Una scuola superiore vale l'altra? Il progetto Eduscopio aiuta i ragazzi (e le loro famiglie) nella scelta
Se la scelta dell’ateneo in cui iniziare la propria carriera universitaria rappresenta da sempre un dilemma che attanaglia gli studenti all’uscita dalla scuola superiore, anche la scelta di quest’ultima fa registrare, in ragazzi e genitori, una bella preoccupazione. Nasce allora dal tentativo di facilitare questo passaggio Eduscopio, il programma della Fondazione Agnelli giunto quest’anno alla sua quinta edizione, che permette agli studenti usciti dalla scuola media e alle loro famiglie di confrontare, una volta scelto l’indirizzo di studio, gli istituti secondari della propria area di residenza, al fine di individuare quello che meglio risponde alle proprie aspettative. Dando un'occhiata alle graduatorie delle grandi città pubblicate nella nuova edizione del programma (che prende in considerazione oltre 7mila indirizzi di studio) si può vedere, ad esempio, come tra i licei classici di Roma si piazzi al primo posto il liceo Tasso, seguito, a quattro punti di distanza, dal Vivona, e poi dal Mamiani; tra i licei scientifici spicca invece il liceo Righi, seguito dal Virgilio e dal Mamiani. A Milano, la classifica dei licei classici vede al primo posto il Carrel, che si distanzia tuttavia di pochissimo dal secondo classificato, il Sacro Cuore, e dal terzo, il Giovanni Berchet; per gli scientifici, si trova invece al primo posto l'Alessandro Volta, seguito dal Da Vinci e dal Sacro Cuore. Tra i licei classici di Napoli spicca invece il Sannazzaro, seguito dall'Umberto I e dal Vittorio Emanuele II, mentre per gli scientifici domina il liceo Mercalli, di sei punti superiore al secondo classsificato, il Leon Battista Alberti, e al terzo, l'Eleonora Pimentel Fonseca. L’idea da cui prende avvio il programma della Fondazione è infatti quella di registrare i risultati ottenuti dai diplomati dei vari istituti in ambito universitario e lavorativo tramite una serie di indicatori che permettono poi di fare un’efficace comparazione delle scuole di provenienza: per i percorsi universitari dei diplomati, spiegano sul sito, Eduscopio «guarda agli esami sostenuti, ai crediti acquisiti e ai voti ottenuti dagli studenti al primo anno di università», indicatori che permettono di valutare «la qualità delle “basi” formative, la bontà del metodo di studio e l’utilità dei suggerimenti orientativi acquisiti nelle scuole di provenienza», mentre per i risultati conseguiti all’interno del mondo del lavoro il portale si occupa di verificare «se i diplomati hanno trovato un’occupazione, quanto rapidamente hanno ottenuto un contratto di durata significativa e se il lavoro ottenuto è coerente con gli studi compiuti o se invece è un lavoro qualsiasi». L’edizione di quest’anno ha portato però all’aggiunta di un nuovo criterio, come ha spiegato a Repubblica degli Stagisti Marco Gioannini [nella foto], responsabile della comunicazione per la Fondazione Agnelli: «si tratta dell’"indice di regolarità dei diplomati”, il quale ci dice per ogni scuola superiore quanti studenti iscritti al primo anno hanno raggiunto senza bocciature il diploma cinque anni dopo. Questo indice evidenzia due punti interessanti: uno per le famiglie che, al momento della scelta, possono ipotizzare la severità di una scuola rispetto ad un’altra; l’altro per l’intero sistema scolastico italiano: negli anni passati è stato infatti rimproverato ad Eduscopio il fatto che, nella graduatoria, risultassero avvantaggiate le scuole che operavano una maggiore scrematura prima della maturità, arrivando così all’esame finale con gli studenti migliori che, anche all’università, conseguivano poi risultati migliori. L’inserimento di questo ulteriore indicatore ci mostra che non è affatto così: anzi, stando ai numeri, sembra che le scuole che effettuano una minore scrematura nel corso del quinquennio, cercando di accompagnare tutti i propri studenti sino alla fine del percorso scolastico, facciano poi uscire ragazzi che, alla prova dell’università, ottengono risultati migliori. Questo risultato ci piace, perché mostra che si può essere inclusivi come scuola, essendo comunque efficaci». A questa novità nell’edizione 2018/19 se ne aggiunge poi una ulteriore, più “di servizio”: per la prima volta sono infatti presentati i risultati dei licei scientifici delle scienze applicate scorporati da quelli dei licei scientifici tradizionali, così come i risultati dei licei delle scienze umane-opzione economico sociale scorporati da quelli degli altri licei delle scienze umane: «questo perché, essendo uscita adesso la prima ondata di diplomati dopo la riforma Gelmini del 2010, non era stato finora logicamente possibile prendere in considerazione tali dati».Ma come accedere a queste informazioni? I passi da compiere sono pochi: basta andare sul sito e registrarsi al portale scegliendo tra l’opzione “cerco una scuola che mi prepari al meglio per l’università”, nel qual caso si otterrà la lista dei vari indirizzi di studio liceali, o “cerco una scuola che mi prepari al meglio per il mondo del lavoro”, così da accedere alla lista degli indirizzi tecnici e professionali; bisogna poi selezionare una tra le opzioni “studente”, “genitore” o “insegnante”: il programma non si rivolge infatti solo agli studenti e alle loro famiglie, ma anche agli insegnanti e ai dirigenti scolastici che, accedendo al portale, possono verificare direttamente i risultati ottenuti dai diplomati del proprio istituto. Una volta ottenuto l’accesso, è sufficiente inserire il particolare indirizzo di studio a cui si è interessati, la propria città di residenza e la distanza nei limiti della quale si è disposti a spostarsi, che va da un minimo di 10 a un massimo di 30 km, in quanto «i confronti hanno senso solo a parità di condizioni di sviluppo economico e sociale dell’area di riferimento». A questo punto, cliccando su “vai alla lista”, si ottiene una vera e propria graduatoria delle scuole superiori della propria zona sulla base degli indicatori sopra descritti mentre, selezionando un determinato istituto tra quelli comparati, si accede alla scheda singola, in cui sono indicati i tassi di iscrizione e di abbandono dei diplomati di quella scuola che si iscrivono all’università, le aree disciplinari da questi più gettonate e gli atenei in cui si immatricolano con maggior frequenza. In rari casi, tuttavia, alla testa di una graduatoria si trova un istituto nettamente superiore rispetto al secondo classificato: spesso le scuole che occupano le prime posizioni si trovano a un soffio l’una dall’altra: «un caso emblematico è quello dei primi quattro licei classici di Torino che, in base ai punteggi ottenuti, risultano essenzialmente indistinguibili» spiega Gioannini. «Totalmente differente, anche se caso raro, è invece la situazione dei licei scientifici di Genova, dove il primo in graduatoria, il liceo Cassini, si distanzia dal secondo posizionato di ben tredici punti. Qui è evidente che la differenza è significativa».Guardando alle risorse impiegate, il budget destinato alla realizzazione di Eduscopio per questa edizione è ammontato a 228mila euro, «una cifra tendenzialmente stabile, rispetto alle passate edizioni, che include l’acquisizione delle banche dati, la consulenza, i costi di comunicazione e quello del personale: dietro a questi dati si trova infatti il lavoro immane dei nostri ricercatori», precisa Gioannini. «Tuttavia non riceviamo e non abbiamo mai ricevuto contributi pubblici o dagli sponsor. La promozione del programma avviene attraverso campagne di comunicazione sui media tradizionali e sui social networks. Non facciamo mai inserzioni pubblicitarie, né andiamo solitamente a eventi organizzati dalle scuole, a meno che non siano loro ad invitarci. Spesso sono le scuole stesse a segnalare sul loro sito e ai loro open days la loro posizione in Eduscopio». Il successo del programma emerge infatti chiaramente dai dati: «Dal suo lancio, nel novembre 2014, ad oggi, Eduscopio è stato usato oltre 2milioni di volte da 1milione e trecento utenti unici, con un incremento annuale dell'8,4 per cento. L'ultima edizione è stata utilizzata, solo nella prima settimana, da oltre 160mila utenti». Giada Scotto