesimo: «Mi sento presa in giro», si sfoga Katya, «perchè si tratta dello stesso stage e, nonostante io sia sempre stata una studentessa-lavoratrice, vorrei non dover lavorare all'Istituto italiano di cultura di giorno e di sera dover fare la barman in qualche pub o dare lezioni di italiano per sopravvivere. Vorrei che tutti gli studenti avessero un aiuto dall'università alla quale hanno pagato soldi e soldi durante gli anni, indipendentemente da statuti speciali o fondi regionali, e che ci fossero più possibilità per tutti gli studenti come me che lavorano sodo e che cercano di proseguire gli studi facendo le notti nei bar e nelle pizzerie di tutta Italia». Katya è decisa, partirà comunque per Atene e per pagarsi lo stage lavorerà part-time. «Nel frattempo scriverò al rettore della mia università e chiamerò l'ufficio culturale del ministero con la speranza che, anche a posteriori, sia possibile ottenere perlomeno un rimborso delle spese di alloggio. Voglio avere voce in capitolo. E se non dovesse esser possibile per me, lo sarà per le future teste di Mae!» [nell'immagine a sinistra, il wall del gruppo Teste di Mae su Facebook].Una richiesta più che legittima, soprattutto se si considera che, su 480 sedi, 38 sono in Africa, 29 in Asia, 53 in America del Nord, 56 in America Centro-meridionale, 19 in Medio Oriente, 13 in Oceania e le restanti 372 in Europa. Oltre un terzo dei tirocinanti (208 su 580), quindi, dovrà vivere per tre o quattro mesi in Paesi decisamente distanti dall'Italia, con un conseguente aumento anche dei soli costi di trasferta.La Repubblica degli Stagisti risponde all'appello di Katya con un sondaggio fra le 67 Università convenzionate con il programma Mae-Crui per individuare quelle “virtuose” che, fra fondi propri e finanziamenti regionali, offrono un rimborso spese ai propri studenti. Da sottolineare che le singole università non si occupano direttamente della gestione delle pratiche amministrative, del customer care degli alunni o del mantenimento delle infrastrutture informatiche per l’invio delle candidature, compiti che spettano invece alla Fondazione Crui. A quest’ultima, ogni ateneo versa un contributo spese che varia, a seconda del numero di studenti partecipanti per istituto, da 26 a 52 euro per alunno preselezionato. Il contributo totale può arrivare a varie migliaia di euro, come nel caso dell’università Cattolica di Milano che paga complessivamente circa 5mila euro alla Fondazione per aderire al programma.   Andrea Curiat Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Le università "virtuose" del Mae-Crui: ecco tutti i dettagli sui rimborsi spese e le borse studio per i tirocini in ambasciate, consolati e istituti di cultura - Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?E anche: - Stage all'estero, Mae-Crui ma non solo: attenzione all'assicurazione sanitaria - Stage all'estero senza assicurazione sanitaria: le storie di chi ci è passato

Roma, Milano e gli affitti troppo cari: dura la vita per i 200mila studenti e stagisti fuorisede

Roma e Milano sono le capitali italiane degli studenti – e degli stagisti. In queste due città si concentrano università, imprese, studi professionali ed enti pubblici: naturale quindi che attirino frotte di giovani desiderosi di trovare un’opportunità. Qualche numero, giusto per capirci. A Roma studiano, secondo l’Anagrafe nazionale studenti del ministero dell'Istruzione, circa 190mila ragazzi. Il dato è riferito a tutti gli iscritti all’anno accademico 2009/2010 e comprende tutte le facoltà. Oltre la metà di essi, vale a dire quasi 110mila, è alla Sapienza [nell'immagine a fianco, l'homepage del sito]; Roma Tre ne accoglie poco più di 34mila, Tor Vergata 28.700. Il restante dieci per cento di studenti si divide tra Luiss (circa 7mila), Lumsa (6.300), Roma Foro Italico (quasi 1.700), Luspio (1.300) e il Campus Bio-medico (1.100). Malgrado il grosso degli iscritti sia romano, si può stimare che un venti per cento provenga da un’altra regione, o comunque da un luogo tanto lontano da rendere pressoché impossibile il pendolarismo. Quindi a Roma vivono quasi 40mila studenti fuorisede.E passiamo a Milano. Qui gli universitari sono 177mila; la parte del leone la fa la Statale con oltre 54mila studenti, seguita a ruota da Cattolica (37.500), Politecnico (quasi 37mila) e Bicocca (poco più di 29mila). Poi ci sono la Bocconi con 12.700 studenti, la Iulm con 4.300 e infine l’università Vita-Salute San Raffaele con duemila. In media la metà degli iscritti è fuorisede: per esempio, secondo le statistiche della Statale un 15% proviene da un’altra regione e un 40% dalle altre province della Lombardia. Applicando queste percentuali a tutti gli atenei milanesi, ne risulta che vi sono a Milano 97mila studenti fuorisede. Unendoli ai 40mila fuorisede romani si arriva al ragguardevole numero di 140mila – e non è finita. Agli studenti si uniscono (e in parte anche sovrappongono) gli stagisti. Partendo dal fatto che la Lombardia è regione dove in assoluto ce ne sono di più – nel 2008, secondo i dati del rapporto annuale Excelsior di Unioncamere, sono stati quasi 61mila sul totale nazionale di 305mila: praticamente uno stage su cinque avviene in Lombardia – Milano è a buon diritto la capitale degli stagisti:  ne accoglie oltre 25.500. Lo scettro le viene però conteso da Roma, che con 25.350 stagisti assorbe oltre l’80% dei tirocini dell’intero Lazio. E questi numeri sono riferiti esclusivamente alle imprese private: vi sono poi in entrambe le città altre migliaia di stagisti negli enti pubblici, sopratutto a Roma dove hanno sede tutte le principali istituzioni.Impossibile qui sapere quale percentuale sia fuorisede: però, essendo la stragrande maggioranza delle offerte di stage a Milano o Roma, è chiaro che qualsiasi studente o neolaureato che voglia fare questo tipo di esperienza troverà molte più opportunità se sarà disponibile a trasferirsi lì. Il che ci porta finalmente al centro di questo ragionamento. 140mila universitari fuorisede più 50mila stagisti vuol dire quasi 200mila giovani che a Roma e a Milano hanno bisogno di accoglienza, alloggio, trasporti pubblici degni di questo nome. Quali risposte ricevono? Focalizzando il tema della casa, e partendo dal presupposto che le foresterie universitarie e le case dello studente offrono un numero di posti estremamente esiguo e che quindi i ragazzi si devono arrangiare, i principali problemi sono tre. Uno, i prezzi troppo alti. Quando una doppia in condivisione costa 300 euro al mese, e una singola oltre 500, c’è qualcosa che non va. Due, gli affitti in nero. Il che non è solo un’illegalità che permette ai proprietari di risparmiare sulle tasse, ma anche un rischio per i ragazzi, che possono essere buttati fuori senza tanti complimenti dall’oggi al domani. Tre, le case fatiscenti e sovraffollate: negli appartamenti per studenti è stato abolito il salotto per rimediare una camera da letto in più, le strutture sono spesso decrepite, le cucine poco più che da campo – tanto chi glielo fa fare ai proprietari di rendere decente l’arredamento, per quattro ragazzini? E così appartamenti di 60 mq con un solo bagno, inizialmente concepiti per due persone e con un valore commerciale di 7-800 euro al mese di affitto, si trasformano in «comuni» che ospitano il doppio o il triplo degli inquilini e fruttano il doppio o il triplo dei denari (senza però che si siano moltiplicati nè lo spazio nè il numero dei bagni). 200mila giovani che cercano una sistemazione a Milano e a Roma non sono uno scherzo. Ed è ora che le amministrazioni comunali affrontino il problema.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Corsa agli stage, la crisi mette un freno. Primi dati del nuovo Rapporto Excelsior: 322mila tirocinanti l'anno scorso nelle imprese private italiane- Quanti sono gli stagisti italiani? Tutti i dati regione per regione, tratti dall'indagine Excelsior 2009- La carica dei centomila studenti stagisti: i nuovi dati di Almalaurea sui tirocini svolti durante l'università- Neolaureati, le aziende vi vogliono così: ecco i risultati dell'indagine Cilea - Stella

Stage alla Commissione europea, è boom di richieste e più di un quarto delle candidature arriva dall'Italia: forse perchè sono ben pagati?

Il programma di stage presso la Commissione europea compie nel 2010 cinquant'anni, e già da mesi fervono i preparativi per l'evento celebrativo in programma a Bruxelles per mercoledì 20 ottobre che coinvolgerà ex stagisti di tutte le età e nazionalità: il gruppo su Facebook [nell'immagine a fianco] si chiama «50 Years of Traineeships at the European Commission» e conta già quasi 900 iscritti. Questi stage sono un'occasione ghiotta che sempre più giovani sembrano sognare: prova ne sia che soltanto negli ultimi due anni il numero delle candidature è aumentato del 38%. Facendo il confronto tra le domande pervenute elettronicamente attraverso il sito del Traineeships Office della Commissione (attenzione, non tutte valide: vengono poi considerate solo quelle supportate dai moduli cartacei spediti per posta insieme ai documenti giustificativi), nel 2009 per i circa 1200 posti di stage ci sono stati 15.607 aspiranti stagisti; l'anno successivo, senza che fosse mutato il numero dei posti disponibili, alla Commissione sono arrivati i cv di 21.562 persone.E la Repubblica degli Stagisti ha scoperto che in questa particolare classifica gli italiani sono nettamente in testa. Conteggiando le domande inviate da tutta Europa per i due training period - quello di marzo e quello di ottobre - degli ultimi due anni, risulta che per i tirocini del 2009 si sono candidati 4191 italiani (2042 femmine e 1128 maschi), e per quelli dell'anno successivo addirittura 5827 (3717 femmine e 2110 maschi). In pratica oltre un candidato su quattro è italiano.Insegue, ma molto distanziata, la Spagna da cui nel 2009 erano arrivate alla Commissione UE 1331 candidature, aumentate da un anno all'altro del 41%: nel 2010 le domande di giovani spagnoli sono state 1873 (anche qui schiacciante la percentuale di femmine: 1293, pari al 69%).I terzi in classifica, i cugini d'Oltralpe, rappresentano invece l'eccezione che conferma la regola. Se infatti nel 2009 erano arrivate dalla Francia 1485 domande di partecipazione, l'anno successivo il numero anziché aumentare è rimasto sostanzialmente stabile - anzi con un lievissimo calo - attestandosi a 1474.Al quarto posto nell'elenco dei Paesi da cui provengono il maggior numero di candidature per gli stage presso la Commissione europea si trova la Romania (760 candidature online nel 2009, ben 1276 nel 2010: + 68%!), poi Germania e Polonia (rispettivamente 832 e 754 nel 2009, 1023 e 1033 nel 2010).I giovani italiani, insomma, sono quelli che dimostrano più interesse nei confronti dei tirocini che la Commissione europea mette ogni anno a disposizione. Forse perché di occasioni così, con un rimborso spese di oltre mille euro al mese, in Italia ce ne sono troppo poche.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Commissione europea, ultimi giorni per candidarsi per uno stage da oltre mille euro al mese: 600 posti a disposizioneE le testimonianze degli ex stagisti della Commissione:- Carlotta Pigella, Torino-Bruxelles andata e ritorno: «Il mio stage alla Direzione generale Affari Marittimi della Commissione UE? Internazionale e professionalizzante»- Pasquale D'Apice: «Rapporti umani e network di conoscenze, ecco il prezioso valore aggiunto degli stage alla Commissione europea»- Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»

Dov'è meglio andare a fare lo stage? Dipende da cosa si cerca: ecco quattro top five tratte da sondaggio «Identikit degli stagisti italiani»

La qualità di uno stage – quantomeno quella "percepita" – dipende anche in gran parte da ciò che lo stagista cerca in esso. Come, si può restare delusi da un percorso formativo  interessantissimo e da tutor sempre presente e disponibile? Sì, se si cercava un lavoro e non lo si è ottenuto. Allo stesso modo, se si hanno pochi soldi in tasca e si vorrebbe un buon rimborso spese, si può anche essere scontenti di uno stage ottimo dal punto di vista formativo, perchè magari non prevede nemmeno un euro di emolumento. Al contrario, ci possono essere giovani disponibili a fare un'esperienza di stage completamente gratuita, a patto che la qualità formativa sia alta, oppure sia concreta la probabilità di essere assunti al termine del tirocinio. Insomma: lo stage buono varia anche a seconda delle aspettative di chi lo fa.Analizzando i dati raccolti attraverso il sondaggio online Identikit degli stagisti italiani, realizzato l'anno scorso dalla Repubblica degli Stagisti in collaborazione con l'Isfol, ecco quattro classifiche: le "top five" di dove conviene di più fare lo stage, a partire dall'obiettivo principale dell'aspirante stagista.1. Se si cerca un contratto "serio" (a tempo determinato o indeterminato) al termine dell'esperienza formativa, conviene andare a fare uno stage nel...1) settore metalmeccanico-automobilistico: qui il 17,4% degli stagisti ottiene un contratto di questo tipo2) settore agroalimentare: 15,8%3) settore commercio e distribuzione: 14,3%4) settore tessile - moda - beauty: 10,6%5) settore chimico-farmaceutico: 10,5%NB: il dato medio generale è 7,9%: un 5,6% di contratti a tempo determinato più un 2,3% di contratti a tempo indeterminato. Ben il 52,5% degli stage si conclude invece con una stretta di mano e arrivederci.2. Se si cerca sopratutto la qualità del percorso formativo:1) settore metalmeccanico-automobilistico: il 58,3% degli stage  sono stati giudicati "buoni" o "ottimi" rispetto alla qualità formativa2) settore educazione e formazione: 57,5%3) settore servizi sociosanitari: 55,4%4) pubblica amministrazione: 53,5%5) settore energia: 52,7%NB: il dato medio generale è 49,6%: un 33,1% di stage valutati "buoni" più un 16,5% di "ottimi"3. Se si cerca sopratutto un buon rimborso spese (da 500 euro in su):1) settore servizi finanziari e assicurativi: il 33,9% delle aziende di questo settore offre un emolumento di questa entità2) settore chimico-farmaceutico: 30,4%3) settore agroalimentare: 29,1%4) settore energia: 28%5) settore telecomunicazioni - ict: 23%NB: il dato medio generale è 16,3%: un 11% di stage che prevedono un emolumento tra i 500 e i 750 euro, più un 5,3% di stage con rimborso superiore a 750 euro. Oltre la metà degli stage (il 52,4%) non prevede invece alcun rimborso spese.4. Se si cerca sopratutto un tutor presente e attento:1) settore energia: 54,8%2) settore servizi sociosanitari: 53,6%3) pubblica amministrazione: 53,5%4) settore commercio e distribuzione: 52,6%5) settore metalmeccanico-automobilistico: 50,8%NB: il dato medio generale è che il tutor è stato "un punto di riferimento costante" nel 49,1% dei casi. Il sondaggio dava la possibilità di raccontare ciascuna esperienza di stage in maniera dettagliata; in particolare, rispetto al settore, a ogni partecipante offerte date sedici opzioni (Agroalimentare, Non profit, Chimica-farmaceutica, Commercio e distribuzione, Comunicazione-spettacolo-pubblicità, Educazione-formazione, Energia, Grafica-editoria, Metalmeccanico-automobilistico, Pubblica amministrazione, Servizi alle imprese - Società di consulenza, Servizi finanziari-assicurativi, Servizi sociosanitari, Telecomunicazioni-ict, Tessile-moda-beauty, Turismo-ospitalità-tempo libero) più il classico "altro" per chi avesse fatto lo stage in un settore non indicato.Va ricordato anche che questo sondaggio, compilato in forma anonima da quasi 3mila persone tra il maggio e l'ottobre del 2009, non ha valore statistico in quanto il campione è appunto casuale, e non rappresentativo. I risultati emersi sono però fortemente indicativi della realtà che vivono ogni giorno gli stagisti italiani, e delle difficoltà che si trovano ad affrontare.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Pronti, via! Parte il grande sondaggio online di Isfol e Repubblica degli Stagisti per scoprire chi sono gli stagisti italiani- Identikit degli stagisti italiani, ecco i risultati: troppo spesso i tirocini disattendono le aspettativeE anche:- Corsa agli stage, la crisi mette un freno. Primi dati del nuovo Rapporto Excelsior: 322mila tirocinanti l'anno scorso nelle imprese private italiane- Quanti sono gli stagisti italiani? Tutti i dati regione per regione, tratti dall'indagine Excelsior 2009- Stage attivati dai centri per l'impiego: ecco la radiografia annuale dell'Isfol- Trovare lavoro dopo la laurea o il master, attenzione alle percentuali di placement: a volte possono riservare sorprese

Domenica d'agosto tv mia non ti conosco, meglio un libro: «Spinoza - Un libro serissimo». Oggi presentazione a Padova

Era dai tempi delle formiche che non si rideva e rifletteva tanto leggendo un libro. Sono passati quasi 20 anni da quando Gino e Michele (& Matteo Molinari) - correva l'anno 1991 - sbarcarono il libreria con un libriccino smilzo, pubblicato da Einaudi, costituito solo ed esclusivamente da battute. Freddure. Frasi al vetriolo, come quella che dava il titolo al primo volume,  «Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano». Un successo clamoroso, oltre mezzo milione di copie vendute. Oggi il testimone viene ripreso da Stefano Andreoli e Alessandro Bonino con «Spinoza - Un libro serissimo» (Aliberti). Sottotitolo: «Duecento pagine di satira corrosiva su vita, morte, chiesa, stato e altre cose su cui vale la pena scherzare». Nato come blog nel 2005, Spinoza è uno spazio virtuale di satira collettiva; la sua pagina su Facebook ha più di 70mila fan, che seguono passo dopo passo Andreoli e Bonino anche nel massacrante tour promozionalestivo (oggi tappa a Padova, qui sotto le altre date di agosto) del libro, uscito in libreria a fine maggio con una tiratura di 10mila copie e già in ristampa.Il libro, con prefazione di Marco Travaglio, parte a Palazzo Chigi («Nasce il governo Berlusconi IV. Detesto i sequel») e chiude in Vaticano («Cinque anni fa moriva Giovanni Paolo II. Le condizioni restano stabili»). In mezzo ci sono anche gli stagisti, precisamente a pagina 25: «Nasce lo sciopero virtuale: si lavorerà normalmente, ma senza essere pagati. Non potevano continuare a chiamarlo stage?». Si ride, sì, ma a denti molto stretti.Presentazioni, le prossime date:- domenica 8 agosto a Padova, Pride Village, ore 21:30- venerdì 13 agosto a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Festa di Liberazione, ore 21- martedì 17 agosto a Porto Recanati (Macerata), Cortile sud ex scuola elementare "Diaz" (corso Matteotti 230), ore 18:30- mercoledì 18 agosto a Macerata, L'Alligatore - Parco urbano di Fontescodella, ore 21- giovedì 26 agosto ad Arezzo, Palazzo della Provincia, ore 21 - sabato 28 agosto a Torino, festa nazionale PD, ore 21 - venerdì 3 settembre a Reggio Emilia, Festa provinciale del PD, ore 21- sabato 4 settembre a Vittorio Veneto (Treviso), Festival Comoda_mente, ore 22Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stage in fabbrica raccontati in un libro al vetriolo: «Mi sento già molto inserito» di Mauro Orletti- Giovani, lavoro e stipendi troppo bassi: quando al mutuo ci pensa papà (indebitandosi). Parola di Luigi Furini

Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti

Il Parlamento Europeo interviene sul tema degli stage con un importante documento, redatto dalla sua Commissione per l'occupazione e gli affari sociali: «Relazione sulla promozione dell'accesso dei giovani al mercato del lavoro, rafforzamento dello statuto dei tirocinanti e degli apprendisti» datata 14 giugno 2010, poi trasformata martedì 6 luglio in una risoluzione dal Parlamento riunito in assemblea plenaria. La relatrice del documento è la più giovane parlamentare europea - la 26enne danese Emilie Turunen [nella foto sotto, durante il suo discorso], socialista, vicepresidente  del Gruppo Verde / Alleanza libera europea.Partendo da una serie di premesse, tra cui quella che «i datori di lavoro sembrano utilizzare con maggior frequenza l’apprendistato e il tirocinio per sostituire l’impiego regolare, sfruttando in tal modo gli ostacoli che i giovani affrontano per entrare nel mercato del lavoro; […] queste forme di sfruttamento dei giovani devono essere affrontate ed eliminate di fatto dagli Stati membri», il Parlamento europeo riassume in 73 punti esortazioni, consigli e richieste rivolte sia all'interno dell'UE sia, all'esterno, a ciascuno degli Stati membri.Il primo punto è già un programma: «adottare un approccio ai giovani e all'occupazione basato sui diritti; […] l'aspetto qualitativo del lavoro dignitoso per i giovani non deve essere compromesso». Per poi proseguire, al punto 11, con un affondo contro gli stage gratuiti: «Esorta gli Stati membri a elaborare politiche del mercato del lavoro inclusive e mirate, che garantiscano ai giovani un inserimento rispettoso e un'occupazione significativa, per esempio creando reti d'ispirazione, accordi in materia di tirocini accompagnati da aiuti di carattere economico affinché il tirocinante possa spostarsi e vivere vicino al luogo in cui si svolge il tirocinio, centri di orientamento professionale internazionale e centri giovanili che offrano orientamento individuale in particolare in materia di organizzazioni sindacali e aspetti giuridici relativi al loro tirocinio».Ancor più esplicito il punto 21: «Chiede tirocini migliori e garantiti; chiede alla Commissione e al Consiglio, a seguito dell’impegno espresso nella Comunicazione COM(2007)0498 “di proporre un’iniziativa per una Carta europea della qualità dei tirocini”, di istituire una Carta europea della qualità dei tirocini prevedendo norme minime per garantirne il valore educativo ed evitare lo sfruttamento, tenendo conto del fatto che i tirocini fanno parte della formazione non devono sostituire dei veri impieghi; sottolinea che tali norme minime devono includere una descrizione sommaria delle funzioni da esercitare e delle qualificazioni da acquisire, il limite di durata dei tirocini, un'indennità minima basata sul costo della vita del luogo dove si svolge il tirocinio conformemente alla prassi nazionale, un'assicurazione nell'ambito lavorativo in questione, prestazioni di previdenza sociale in base alle norme locali e un collegamento specifico al programma di istruzione in questione». Al punto successivo chiede poi alla Commissione «di fornire dati statistici sui tirocini in ogni Stato membro, che includano il numero di tirocini, la durata dei tirocini, le prestazioni sociali a favore dei tirocinanti, le indennità pagate ai tirocinanti, le fasce d’età dei tirocinanti, e di elaborare uno studio comparativo dei vari programmi di tirocinio esistenti negli Stati membri dell’Unione europea», vincolando i 27 a non far cadere questo sforzo nell'acqua: «Chiede a ciascuno Stato membro di controllarne l'applicazione» (punto 23) e «istituire un sistema di certificazione e di riconoscimento europeo delle conoscenze e delle competenze acquisite attraverso apprendistati e tirocini, che contribuisca anche all’incremento della mobilità dei giovani lavoratori» (punto 24).Un progetto ambizioso per tagliare le gambe a quelle imprese poco serie che si approfittano degli stagisti: al punto 25 della risoluzione si chiede che «i giovani siano tutelati nei confronti dei datori di lavoro i quali, nel settore pubblico come in quello privato, grazie all'esperienza professionale, ai contratti di apprendistato e di tirocinio, soddisfano i propri fabbisogni immediati e basilari a basso costo o a costo zero, sfruttando la volontà dei giovani di apprendere senza fornire loro alcuna prospettiva di futuro inserimento nell’organico».Poco più avanti si apre la grande ferita dell'assenza, per gli stagisti, di contributi: «Esorta gli Stati membri a garantire pieni diritti occupazionali e previdenziali ai giovani tirocinanti, praticanti o apprendisti, finanziando se del caso parte dei loro contributi previdenziali» (punto 29), «Invita la Commissione e gli Stati membri a collegare i programmi di apprendistato, tirocinio e praticantato ai sistemi di previdenza sociale» (punto 30).Il rigetto degli stage gratuiti viene poi ripreso, più avanti, nell'ambito di una più ampia riflessione sull'«importanza dell'indipendenza finanziaria dei giovani»: qui nel documento si invita «a far sì che tutti i giovani abbiano diritto individualmente a un livello di reddito dignitoso che garantisca loro la possibilità di crearsi una vita economicamente indipendente» (punto 63). E anche le stesse istituzioni europee a fare un po' di pulizia interna e autocritica: «dare il buon esempio eliminando la pubblicità di apprendistati non retribuiti dai loro siti web e a offrire un’indennità minima sulla base del livello del costo della vita nel luogo in cui si effettua il tirocinio; prestazioni di previdenza sociale a tutti i loro tirocinanti (punto 72).Eleonora Voltolina

Quanti sono gli stagisti italiani? Tutti i dati regione per regione, tratti dall'indagine Excelsior 2009

Nell'attesa che escano i nuovi dati dell'indagine dell'indagine Excelsior, realizzata annualmente da Unioncamere per fotografare i fabbisogni delle aziende (su un campione di oltre 100mila imprese con almeno un dipendente), la Repubblica degli Stagisti ripercorre nel dettaglio quelli contenuti nell'edizione del 2009, che racconta gli stage attivati nel corso del 2008 nelle imprese private italiane.L'elemento più significativo è certamente l'incremento fortissimo del numero degli stage in azienda negli ultimi anni: se nel 2006 Excelsior aveva "censito" circa 228mila stage in tutta Italia, l'anno dopo questo numero era lievitato del 12% (256mila), per arrivare nel 2008 a 305mila, con un incremento del 19% rispetto all'anno precedente. Cioé in Italia tra il 2006 e il 2008 il numero di stage nelle imprese private italiane è aumentato del 34%.Nel dettaglio, la regione dove in assoluto ci sono più stagisti è la Lombardia: qui nel 2008 sono stati quasi 61mila - praticamente uno stage su cinque avviene Lombardia. Le altre regioni seguono a larga distanza: secondo in classifica è il Veneto con quasi 34mila stage, poi ci sono il Lazio con poco più di 31mila e il Piemonte e la Toscana quasi a parimerito (di poco sopra i 22mila stage il primo, di poco sotto questa soglia la seconda). In fondo all'elenco ci sono invece la Basilicata, con 1.790 stage nel 2008; il Molise, con 970; e fanalino di coda la Valle D'Aosta, nelle cui imprese private hanno avuto luogo nel 2008 solamente 940 stage.La Valle D'Aosta è però la prima di un'altra lista: è il territorio che tra il 2006 e il 2008 ha visto l'aumento più vistoso del numero degli stage - addirittura un raddoppio, dato che nel 2006 erano solo 460 - e quindi a buon diritto guida la classifica degli exploit. Seguono il Molise (+ 86,5%), il Trentino Alto Adige e la Campania (+ 58% cadauno) e la Sicilia (+ 55%). Le regioni dove invece il numero di stage non è lievitato in maniera significativa nell'ultimo biennio sono la Basilicata (+ 14%, venti punti sotto la media nazionale),  il Piemonte (+ 20%), l'Umbria (+ 21%) e il Veneto (+ 22%).Qui di seguito, il dettaglio del numero degli stage e dell'incremento da un anno all'altro, regione per regione.Piemonte2006: 18.3302007:  20.280 (+ 10,6% rispetto all'anno prima)2008: 22.020 (+ 8,6% rispetto all'anno prima, + 20,1% rispetto a due anni prima)Valle D'Aosta2006: 4602007:  750 (+ 63% rispetto all'anno prima)2008: 940 (+ 25,3% rispetto all'anno prima, + 104% rispetto a due anni prima)Lombardia2006: 45.6302007:  53.960 (+ 18% rispetto all'anno prima)2008:  60.800 (+ 12,7% rispetto all'anno prima, + 33,2% rispetto a due anni prima)Liguria2006: 5.5902007:  5.910 (+ 5,7% rispetto all'anno prima)2008: 7.920 (+ 34% rispetto all'anno prima, + 41,7% rispetto a due anni prima)Trentino Alto Adige2006: 5.7402007:  6.200 (+ 8% rispetto all'anno prima)2008: 9.080 (+ 46% rispetto all'anno prima, + 58,2% rispetto a due anni prima)Veneto2006: 27.7702007:  31.210 (+ 12,4% rispetto all'anno prima)2008: 33.790 (+ 8,3% rispetto all'anno prima, + 21,7% rispetto a due anni prima)Friuli Venezia Giulia2006: 5.7002007:  7.200 (+ 26,3% rispetto all'anno prima)2008: 7.310 (+ 1,5% rispetto all'anno prima, + 28,2% rispetto a due anni prima)Emilia Romagna2006: 24.7802007:  27.140 (+ 9,5% rispetto all'anno prima)2008: 31.270 (+ 15,2% rispetto all'anno prima, + 26,2% rispetto a due anni prima)Toscana2006: 15.7602007:  18.110 (+ 14,9% rispetto all'anno prima)2008: 21.960 (+ 21,2% rispetto all'anno prima, + 39,3% rispetto a due anni prima)Umbria2006: 3.9702007:  4.200 (+ 5,8% rispetto all'anno prima)2008: 4.810 (+ 14,5% rispetto all'anno prima, + 21,2% rispetto a due anni prima)Marche2006: 6.6402007:  8.660 (+ 30,4% rispetto all'anno prima)2008: 8.880 (+ 1,6% rispetto all'anno prima, + 32,5% rispetto a due anni prima)Lazio2006: 22.8902007:  24.320 (+ 6,2% rispetto all'anno prima)2008: 31.360 (+ 28,9% rispetto all'anno prima, + 37% rispetto a due anni prima)Abruzzo2006: 4.4602007:  5.190 (+ 16,4% rispetto all'anno prima)2008:  5.900 (+ 13,7% rispetto all'anno prima, + 32,3% rispetto a due anni prima)Molise2006: 5202007:  710 (+ 36,5% rispetto all'anno prima)2008: 970 (+ 36,6% rispetto all'anno prima, + 86,5% rispetto a due anni prima)Campania2006: 10.8402007:  9.310 (- 14,1% rispetto all'anno prima)2008: 17.100 (+ 83,7% rispetto all'anno prima, + 57,7% rispetto a due anni prima)Puglia2006: 10.1102007:  10.680 (+ 5,6% rispetto all'anno prima)2008: 13.030 (+ 22% rispetto all'anno prima, + 28,9% rispetto a due anni prima)Basilicata2006: 1.5702007:  1.790 (+ 14% rispetto all'anno prima)2008: 1.790 (= rispetto all'anno prima, + 14% rispetto a due anni prima)Calabria2006: 3.6102007:  3.470 (- 3,9% rispetto all'anno prima)2008: 4.930 (+ 42% rispetto all'anno prima, + 36,6% rispetto a due anni prima)Sicilia2006: 9.5402007:  13.040 (+ 36,7% rispetto all'anno prima)2008: 14.780 (+ 13,3% rispetto all'anno prima, + 54,9% rispetto a due anni prima)Sardegna2006: 4.5302007:  4.210 (- 7% rispetto all'anno prima)2008: 6.770 (+ 60,8% rispetto all'anno prima, + 49,4% rispetto a due anni prima)