La ssrl convince gli startupper, fondate 3mila in quattro mesi

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 23 Gen 2013 in Approfondimenti

Ne sono state fondate più di 23 al giorno, 33 se si considerano anche quelle create da chi ha più di 35 anni.Stagisti La ssrl, ovvero la società semplificata a responsabilità limitata, piace agli startupper italiani. Al punto che dallo scorso 29 agosto, quando è entrato in vigore il decreto 138 che le ha istituite, sono nate ben 4.162 "imprese a 1 euro". A renderlo noto è stato il Consiglio nazionale del notariato, che ha diffuso questi dati presentando a Roma 'L'arancia', piattaforma web creata con la collaborazione scientifica della Luiss per fornire agli aspiranti imprenditori strumenti e informazioni.
Lanciata nel gennaio dello scorso anno come un mezzo per favorire i giovani interessati ad avviare un'azienda, la ssrl è diventata operativa solo ad agosto. Un ritardo legato alla necessità di definire un modello standard di statuto societario, un vero e proprio modulo da compilare di fronte al notaio, pensato per ridurre le spese di costituzione delle imprese. Per quanto, tra imposta di registro e bollatura dei libri contabili, gli aspiranti startupper devono comunque mettere in conto una spesa di circa 700 euro. Ma possono risparmiare sul capitale sociale, visto che basta 1 euro per costituire la società. Una scelta che hanno compiuto 2.941 imprenditori under 35, che hanno scelto la ssrl per dare vita alla propria azienda. Seguiti da 1.221 over 35 visto che, a giugno, il governo ha deciso di estendere anche a loro la possibilità di dar vita ad una società semplificata.
La nascita di questa formulaStagisti è stata accompagnata da molte voci scettiche, convinte che un'impresa con un capitale sociale ridotto non avrebbe potuto sopravvivere sul mercato. Secondo i critici, nessun fornitore si sarebbe fidato a vendere beni o servizi ad un cliente che, in caso di fallimento, non avrebbe avuto alcuna somma a garanzia dei creditori. «Le start-up hanno bisogno di capitali, ma non è quello sociale a fare la differenza», sottolinea però Alberto Onetti, professore associato di Economia e gestione delle imprese all'università dell'Insubria di Varese e presidente della fondazione 'Mind the bridge': «per partire bisogna ricorrere alle 'tre F', ovvero family, friends and fools, poi servono gli investitori, i fondi, i venture capitalist».
In realtà, secondo Onetti, i 10mila euro di capitale sociale minimo richiesti per la srl tradizionale rappresentano un ostacolo allo sviluppo di nuove imprese. «Dalle statistiche di 'Mind the bridge' emerge come il 40 per cento delle start-up non sia costituita in impresa». Un fenomeno che si lega alla «sostanziale inadeguatezza dei precedenti strumenti societari per gestire progetti connotati da grande flessibilità e dinamismo». Sul futuro dei quali pesa una forte incognita: «Il classico strumento societario italiano è impegnativo in termini di costi, carichi fiscali e obblighi in caso di chiusura». Lo snellimento delle procedure «ci avvicina ai modelli anglosassoni. Questo è un passo nella direzione giusta».
Ne è convinto anche Andrea Rangone, ordinario di Business strategy e di E-busiStagistiness al Politecnico di Milano, dove è anche responsabile dell'acceleratore di impresa Polihub. «Un gruppo di trentenni che ha un'idea imprenditoriale deve innanzitutto capire se può funzionare. E per farlo deve come prima cosa investire nel team. E se dopo tre mesi ci si rende conto che non ha senso continuare?». La necessità di un capitale sociale, anche di soli 10mila euro, rende non solo difficile creare una nuova impresa, ma complica anche la liquidazione in caso di insuccesso. «La verità è che molte start-up, almeno in ambito digitale, vivono sempre una situazione di limbo iniziale, durante la quale i fondatori investono personalmente per capire se il loro progetto è fattivo oppure no».
I soldi, se arrivano, vengono solo in un secondo momento, «quando hanno dimostrato qualcosa». In questo periodo iniziale «invece di stare a fare scritture private, si prende e si fa, senza spendere tempo e risorse: se dopo tre mesi l'azienda non va bene si chiude, altrimenti se arrivano i soldi si va avanti». Ma non sono certo i 10mila euro di capitale sociale a cambiare il destino di una start-up.
Lo sanno bene i giovani imprenditori under 35, che hanno scelto questa formula per dare vita alla propria azienda, sfruttando innanzitutto il fatto che per costituire la ssrl è necessario versare un capitale sociale che va dagli 1 ai 9.999 euro. Mentre per la più tradizionale srl la somma minima è di 10mila euro. Rispetto a quest'ultima, la società semplificata non richiede il pagamento del
l'imposta di bollo (65 euro), dei diritti di segreteria (92,60 euro), né degli oneri notarili (tra i 600 e gli 800 euro) grazie all'introduzione di un modello standard di statuto societario, un modulo che deve essere semplicemente compilato con i datianagrafici dei soci. Infine, anche in risposta alle critiche, il governo ha deciso che il 25% degli utili dovrà essere utilizzato per costituire un capitale sociale almeno fino a che non venga raggiunta la somma di 10mila euro.
 

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it

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