Oggi la Repubblica degli Stagisti inaugura una nuova rubrica. Dedicata come sempre ai giovani che cercano di diventare adulti, di costruire la propria strada professionale e la propria indipendenza economica. Stavolta però focalizzata su quelli che invece di andare in cerca di un lavoro dipendente, decidono di mettersi in proprio, di provare a realizzare un'idea e lanciarla sul mercato, di aprire un'impresa. Gli startupper.
Che in Italia non hanno certo vita facile, perchè mille sono i problemi da affrontare. Innanzitutto per racimolare i primi soldi necessari per partire: troppe porte sbattute in faccia dalle banche e dai fondi d'investimento, ben poco propensi a dar credito a chi non può fornire garanzie. Poi i passaggi obbligatori attraverso il labirinto della burocrazia, che spesso appaiono insensati e costruiti per scoraggiare e indebolire, più che facilitare. Infine la cultura dominante, non solo gerontocratica ma anche giovane-fobica, per cui tutti guardano con sospetto i giovani imprenditori, tendono a non fidarsi, non sia mai che l'inesperienza possa generare qualche catastrofe.
Ma gli startupper vanno avanti. Non si fanno scoraggiare. Racimolano i primi soldi attraverso la solita rete FFF, family friends and fools, oppure se sono fortunati riescono a farsi finanziare da qualche business angel o integrare in qualche incubatore. Studiano la complessa cartina geografica delle regole, la differenza tra società srl, snc e tutta la galassia di possibilità previste dall'ordinamento italiano. Imparano i nomi delle tasse, le date delle scadenze fiscali e contributive, le diverse tipologie contrattuali e i loro costi. Di solito all'inizio guadagnano poco o nulla; coinvolgono nel progetto qualche fratello, cugino, amico, compagno di scuola o di università, e per i primi mesi si va avanti in perdita, sviluppando l'idea senza un tornaconto economico, investendo il proprio tempo e le proprie energie, usando il proprio computer personale, lavorando dal divano di casa. Combattono contro i pregiudizi, contro i proprietari di immobili talvolta guardinghi ad affittare anche solo piccoli seminterrati senza la garanzia dei genitori, contro i primi fornitori che vorrebbero essere pagati in anticipo e i primi clienti che vorrebbero pagare a 90 giorni da fine mese.
Poi a un certo punto, se le cose vanno bene, il meccanismo ingrana, arrivano i primi soldi, almeno quanto basta per comprare una scrivania e due sedie, e magari cominciare a fare qualche contratto e pagare qualche stipendio. Si tira un sospiro di sollievo, e si comincia a pensare a come reinvestire i primi guadagni per crescere e svilupparsi.
Gli startupper non sono tutti uguali: ci sono i figli di imprenditori e i figli di nessuno, ci sono i tradizionalisti e gli innovatori, i solitari e i comunitari. Parleremo di loro, in questa rubrica, ogni martedì. Racconteremo le loro storie, le difficoltà, le conquiste, i costi affrontati, i guadagni realizzati. Siamo convinti che le loro testimonianze siano importanti e che possano mostrare la faccia di un'Italia giovane che non si arrende, che si dà da fare e che affronta sulla propria pelle tutto il bello e il brutto di questo Paese.
È certamente esagerata, e in un certo senso addirittura ipocrita e disturbante, la frase del rettore di Harvard consacrata dal film The social network: «I migliori allievi di questa università non sono quelli che escono e trovano un lavoro, ma quelli che escono e se lo inventano». La maggior parte dei giovani, in tutti i Paesi del mondo, continuerà legittimamente a cercare un lavoro dipendente, perché fondare un'impresa non è un gioco: servono idee, competenze, spirito di sacrificio, propensione al rischio, capacità di gestione che non tutti hanno o vogliono mettere in gioco. Ma al contempo le imprese fondate da giovani sono una speranza, un segnale: e le più forti tra loro potranno anche poi, in futuro, creare nuovi posti di lavoro. Per questo vanno protette, sostenute, valorizzate.
Ai lettori della Repubblica degli Stagisti un appello: segnalateci voi stessi storie da raccontare, scrivendo all'indirizzo startupper [chiocciola] repubblicadeglistagisti.it
Ed ecco la prima puntata della rubrica: «Non più bambini, oggi le Cicogne portano babysitter». Buona lettura.
Eleonora Voltolina
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