Per le madri freelance non tutte le casse di previdenza sono uguali. Alcune si distinguono infatti per “generosità”, elargendo particolari tutele alle iscritte neomamme. Il che significa che la misura di base resta la stessa per tutti, vale a dire l’80 per cento dei cinque dodicesimi del reddito professionale che l’iscritta ha denunciato nel secondo anno precedente alla data del parto (con il relativo minimo assegnato anche in assenza di reddito e pari per il 2018 a circa 5mila euro, e tetto massimo di circa 25mila euro). Ma che a questa base si aggiungono poi pacchetti in più.
In cima alla lista c'è l'Enpam, ente di riferimento di oltre 360mila medici e odontoiatri. «Di questi, quelli iscritti al Fondo generale di quota B, che raccoglie i contributi libero-professionali, sono 172.611, di cui 58.776 di sesso femminile» fa sapere alla Repubblica degli Stagisti Andrea Le Pera dell'ufficio stampa. Le dottoresse con figli a carico ricevono da questa cassa un contributo medio che è pari a 8.737 euro. Ma è dal 2016 che sono arrivate le migliorie, con un regolamento a tutela della genitorialità e una serie di benefits approvati tra cui spicca il riconoscimento di una nuova prestazione, pari a mille euro annualmente indicizzati, a favore dei soggetti che percepiscono un reddito inferiore a 18mila euro. «Nel corso del 2017 ne sono state erogate oltre 900» chiarisce.
Ma le dottoresse neo mamme potranno chiedere alla fondazione anche il bonus bebé, «un assegno di 1500 euro per le spese del primo anno di vita del bambino o dell’ingresso del minore in famiglia in caso di adozione o affidamento» si legge sul sito. Un sussidio che è vincolato a una soglia di reddito: «Negli ultimi tre anni non deve essere superiore a otto volte il trattamento minimo Inps, circa 52.700 euro» specifica Le Pera. Si può fare richiesta per tutti i bambini nati dal primo gennaio 2017 al 27 luglio 2018, precisa il sito, ma la misura sarà oggetto di proroga, come confermano dall'ufficio stampa.
A questo si aggiunge l’integrazione dell’indennità per le lavoratrici part-time fino al minimo garantito, un sostegno nel caso di «gravidanza a rischio», pari a 33,50 euro al giorno per un periodo massimo di sei mesi senza limiti di reddito. E ancora, l'Enpam offre la contribuzione volontaria per i periodi scoperti a causa dell’interruzione dell’attività, e un sussidio agli iscritti del quinto e sesto anno della Facoltà di medicina e chirurgia e di odontoiatria in caso di maternità, adozione o affidamento, interruzione della gravidanza spontanea o volontaria oltre il terzo mese, di importo pari all’indennità minima prevista per ciascuna fattispecie.
Anche i dottori commercialisti prevedono aiuti alle mamme freelance. La cassa di riferimento è la Cnpadc, 62.655 iscritti di cui il 45 per cento è donna. Dal 2014 se si resta incinte, si può contare su un contributo ulteriore rispetto all’indennità di maternità e che, specifica il sito, «è pari a 1/12 dell'80 per cento del reddito netto professionale dichiarato nell'anno precedente a quello dell'evento, con un importo che non può essere inferiore a 1.730 euro». Indennità più contributo insieme non possono invece superare i 25.064 euro. Esiste una misura anche in caso di interruzione di gravidanza, ma ciò che differenzia questa cassa dalle altre che pure la concedono è che il sussidio è riconosciuto anche in caso di aborto entro il terzo mese. E non è necessario specificare se spontaneo o volontario, come chiariscono dall'ufficio previdenza della cassa, ma basta un certificato medico. Quanto all'importo, «è pari a 1/5 dell'indennità di maternità minima, per il 2017 991,74 euro» precisa Andrea Gerardi del servizio comunicazione. Lo scorso anno «le domande per interruzioni di gravidanza anteriori al terzo mese sono state 36» prosegue. «Mentre gli assegni per indennità di maternità 865».
Gli altri enti nella lista dei generosi si limitano invece a rimborsi e pacchetti di tipo sanitario. La cassa Enpap degli psicologi per esempio – 51mila iscritti, di cui un ottanta per cento donne – prevede un pacchetto maternità che permette di accedere a esami e interventi di riabilitazione «per un controvalore massimo di 2mila euro (di cui un massimo di 250 euro per i tre colloqui psicologici)» si legge sul sito. Sono incluse ecografie, analisi clinico-chimiche, amniocentesi, villocentesi o test equivalente (ad esempio Harmony test, Prenatal Safe), controlli ginecologici e anche colloqui psicologici post parto. Si può beneficiarne senza pagare nulla in più e senza limiti di reddito. Anche la Casagit, la cassa di assistenza integrativa dell'Inpgi, la cassa dei giornalisti con 41mila iscritti e un 42% di donne, prevede un pacchetto maternità che rimborsa gli esami medici affrontati nel corso di una gravidanza. Ma per accedervi occorre essere iscritti a questo ente parallelo versando tariffe che variano a seconda del profilo scelto: ce ne sono quattro in totale, con importi che vanno a scalare sia per quota di iscrizione che per entità dei rimborsi e massimali. Tutti prevedono comunque coperture per la maternità.
A seguire c'è poi la cassa dei biologi, l'Enpab (30mila iscritti e 72 per cento di donne), che fino al 2017 rimborsava le spese sostenute per gli stessi esami clinici con un massimale di 2mila euro a famiglia. Ma il bando risulta al momento sospeso (resta però il contributo per asili nido). E ancora l'Enpav, la cassa dei veterinari con il 46 per cento di iscritte, ha stanziato per il 2018 230mila euro da destinare a sussidi alla genitorialità: asili nido, baby sitter, scuola dell'infanzia fino a un massimo di 300 euro mensili per otto mesi. La graduatoria tiene conto dei parametri Isee, quindi non ci rientrano tutti. E poi gli infermieri, con la cassa Enpapi, 30mila iscritti e un 70 per cento di donne, che offre «un sussidio pari al 40 per cento delle spese sostenute a titolo di retta» chiarisce il sito e una graduatoria anche qui «definita in relazione all’indicatore Isee del nucleo familiare del richiedente, con preferenza al valore più basso».
Per chiudere i consulenti del lavoro: gli iscritti all’Enpacl sono 25.598, di cui 13.736 uomini e 11.862 donne. L'ente, «conferisce alle beneficiarie dell’indennità di maternità apposite facilitazioni» fa sapere alla Repubblica degli Stagisti il direttore generale Fabio Faretra «per l’aggiornamento, il miglioramento e il perfezionamento dell’attività». Formazione professionale in sostanza, e in particolare «sono forniti gratuitamente specifici corsi in e-learning, e- book e abbonamenti a riviste specializzate».
Ilaria Mariotti
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