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Ashoka lancia la serie di webinar “Dialoghi oltre la frontiera”: oggi si parla di responsabilità

La ong Ashoka porta avanti, in questo momento di lockdown, un ciclo di webinar chiamato "Dialoghi oltre la frontiera", in vista del prossimo European Changemaker Summit, che è il più importante evento di Ashoka e ha l’obiettivo di connettere la sua grande rete di imprenditori sociali e di leader del mondo del business e della filantropia per “celebrare” esempi che possano essere fonte di ispirazione, e nel contempo collaborare per mettere a punto strategie per raggiungere cambiamenti sistemici nelle nostra società. Il prossimo European Changemaker Summit si terrà Italia – si vedrà nei prossimi mesi in che forma e con che organizzazione, naturalmente: l’appuntamento, inizialmente fissato per le date dal 23 al 25 novembre 2020, è stato posticipato all'inizio di marzo del 2021 ma la location – Torino – è rimasta invariata.Il format dura un’ora e mezza prevede un dialogo tra quattro discussant su un tema specifico. La settimana scorsa l’appuntamento è stato dedicato al tema della crescita e lo sviluppo e gli ospiti sono stati la viceministra all’Istruzione Anna Ascani, l’ex ministro all’Economia Enrico Giovannini, l’Ashoka fellow Vincenzo Linarello - fondatore del progetto Goel, e Aluisi Tosolini, preside di una Scuola Changemaker. Il webinar di oggi, 24 aprile, è invece dedicato al tema della responsabilità e vedrà la partecipazione della fondatrice della Repubblica degli Stagisti, Eleonora Voltolina, che da tre anni è anche Ashoka Fellow, insieme a Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione CRT [nella foto], alla responsabile Sustainability Projects and Practice Sharing di Enel Maria Cristina Papetti e a Matteo Bianchini, maestro di una Scuola Changemaker.Lo spunto del webinar parte dalla considerazione che il diffondersi delle nuove tecnologie digitali ha portato con sé dinamiche nuove che investono i processi di produzione del valore (quarta rivoluzione industriale) e altri aspetti delle nostre vite: dall’apprendimento alla salute, dai prestiti all’economia circolare. E qui entra in gioco la responsabilità – del resto una possibile etimologia per la parola è proprio “res pons abilitas”, cioè la capacità di dare un peso alle cose, valutarle, misurarle, e “rispondere” delle proprie azioni – dunque ogni individuo ed ogni organizzazione sono chiamati a “saper valutare e rispondere” a questi cambiamenti, fornendo soluzioni inclusive favorendo il benessere delle comunità e dei propri stakeholder. In questo periodo inaspettato, in cui il senso di responsabilità individuale ha un impatto esponenziale della limitazione o diffusione del contagio da Covid-19, è più che mai necessario rivedere i principi che informano la capacità di una responsabilità. E dunque i quattro partecipanti al webinar di oggi si interrogheranno su come si possa trasferire il senso di responsabilità in una comunità; su quali siano i principi che informano la responsabilità sociale di una impresa; e su come si possa “agire” una nuova idea di responsabilità.Appuntamento dunque per oggi alle 14:30: chi vuole iscriversi - gratuitamente - può farlo a questo link; il dibattito sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina di Ashoka Italia e si potranno anche formulare in tempo reale domande da porre ai panelist.[L'immagine di apertura è di Nosha in modalità CreativeCommons]

Allargare il reddito di ultima istanza agli stagisti, nulla di fatto per l’emendamento

Nulla di fatto. La commissione Bilancio della Camera dei deputati si è riunita ieri sera, ma l’emendamento che puntava ad aprire agli stagisti extracurricolari la possibilità di fare richiesta per il “reddito di ultima istanza” non ce l’ha fatta. A dire la verità non è stato bocciato: non è stato nemmeno messo in votazione.La vicenda è intricata. Perché l’emendamento era stato presentato (a prima firma Chiara Gribaudo, deputata piemontese, e con il sostegno di altri sette deputati del Partito Democratico). Aveva già superato il vaglio di ammissibilità. Alla prima firmataria era arrivato il “fascicolo”, nella terminologia parlamentare, cioè l’emendamento corredato di un numero di riconoscimento. L’emendamento per gli stagisti era il numero 44.2.Per capire la questione bisogna fare un piccolo approfondimento su come funziona l’attività parlamentare quando c’è una legge (o una conversione in legge di un decreto-legge, come in questo caso) da discutere e votare, e tanti emendamenti presentati da forze politiche differenti.Per evitare il sovraffollamento esiste un sistema, chiamato “segnalazione” degli emendamenti, noto anche come “contingentamento degli emendamenti”, specialmente quando le leggi arrivano alla commissione Bilancio. Da qualche anno la prassi vuole che gli emendamenti debbano cioè essere “segnalati” da ciascun gruppo parlamentare già dal momento della loro presentazione.In pratica, benché formalmente non vi siano limiti numerici alla presentazione di emendamenti da parte dei parlamentari, solo quelli “segnalati” vengono effettivamente messi al voto.E chi li segnala? Sono i gruppi parlamentari. In pratica ogni gruppo (cioè ogni partito) sceglie a priori gli emendamenti che ritiene maggiormente rilevanti tra quelli formulati dai suoi parlamentari.Questo meccanismo in realtà dovrebbe essere virtuoso, positivo, perché è stato pensato per evitare le perdite di tempo (il cosiddetto “ostruzionismo” con la presentazione di centinaia di emendamenti usata per ritardare i lavori parlamentari). Ma a volte qualcosa non funziona: e nel tritacarne finiscono emendamenti importanti. Così come è successo con l’emendamento sugli stagisti. La prima firmataria, Gribaudo, era convinta che l’emendamento fosse stato inserito tra quelli “segnalati”. Così le era stato assicurato, e per questo lei era scesa a Roma da Cuneo, dove vive, apposta per assistere alla votazione della commissione Bilancio.Ieri, però, l’articolo della Repubblica degli Stagisti ha contribuito a far emergere il problema. Perché alcuni parlamentari di varie forze politiche, come per esempio Forza Italia, avevano accolto l’appello dichiarandosi intenzionati a votare a favore dell’emendamento; ma poi non l'avevano trovato nell’elenco di quelli “segnalati”.Gribaudo si è presentata alla Camera, in serata, per seguire i lavori della Commissione Bilancio (di cui però lei non fa parte) e ha assistito alla lunga discussione. La commissione era convocata per le 20:30, e i lavori sono iniziati verso le 21. Ma a quel punto è stato chiaro che non si sarebbero trovati accordi tra maggioranza e opposizione; e così tutti gli emendamenti sono stati bocciati, i lavori sono stati dichiarati chiusi e il decreto è rimasto intoccato. Nulla è stato modificato rispetto al testo arrivato dal Senato: ciò che aveva chiesto il governo.La strada è dunque stata sbarrata per tutti gli emendamenti, segnalati e non segnalati: e dunque anche per quello sugli stagisti. Ma Gribaudo promette: «Non molliamo. Abbiamo preparato un ordine del giorno sull’articolo 44, firmato da tutti i firmatari dell’emendamento più Massimo Ungaro, deputato di Italia Viva: chiederemo al governo di impegnarsi a prevedere una misura di sostegno al reddito per tutti coloro il cui tirocinio curricolare sia stato sospeso o terminato in anticipo a causa dell’emergenza Covid-19».Eleonora Voltolina

L'emendamento per allargare il reddito di ultima istanza agli stagisti arriva al voto, i deputati voteranno a favore?

Che il reddito di ultima istanza sia aperto anche agli stagisti: oggi alla Camera si comincia a discutere l’emendamentoGli stagisti italiani hanno bisogno di aiuto. Finora sono rimaste ai margini, dimenticati, abbandonati. Non sono stati ricompresi nelle prime misure del governo, e neanche nelle seconde e nelle terze... Le Regioni, che tanto hanno battagliato qualche anno fa – arrivando fino alla Corte costituzionale! – per rivendicare la propria competenza esclusiva sui tirocini extracurriculari, improvvisamente dei tirocinanti extracurricolari non hanno saputo che farsene, e se ne sono lavate le mani. Hanno sospeso d’ufficio decine di migliaia di stage, hanno posto regole bizantine per la prosecuzione degli stage da casa (per non parlare delle Regioni che invece questa possibilità l’hanno cassata tout court), senza preoccuparsi di una questione fondamentale: di cosa vivono gli stagisti, se gli viene sottratta l’indennità mensile?Il Governo ha stabilito le misure di sostegno economico ai cittadini secondo una scala gerarchica comprensibile, ma crudele: prima si tutelano i lavoratori dipendenti, poi si tutelano un po’ meno i lavoratori autonomi, e poi con le briciole si cerca di dare qualcosa anche a tutti gli altri. Lo hanno chiamato “reddito di ultima istanza”, ha una capienza molto limitata, 300 milioni di euro soltanto, ed è stato pensato per andare a coprire “tutti gli altri”. Ma in quei tutti non ci sono gli stagisti.L’articolo 44 del decreto legge del 17 marzo 2020, intitolato “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19”, ha previsto l’ “Istituzione del Fondo per il reddito di ultima istanza a favore  dei lavoratori danneggiati dal virus Covid-19). Il comma 1 recita: «Al fine di  garantire  misure  di  sostegno  al  reddito  per  i lavoratori dipendenti e autonomi che  in  conseguenza  dell'emergenza epidemiologica da Covid 19 hanno cessato, ridotto o sospeso  la  loro attività o il loro rapporto di lavoro è istituito, nello  stato  di previsione del Ministero del lavoro e  delle  politiche  sociali,  un Fondo denominato "Fondo per il reddito di  ultima  istanza"  volto  a garantire il riconoscimento ai medesimi soggetti di cui  al  presente comma, di una indennità, nel limite di spesa 300 milioni di euro per l'anno 2020» .La deputata Chiara Gribaudo ha, come aveva promesso già settimane fa, depositato un emendamento per includere gli stagisti tra i beneficiari del reddito di ultima istanza. E’ importantissimo che questo emendamento venga appoggiato da deputati di ogni schieramento e riesca a passare, in modo da garantire un minimo di cuscinetto economico anche per gli stagisti.Il testo dell’emendamento è molto semplice: «al comma 1, dopo le parole “lavoratori dipendenti e autonomi” inserire le seguenti “, nonché tirocinanti di tirocini extracurricolari”».L’emendamento è già stato firmato anche dal romano Matteo Orfini, la calabrese Vincenza Bruno Bossio, gli emiliani Giuditta Pini e Luca Rizzo Nervo, il siciliano Fausto Raciti, Angela Schirò (eletta nella circoscrizione Estero in Germania) e l’abruzzese Stefania Pezzopane. Il punto è che si tratta di tutti deputati dello stesso schieramento: il Partito Democratico. Mentre perché l’emendamento passi ci vuole uno sforzo bipartisan: ci vogliono altri deputati di altri partiti che abbraccino la causa e che votino a favore, per far approvare questo emendamento e aprire la possibilità del sussidio anche agli stagisti, che finora ne sono rimasti esclusi.Il deputato di Italia Viva Massimo Ungaro, che due anni fa durante la sua campagna elettorale era stato tra i sottoscrittori della piattaforma programmatica Patto per lo stage della Repubblica degli Stagisti, ha già fatto sapere che se l'emendamento riuscirà ad andare al voto, lui voterà a favore. Molti altri dovranno unirsi affinché l'emendamento abbia una chance per passare.Il primo passaggio è già stato fatto: l'emendamento ha superato nei giorni scorsi il “vaglio di ammissibilità”, dunque è stato dichiarato ammissibile. Oggi quasi sicuramente verrà esaminato  dalla Commissione Bilancio: i membri di questa Commissione dovranno votare l'ammissibilità dell'emendamento.L’appello della Repubblica degli Stagisti a tutti i deputati di tutti gli schieramenti che fanno parte della Commissione Bilancio, a cominciare dalla relatrice del provvedimento Beatrice Lorenzin, è quello di votare a favore dell’emendamento a prima firma Gribaudo, che propone di estendere il reddito di ultima istanza anche agli stagisti.A tutti i giovani che hanno in queste settimane raccontato le loro difficoltà sulle pagine della Repubblica degli Stagisti, dal nostro Forum a Facebook a Twitter a LinkedIn, chiediamo un grande sforzo per far circolare questo appello, farlo arrivare a quanti più deputati possibili oggi, prima che si svolga la votazione alla Camera, in modo che possano sentire la “pressione” e dare voce alle istanze degli stagisti italiani.I membri della Commissione Bilancio della Camera a cui sollecitare un voto positivo:PRESIDENTE: Claudio Borghi (Lega)VICEPRESIDENTI:Giuseppe Buompane (M5S)Stefania Prestigiacomo (Forza Italia)SEGRETARI:Stefano Fassina (Leu)Giorgio Lovecchio (M5S)ALTRI MEMBRI    ADELIZZI Cosimo (MOVIMENTO 5 STELLE)    BELLACHIOMA Giuseppe Ercole (LEGA)    BENIGNI Stefano (MISTO - NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO)    BOSCHI Maria Elena (ITALIA VIVA)    CANNIZZARO Francesco (FORZA ITALIA)    CATTOI Vanessa (LEGA)    CESTARI Emanuele (LEGA)    COMAROLI Silvana Andreina (LEGA)    D'ATTIS Mauro (FORZA ITALIA)    D'ETTORE Felice Maurizio (FORZA ITALIA)    DONNO Leonardo (M5S)    FARO Marialuisa (M5S)    FIORAMONTI Lorenzo (MISTO - non iscritto ad alcuna componente politica)    FLATI Francesca (M5S)    FRASSINI Rebecca (LEGA)    GARAVAGLIA Massimo (LEGA)    GAVA Vannia (Lega)    GUBITOSA Michele (M5S)     LORENZIN Beatrice (PARTITO DEMOCRATICO)    LORENZONI Gabriele (M5S)    LUCASELLI Ylenja (FRATELLI D'ITALIA)    MADIA Maria Anna (PARTITO DEMOCRATICO)    MANCINI Claudio (PARTITO DEMOCRATICO)    MANDELLI Andrea (FORZA ITALIA)    MANZO Teresa (M5S)      MARATTIN Luigi (ITALIA VIVA)    MELILLI Fabio (PARTITO DEMOCRATICO)    MISITI Carmelo Massimo (M5S)    NAVARRA Pietro (PARTITO DEMOCRATICO)    OCCHIUTO Roberto (FORZA ITALIA)    PADOAN Pietro Carlo (PARTITO DEMOCRATICO)    PAGANO Ubaldo (PARTITO DEMOCRATICO)    PELLA Roberto (FORZA ITALIA)    RADUZZI Raphael (M5S)    RAMPELLI Fabio (FRATELLI D'ITALIA)    RUSSO Paolo (FORZA ITALIA)    SODANO Michele (M5S)       TABACCI Bruno (MISTO - CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA)    TOMASI Maura (LEGA)    TORTO Daniela (M5S)    TRANCASSINI Paolo (FRATELLI D'ITALIA)    TRIZZINO Giorgio (M5S)        ZENNARO Antonio (M5S)   

Il Consiglio d'Europa esce dalla black list degli enti internazionali che non pagano gli stagisti: «Da settembre ci sarà una indennità»

Alla fine ha ceduto anche il Consiglio d'Europa (Coe) di Strasburgo, una delle poche organizzazioni europee a non prevedere ancora un rimborso spese per i propri stagisti. L'istituzione, che si occupa di difesa dei diritti umani – in primis l'abolizione della pena capitale – da non confondere con il Consiglio dell'Unione europea, lo ha annunciato sul suo sito, alla sezione tirocini: «Da settembre 2020 sarà prevista una indennità». Decisione benvenuta, anche se tardiva, che alla Repubblica degli Stagisti Cezara Hurduc, coordinatrice del programma di traineeship, spiega così: «Vogliamo assicurare pari opportunità a tutti i tirocinanti provenienti dai 47 Stati membri». Perché di fatto, prosegue, «negli anni, benché aperto a tutti, il bando è stato usufruibile solo da chi potesse permettersi di vivere a Strasburgo per i cinque mesi dello stage». Le borse di studio, «anche se solo per la fase temporanea del percorso di formazione, finanzieranno i futuri stagisti di Strasburgo, e consentiranno di aumentare la rappresentatività del programma». La maggior parte delle istituzioni europee prevede programmi di stage annuali su cui si riversano migliaia di candidature da parte dei ragazzi di tutta Europa. I più attivi sono quasi sempre gli italiani, complici – inutile girarci attorno – oltre che il prestigio dell'esperienza, i cospicui rimborsi spese. Non a caso, per il Coe, i numeri solitamente altissimi degli italiani sembrerebbero più contenuti. Da parte dei nostri connazionali «di solito si ricevono tra le duecento e le duecentocinquanta application all'anno» fa sapere Hurduc. Il totale complessivo è di circa 1.840 candidature ogni anno e di 160 selezionati in totale, spalmati sulle due sessioni annuali. «Tra gli italiani sono circa dieci i selezionati per ogni sessione». Per esempio nel 2019 «abbiamo avuto diciassette stagisti italiani in totale» chiarisce la recruiter. C'è da scommettere che la quota salirà con l'introduzione del rimborso, anche se sulla sue entità nulla è dato sapere. «Non abbiamo un importo ufficiale al momento, per la decisione finale è in corso il dibattito». Così come ancora ignota è la possibilità che siano affiancati al rimborso ulteriori benefits, come per esempio per i trasporti o le spese di viaggio, «che sul momento non prevediamo, ma su cui si sta discutendo». Per l'assicurazione contro gli infortuni invece nessun problema: dalle faq si evince che il Coe garantisce una copertura contro gli infortuni basata sulla Sicurezza sociale francese. Appena fissati tutti gli importi, promette infine Hurduc, «ne sarà data comunicazione sul sito». Qualche ipotesi sulle cifre è forse possibile basandosi di nuovo su quanto scritto nelle faq. Qui si informa infatti che «il costo medio di una stanza a Strasburgo oscilla tra i 400 e i 600 euro», e che «di solito è richiesto il versamento di una caparra». Più in generale le spese da affrontare tra pasti, trasporti e altri costi fanno sì che «la copertura finanziaria necessaria per un mese di vita a Strasburgo raggiunga gli 800 euro». Difficile dunque immaginare che il grant deliberato a favore dei tirocinanti sarà inferiore a questa somma, pena il rischio di incorrere in un controsenso lasciando che il programma continui a essere appannaggio dei più benestanti.  Nel frattempo, alcune informazioni per chi volesse partecipare alle prossime sessioni. Gli stage vanno da marzo a luglio per la prima sessione, da settembre a gennaio per la seconda, e hanno una durata che va dalle otto settimane ai cinque mesi. Sono ormai chiuse le application per settembre 2020 (la chiusura è stata il 19 marzo), quindi le prossime candidature saranno per i tirocini in partenza da febbraio 2021, con apertura delle candidature verosimilmente dopo l'estate. La sede di destinazione non necessariamente sarà Strasburgo (anche se è lì che avrà luogo la maggioranza degli stage, precisano le faq), ma potrebbero essere anche gli uffici di Bruxelles, lo European Youth Center di Budapest o lo European Centre for Global Interdependence and Solidarity di Lisbona. Per partecipare, i requisiti sono quelli standard di tutte le organizzazioni europee: la residenza in uno degli stati membri, una laurea anche solo triennale, una buona conoscenza dell'inglese o del francese oltre a buone competenze di scrittura. Sul sito si trovano indicazioni anche sulle più tipiche mansioni assegnate ai tirocinanti, che saranno «lavoro di ricerca, preparazione di report per riunioni, aggiornamento dei siti». Vale infine anche per il Coe la regola base di ogni istituzione Ue: la partecipazione al programma di stage «non è collegata alle possibilità di impiego, per cui» ribadiscono le faq, «non ci si deve aspettare di essere assunti una volta concluso lo stage». Ilaria Mariotti  

Tirocini durante l'emergenza Covid, diciotto chiarimenti della Regione Lombardia

Giovedì 16 aprile la Regione Lombardia ha messo in circolazione un documento di FAQ (frequently asked questions) per chiarire i principali dubbi sulla gestione dei tirocini nell’ambito dell’emergenza Covid – 19.Le riportiamo qui sotto, a beneficio delle decine di migliaia di stagisti e aziende che ospitano stage ed enti che attivano stage operanti in Lombardia (dove in media si svolgono 75mila stage extracurricolari ogni anno, il 22% del totale nazionale). Il documento al momento non risulta pubblicato sul sito della Regione Lombardia.1.- Alla luce delle disposizioni emanate dal governo, come possono essere gestiti i tirocini in corso?Ad ulteriore chiarimento di quanto indicato nelle note di Regione Lombardia del 12 e del 30 marzo u.s., si precisa che, in ottemperanza alle disposizioni del DPCM 10 marzo 2020, le Regioni hanno concordato di sospendere lo svolgimento dei tirocini extracurriculari e di inclusione sociale. E quindi non possono esserne attivati di nuovi fino al permanere delle attuali restrizioni.  Tuttavia, laddove sussistano le condizioni, è possibile continuare a svolgere il tirocinio in corso mediante forme alternative alla presenza in azienda (modalità a distanza assimilabili allo smart working).Queste disposizioni, stante la continua evoluzione della situazione emergenziale, sono soggette a continui aggiornamenti in base alle decisioni assunte dal tavolo di coordinamento delle Regioni.Si precisa che, a seguito del DPCM del 10 aprile 2020 che proroga le restrizioni fino al 03 maggio 2020 e dell’Ordinanza  Regionale n° 528 del 11 aprile 2020, rimangono invariate le disposizioni sui tirocini.2.- Nel caso di un tirocinio in corso, quali sono le opzioni per lo svolgimento delle attività durante il periodo dell'emergenza Covid – 19 ?E’ possibile adottare una delle seguenti soluzioni:1. interrompere il tirocinio, ritenendo che gli obiettivi formativi del tirocinio non sono conseguibili data l’attuale situazione;2. sospendere il tirocinio per il periodo di emergenza epidemiologica e far riprendere l’esperienza al termine della stessa;3. far svolgere l’esperienza presso il domicilio del tirocinante con modalità alternative alla presenza in azienda. In tal caso dovrà primariamente trattarsi di tirocinio con obiettivi formativi riconducibili a profili professionali che consentono uno svolgimento dell’esperienza con questa modalità.  Il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia. Infine, il soggetto ospitante dovrà acquisire il parere relativo allo svolgimento del tirocinio con modalità alternative alla presenza in azienda, sia del tirocinante che del soggetto promotore, garante dell’esperienza formativa.3.- In base a quanto disposto da Regione Lombardia, è possibile presentare nuovi tirocini extracurriculari per cittadini non comunitari residenti all’estero?In virtù delle attuali restrizioni emergenziali, le richieste di ammissibilità dei progetti da parte del Nucleo di Valutazione di Regione Lombardia vengono sospese. Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza, in coerenza con gli indirizzi rivolti alla ripresa delle attività produttive (e subordinatamente all’emanazione dei questi ultimi) Regione Lombardia darà nuove indicazioni, attraverso i mezzi di comunicazione istituzionali, in merito alla possibilità di riprendere l’attivazione di nuovi tirocini.4.- Alla luce delle ultime disposizioni di Regione Lombardia (comunicato del 30 marzo), è possibile attivare nuovi tirocini in modalità alternative alla presenza in azienda?NO. Non è possibile attivare nuovi tirocini fino al permanere delle attuali restrizioni. Il divieto di attivazione di nuovi tirocini si applica durante il periodo di emergenza indipendentemente dal settore di attività economica della azienda.Le opzioni per lo svolgimento delle attività indicate nel comunicato del 12 marzo  (tra queste le modalità alternative alla presenza in azienda), riguardano i tirocini avviati prima del periodo di emergenza Covid – 19.  Con l’avvio della seconda fase dell’emergenza, in coerenza con gli indirizzi rivolti alla ripresa delle attività produttive (e subordinatamente all’emanazione dei questi ultimi) Regione Lombardia darà nuove indicazioni, attraverso i mezzi di comunicazione istituzionali, in merito alla possibilità di riprendere l’attivazione di nuovi tirocini.5.- Come viene considerata la sospensione del tirocinio per l'emergenza epidemiologica Covid – 19?Nel caso di sospensione del tirocinio per l'emergenza epidemiologica Covid – 19, il tempo della stessa è determinato dalla durata del periodo di emergenza e dal superamento delle restrizioni previste nelle varie disposizioni governative.6.- In che modo viene comunicata la sospensione del tirocinio?Per i tirocini sospesi in applicazione delle norme sanitarie per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 dovrà essere predisposto un addendum alla convenzione di tirocinio indicando il periodo di sospensione. Tale documento, che dovrà riportare la dicitura “Addendum - emergenza epidemiologica Covid – 19”, dovrà essere tenuto agli atti.  7.- Quali sono le condizioni richieste per la prosecuzione del tirocinio con modalità alternative alla presenza in azienda?Le condizioni richieste sono:- Coerenza dei contenuti del progetto formativo e delle attività oggetto del tirocinio con la modalità di svolgimento a distanza,- Disponibilità da parte del soggetto ospitante di tecnologie telematiche,- I sistemi utilizzati in tali casi dovranno ad ogni modo garantire: autenticazione dell'utente; tracciamento delle attività; modalità di formazione a distanza e di tutoraggio che replichino, per quanto più possibile, la formazione on the job.Inoltre, il soggetto ospitante dovrà assicurare la costante disponibilità del tutor aziendale all’assistenza per il tramite di adeguata tecnologia.8.- Come si calcola la durata del tirocinio in caso di sospensione?Il periodo di sospensione non rientra nel computo della durata complessiva del tirocinio. La stessa, al netto dei periodi di sospensione, rimane soggetta ai limiti previsti al punto 3.4 delle Linee guida salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.9.- Come vengono recuperati i periodi di sospensione?I tirocini sospesi per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 vanno prorogati per un tempo pari al periodo di sospensione e fino al raggiungimento della durata inizialmente prevista, e cioè, a completamento del periodo inizialmente previsto salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.10.- Durante il periodo di emergenza, sono bloccate le proroghe dei tirocini?Durante il periodo emergenziale non sono bloccate le proroghe dei tirocini già attivati, siano questi sospesi oppure svolti con modalità alternative alla presenza in azienda, dato che in questi casi non si tratta dell'attivazione di un nuovo tirocinio.11.- Come si gestiscono le proroghe dei tirocini sospesi per l’emergenza epidemiologica Covid – 19?I tirocini sospesi per l'emergenza epidemiologica Covid – 19 vanno prorogati per un tempo pari al periodo di sospensione e fino al raggiungimento della durata inizialmente prevista, e cioè, a completamento del tempo inizialmente indicato nel PFI salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.12.- Come si gestiscono le proroghe dei tirocini svolti in modalità alternative alla presenza in azienda durante il periodo di emergenza epidemiologica Covid – 19 ?I tirocini svolti con modalità alternative alla presenza in azienda che scadono durante il periodo emergenziale possono essere prorogati, nel rispetto della durata massima complessiva prevista dalle linee guida salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.13.- Quando deve essere comunicata la proroga?La comunicazione di proroga va inserita prima della scadenza naturale (iniziale) del tirocinio sospeso. Le operazioni sul sistema informativo GEFO sono le stesse che si utilizzano per la comunicazione delle proroghe convenzionali.14.- E' possibile prorogare un tirocinio che era stato sospeso e che poi è scaduto durante il periodo di emergenza Covid – 19?Tecnicamente il tirocinio sospeso che non è stato prorogato prima della scadenza naturale (iniziale) risulterà a tutti gli effetti scaduto. L’attivazione, una volta superata la fase di emergenza, di un nuovo tirocinio con la stessa azienda sarà possibile a seguito di eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.15.- Come si gestiscono le proroghe nel caso di tirocini la cui scadenza naturale è prevista a breve?Anche nel caso di tirocini sospesi a breve distanza dalla data di scadenza naturale, la proroga è prevista a completamento della durata complessiva nel rispetto dei limiti previsti dalle linee di indirizzo regionali salvo eventuali deroghe disposte dalle Regioni nell’ambito della gestione della fase post emergenza, le stesse che verranno opportunamente comunicate.16.- E' possibile interrompere un tirocinio con scadenza naturale durante il periodo di emergenza Covid – 19?Si. E’ possibile interrompere un tirocinio con scadenza naturale durante la fase emergenziale se si ritiene che nel periodo di svolgimento del tirocinio effettivamente trascorso fino a quel momento, gli obiettivi formativi previsti nel PFI sono stati raggiunti.17. - Come si devono gestire i tirocini nel caso in cui l’azienda richieda la Cassa integrazione per emergenza Covid – 19? a) I tirocini devono essere sospesi dove l’attività lavorativa è sospesa. La sospensione segue le regole già disciplinate per tutti gli altri tirocini (vedi FAQ n° 6, 8 e 9).b) i tirocini possono continuare nel caso in cui la fruizione della Cassa integrazione sia a rotazione o a ore e siano rispettate le seguenti condizioni fondamentali: - l’attività su cui è impegnato il tirocinante non sia stata sospesa - il tutoraggio sia garantito. L’eventuale sostituzione del tutor aziendale è ammessa solo a fronte di modifica della convenzione di tirocinio tramite sottoscrizione di un apposito addendum.Si precisa che, durante il periodo emergenziale, anche i tirocini attivati presso aziende in cui la fruizione della Cassa integrazione sia a rotazione o a ore possono continuare soltanto con modalità alternative alla presenza in azienda, sempre che sussistano le condizioni fondamentali sopra riportate.Anche in questo caso dovrà essere predisposto un addendum alla convenzione di tirocinio indicando il periodo di Cassa Integrazione. Tale documento, che dovrà riportare la dicitura “Addendum Cassa Integrazione - emergenza epidemiologica Covid – 19”, dovrà essere tenuto agli atti.  18.- In caso di sospensione, come si calcola l'indennità di partecipazione?Rispetto all’erogazione delle indennità, valgono i criteri stabiliti al punto 3.8 delle Linee guida “Durata del tirocinio” in merito alla sospensione o all’eventuale riparametrazione dell’indennità.  

Piemonte e Lazio fanno dietrofront: ora lo stage da casa è permesso

Dietrofront di Lazio e Piemonte in merito ai tirocini: adesso si potranno proseguire anche da casa, in modalità “agile”. Le due Regioni scelgono dunque di tornare indietro sui propri passi, e permettere ciò che a metà marzo avevano deciso di vietare: lo “smart internshipping”. Vediamo i due casi nel dettaglio.La Regione Piemonte il 9 marzo, all'indomani del lockdown in tutta Italia, aveva scelto di vietare la possibilità di continuare gli stage da casa: l'aveva messo nero su bianco rispondendo alla sollecitazione di alcune università che chiedevano come comportarsi, specie sul fronte recupero ore. Con una comunicazione datata 9 marzo la Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro aveva formalizzato come fosse «possibile procedere alla sospensione delle attività del tirocinante», precisando che non poteva essere applicato lo smart internshipping perché lo stagista non è un lavoratore. Poco più di una settimana fa la Regione era ancora su questa strada, con 6mila tirocini sospesi a inizio marzo. Nel giro di pochi giorni, però, la situazione è cambiata.È stata, infatti, pubblicata venerdì 3 aprile una nuova determinazione dirigenziale, la n. 127, con oggetto «disposizioni straordinarie in materia di Istruzione, Formazione e Lavoro», in cui si permette lo smart internshipping, quindi il tirocinio da casa, anche in Piemonte. Nel paragrafo dedicato proprio ai tirocini extracurricolari, dopo la solita – ormai pleonastica… – precisazione che «il tirocinio non è un rapporto di lavoro» si legge che «laddove le specificità del soggetto ospitante – sia dal punto di vista della disponibilità di tecnologie telematiche, sia dal punto di vista dei contenuti del progetto formativo e, quindi, delle attività oggetto del tirocinio – consentano una modalità di svolgimento dello stesso mediante forme alternative alla presenza in azienda, si ritiene ammissibile, in via del tutto eccezionale ed esclusivamente per i tirocini attualmente in corso e per il periodo di emergenza sanitaria, la possibilità di valorizzare la sperimentazione di tali modalità».La Regione ha, dunque, cambiato idea visto il momento “eccezionale”. Dall’ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro ripetono che «il lavoro agile è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato e il tirocinio non è un rapporto di lavoro. Ma visto il prolungamento dell’emergenza, si è ritenuto di permettere in via eccezionale lo svolgimento in tale modalità esclusivamente per i tirocini attualmente sospesi, al fine di consentire il proseguimento e la conclusione dei percorsi già avviati».Non c’è, però, un’estensione totale di questa modalità di svolgimento del tirocinio. Lo smart internshipping, infatti, «è ammesso solo per i tirocini in corso e attualmente sospesi, e ove sia possibile, fino al loro termine naturale, proroghe comprese», spiega alla Repubblica degli Stagisti Silvia Cotto dalla Direzione istruzione, formazione e lavoro. «Le nuove attivazioni sono sospese fino al perdurare dell’emergenza sanitaria». Perché quelli attivati prima sì e quelli nuovi no? La Repubblica degli Stagisti non ha ricevuto risposta a questa domanda dalla Regione Piemonte. In ogni caso, per riprendere gli stage sospesi causa emergenza Covid-19 bisogna comunque rispettare le indicazioni presenti nella determinazione. Quindi il soggetto ospitante interessato a riattivare lo stage in modalità smart internshipping «deve farne richiesta scritta al soggetto promotore» e poi «il soggetto ospitante dovrà acquisire il parere relativo allo svolgimento del tirocinio, sia del tirocinante che del soggetto promotore». Il che significa, come precisa Cotto, che «non è prevista alcuna attivazione d’ufficio, in quanto occorre valutare la fattibilità del tirocinio in modalità agile da parte del soggetto promotore». Per questo motivo non sono prevedibili i tempi di riattivazione dello stage che «dipendono dall’organizzazione dei due soggetti coinvolti, promotore e ospitante».In pratica quindi non è automatico che tutti gli stage extracurricolari possano ricominciare e comunque non si tratta di una procedura immediata, visto che c’è una documentazione da produrre e deve esserci accordo non solo tra stagista e azienda ma anche tra ente ospitante e promotore. Come indicato dalla determina dirigenziale ci devono essere dei requisiti fondamentali per proseguire da casa l’attività: «la disponibilità di tecnologie telematiche, la specificità delle attività oggetto del tirocinio, contenute nel progetto formativo del tirocinante, che devono essere dichiaratamente svolgibili in modalità alternative alla presenza in azienda».  Il soggetto ospitante, quindi, deve fare richiesta scritta al soggetto promotore con relazione delle attività oggetto del progetto formativo individuale da svolgere a distanza, è necessario descrivere gli strumenti e le modalità che devono essere adottate per il proseguimento del tirocinio in modalità agile, deve essere assicurata costante disponibilità del tutor aziendale tramite adeguata tecnologia e il soggetto ospitante è tenuto a prestare idonea copertura assicurativa e a informare il tirocinante sulla sicurezza nel lavoro agile. In pratica lo stagista non deve essere abbandonato a se stesso una volta autorizzata la modalità di svolgimento dei compiti da casa, ma deve continuare ad essere seguito e tutelato, proprio come se fosse ancora in azienda. Ad oggi, quindi, in Piemonte è permesso lo smart internshipping, contrariamente a quanto stabilito fino a 15 giorni fa.Anche il Lazio cambia idea sulle modalità di svolgimento dei tirocini extracurricolari. È stata una regione che all’inizio dell’emergenza Coronavirus ha fatto da apripista, dando indicazioni su come comportarsi già il 6 marzo, sospendendo gli stage attraverso la circolare 207548. Sospensione confermata fino al 3 aprile con la circolare 218523 del 12 marzo in cui si ribadiva che lo stage non è un rapporto di lavoro e per questo «non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto». A fine marzo «sul sistema regionale di monitoraggio risultano registrate 5.320 sospensioni», spiegava Carlo Caprari della Direzione regionale istruzione, formazione, ricerca e lavoro della Regione Lazio, a cui andavano aggiunti altri 648 stage interrotti definitivamente. Poiché a inizio dello stesso mese risultavano attivi, però, oltre 13mila tirocini e verso fine mese non risultavano sul sistema regionale tutti sospesi, non avendo ricevuto spiegazione dalla Regione sulla non uniformità dei dati, l’unica interpretazione è che le aziende abbiano tardato a comunicare l’effettiva sospensione – oppure che abbiano proseguito i tirocini, in barba ai dettami della Regione. Dagli stessi uffici regionali, però, già a fine marzo confermavano alla Repubblica degli Stagisti che la Regione stava «valutando ulteriori disposizioni che consentano la ripresa dei tirocini sospesi». E, infatti, il 30 marzo è arrivata una nuova circolare la n. 0255844, con nuove disposizioni sui tirocini in riferimento ai progetti formativi individuali attuati con tecnologie digitali.Il testo ribadisce che il tirocinio «non costituisce rapporto di lavoro e non può essere praticato quale alternativo al lavoro subordinato», ma anche che «durante la vigente fase di emergenza sociosanitaria, nel caso in cui i contenuti del progetto formativo individuale si prestino alla loro attuazione mediante tecnologie digitali (…) il tirocinio potrà essere attuato e gestito attraverso tali modalità». In pratica si autorizza lo smart internshipping. Anche qui l’opzione deve essere concordata tra soggetto ospitante, promotore e tirocinante ed inserita nel progetto formativo individuale. Si precisa che i «tutor dovranno adottare idonee modalità di monitoraggio dell’attuazione del progetto formativo e garantire adeguato supporto al tirocinante», che deve essere dotato di adeguati strumenti tecnologici per raggiungere gli obiettivi fissati. Per passare, quindi, dalla sospensione alla riattivazione del progetto formativo individuale già avviato, «il soggetto promotore, in accordo con il soggetto ospitante e il tirocinante, dovrà riportare sull’applicativo Tirocini online le opportune integrazioni nella sezione relativa a Modalità di svolgimento del tirocinio». Integrazioni che devono anche costituire un addendum al piano formativo, sottoscritto e conservato dalle parti per eventuali verifiche della Regione o degli ispettori del lavoro. La circolare precisa anche che la modalità di tirocinio a distanza, attraverso strumentazioni ict, «rimane correlata al perdurare dell’emergenza sanitaria per COVID-19 attualmente in corso, salvo diverse disposizioni della Regione Lazio». Il che significa che una volta terminata questa epidemia lo stage da casa non sarà più permesso. Ci sono, però, alcuni tirocini per cui il Lazio non permette la modalità a distanza, almeno non ancora. Sono quelli a valere sul programma Garanzia Giovani, per cui, però, «sono in corso le dovute interlocuzioni con l’Autorità di gestione nazionale del Pon Iog».  Anche in questo caso, quindi, la situazione è in costante aggiornamento.Per quanto riguarda l’attivazione di nuovi tirocini, nella circolare non si dice nulla di specifico sulla questione e purtroppo la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a ricevere risposte dalla Regione. Ma è bene ricordare che già nella circolare del 12 marzo si affermava che «le attività inerenti ai tirocini progettati ma non ancora avviati, riprenderanno successivamente alla data di sospensione, salvo ulteriori aggiornamenti», che per ora non ci sono stati.Con la riapertura differenziata di attività e comportamenti permessi a seconda della posizione geografica, non meraviglia che anche in ambito di tutela del tirocinante ogni regione si comporti in maniera diversa. Per questo nelle prossime settimane sono probabili nuovi aggiornamenti della disciplina anche in altri territori. È auspicabile che lì dove sia possibile l’attività del tirocinio continui anche da casa: per consentire continuità di rimborso spese per i giovani, una continua formazione e aggiornamento e la possibilità di impegnare il tempo in qualcosa di utile per poter uscire da questa emergenza con qualche competenza in più. Prima fra tutte, la resilienza.Marianna LeporeFoto a sinistra: di Nenad Stojkovic in modalità Creative commons

Contrordine, la formazione professionale non è l'antidoto alla disoccupazione (secondo i nuovi dati dell'Ilo)

Contrordine: la formazione professionale, quella per intendersi del sistema duale alla tedesca, non è più un trampolino di lancio verso una solida carriera professionale né un antidoto alla disoccupazione. Meglio, al contrario, la laurea. A smentire una delle politiche più in voga degli ultimi tempi riguardo la lotta alla disoccupazione giovanile è un recente report dell'Organizzazione internazionale del lavoro Ilo, agenzia delle Nazioni Unite per la promozione del lavoro dignitoso. Si chiama Global Employment Trends for Youth 2020 e viene pubblicato ogni due anni. Lo studio, che analizza le tendenze mondiali sull'occupazione giovanile, conclude in questa nuova edizione concentrata sulle conseguenze della tecnologia sul lavoro giovanile che i soggetti che hanno seguito percorsi legati alla formazione professionale hanno più probabilità di finire disoccupati a causa di una maggiore tendenza di questi mestieri a essere sostituiti dall'automazione. Il motivo? Si tratta di attività che possono trasformarsi presto in obsolete. «I giovani con minori competenze e un background di tipo professionale potrebbero ritrovarsi a passare da un lavoro precario all'altro fino a sfociare nella condizione di Neet» scrivono gli analisti dell'Ilo. E questo perché «le competenze specialistiche di quel tipo di formazione tendono a diventare 'superate' più velocemente rispetto a quelle più generali di problem solving» esemplificano, «di solito impartite da istituti di istruzione di più alto livello».Un bagaglio di conoscenze elevato e più teorico diminuirebbe insomma il rischio di essere sbalzati fuori dal mercato del lavoro. Secondo i calcoli il pericolo cala di 8,8 punti per i paesi Ocse, mentre per quanto attiene alla formazione per così dire 'meno qualificata', le probabilità di essere scalzati via dall'automazione salgono del 2,5%. E ancora, tra i giovani con impieghi – attuali o passati – suscettibili di essere sostituiti da robot, risultava occupato il 53%, contro l'86% tra quelli dotati di un tasso di istruzione più elevata. E l'Italia sembrerebbe anche uno dei Paesi più esposti al rischio automazione, posizionandosi al nono posto su venti Paesi per numero di robot applicati all'industria manifatturiera in rapporto a 10mila dipendenti. Ma davvero la laurea è un'ancora di salvezza contro la disoccupazione? «L'istruzione superiore non garantisce l'immunità dalla perdita del lavoro» chiarisce lo studio, «anche perché i giovani sono di solito disposti, all'inizio della carriera, a accettare lavori al di sotto della loro qualifica al fine di acquisire esperienza». Il vantaggio sta invece nella capacità di adattarsi: «I laureati si collocano in una posizione migliore rispetto all'opzione di intraprendere percorsi di studio o formazione ulteriori per trovare lavoro in un altro settore». C'è poi un'altra criticità sottilineata dal report, e cioè che il generale aumento di giovani laureati riscontrati nella forza lavoro non è stato accompagnato da un'analoga crescita di lavori altamente qualificati. Si è così creato «uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati – a partire dalla Grande Recessione della fine degli anni 2000 – che ha visto diminuire il ritorno dell’investimento nell'istruzione terziaria».Eppure il lungo materiale messo a disposizione dall'Ilo evidenzia proprio l'incremento nella popolazione mondiale di giovani impegnati in percorsi di studio. Il che potrebbe «anche se solo parzialmente» motivare la discesa nella quota di partecipazione al lavoro delle giovani generazioni. Rispetto al 1999, i giovani iscritti all'università sono infatti passati dal 18 al 38%. Ne discende che il tasso di occupazione sia calato, in vent'anni, dal 46 al 35%. In Europa e in Asia Centrale la situazione sembrerebbe però incoraggiante. Il tasso di disoccupazione nella zona è passato dal 19% del 2012 al 15% attuale (anche se al di sopra della quota mondiale, pari al 13%). Un dato da accorpare al consistente aumento – mondiale - dei Neet tra i 15 e i 24 anni verificatosi negli ultimi anni nel mondo: erano 259 milioni nel 2016, sono diventati 267 nel 2019, e diventeranno – secondo le stime Ilo – 273 nel 2021. L'Europa va invece in controtendenza: qui la quota di Neet si è alleggerita, scendendo dal 15,8% del 2012 al 14,6 di oggi. Non è tuttavia sufficiente. «Il tasso di Neet non è diminuito in modo sostanziale in nessuna regione dal 2005» ammonisce il report, il che «impedisce il raggiungimento del traguardo 8.6 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile [programma sottoscritto nel 2015 per i Paesi Onu, ndr] che mira a una riduzione significativa della percentuale di Neet entro il 2020».Molto pesante poi la sottoutilizzazione della forza lavoro giovanile, stimata in un 22% secondo l'Ilo. «Il tasso di disoccupazione misura l'esplicita domanda di lavoro» osservano i ricercatori Ilo, «ma non rileva l'intera estensione della sottoutilizzazione della forza lavoro». Perché esistono anche giovani che stanno completando gli studi o che sono disponibili a lavorare ma non si dichiarano in cerca di occupazione. Una forza lavoro non intercettata e che secondo l'Ilo «è formata da circa 41 milioni di giovani». Uno spreco immenso di risorse che si aggiunge a un altro problema, e cioè che i giovani, si evidenzia ancora, «hanno una probabilità tre volte maggiore rispetto agli adulti di essere disoccupati». Questo per «lo svantaggio derivato della poca esperienza lavorativa nel momento in cui ci si candida ai primi lavori ma anche per le barriere strutturali che impediscono ai giovani di entrare nel mercato del lavoro».Ilaria Mariotti

Emilia Romagna, 11 milioni per dare un sussidio agli stagisti rimasti fermi per il Coronavirus

Qualcuno nel mondo della politica pensa finalmente agli stagisti. Con un annuncio apparso a fine marzo sul sito ufficiale della Regione, l'Emilia Romagna ha annunciato di aver stanziato sette milioni di euro destinati ai tirocinanti colpiti dall'emergenza Covid-19 «per assicurare un sostegno economico a coloro che hanno dovuto interrompere i  tirocini». Circa una settimana dopo, la Giunta dell'Emilia Romagna fa un passo ulteriore e fa sapere con un comunicato che il fondo è salito a 11 milioni. A beneficiarne non saranno però gli stagisti più fortunati per così dire, quelli cioè che hanno proseguito lo stage con la formula dello smart working e hanno di fatto continuato a percepire il rimborso spese, bensì la platea di coloro che dall'oggi al domani si sono ritrovati con il tirocinio interrotto loro malgrado, magari per causa di forza maggiore perché il tipo di attività non consentiva l'applicazione del lavoro da remoto. E che quindi hanno perso quell'unica entrata con cui probabilmente si sostentavano, senza poter contare su tutele di nessun tipo. Sul sito dell'Emilia Romagna si mettono da subito alcuni paletti. «I fondi servono a  garantire la quota mensile che viene a mancare a chi ha interrotto il tirocinio» si legge «nell’ambito dei percorsi avviati attraverso i centri di formazione accreditati a causa dell’emergenza Coronavirus e le misure restrittive introdotte per fermare il contagio». Vale a dire che una delle condizioni da rispettare per percepire gli importi sarà quella di fare riferimento a un «centro di formazione accreditato» come recita l'articolo, ma su cui nulla di più dettagliato è dato sapere.Il comunicato successivo specifica poi che i soggetti coperti saranno in primis i disabili e agli appartenenti alle categorie svantaggiate, circa 3.500 persone, a cui andrà un bonus una tantum di 900 euro. Per tutti gli altri stagisti che avranno potenzialmente accesso all'indennità, circa 14.600 soggetti, la cifra sarà intorno ai 450 euro. Manca però ancora qualsiasi precisazione riguardo le modalità di versamento e la definizione esatta di importi e destinatari degli undici milioni.L'atto deve ancora essere formalizzato, fa sapere il collaboratore della vicepresidente della Regione Elly Schlein Giovanni Gaspare Righi. Anche se della certezza degli stanziamenti dà conferma alla Repubblica degli Stagisti l'assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla, senza però aggiungere nessun ulteriore elemento: «Le tempistiche sono in fase di definizione». In più «sono in corso di predisposizione le procedure per garantire la corresponsione delle risorse nei tempi più celeri e riducendo gli oneri a carico dei potenziali beneficiari». Positivo il giudizio di Confindustria Emilia Romagna: «Questa decisione dell'Emilia Romagna offre una importante opportunità ai tirocinanti, che devono poter ricevere in tempi veloci e in modo diretto queste risorse» è il commento di Corrado Beldì, vicepresidente regionale [nella foto sotto]. Si deve però contemporaneamente cominciare a guardare avanti, «pensare alla ripartenza, a interventi innovativi in linea con i cambiamenti che il mondo produttivo dovrà adottare, tra cui la digitalizzazione e lo smart working».Più cauta la voce della Cgil Emilia Romagna. «Parlerò solo quando avremo l'ufficialità, adesso non mi sembra serio» taglia corto con la Repubblica degli Stagisti Diana Luisa, esponente locale di Nidil Cgil, il ramo del sindacato che si occupa dei lavoratori atipici. «Mancano ancora tutte le circolari operative» le fa eco il suo collega Maurizio Lunghi, coordinatore regionale della Cgil: «Non sappiamo come funzionerà». Pur giudicando positivo l'intervento «come tutto ciò che va nella direzione di chi aiutare chi ha bisogno», ci sarebbe, a suo dire, «anche un problema tecnico perché, non essendo i tirocini rapporti di lavoro, si dovrebbe emanare una legge regionale apposita affinché gli stagisti possano usufruire del sussidio». In più, a restare fuori, «sarebbe un'altra categoria di soggetti come colf, badanti e occasionali, per cui ci stiamo battendo perché a loro volta non hanno assicurate tutele di nessun tipo».  Gli undici milioni si inseriscono in un pacchetto complessivo da 24 milioni che contiene misure adottate dalla Regione per fronteggiare le conseguenze sociali e economiche dell’emergenza Coronavirus – una parte delle risorse è destinata a affitti e scuola. Fondi in più che la Regione si è procurata grazie agli stanziamenti del Governo a favore dei Comuni per la solidarietà alimentare. «Di concerto con Comuni e Province abbiamo convenuto di impiegare in questa fase gli ulteriori stanziamenti regionali per ampliare la platea dei benficiari e rispondere alle necessità essenziali» si legge nel comunicato del presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. «Penso alla scuola, per creare condizioni stabili e per tutti di accesso alle nuove tecnologie, all'impegno sugli stagionali o a chi vede interrotti percorsi formativi».Se la misura andasse in porto, come tutto lascia supporre, l'Emilia Romagna si attesterebbe come prima regione di Italia a approntare un provvedimento a favore degli stagisti colpiti dalla pandemia. I sussidi contenuti nel Decreto Cura Italia sono infatti pensati esclusivamente per i lavoratori veri e propri, quelli che versano quote nelle casse previdenziali. Nessuna previsione invece per gli stagisti, a meno che non vadano in porto alcuni degli emendamenti al decreto presentati in Parlamento negli ultimi giorni.In Emilia Romagna come in molte altre regioni italiane i tirocini sono al momento sospesi, e la disposizione è obbligatoria, a meno che non sia attuabile l'opzione dello smart working. Sospensione che arriva per ora fino al 13 aprile, «o a data successiva se le misure di contenimento verranno ulteriormente prorogate da disposizioni nazionali o regionali» specifica la delibera dell'Emilia Romagna. Saranno giorni di attesa dunque, anche per capire chi – e quando – potrà beneficiare dello stanziamento che copra il mancato incasso delle indennità di tirocinio. Ilaria Mariotti 

Il paradosso: aziende pronte a dare opportunità e soldi ai giovani, le Regioni mettono il veto

“Siamo lieti di informarla che ha superato brillantemente la selezione, e che desideriamo offrirle un tirocinio extracurricolare presso la nostra azienda; se accetterà, il tirocinio avrà inizio lunedì 6 aprile”. E invece… no. Perché la Regione Lombardia ha bloccato, a partire dal 30 marzo, tutte le attivazioni di nuovi stage. Dunque le opportunità che erano sulla griglia di partenza sono state sospese. Rimandate a data da destinarsi, nella migliore delle ipotesi. Ma per gli “stagisti mancati” si tratta di opportunità andate (per ora) in fumo: di poter impiegare proficuamente questo tempo di lockdown per acquisire nuove competenze, di poter guadagnare dei soldi. Anche solo, semplicemente, di avere qualcosa da fare dentro casa. Che succede? Diverse delle virtuose del network della Repubblica degli Stagisti ci hanno contattato, negli ultimi giorni, per raccontarci tante versioni della stessa storia: avevamo dei tirocini in partenza, la Regione ci ha bloccato tutto. Ma come, la Regione Lombardia non aveva autorizzato già a fine febbraio la possibilità di svolgere i tirocini da casa, in modalità “smart internshipping”? Certo. Ma era un’autorizzazione prevista sopratutto per poter far proseguire gli stage già in essere: quelli cioè attivati in precedenza. Anziché sospenderli tout-court (come hanno fatto altre Regioni come il Lazio e il Piemonte, per intenderci), la Lombardia aveva espressamente previsto fin dall'inizio questa modalità. E muovendosi per analogia, alcuni soggetti promotori in Lombardia avevano, nel corso del mese di marzo (a partire dal 10 marzo e fino al 30), attivato qualche nuovo tirocinio direttamente in modalità smart: «Nelle ultime settimane abbiamo effettuato otto attivazioni di nuovi stage, tutti in Lombardia» aveva per esempio raccontato all'inizio di aprile alla Repubblica degli Stagisti Adriana Zerboni, direttrice della Divisione Politiche Attive del Lavoro dello Studio Santagostino, specificando di aver gestito «le nuove attivazioni da remoto, con tutte le attenzioni della modalità di svolgimento in smart working». «A marzo abbiamo attivato uno stage in ambito dati per un progetto bancario» conferma Francesca Muscillo del dipartimento People di everis, società di consulenza di matrice spagnola con uffici a Roma, Milano e Torino: «Questo stage è partito in modalità smartworking: il ragazzo ha firmato l’addendum fornito dall’ente promotore. Abbiamo creato una pagina web ad hoc con tutti i documenti e le informazioni necessarie per lo svolgimento della sua attività lavorativa e avviato i colloqui di monitoraggio con l’ufficio HR in modo da verificare strada facendo l’andamento dello stage e la qualità della formazione a distanza». Il neostagista quindi riceve fin dal primo giorno il supporto e l’attenzione del tutor direttamente da casa: attraverso efficienti strumenti tecnologici può essere costantemente in contatto con gli altri membri del team, fare domande, essere guidato nel suo percorso. Come fosse in ufficio? Non proprio. Ma quasi. E a fronte di questo, il ragazzo sta avendo una opportunità di imparare, e contemporaneamente riceve 1000 euro al mese. Eh sì, perché everis è un’azienda virtuosa: fa parte dell’RdS network da oltre un decennio, e ai suoi stagisti offre condizioni ottime. Tra cui una percentuale di assunzione post stage superiore al 90% e una indennità mensile tra le più alte sul mercato. Peccato che quello accolto a marzo sarà, per non si sa quanto, l’ultimo stagista di everis. Perché a molti ragazzi questa esperienza – e questo trattamento economico di tutto rispetto, specialmente considerando la situazione attuale! – è stata preclusa. A causa di una decisione della Regione Lombardia: «Le Regioni hanno concordato di sospendere lo svolgimento dei tirocini extracurriculari. E quindi non possono esserne attivati di nuovi fino al permanere delle attuali restrizioni» si legge in un comunicato datato 30 marzo. «Prevedevamo di attivare sei stage, tutti extracurricolari, tra la prima e la seconda settimana di aprile, per attività di sviluppo software e per attività di application maintenance per progetti in ambito bancario e delle telecomunicazioni» dice ancora Muscillo: «Sembrava tutto a posto, anche perché il soggetto promotore che utilizziamo per attivare i nostri tirocini era tranquillo: dopo un passaggio col loro ufficio legale e addirittura un consulto con un soggetto promotore competitor, erano giunti alla conclusione che si potessero ancora attivare tirocini, direttamente in modalità smart working». Questa interpretazione derivava dall’avverbio “tuttavia” con cui comincia il secondo paragrafo del comunicato del 30 marzo della Regione Lombardia. Che recita: «Tuttavia, laddove le specificità del soggetto ospitante […] consentano una modalità di svolgimento dello stesso mediante forme alternative alla presenza in azienda, le Regioni concordano sulla possibilità di valorizzare la sperimentazione di tali modalità».  Quel “tuttavia” aveva creato un po’ di confusione e non poche aspettative, sia nelle fila delle aziende sia nelle fila dei ragazzi: il 2 aprile, per esempio, il lettore Mnl aveva scritto sul Forum della Repubblica degli Stagisti “dal comunicato della Regione Lombardia sembra che vi sia possibilità di attivare nuovi tirocini in smart working”, citando proprio quel famoso secondo paragrafo del comunicato.  Ma non è così. La parte che fa fede, all’interno di quel documento, sta inequivocabilmente nel primo paragrafo: «non possono esserne attivati di nuovi».  «La referente del nostro soggetto promotore ha chiesto un riscontro diretto da parte della Regione Lombardia, che purtroppo ha confermato l’impossibilità di attivare nuovi tirocini fino al permanere delle attuali restrizioni» prosegue ancora Muscillo di everis. E quindi, dato questo stop, tre ragazzi e tre ragazze – tutti tra i ventidue e i ventinove anni – laureati chi in Matematica, chi in Informatica, chi Editoria e Comunicazione, più un diplomato in ambito informatico, si sono trovati dall’oggi al domani privati della prospettiva di poter iniziare uno stage. «Addirittura due di loro stavano già svolgendo un tirocinio in altre società, e l’hanno interrotto per poter intraprendere il nuovo percorso in everis». La decisione della Regione ha dunque addirittura danneggiato doppiamente queste persone, che avevano lasciato precedenti attività proprio per poter cogliere questa opportunità. Che è... svanita. In realtà non proprio svanita, sia ben chiaro: «Li abbiamo contattati telefonicamente in questi giorni spiegando loro la situazione» dice Muscillo: «I ragazzi erano dispiaciuti, però consci del fatto che non è una responsabilità di everis e che è grande il desiderio di inserirli al più presto nella nostra azienda. Attendono con ansia nostre nuove e incoraggianti disposizioni». Come i sei stagisti mancati di everis ce ne sono tanti altri. E non solo in Lombardia: il Lazio già in una circolare del 12 marzo aveva disposto «la sospensione di tutte le attività di tirocinio attualmente in corso, per causa di forza maggiore» specificando che «le attività inerenti ai tirocini progettati, ma non ancora avviati, riprenderanno successivamente alla data di sospensione». Una posizione rigida basata sull’assunto che «in qualità di istituto formativo, il tirocinio non configura un rapporto di lavoro» e che quindi «non è prevista la possibilità di condurre il tirocinio in remoto (es. FAD) o in modalità “agile”, ossia tramite la configurazione organizzativa tipica del telelavoro e dello smartworking». Interpretazione condivisa, purtroppo, anche da altre regioni: invece la Regione Lombardia aveva preso la strada giusta – non vietare i tirocini a distanza. Ma poi ha sterzato bruscamente, fino a fare quasi dietrofront. I tirocini da remoto già in essere possono proseguire, ma niente nuove attivazioni. In generale la domanda da porsi è solo una: è davvero questo il momento giusto per bloccare delle opportunità per i giovani di avere una attività e di poter portare un po’ di soldi a casa ogni mese? Vietando la prosecuzione dei tirocini già in corso, oppure bloccando l’attivazione di nuovi tirocini, quando sarebbe possibile svolgerli da remoto? E anche la risposta secondo noi della Repubblica degli Stagisti è solo una: no.[L'immagine a corredo di questo articolo è di SupportPDX tratta da Flickr in modalità CreativeCommons]

Il 16 aprile riparte il servizio civile: ammesso per la prima volta l’impiego dei volontari “da remoto”

A partire dal prossimo 16 aprile i progetti di servizio civile universale attualmente sospesi saranno riattivati e quelli non ancora iniziati potranno essere avviati. Lo ho stabilito il 4 aprile, con una circolare, il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Resta il fatto che gli operatori volontari saranno chiamati a esprimere il proprio consenso a prestare il servizio. Sono pronti a ripartire, in particolare, 3.600 progetti e 30mila volontari già in servizio prima della sospensione, a cui si aggiungeranno i 10mila il cui avvio era stato rinviato per l'emergenza. «Ho ricevuto i messaggi di centinaia di giovani» ha fatto sapere Vincenzo Spadafora, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale «che avevano voglia di continuare la loro esperienza, voglia di mettersi in gioco al servizio della propria comunità». E così, scaduto il periodo di sospensione dei progetti fissato, il Dipartimento ha deciso che la cosa più giusta da fare fosse dar spazio e voce a questa voglia di contribuire. I giovani «si occuperanno di dare informazioni, gestire donazioni e comunicazioni,» si legge nel messaggio di Spadafora «cureranno il welfare sociale attraverso l’assistenza domiciliare ai più fragili. Saranno linfa vitale per la nostra ripresa, la nostra leva per risollevare il Paese».Ma come funzionerà la nuova fase? Per quanto riguarda i progetti avviati nei mesi scorsi e rimasti attivi anche dopo la sospensione del 10 marzo, essi proseguiranno e ai volontari attualmente in regime di permesso straordinario sarà chiesto di rientrare non oltre il 16 aprile. I progetti attualmente sospesi, invece, dovranno essere riattivati entro il 16 aprile, anche prevedendo una eventuale rimodulazione: fino ad allora i volontari non attivi resteranno in permesso straordinario. «Insieme alle organizzazioni e agli enti chiameremo ognuno di voi» comunica ai volontari in una lettera Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile: «Valuteremo insieme cosa ciascuno può e sa fare, organizzeremo le attività nel rispetto delle condizioni imposte dall'emergenza. Ci aspetta uno sforzo come nessuno di noi se lo aspettava, ma abbiamo l'occasione di vivere la più grande esperienza di servizio civile che giovani ed enti abbiano mai affrontato». Gli enti che non ritengono di trovarsi nelle condizioni di riattivare i progetti potranno disporre una interruzione temporanea. Anche in tal caso, in considerazione del momento di difficoltà generale, il Dipartimento ha stabilito che l’assegno mensile continuerà a essere erogato durante il periodo di inattività, come una sorta di “anticipo” sul servizio che sarà successivamente prestato dai volontari. Per gli enti impossibilitati a ripartire con i propri progetti sarà in alternativa possibile optare per un “gemellaggio”, ovvero impiegare i propri volontari in attività di altri enti accreditati sullo stesso territorio, presso istituzioni pubbliche che segnalano esigenze specifiche o organizzazioni private senza scopo di lucro non accreditate. Quanto ai progetti non ancora avviati, essi potranno essere attivati secondo quanto originariamente programmato oppure rimodulati in funzione dell’emergenza Covid-19. Le attività potranno essere realizzate “sul campo”, nel rispetto delle norme sugli spostamenti, il distanziamento sociale e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale oppure, qualora non fosse possibile garantire queste condizioni, “da remoto”, novità assoluta per il servizio civile.Sarà consentito inoltre, in via eccezionale, riarticolare l’orario di servizio sia nel numero di giorni che di ore di impiego, anche prevedendo ad esempio attività a orario intermittente nel corso di una stessa giornata. E ancora, è stata concessa una proroga per le attività di formazione generale e specifica degli operatori volontari e autorizzata, anche in questo caso, la formula “a distanza”.Le nuove disposizioni sono estese anche ai progetti all’estero e a quelli relativi ai Corpi civili di pace (Ccp), salvo valutazione caso per caso, in raccordo con gli enti titolari. Considerato che la quasi totalità dei volontari ha fatto rientro sul territorio nazionale, sarà assicurata a tutti – anche a chi non aveva ancora avviato il servizio – la possibilità di svolgere una parte del periodo in Italia e poi di procedere a una eventuale interruzione temporanea.I volontari i cui progetti saranno riattivati e che decideranno tuttavia di non riprendere il servizio dovranno comunicare l’ordinaria interruzione, con conseguente rescissione del contratto di servizio civile universale. Novità anche per il bando 2020. Il 30 marzo il Dipartimento ha disposto una nuova proroga del termine per la presentazione dei programmi di intervento – che era stato rinviato inizialmente al 16 aprile – al 29 maggio 2020, per permettere agli enti di servizio civile di dare priorità alla riattivazione dei progetti attualmente sospesi e alla loro rimodulazione. Intanto, anche alla luce del ruolo prezioso dei volontari in questo delicato momento storico, la Conferenza nazionale enti per il servizio civile in un documento del 2 aprile ha manifestato l’esigenza di «uscire da questa emergenza con un servizio civile universale stabilizzato e rinnovato», innanzitutto attraverso «risorse per avviare la programmazione triennale con un contingente di almeno 80mila persone nel 2021», ovvero il doppio rispetto ai posti messi a bando per il 2020.  Rossella Nocca