Fino al 21 ottobre è possibile fare domanda per un progetto di Servizio civile in Italia o all'estero; l'unico paletto importante è l'età, che da quest'anno non deve superare i 29 anni. In attesa di un focus su composizione e grado di successo delle candidature, La Repubblica degli Stagisti raccoglie la testimonianza di Luca Crispi, ex volontario e governatore di Misericordia a soli 23 anni - il più giovane d'Italia.
Sono nato nel 1984, un 11 settembre, data che poi purtroppo è diventata simbolo di odio per il mondo civile. Dopo il liceo scientifico mi sono iscritto come studente a Infermieristica e come volontario alla Misericordia del mio paese, Santa Maria di Licodia, in provincia di Catania: da un lato sentivo forte il desiderio di offrirmi al prossimo, dall'altro erano ancora vividi i ricordi di quando ancora piccolissimo salii per la prima volta su un'ambulanza - un vecchio Volkswagen - con mio padre, veterano dell'associazione. E dopo quattro anni di associazione nel 2007 sono stato eletto "governatore", la figura di rappresentanza legale delle confraternite - il presidente insomma. Avevo 23 anni: il più giovane governatore d’Italia!
Naturalmente mi occupavo anche della gestione dei progetti di Servizio civile, ma ad un certo punto decisi di buttarmi in prima persona nell'esperienza diretta. Era l'autunno del 2009, un momento difficile della mia vita, sfociato anche nell'abbandono dell'università. E a peggiorare le cose c'era la fine imminente di un contratto a progetto di dieci mesi che, per quanto il compenso non fosse eccezionale, mi gratificava molto. Da aprile infatti stavo lavorando presso il Csve, Centro di servizio per il volontariato etneo, un organismo nato nel 1991 per distribuire alle associazioni di volontariato i fondi provenienti dalle fondazioni bancarie. Un'esperienza indipendente da quella della Misericordia, ma ovviamente collegata, che stava finendo.
Nella scelta dell'ente pensai che gli anni alla Misericordia potessero tornarmi utili - l'esperienza specifica è premiata con punti in più in graduatoria - ma per buon senso mi candidai per la vicina Misericordia di Adrano, e non per la mia, anche se tecnicamente niente nel bando me lo impediva. Comunque non sarebbe stato facile passare le selezioni. Inutile negarlo: da Roma in giù il Servizio civile spesso serve solo per non chiedere i soldi per la pizza il sabato o per pagarsi le rette universitarie, così per ogni posto arrivano 4 o 5 candidature, mentre al nord alcuni posti rimangono vuoti [la media nazionale l'anno scorso si è assestata su 3,70 domande per ogni posto disponibile, quasi il doppio rispetto a due anni prima, ndr]. Da noi i ragazzi ci provano in virtù di quei «433,80 motivi» e solo dopo per fare un'esperienza formativa e di crescita - che per inciso ha alle spalle decenni di lotte, scontri e conquiste, prima fra tutte l'obiezione di coscienza. L'espressione è della mia ex Olp, operatrice locale di progetto, Annalisa Schillaci; la figura è prevista dalla normativa sul Scn, secondo cui i giovani devono essere affiancati da dei «maestri di vita», recita il testo, con cui instaurare un rapporto di apprendista-maestro basato sul concetto dell'imparare facendo. Ed è stato così con Annalisa, che ci ricordava che la patria è fatta dai cittadini, che ci sono cittadini in difficoltà e noi abbiamo l'obbligo morale di intervenire per limitare i danni di questa "guerra" fatta di inequità sociale. Oggi io stesso ricopro quella figura, oltre che quella di selettore e formatore, e posso dire che il Servizio civile è una scelta che mi ha cambiato la vita.
Ho iniziato a gennaio 2011 con il ruolo di autista soccorritore, ma gestivo anche la sala operativa e il centralino, coordinando l'organizzazione dei servizi. Svolgevo servizio per 5 ore al giorno, sei giorni a settimana, e l'assegno mensile di 433,80 euro mi veniva regolarmente accreditato a fine mese dall'Unsc. Per me è stato un anno importante, ogni giorno era un continuo fronteggiare le emergenze sociali legate alla salute del prossimo. E finita questa esperienza sono tornato al Csve, assunto di nuovo con un contratto a progetto, ma con un bagaglio di conoscenze ed esperienza molto più ampio. E più entusiasmo. Purtroppo lo stipendio ancora non mi permette di mantenermi da solo e vivo ancora con i miei genitori. Con la crisi economica i tagli al volontariato incalzano, ma spero di avere un futuro presso il centro; «un sogno, se ben costruito» dice il mio capo «può diventare realtà». Anche i miei amici, spesso laureati, fanno fatica - inutile dirlo.
Vorrei essere chiaro però: il Servizio civile non è un lavoro né un modo per ammazzare un anno di tempo se non si sono passati i test di ammissione all'università. È un momento di crescita, un rito di iniziazione all'età adulta, che passa per una presa di consapevolezza civile e per la decisione di difendere la propria patria in maniera non armata e non violenta. Con questa premessa, ai nuovi candidati vorrei girare un consiglio della mia ex Olp, che sulla pagina Facebook dedicata ha scritto: «A voi giovani virgulti che intendete fare domanda: non andate digiuni alle selezioni. Cercate di essere preparati, dovete "vendere" il vostro miglior prodotto: voi stessi. Dovete convincere il selettore che voi siete adatti per quel progetto, e per farlo dovete avere padronanza di tutto ciò che ruota attorno al servizio civile». Buone selezioni!
Testo raccolto da Annalisa Di Palo
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