Categoria: Storie

«Assunta nella mia azienda preferita dopo uno stage col Bollino»: Francesca Sabatucci, ingegnere in Tetra Pak

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Francesca Sabatucci, ingegnere gestionale nell'ufficio Acquisti di Tetra Pak a Mantova.Ho 29 anni e sono di Teramo. Nonostante la mia passione per le scienze ho frequentato il liceo classico europeo della mia città, allora una proposta formativa molto moderna che univa studio intensivo delle lingue - io ho fatto inglese e francese - ed esperienza all'estero: ogni estate ho passato un paio di mesi in Inghilterra o in Spagna, ospitata da famiglie del posto e spesata dai genitori.  Negli anni del liceo ho anche collaborato con il settimanale L'Araldo abruzzese, fondando con altri ragazzi un inserto di attualità dedicato ai giovani. Ci siamo trovati da soli gli sponsor per finanziare le spese, mentre il giornale ci garantiva l'uso di un ufficio. Non percepivamo un compenso, era un modo di coltivare una passione, e per me è stata la prima vera esperienza di lavoro di squadra e gestione di tempo e risorse - limitate!Nel 2001, dopo il liceo, sono tornata ai miei vecchi amori, la matematica e la fisica, e mi sono iscritta al vecchio ordinamento di Ingegneria gestionale a Bologna. Ho trovato una stanza singola  a 400 euro e sono partita. Venendo da studi umanistici all'inizio è stata dura, ma non ho mai dubitato che quella fosse la mia strada e nient'altro avrebbe potuto darmi più soddisfazione. Con la tesi all'orizzonte, ho fatto la mia prima vera esperienza con il mondo del lavoro e a fine 2007 ho iniziato uno stage di otto mesi presso la società petrolifera Api di Roma. Avevo solo il rimborso dei  viaggi da e per Bologna, ma almeno ci "guadagnavo" con la redazione dell'elaborato, su un progetto di ristrutturazione di un parco eolico dell'Api. È un'esperienza che ricordo con molto piacere: mi è stato dedicato molto tempo e molta attenzione, nonostante fossi "solo" una tesista.Mi sono laureata a marzo 2009 e poi sono volata in Inghilterra per un corso di lingua di tre mesi, preparando nel frattempo anche l'esame di Stato per ingegneri. Tornata a Bologna è arrivato il secondo stage, questa volta in una società di consulenza - un ambito che mi aveva sempre affascinato - e per sei mesi sono stata junior consultant con un rimborso di  600 euro mensili. Dopo mi è stato proposto un contratto a progetto di sei mesi da 1050 euro netti, che ho accettato. Ho imparato molto, ma ho anche capito che quello non era il mio mondo: lavorare per obiettivi di breve termine, cambiare spesso contesto aziendale, non avere un gruppo fisso di lavoro... Non faceva per me. Quindi ad aprile 2010 ho risposto ad un annuncio di stage in Supply Chain pubblicato su Internet da Tetra Pak, e dopo pochi giorni sono stata chiamata. L'azienda è venuta incontro alle mie esigenze di lavoro e il primo colloquio si è svolto telefonicamente, seguito da un test online; poi, concentrati in un'unica giornata a Mantova, ci sono stati un assessment di gruppo, un colloquio con la responsabile Risorse umane e infine uno con il manager della sezione, anche in inglese. E solo qualche giorno dopo è arrivato il sì finale; senza esitare ho rinunciato ad una proposta di assunzione presso la società di consulenza di Bologna e mi sono tuffata a capofitto in questa nuova avventura. Tetra Pak era un'azienda alla quale aspiravo sin dall'università, una multinazionale solida, un prodotto con il quale ero cresciuta, un ambiente internazionale: era un’opportunità imperdibile! Ho iniziato quindi lo stage: sei mesi nell'ufficio Acquisti con un rimborso di 800 euro al mese, mensa e palestra gratuite. Da subito ho avuto la sensazione di essere parte di una squadra, e mi è stato insegnato molto [a fianco, una foto del team di lavoro]. Senza contare che condividevo l'ufficio con ragazzi svedesi, polacchi, cinesi: una scoperta ogni giorno. A febbraio 2011 sono anche partita per la Svezia, dove ho lavorato in temporary assignment per sei mesi, completamente spesata dall'azienda. Oggi, ad un anno e mezzo dal primo colloquio, il mio bilancio è più che positivo. Ho un contratto di un anno da 27mila euro lordi, e mi è stato già proposto il tempo indeterminato; vivo da sola a Bologna e ho un tenore di vita più che decoroso. Faccio il lavoro che ho sempre sognato di fare e mi sento privilegiata, soprattutto se penso ad ex compagni di facoltà, sfruttati e sottopagati, o che semplicemente fanno un lavoro che non li appassiona. Se chiudo gli occhi e penso al mio futuro, mi vedo ancora in questa azienda, magari con la possibilità di dedicarmi a qualcuno come è stato fatto con me.Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Tre stage e sei città diverse rincorrendo la ricerca: la storia della biotecnologa Claudia Parisi e la sua esperienza all'Efsa di Parma

L'Efsa, l'Autorità per la sicurezza alimentare di Parma, ha da poco aperto le selezioni per 25 tirocini semestrali ricompensati con un rimborso di oltre mille euro al mese. Tutti i profili vengono valutati, anche quelli non prettamente scientifici, in base alle necessità di ogni divisione. Per candidarsi è sufficiente compilare e spedire via mail il form in inglese: c'è tempo fino al 10 febbraio. Intanto la Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di una ex stagista Efsa: Claudia Parisi.Ho 29 anni e sono trentina. Ho frequentato il liceo scientifico a Riva del Garda, ma il quarto anno l'ho passato in Germania con un programma di scambio di Intercultura. Poi dopo le superiori mi sono trasferita a Bologna per studiare Biotecnologie; una scelta non semplice, perché non avevo un'idea precisa su cosa studiare e fino all'ultimo ho pensato di fare Lingue. Prima della pensione mio padre era addetto alla manutenzione in fabbrica e mia madre maestra elementare, quindi non avevo una strada già spianata da seguire. Alla fine ho seguito le mie inclinazioni scientifiche. Noi del 1982 eravamo le prime cavie della "riforma 3+2" e abbiamo fatto i conti con una certa confusione organizzativa, che ad esempio mi ha impedito di partire in Erasmus. Mi sono rifatta con la tesi in Spagna, a Santiago de Compostela, ricevendo una borsa di 3mila euro totali dall'università: un'esperienza che ricordo con molto piacere. Santiago è una città vivibilissima e molto economica - per una singola pagavo 150 euro al mese, mentre a Bologna in doppia ne spendevo 250. Ho discusso la tesi specialistica a marzo 2007 e poi sono rimasta qualche mese in Spagna per finire il progetto di laboratorio iniziato in tesi; e per quei tre mesi post laurea ho ricevuto altri 3mila euro, questa volta dall'Unione europea. Mi è stata proposto un dottorato sul progetto di laurea, ma ho rifiutato perché preferivo cambiare ambito di lavoro. Solo dopo ho capito di aver perso una grossa occasione. Mentre aspettavo risposte ai curriculum mi sono proposta per un tirocinio al Sian, il Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione dell'Ausl di Bologna, e per due mesi ho svolto per lo più funzioni amministrative, senza riceve soldi né grandi attenzioni. Nel frattempo però è arrivato il sì della Fao di Roma - anche in questo caso si trattava di un tirocinio gratuito per il quale mi ero candidata mesi prima -  e da aprile a ottobre 2008 ho lavorato nella divisione Food Quality and Standards Service, occupandomi di piante geneticamente modificate per l'agricoltura: rilevazione degli Ogm, campionamento, analisi di rischio per la salute, traduzione dei rapporti. La supervisione del mio lavoro era affidata a una ragazza in gamba e disponibile però, essendo agli inizi, avrei preferito essere più seguita e guidata. In compenso il mio inglese è molto migliorato e con il nome della Fao il curriculum ha acquisito più valore.Dopo poco è arrivato il terzo stage, questa volta all'Efsa - European Food Safety Authority di Parma. È stato sufficiente un colloquio telefonico approfondito e a gennaio 2009 ho iniziato i miei cinque mesi nell'unità che si occupa di Ogm, ricevendo un rimborso di mille euro al mese. Mi sono trovata benissimo: la mia tutor mi assegnava mansioni di ogni tipo e grado di difficoltà, imparavo continuamente, e anche il mio inglese ha fatto un salto di qualità. Alla fine dei cinque mesi il capo dell'unità mi ha proposto un'estensione dello stage di tre mesi, alle stesse condizioni. E finiti gli otto mesi di stage è arrivato un contratto interinale da mille euro al mese netti per sostituzione maternità. Di lì a poco però ho saputo di aver vinto un dottorato a Siviglia e ad ottobre 2009 ho lasciato Parma, dove vivevo ormai da quasi un anno condividendo un monolocale con il mio ragazzo. L'ho fatto a malincuore ma per accedere a contratti stabili nel mio campo il dottorato è indispensabile. Le precedenti esperienze non pagate - lo stage in Fao soprattutto - si sono rivelate determinanti per la vincita del dottorato, per cui non ho rimpianti, anzi; certo senza il sostegno economico dei miei genitori forse non ce l'avrei mai fatta. Adesso sono al secondo anno di dottorato. Lavoro in un centro di ricerca della Commissione Europea, l'Ipts - Institute for Prospective Technological Studies, e presenterò a breve la tesi all'università di Cordoba. Ho un contratto di tre anni con uno stipendio lordo di 32mila euro all'anno e considerando gli standard sivigliani godo di un certo benessere. Vivo con il mio ragazzo in un appartamento in affitto in centro e sono molto contenta della mia vita; anche se nessuno di noi due ha un lavoro fisso e bisogna anche tenere un occhio al futuro. So di molti colleghi di biotecnologie che stanno lavorando all'estero come me, la maggior parte in progetti di dottorato o post dottorato in Regno Unito, Germania, Svizzera, ma anche Stati Uniti e Canada. Del resto già i nostri professori ci incoraggiavano a prendere la via dell'estero. Non sono sicura di voler continuare nel lavoro di ricerca, mi sentirei più sicura in un lavoro che segua schemi più precisi e regolari. Anzi sto valutando l'idea di cercare lavoro proprio all'Efsa, dal momento che mi ci sono trovata così bene. Anche quello è stato uno stage fruttuoso!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più, leggi anche: - Da Adis Abeba Daniele Ravaioli racconta i suoi tre stage internazionali: «Andare via dall'Italia mi è servito»- Da Longarone al Ghana passando per il Mae-Crui a New York: la testimonianza di Paolo Dalla Stella, ex stagista UNV- La lista dei tirchi: la "black list" degli organismi internazionali che non pagano gli stagisti- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

Fabrizio Bria Berter, uno stage pagato a ridosso della laurea e poi subito un contratto: «In A&G oggi ho tutto quello che voglio da un lavoro»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Fabrizio Bria Berter, oggi Analyst nel settore Consulenza di A&G. Sono di Carignano, in provincia di Torino, e ho 26 anni. Mi sono diplomato ragioniere nel 2004 e poi mi sono iscritto alla facoltà di Economia aziendale dell'università di Torino; fortunatamente avevo le chiare e non ho esitato: volevo studiare discipline di tipo matematico-scientifico. Ho finito la triennale in tre anni esatti, laureandomi a novembre 2007 con una tesi sul Private Banking e una votazione di 106/110. Poi ho proseguito con la specialistica in Business Administration, sempre a Torino. L'organizzazione della facoltà  era buona e per lo meno non aggiungeva stress al già impegnativo percorso di studi, motivo per cui ho anche potuto coltivare altri interessi e altre passioni - tra cui il volontariato in Croce rossa. Ho un bel ricordo degli anni universitari. Ad aprile 2010 quindi è stata la volta della seconda seduta di laurea, dove questa volta ho discusso un elaborato sulle performance aziendali - e da cui sono uscito con un 110 e lode!Nel mio percorso formativo ho all'attivo due stage. Il primo risale proprio all'ultimo periodo universitario; il piano di studi del mio corso di laurea prevedeva lo svolgimento di un tirocinio, che io lasciato per il secondo anno di specialistica, candidandomi per uno stage trimestrale presso l’ufficio di Job Placement della facoltà. Sono stato ricontattato dopo pochi giorni per iniziare il percorso di selezione, che si componeva di un test al computer e di un colloquio individuale. È andata bene e quindi per tre mesi ho lavorato nell’area comunicazione aziende dell'ufficio, ma svolgevo per lo più ruoli di scarso profilo professionale, come pubblicare gli annunci e aggiornare il sito. Non è stata un'esperienza particolarmente formativa. Fortunatamente almeno era previsto un rimborso spese una tantum: 1500 euro - 500 al mese quindi - versati tutti alla fine.Finiti gli esami e con la tesi alle battute finali, ho iniziato a candidarmi a degli annunci online. E ho letto un'inserzione di A&G, una piccola impresa torinese che si occupa di consulenza organizzativa e direzionale, che cercava uno stagista per sei mesi, con finalità di assunzione. Ho inviato il cv e solo poche dopo sono stato ricontattato dall'azienda; dì li a qualche giorno ho sostenuto il primo colloquio, e infine il secondo. E a sole due settimane di distanza dalla candidatura e a un mese dalla discussione della tesi, ho iniziato i miei sei mesi di stage come Analyst nel settore Consulenza.Sono stato coinvolto nei progetti dal primo giorno nel giro di pochi mesi ho maturato delle conoscenze ed una metodologia di lavoro che forse non avrei potuto sviluppare in altre aziende. Ciò che mi ha colpito di più è stata la disponibilità dei colleghi, anche di quelli più anziani, che mi hanno sempre aiutato, fatto sentire parte del gruppo, e hanno sempre tenuto seriamente conto delle mie idee. Per i primi tre mesi, da marzo a maggio 2010, ho ricevuto un rimborso di 500 euro, raddoppiato poi per gli ultimi tre [attualmente gli stage hanno una durata di nove mesi, in cui è previsto un emolumento mensile di 500 euro nel primo trimestre, 800 euro dal quarto al sesto mese e 1000 per gli ultimi due mesi; la percentuale dichiarata di assunzione al termine è del  90%]. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto di inserimento di 18 mesi nel settore Consulenza direzionale con uno stipendio netto di circa 1200 euro al mese; ho accettato senza pensarci due volte. E oggi sento di non aver sbagliato: ho un buon ruolo, vedo crescere ogni giorno la mia autonomia professionale, la fiducia e le deleghe nei miei confronti. Non pongo limiti al futuro, valuterò con serenità tutto quello che arriverà, ma l'importante per me è fare un lavoro che mi dia sempre nuove soddisfazioni e mi permetta di crescere. Adesso tutto questo ce l'ho e non vedo motivi per cambiare. Forse cambierò casa, quello sì: vivo ancora con i miei genitori ma sto già cercando casa per poter andare a convivere con la mia ragazza ed ottenere una completa indipendenza dal nucleo familiare. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello Stagista

La delusione di un lettore dopo un master: «Perché le aziende prendono stagisti se non ne hanno bisogno?»

Mi chiamo Bernardo Bassoli, ho 30 anni, sono originario di Roma ma da sempre vivo a Latina. Attualmente mi occupo di traduzioni in inglese di manuali tecnici per una piccola casa editrice. Non ho un vero e proprio contratto, ma incarichi di prestazione occasionale. Mi sono laureato al Dams presso l'università Roma Tre: in quel periodo ho passato alcuni mesi facendo il pendolare, altri trattenendomi a Roma grazie ad alcuni lavoretti e alle borse di studio messe a disposizione dal mio ateneo. Nel 2008 mi sono trasferito a Milano per frequentare il master in Cinema digitale e produzione televisiva, organizzato dall'università Cattolica di Milano nell'ambito dell'Alta scuola in media, comunicazione e spettacolo. Un anno finalizzato alla formazione nel campo dell'ideazione e produzione di cinema digitale e televisione, che comprende uno stage finale, costo totale seimila euro. A mantenermi a Milano sono stati i miei genitori, che mi hanno pagato la quota del master, l’affitto e le altre spese. Dopo un periodo di corso, iniziato a ottobre, con un bilancio tutto sommato positivo sul fronte della didattica, ad aprile 2009 sono stato convocato dai tutor del master per un colloquio individuale di orientamento, per indicare le mie preferenze sullo stage da svolgere. Da questo incontro alcune cose sono iniziate a non andare per il verso giusto: nel momento in cui la redazione individuata dai tutor ha accettato la mia candidatura per lo stage, sono stato costretto a fare lo stesso. Nel caso in cui non avessi gradito l’azienda, o mi fossi reso conto di non essere adatto a quel posto, avrei potuto certamente rifiutare, ma sarebbe stato più difficile per le tutor trovare una nuova collocazione. A questo punto, sarebbe stato preferibile provvedere da solo. Se pensiamo che di solito si frequentano i master per trovare buoni stage, che senso ha seguirlo per poi dover trovare comunque uno stage autonomamente? Su queste premesse, ho preferito accettare e a giugno dello stesso anno ho incontrato il capo redattore e l’ispettore di produzione della redazione di Okkupati, trasmissione sui temi del lavoro e del precariato, prodotta dalla Palomar e andata in onda su Rai Tre fino all'anno scorso, con sede a Roma. Lì avrei dovuto svolgere il mio stage di quattro mesi, gratuito e senza alcun tipo di benefit.Al momento del colloquio, mi ha stupito il fatto che, a parte qualche domanda generica personale, non c’è stato nessun interesse verso la mia vita professionale: tipo di studi, competenze o esperienze di lavoro precedenti. A loro praticamente sono andato subito bene. Mi hanno dato indicazioni sulle attività dello stage e poi hanno chiarito subito che le possibilità di essere assunto in futuro dalla Palomar erano pari a zero. Dopo aver tentato con le tutor di trovare un soluzione alternativa, ho deciso di accettare, anche perché avrei dovuto aspettare mesi prima di un’altra, tra l’altro incerta, possibilità di stage. Una volta iniziata quest’esperienza, ho capito quasi subito che la mia presenza era inutile: a parte aver accompagnato qualche volta le redattrici del programma a fare riprese per i loro servizi, ero escluso dalle riunioni di redazione e il mio «lavoro» è stato essenzialmente quello di rispondere a qualche e-mail e passare la giornata davanti al computer. Ho provato a fare qualche proposta, ma con scarsi risultati. Vivere un’esperienza in un ambiente che non aveva alcuna necessità della mia presenza per me è stata una vera e propria batosta. Ho anche pensato di andare via prima, ma già dall’inizio ci era stato chiarito che chi avesse finito lo stage con più di una settimana di anticipo non avrebbe poi potuto ottenere l’attestato di frequenza del master. A quel punto ho portato a termine la mia esperienza. Inutile dire che non ho mantenuto alcun tipo di contatto con nessuno dei membri dello staff. Dopo questo stage, non ne ho fatti altri e ho rinunciato definitivamente a possibilità di carriera nel cinema o nella televisione. Oggi penso che, anche se i master non sono un’agenzia di collocamento per statuto, col tempo lo sono diventati, perché tutti li frequentano soprattutto per trovare uno stage che dia quante più alte possibilità di assunzione possibili. La formazione, l’apprendimento sono solo una bella forma, che serve agli organizzatori per rendere quel master appetibile. Alle società, soprattutto quelle che lavorano nel campo della comunicazione, interessa raramente ciò che hai fatto in quei mesi, quello che importa sono le relazioni, i galloni che un’università ha da spendere nei confronti delle società cui spedire i propri studenti. Ho perso fiducia nel valore formativo dello stage, ma l’aspetto peggiore di tutta la storia è che puoi sempre convincerti della situazione, della depressione economica e di tante altre vie di fuga, ma ci sarà sempre una sottile vocina che ti suggerirà che la colpa è solo tua e che in qualche modo sei anche tu che hai contribuito al fallimento del tuo stage. Sono certo che i responsabili del master fossero in buona fede, e convinti di averci assegnato ad ambienti propedeutici al nostro ingresso nel mondo del lavoro. Ma le redazioni e le aziende dovrebbero agire con più responsabilità, ed evitare di prendere stagisti se non ne hanno affatto bisogno.Testo raccolto da Chiara Del PriorePer saperne di più su quest'argomento, leggi anche:- La responsabile didattica del master della Cattolica: «Aziende selezionate sulla base di criteri di serietà della formazione»-  Stage deludente dopo un master da 11mila euro: una lettrice chiede «help» alla Repubblica degli StagistiE anche:- Stagista per tre anni, Ilaria denuncia: «Tv, radio, giornali, uffici stampa: ho fatto sei tirocini e nessuno mi ha portato un lavoro»- «Il nostro stage all'Enit, un'esperienza fallimentare»: le testimonianze di due lettori

Davide Palano, revisore in PwC: dalla laurea al tempo indeterminato senza incertezze. Grazie a stage e apprendistato di qualità

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Davide Palano, oggi assunto a tempo indeterminato in PricewaterhouseCoopers (PwC) a Roma.Ho 27 anni e sono originario di Brindisi. Dopo il diploma classico nel 2003 mi sono trasferito a Milano per studiare Economia aziendale alla Bocconi. Nel frattempo infatti ero stato attratto sempre più dal mondo economico e un po' d'istinto ho intrapreso quella strada; ovviamente con l'aiuto, ma senza l'influenza, dei miei genitori - che lavorano in ambiti completamente diversi. All'inizio dell'università ho avuto qualche difficoltà, soprattutto con la matematica, ma con il tempo e lo studio sono riuscito a portare avanti tranquillamente il mio percorso. E ho finito tutto in cinque anni esatti: ho conseguito la laurea triennale a fine 2006 e poi ho proseguito con la specialistica in Amministrazione, finanza aziendale e controllo, sempre alla Bocconi, discutendo la tesi specialistica ad ottobre 2008.Il piano di studi della biennale prevedeva un tirocinio da svolgere nell'ultimo semestre, quindi tramite il portale "Stage & Placement online" dell'ateneo - o utilizzando i contatti diretti che avevo raccolto durante i career day organizzati dalla Bocconi - ho inviato il mio curriculum ad una decina di società, puntando soprattutto sul settore della revisione contabile. E nei due terzi dei casi sono stato convocato per le selezioni. L'iter in questo settore di solito prevede un primo colloquio di gruppo, più un test psicoattitudinale con il responsabile risorse umane; poi un secondo colloquio individuale e, se l'esito fin lì è positivo, un incontro finale con uno dei dirigenti. Questa è la trafila che ho fatto anche in PricewaterhouseCoopers, la multinazionale di consulenza alle imprese dove alla fine ho svolto il mio stage. Da febbraio a maggio  2008 mi sono occupato soprattutto della revisione contabile di una società quotata in borsa - riconciliazioni bancarie, analisi di costi e ricavi, delle immobilizzazioni - ricevendo un rimborso spese di 800 euro più i buoni pasto, che utilizzavo nei bar della zona - un po' a fatica devo dire: il tempo era sempre poco! A fine stage, dopo un mese dalla discussione della tesi specialistica, mi è stato offerto un contratto di apprendistato professionalizzante di due anni come assistant auditor, con una retribuzione lorda annua di 21.500 euro più i buoni pasto. Mi avevano offerto il posto a Milano, ma per ragioni affettive ho chiesto di essere spostato a Roma. E fortunatamente è stato possibile! Ho preso casa da solo in un appartamento in affitto nei pressi del Vaticano: zona non propriamente economica, per cui adesso i miei genitori mi danno ancora una piccola mano. A novembre 2010 poi sono scaduti i due anni di apprendistato e sono stato assunto a tempo indeterminato. Adesso lavoro nell'ambito dei servizi professionali, in particolare nel settore della revisione legale dei conti, con uno stipendio lordo sempre di  21.500 euro all'anno. Su questa cifra però è previsto un leggero incremento annuale, che è individuale e dipende dalla valutazione e dai risultati ottenuti. Acquisita una certa esperienza, c'è anche la possibilità di lavorare per un periodo all'estero - in genere un paio di anni - ma la crisi degli ultimi anni ha un po' bloccato questi programmi internazionali. Non ho mai inviato curriculum all'estero, ma un'esperienza di questo tipo mi interesserebbe. Ho diversi colleghi di università che invece hanno lasciato l'Italia e mi sembra che siano tutti abbastanza soddisfatti.Io per il momento ho tutte le intenzioni di proseguire il mio percorso in PricewaterhouseCoopers a Roma: la mia esperienza fin qui è stata fantastica, estremamente formativa. I problemi dello stage fortunatamente li conosco tramite le storie degli altri: il mio è stato davvero uno strumento per prepararmi e poi inserirmi nel al mondo del lavoro. E adesso sono soddisfatto e fiducioso, pronto ad affrontare le sfide che mi aspettano. Testo raccolto da Annalisa Di Palo Leggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Marco Rudi, da reclutato a recruiter: «In Tetra Pak grande attenzione per le persone, a partire dagli stagisti»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Marco Rudi, oggi nell'ufficio Risorse umane di Tetra Pak.Ho 27 anni e sono della provincia di Como. Dopo il liceo scientifico nel 2003 mi sono iscritto in Scienze Politiche alla Cattolica di Milano, curriculum Comunicazione; ho sempre fatto il pendolare e ogni giorno tra andata e ritorno passavo tre ore sui mezzi. Al di là degli studi ho sempre cercato di darmi da fare e guadagnare qualcosa: animatore nei campi estivi della parrocchia, pr in riviera romagnola, barman... E poi c'è poi il capitolo giornalismo. Durante la triennale ho collaborato per tre anni con il quotidiano La provincia di Como, occupandomi soprattutto di calcio - ci gioco da quando ho sei anni e leggevo sempre le cronache alle mie stesse partite! Ho scritto gratis per il primo anno e con un contratto di collaborazione per gli altri due, venendo pagato secondo il tariffario dell'Ordine. Purtroppo non sono riuscito a prendere il tesserino da pubblicista perché la mia retribuzione annua non era sufficiente. A febbraio 2007 ho finito la triennale ma le iscrizioni ai test di ammissione alla specialistica erano scadute a dicembre, quindi ho deciso di impegnare i mesi che mi separavano dai nuovi test in un'esperienza all’estero. Sono partito a inizio giugno per Orlando, in Florida, con il programma "Work and Travel" della Ciee, a cui sono arrivato tramite passaparola. Per tre mesi ho lavorato nei parchi Seaworld e Discovery Cove occupandomi di relazioni con la clientela; poi sono passato nel team Human Resources che seguiva gli studenti stranieri impegnati nel mio stesso progetto. È stata un’esperienza incredibile: ho vissuto con ragazzi bulgari, russi, polacchi, spagnoli, cinesi, in un contesto completamente diverso dal nostro e coltivando concetti lavorativi per me nuovi, come l'employer branding, il work-life balance, la motivazione del personale.  Tornato in Italia, a settembre ho superato il test di ammissione per la specialistica in Comunicazione d'impresa dell'interfacoltà Economia - Lettere, sempre in Cattolica. E ho passato due anni meravigliosi, grazie ai compagni e ai professori che ho incontrato. Nelle estati 2008 e in 2009 ho anche avuto l'opportunità di tornare negli States, prima a New York poi a Boston. La Cattolica ha diverse partnership con università di tutto il mondo, che permettono di frequentare corsi extra curriculari coprendo una piccola parte dei costi, spesso previa selezione, come nel mio caso. Non ho maturato cfu, ma queste esperienze mi sono valse un punto in più in sede di laurea - e molti altri a livello umano!Dopo la laurea a febbraio 2010 è iniziata l’assidua ricerca di uno stage nell'area risorse umane. Dopo vari colloqui, ad aprile è arrivata la chiamata di Tetra Pak, che aveva ricevuto il mio cv tramite un sito specializzato. Dopo una prima intervista telefonica, in cui hanno anche testato il mio livello di inglese, sono andato a Modena per un colloquio e dopo pochi giorni è arrivato il sì. Entusiasta, mi sono trasferito, trovando una singola a 300 euro tutto compreso - grazie a Facebook - e a giugno 2010 ho iniziato uno stage semestrale con un rimborso di 800 euro al mese più mensa e palestra gratuite. In Tetra Pak ho trovato persone aperte e disponibili, che mi hanno insegnato un mestiere; in particolare ho affiancato le colleghe più esperte nei colloqui di selezione e nelle attività di employer branding. Finito lo stage mi è stato offerto un contratto annuale del quinto livello Metalmeccanico, con una retribuzione annua lorda di 27mila euro. Continuo ad occuparmi di selezione, reclutamento e di reputazione d'azienda. Ho un orario flessibile, che da febbraio a luglio mi ha permesso anche di frequentare un breve master in Risorse umane nei weekend - mi assentavo solo il venerdì pomeriggio per le lezioni.Attualmente vivo con altri tre ragazzi, più o meno della mia età e tutti lavoratori precari. Tra le mie conoscenze il precariato regna sovrano, c'è qualche caso raro di ex compagni di università che hanno già un contratto a tempo indeterminato, ma a scapito delle passioni. Altri invece, sono ancora alle prese con l’ennesimo stage, spesso poco pagato e poco formativo. Sono abbastanza soddisfatto del mio tenore di vita, ma lo devo in gran parte alla mia famiglia che ancora mi aiuta. Avendo un contratto a tempo determinato, non so dire dove sarò di qui a qualche anno, ma spero in Tetra Pak, che è un'azienda solida e stimolante, dove viene anche prestata grande attenzione alle persone. Anche se sono lontano dalla stabilità, mi ritengo decisamente fortunato.  Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

«Il Servizio civile non è un modo per ammazzare un anno di tempo o guadagnare qualche soldo», parla l'ex volontario Luca Crispi

Fino al 21 ottobre è possibile fare domanda per un progetto di Servizio civile in Italia o all'estero; l'unico paletto importante è l'età, che da quest'anno non deve superare i 29 anni. In attesa di un focus su composizione e grado di successo delle candidature, La Repubblica degli Stagisti raccoglie la testimonianza di Luca Crispi, ex volontario e governatore di Misericordia a soli 23 anni - il più giovane d'Italia. Sono nato nel 1984, un 11 settembre, data che poi purtroppo è diventata simbolo di odio per il mondo civile. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto come studente a Infermieristica e come volontario alla Misericordia del mio paese, Santa Maria di Licodia, in provincia di Catania: da un lato sentivo forte il desiderio di offrirmi al prossimo, dall'altro erano ancora vividi i ricordi di quando ancora piccolissimo salii per la prima volta su un'ambulanza - un vecchio Volkswagen - con mio padre, veterano dell'associazione. E dopo quattro anni di associazione nel 2007 sono stato eletto "governatore", la figura di rappresentanza legale delle confraternite - il presidente insomma. Avevo 23 anni: il più giovane governatore d’Italia! Naturalmente mi occupavo anche della gestione dei progetti di Servizio civile, ma ad un certo punto decisi di buttarmi in prima persona nell'esperienza diretta. Era l'autunno del 2009, un momento difficile della mia vita, sfociato anche nell'abbandono dell'università. E a peggiorare le cose c'era la fine imminente di un contratto a progetto di dieci mesi che, per quanto il compenso non fosse eccezionale, mi gratificava molto. Da aprile infatti stavo lavorando presso il Csve, Centro di servizio per il volontariato etneo, un organismo nato nel 1991 per distribuire alle associazioni di volontariato i fondi provenienti dalle fondazioni bancarie. Un'esperienza indipendente da quella della Misericordia, ma ovviamente collegata, che stava finendo.Nella scelta dell'ente pensai che gli anni alla Misericordia potessero tornarmi utili - l'esperienza specifica è premiata con punti in più in graduatoria - ma per buon senso mi candidai per la vicina Misericordia di Adrano, e non per la mia, anche se tecnicamente niente nel bando me lo impediva. Comunque non sarebbe stato facile passare le selezioni. Inutile negarlo: da Roma in giù il Servizio civile spesso serve solo per non chiedere i soldi per la pizza il sabato o per pagarsi le rette universitarie, così per ogni posto arrivano 4 o 5 candidature, mentre al nord alcuni posti rimangono vuoti [la media nazionale l'anno scorso si è assestata su 3,70 domande per ogni posto disponibile, quasi il doppio rispetto a due anni prima, ndr]. Da noi i ragazzi ci provano in virtù di quei «433,80 motivi» e solo dopo per fare un'esperienza formativa e di crescita - che per inciso ha alle spalle decenni di lotte, scontri e conquiste, prima fra tutte l'obiezione di coscienza.  L'espressione è della mia ex Olp, operatrice locale di progetto, Annalisa Schillaci; la figura è prevista dalla normativa sul Scn, secondo cui i giovani devono essere affiancati da dei «maestri di vita», recita il testo, con cui instaurare un rapporto di apprendista-maestro basato sul concetto dell'imparare facendo. Ed è stato così con Annalisa, che ci ricordava che la patria è fatta dai cittadini, che ci sono cittadini in difficoltà e noi abbiamo l'obbligo morale di intervenire per limitare i danni di questa "guerra" fatta di inequità sociale. Oggi io stesso ricopro quella figura, oltre che quella di selettore e formatore, e posso dire che il Servizio civile è una scelta che mi ha cambiato la vita.  Ho iniziato a gennaio 2011 con il ruolo di autista soccorritore, ma gestivo anche la sala operativa e il centralino, coordinando l'organizzazione dei servizi. Svolgevo servizio per 5 ore al giorno, sei giorni a settimana, e l'assegno mensile di 433,80 euro mi veniva regolarmente accreditato a fine mese dall'Unsc. Per me è stato un anno importante, ogni giorno era un continuo fronteggiare le emergenze sociali legate alla salute del prossimo. E finita questa esperienza sono tornato al Csve, assunto di nuovo con un contratto a progetto, ma con un bagaglio di conoscenze ed esperienza molto più ampio. E più entusiasmo. Purtroppo lo stipendio ancora non mi permette di mantenermi da solo e vivo ancora con i miei genitori. Con la crisi economica i tagli al volontariato incalzano, ma spero di avere un futuro presso il centro; «un sogno, se ben costruito» dice il mio capo «può diventare realtà». Anche i miei amici, spesso laureati, fanno fatica - inutile dirlo. Vorrei essere chiaro però: il Servizio civile non è un lavoro né un modo per ammazzare un anno di tempo se non si sono passati i test di ammissione all'università. È un momento di crescita, un rito di iniziazione all'età adulta, che passa per una presa di consapevolezza civile e per la decisione di difendere la propria patria in maniera non armata e non violenta. Con questa premessa, ai nuovi candidati vorrei girare un consiglio della mia ex Olp, che sulla pagina Facebook dedicata ha scritto: «A voi giovani virgulti che intendete fare domanda: non andate digiuni alle selezioni. Cercate di essere preparati, dovete "vendere" il vostro miglior prodotto: voi stessi. Dovete convincere il selettore che voi siete adatti per quel progetto, e per farlo dovete avere padronanza di tutto ciò che ruota attorno al servizio civile». Buone selezioni!Testo raccolto da Annalisa Di Palo Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - 20mila posti per il servizio civile, aperto il nuovo bando. Ma Giovanardi chiede alle Regioni un cofinanziamento: «La coperta è sempre più corta»- Leonzio Borea, direttore dell' Ufficio servizio civile nazionale: «Offriamo ai giovani un'esperienza preziosa, ma abbiamo sempre meno fondi»- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»

Ilaria Grassi: «Tra gli stand del career day non nutrivo molte speranze. E invece festeggio il mio primo anno di apprendistato in Nestlé»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito al Bollino. Di seguito quella di Ilaria Grassi, oggi apprendista consumer service assistant in Nestlé a Milano.Mi chiamo Ilaria, ho 25 anni e abito in provincia di Milano. Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria nel 2004 mi sono iscritta a Scienze linguistiche alla Cattolica. Ho scelto il curriculum in Management internazionale, perché mi permetteva di coniugare i miei due ambiti preferiti: le lingue - ho studiato inglese e francese - e le materie economiche.Durante la laurea triennale, da ottobre a dicembre 2006, ho fatto uno tirocinio di tre mesi a Parigi presso la Canon Ile de France, filiale della multinazionale dell'imaging. Era previsto nel mio piano di studi e l'ho trovato da sola, autocandidandomi; la società ha corrisposto un rimborso totale di 500 euro mensili, che naturalmente non sono bastati nemmeno a coprire l'affitto, circa 350 euro mensili. È stata comunque una grande esperienza di vita: lavoravo nel dipartimento contabile-finanziario e per la prima volta ho avuto modo di confrontarmi con una realtà aziendale multinazionale, per di più all'estero, con l'ulteriore difficoltà della barriera linguistica. Nel novembre 2007 mi sono laureata e ho proseguito con la specialistica in Management internazionale, sempre alla Cattolica, che ho concluso poi a febbraio 2010. Da settembre 2009 al gennaio successivo ho fatto la mia seconda esperienza all'estero: quattro mesi a Londra per migliorare l'inglese. Ho frequentato un corso privato, mantenendomi completamente da sola - a cominciare dall'affitto, 400 sterline al mese, circa 450 euro - con un posto come cameriera, ma lavoravo ogni sera. La mia esperienza in Nestlé è cominciata per puro caso: nell’ottobre del 2009, mentre si avvicinava il Synesis Career Day della Cattolica, ho pensato che ormai ero prossima alla laurea ed era il caso che iniziassi a darmi da fare. Il mondo del lavoro non aspetta me, mi è sempre stato detto. Così mi sono presentata e ho distribuito il mio curriculum tra gli stand. Non nutrivo molte speranze, ma a fine novembre ho ricevuto la chiamata di GI group, la società di reclutamento del personale che lavora per Nestlé, e mi è stato offerto un posto nel settore comunicazione. Dopo i tre step  di selezione - colloquio di gruppo, individuale con GI Group e individuale con il tutor aziendale - a gennaio 2010 ho iniziato uno stage di sei mesi nel Consumer Service di Nestlé, in cui contribuivo alla redazione dei report mensili e qualitativi standard - con cui comunichiamo la voce del consumatore ai nostri clienti interni - e supportavo l'attività di call center. Il rimborso era di 710 euro netti mensili più palestra e mensa gratuite. Se confronto la mia esperienza con quelle dei miei amici mi ritegno davvero fortunata, sia per aver svolto uno stage così vantaggioso che per lo sviluppo che ha avuto. A luglio 2010 infatti, finiti i sei mesi, mi è stato offerto un contratto di apprendistato di due anni come consumer service assistant con una retribuzione annuale lorda di 25mila euro, e sto giusto concludendo il mio primo anno. Vivo con i miei genitori, e posso ritenermi più che soddisfatta del mio tenore di vita; dallo stipendio risparmio qualcosa per la mia futura casa e conto a breve di andare a vivere da sola. Il mio lavoro mi gratifica: questi mesi mi hanno fatto prendere coscienza di quanto grande e strutturata sia la realtà Nestlé, ho imparato tanto e ancora tanto c'è da imparare: come prima esperienza lavorativa non avrei potuto ambire più in alto. Testo raccolto da Annalisa Di PaloLeggi qui tutte le altre testimonianze degli Stagisti col BollinoScopri a questo link quali sono le aziende che hanno aderito al Bollino OK Stage, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello StagistaVai alla sezione Annunci per vedere se qualcuna di queste aziende sta cercando uno stagista!

Stage in Commissione europea: dall'ex Virginia Palmieri ecco una dritta per i candidati che supereranno la prima selezione

Fino al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Virginia Palmieri.Mi chiamo Virginia e ho quasi 27 anni. Sono italiana ma sono nata e cresciuta a Strasburgo, dove i miei genitori - entrambi italiani - si erano trasferiti. Qui sono rimasta fino al 2002, anno di conseguimento del diploma di maturità, che in Francia si chiama Bac, abbreviazione di Baccalauréat; ho frequentato la scuola internazionale, quindi ho sostenuto l'esame in entrambe le lingue.Poi ho deciso di iscrivermi a Giurisprudenza in Italia, a Trieste, città natale di mio padre e dove ho tuttora parte della famiglia - infatti in quel periodo alloggiavo da mia nonna. Il terzo anno però l'ho svolto all'università di Liegi, in Belgio, con una borsa di studio Erasmus, che comunque ha coperto solo parte dei costi - nonostante vitto e alloggio fossero molto abbordabili: per un monolocale in centro pagavo solo 350 euro! Quello è stato un anno che mi ha fatto crescere molto, da cui ho anche tratto la conclusione che il sistema universitario belga, molto simile a quello francese, fosse più adatto  al mio modo di affrontare lo studio. Così ho chiesto l'equivalenza con l’université de Strasbourg: era il primo anno che la Francia adottava il cosiddetto "sistema di Bologna", con cui si applicava la riforma internazionale dell'istruzione superiore, e i crediti maturati a Trieste e a Liegi mi sono stati tutti riconosciuti a Strasburgo, dove ho finito la triennale. Non prima però di aver fatto il mio primo stage, nell'estate 2005: un mese presso un notaio amico di famiglia, associato nello studio più importante dell’est della Francia. Era un tirocinio del tutto volontario, com'è frequente che succeda tra gli studenti francesi già dal secondo anno di università. L’accordo non prevedeva retribuzione, ma alla fine mi hanno versato 900 euro, comunque una somma significativa per un mese di stage. Poi a giugno 2006, ottenuta la licence, ho esaudito un mio vecchio sogno, studiare in Inghilterra: ero stata accettata al King’s College di Londra per seguire un corso annuale di inglese, studi europei e diritto. L’iscrizione è costata circa 5mila sterline e ho alloggiato in centro pagando l'equivalente di mille euro al mese per un appartamento abbastanza grande. Senza l’aiuto dei miei genitori non avrei certo potuto fare questa esperienza. Alla fine ho conseguito il diploma con il massimo dei voti e questo mi ha permesso di iscrivermi ad un master in Diritto della proprietà intellettuale alla Queen Mary University, sempre a Londra, che ho finito a giugno 2008. Anche lì i costi sono stati molto elevati - 7mila sterline solo di retta - ma è stato un anno bellissimo, sia sotto il profilo accademico che sotto quello delle relazioni umane. Durante l'ultimo periodo londinese, consapevole della necessità di trovare qualcosa per il dopo master, ho provato a candidarmi per un tirocinio alla Commissione europea. E durante l'estate ecco la notizia che ero stata ammessa nel blue book! A quel punto ho seguito il consiglio tutti quelli che avevano già fatto un tirocinio lì mi avevano dato: ho mandato una mail con il mio curriculum direttamente ai capi delle unità presso le quali avrei voluto lavorare. E qualche settimana dopo ho ricevuto due chiamate: la prima proveniva dalla direzione proprietà intellettuale, che mi proponeva uno stage "atipico", non remunerato [il contributo previsto è invece di circa mille euro mensili, ndr], lasciandomi indecisa sul da farsi, sia per la mancanza di rimborso che per il minore interesse verso il lavoro di quell'ufficio. Però dovevo dare una risposta in fretta! Per fortuna la sorte ha deciso per me: qualche minuto dopo sono stata chiamata dall’unità di proprietà industriale, la mia prima scelta, e ho accettato senza esitare [sotto, uno screenshot della homepage del sito] .A fine estate 2008 quindi ho lasciato Londra e sono tornata a casa a Strasburgo, e da lì sono andata per un paio di giorni a cercare un appartamento a Bruxelles. Conoscevo già un po' la città e avevo un'idea abbastanza precisa di dove volevo trovare casa. In un paio di giorni ho visitato sette appartamenti e alla fine ne ho preso uno di 50 metri quadri per 700 euro al mese. Il primo ottobre ho incominciato ed è stata un’esperienza indimenticabile: avevo un ufficio tutto per me, colleghi simpatici e premurosi, e una tutor italiana con cui ho legato molto. Sono stata invitata a partecipare a tutte le attività e le riunioni dell’unità, specialmente a quelle del Consiglio sul brevetto europeo. Un'esperienza bellissima, circondata da persone di Paesi diversi, con culture idee e aspirazioni diverse. Come tantissimi stagisti, dopo mi sarebbe piaciuto restare in Commissione ma non è stato possibile. E sono passata ad un altro stage, nove mesi in uno studio legale di Parigi, utilizzando come ente promotore l'università di Enna, che tra quelle che ho contattato è stata la prima a rispondermi favorevolmente per una iscrizione tardiva; in Francia infatti è necessario lo status di studente per poter fare uno stage. Chi lo svolge nel settore  privato ha diritto per legge a un contributo minimo e io ho percepito 398 euro mensili [attualmente la quota è fissata al 12,5% del plafond horaire, 22 euro per il 2011, e viene erogato per i tirocini in azienda di almeno due mesi; uno stage full time di 35 ore settimanali ad esempio dà diritto a 417 euro mensili]. Comunque poco, soprattutto per una città come Parigi. Solo di affitto spendevo 800 euro al mese per un appartamento vicino allo studio. È stato abbastanza difficile adattarmi al settore privato francese, ma l'esperienza è stata formativa. E soprattutto necessaria: la Francia è un Paese poco flessibile in fatto di lavoro, ero cosciente di dovermi reinserire nel mercato del lavoro tramite vari tirocini prima di poter aspirare ad avere un contratto di vero e proprio. Finito questo stage a gennaio 2010, due mesi dopo ne ho cominciato un altro - l'ultimo - nel dipartimento giuridico di un agenzia pubblicitaria, ancora a Parigi. La paga era sempre la minima legale, ma quel periodo è stato eccezionale e mi ha permesso di capire che il settore della pubblicità era  esattamente quello in cui volevo lavorare.Finiti anche questi sei mesi ho incominciato a cercare lavoro e dopo un po' ho finalmente trovato un posto di giurista junior nella filiale parigina dell’agenzia pubblicitaria americana Ogilvy. Ed è qui che lavoro tuttora, con uno stipendio lordo annuo di 30mila euro e un contratto a tempo determinato di sei mesi, che scadranno il prossimo dicembre, dopo i quali spero di essere assunta definitivamente. Per adesso vorrei restare a Parigi, anche perché essendomi spostata così tanto nel passato adesso ho voglia di stabilità. Continuo però ad interessarmi a possibili opportunità di lavoro alla Commissione europea e ho intenzione di provare i concorsi nel futuro. Quell'esperienza di stage mi è davvero rimasta nel cuore. Testo raccolto da Annalisa Di PaloScopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europeaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Francia, stagisti retribuiti almeno 400 euro: da oggi anche negli enti pubblici- Diritti degli stagisti, le lezioni dell'Europa

«In Commissione europea la mia passione per il video è diventata un lavoro»: la storia di Maddalena Monge

Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage da mille euro al mese presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Maddalena Monge.Ho quasi 29 anni e sono di Rovigo. Nel 2001 dopo il liceo scientifico mi sono iscritta a Scienze della comunicazione a Ferrara, svolgendo metà del secondo anno a Barcellona con un Erasmus. Per la specialistica invece mi sono trasferita a Milano per studiare Televisione, cinema e produzione multimediale alla Iulm. Il primo anno ho usufruito del pensionato universitario, molto economico - pagavo meno di 200 euro per una doppia - e ottimo per conoscere nuova gente; poi ho preso di nuovo una doppia a 300 euro, un prezzo comunque basso per gli standard milanesi. Già la retta era abbastanza cara: 4.500 euro all'anno!Negli ultimi sei mesi della biennale, che ho finito a febbraio 2006, ho fatto anche il mio primo stage in un'agenzia di comunicazione: si trattava di documentare con video e foto alcuni eventi milanesi - la settimana del design ad esempio - dando spazio agli artisti minori o con scarsa visibilità e alla street culture. Il tutto con un contributo di 10 euro al giorno. Come volontaria invece ho collaborato con Esterni.org, realizzando ad esempio il backstage del Miff, il Milano International Film Festival. Io e i miei colleghi universitari compravano da soli le videocassette, ma poi andavamo gratis al cinema e alle serate; allora era più che sufficiente: quello che ci interessava era praticare la teoria che spiegavano a lezione. E poi ho partecipato a mostre fotografiche, creazioni video, loghi pubblicitari; tutto gratis o con piccoli contribuiti. Finita l'università ho iniziato un master in Ideazione e progettazione di audiovisivi alla Cattolica, pagando 5 mila euro per un anno. Alla fine era previsto uno stage di quattro mesi, che io ho svolto a Roma presso la società di produzione audiovisiva Wilder per la trasmissione Tetris di La 7, a partire da settembre 2007. A Tetris svolgevo ricerche, preparavo scalette, schede degli ospiti, interviste; e svolgevo assistenza per i servizi su Roma e in studio il venerdì. Il clima in redazione era informale e amichevole: oltre a me e un altro stagista, c'erano tre giornalisti, un caporedattore, tre autori e tre produttori. Si lavorava tanto ma eravamo motivati. Per quei quattro mesi, fino a dicembre, ho ricevuto dall'università un contributo di 400 euro mensili - una borsa di studio in sostanza. Poi finito lo stage a febbraio sono stata assunta con un contratto co.co.co da 750 euro mensili per le ultime dieci puntate della stagione. Alla fine, causa tagli, non si sapeva se il programma sarebbe stato confermato e io nel frattempo mi ero preparata un "piano B" facendo domanda per uno stage alla Commissione europea. Quando gli autori di La7 hanno avuto l'ok io ero già in partenza per Bruxelles. Avevo saputo di questa opportunità tramite una newsletter, e ci ho voluto provare. In ambito internazionale avevo già all'attivo il Servizio civile internazionale a Reykjavik, in Islanda, durante l’estate 2008: un progetto di sensibilizzazione ambientale tramite la fotografia scoperto tramite la Scuola romana di fotografia dove avevo fatto un corso serale. Per candidarsi agli stage in Commissione è sufficiente sapere bene un'altra lingua Ue - anche se poi la competività è molto alta - quindi mi sono fatta avanti. Ed ecco a giugno 2009 la risposta positiva della Commissione. A settembre mi sono trasferita a Bruxelles, dove ho trovato uno studio per me sola - io lo chiamavo corridoio, viste le dimensioni - a 400 euro al mese; vista la zona carina, Chatelain, erano anche pochi. Il rimborso era di 1030 euro, quindi senza grosse spese extra riuscivo a cavarmela. Sono stata assegnata al Direttorato di informazione e società e lavoravo per Media, il programma europeo in appoggio dell’audiovisivo [a fianco, uno screenshot della homepage del sito], occupandomi di alfabetizzazione ai media. La mia tesi specialistica era stata appunto uno studio sui cambiamenti del giornalismo ai tempi di internet, quindi l’argomento mi era familiare e mi interessava. Gli altri stagiaire che ho conosciuto venivano soprattutto da scienze politiche, giurisprudenza, studi europei, ma il mio background universitario atipico non è mai stato un problema. All'inizio facevo molte domande per "entrare nel meccanismo" e non mi mai stata negata una risposta; potevo partecipare a ogni riunione o briefing ufficiale e mi è stato anche concesso un corso di formazione di due giorni intitolato “Mastering your communication skills”. Il contesto multiculturale è fantastico: pian piano parlare quotidianamente più lingue, che soddisfazione! Credo che se non fossi stata a Bruxelles non mi sarebbe mai capitato di lavorare con una ragazza norvegese o di preparare una moussaka con un greco, che era poi il mio vicino di casa. Ho partecipato anche all'organizzazione di due stage committee:  lo stagiaire journal and il cineclub. E ho incontrato persone che ancora oggi dopo due anni sono mie amiche, anche più di prima; con alcune abbiamo formato un gruppo di cucina e ci troviamo per delle gran mangiate almeno una volta al mese. Dopo lo stage sono rimasta un mese in più a Bruxelles alla ricerca di lavoro, incoraggiata soprattutto da una funzionaria francese di Media - lì da quando il programma è stato creato, venti anni fa, una che conosce tutto e tutti! Al tempo stesso cercavo anche a Roma Barcellona, le altre due città che conoscevo. Qui però nessuno ha mai risposto alle mie candidature. A Bruxelles sì, ma è un po’ difficile per un non francofono: serve una buona conoscenza del francese, a volte anche del fiammingo, mentre l’inglese fluente ed eccelso lo danno per scontato. E i colloqui sono seri. Ho mandato parecchi cv, ogni volta riadattandoli in base al profilo richiesto, con lettera di motivazione ad hoc. E qualcuno ha richiamato. Non ne è venuto un lavoro ma un altro stage: sei mesi al segretariato dell'European Schoolnet, un consorzio di ministeri della cultura europei, pagato 750 euro mensili. Mi occupavo della parte video del sito e nonostante i ritmi serrati il clima era amichevole.  Un'altra bella esperienza, ma al quarto mese ho lasciato perché dalla Commissione Ue è arrivata un'offerta di lavoro come assistente esecutiva di Media! Sono stata assunta con un contratto quadro tramite l'agenzia belga Cecoforma, che con il programma aveva vinto un appalto di quattro anni. Da agosto ad ottobre quindi ho seguito l’organizzazione dei mercati cinematografici europei dove Media ha uno stand e organizza attività o conferenze. Facevo un po’ di tutto, tante mail e telefonate organizzative, ma la parte migliore era l'assistenza allo stand durante le missioni. Per ogni mercato firmavo un contratto specifico a seconda del lavoro previsto  quindi a inizio 2010 ho aperto la partita Iva, e da allora lavoro come indipendente.Dopo una missione a Cannes, ho ricevuto dal mio attuale capo la proposta di lavorare per EbS, il canale televisivo satellitare ufficiale delle istituzioni europee, e da un anno sono il loro webmaster. Essendo freelance è difficile quantificare il mio stipendio, dipende dai giorni di lavoro effettivo; non navigo certo nell'oro ma mi mantengo autonomamente. Vivo con un ragazzo croato in un appartamento da 550 euro al mese, semplice ma con tutti i confort. Sono contenta. A fine mese se rimane qualcosa lo risparmio o lo uso perviaggiare e per andare alla ricerca di festival cinematografici, che sono tuttora la mia passione. Tornare in Italia? Per il momento solo per qualche weekend. Testo raccolto da Annalisa Di PaloScopri tutte le altre storie degli ex stagisti in Commissione europeaE per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Seicento stage da mille euro al mese alla Commissione europea: bando aperto fino al 1° settembre. E dall'Italia è ancora boom di domande