Cos'hanno in comune le api e le opere d'arte? Domanda insolita, ma con una risposta precisa: Micro4You, una start-up innovativa fondata nel 2010 da Annalisa Balloi come spin-off della facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano.
Per quanto questi due ambiti possano apparire distanti tra di loro, c'è un punto comune. Piccolo, anzi microscopico: i batteri che vengono utilizzati per salvare sia gli insetti del miele che le sculture, entrambe vittima dell'inquinamento atmosferico. Tutto ha avuto inizio nei laboratori della facoltà di Agraria dell'Università di Allmart, in Svezia, dove Balloi ha completato gli studi necessari per la sua tesi di laurea in Biologia, discussa nel 2002 nell'ateneo di Cagliari, la sua città natale. All'epoca questa startupper, oggi 35enne, non aveva intenzione di «proseguire con la carriera universitaria classica». E così si è iscritta, sempre in Sardegna, ad un master dedicato alla desertificazione. Nel 2004 si è trasferita al Cnr di Pisa prima per uno stage di tre mesi, quindi per due contratti a progetto semestrali.
Dopodiché, «anche per motivi personali, visto che quello che all'epoca era il mio fidanzato e oggi è mio marito lavorava lì», ha deciso di spostarsi a Milano e ha fatto domanda per un dottorato di ricerca alla facoltà di Agraria della Statale. Qui ha conosciuto il professor Daniele Daffonchio, un incontro che le ha cambiato la vita. Questo docente «cercava da tempo una persona che fosse interessata a dare uno sbocco non solo accademico ai risultati ottenuti in anni di ricerca sulle comunità microbiche. Io non volevo seguire la carriera universitaria e ho colto la palla al balzo». Dando vita ad una spin-off, ovvero ad un'azienda che nasce all'interno dell'università, ne utilizza in esclusiva i brevetti ed è di fatto incubata all'interno dell'ateneo. Al quale dovrà riconoscere, quando ci saranno, una percentuale degli utili.
Sono cominciati così degli studi su un microorganismo che si trova nell'intestino delle api, una sorta di probiotico. Ovvero un batterio che ha la capacità di aumentare le difese immunitarie di questi insetti e di contrastare direttamente il bacillo della peste americana. Questa sostanza viene vaporizzata all'interno dell'alveare e porta benefici sia sulla sopravvivenza dei componenti della colonia che sulle loro capacità di impollinazione. Presentata alla Start-up competition, quest'idea è stata premiata con 12mila euro utilizzati come capitale sociale per fondare una srl, creata da Balloi con lo stesso Daffonchio e altri quattro ricercatori, e con un corso dedicato alla stesura di un business plan. «Ho avuto i primi strumenti per ragionare non più come microbiologa, ma come imprenditore».
Ed è appunto con questa mentalità che, con un prodotto che ancora deve affrontare un lungo iter per ottenere il via libera alla commercializzazione come farmaco veterinario, Balloi ha iniziato a guardarsi in giro. «Nel laboratorio vicino al nostro lavorava Francesca Capitilli, una brillante ricercatrice che insieme alla professoressa Claudia Sorlini aveva brevettato un metodo per la biopulitura delle opere d'arte». In altre parole, aveva scoperto dei microorganismi che possono essere utilizzati per il restauro. «Il brevetto era rimasto confinato in ambito accademico e stava per scadere. Così ci ha proposto di rilevarlo». Un'offerta che questa startupper di origini sarde ha subito accolto: «abbiamo annusato le potenzialità del mercato e abbiamo acquisito la licenza. Il prodotto è stato presentato alla Smau nel settembre del 2011 ed ha ottenuto un bel riscontro».
Nello stesso periodo Micro4You, nome che deriva dalla contrazione di “Microbs for your needs”, ha partecipato alla prima edizione del premio “Gaetano Marzotto”. «Abbiamo vinto 250mila euro e la possibilità di realizzare un business plan per Micro4Art, un progetto per la rimozione delle alterazioni di natura solfatica da superfici litoidi». Ovvero per ripulire le sculture dai segni del tempo. «L'aspetto finanziario è stato molto importante», sottolinea Balloi, «con questi soldi stiamo investendo nella realizzazione di un prodotto commerciale a partire da un prototipo di laboratorio, abbiamo acquistato della strumentazione, avviato una collaborazione industriale e pagato gli stipendi a due persone che lavorassero sul progetto». Ad uno la start-up paga il dottorato, ad un altro un assegno di ricerca finanziato in collaborazione con la Regione Lombardia, che copre metà delle spese. Mentre Balloi vive grazie ad un assegno di ricerca garantito dalla Statale e ancora non prende uno stipendio dall'azienda, così come gli altri cinque soci, visto che ognuno ha già un altro lavoro.
Ad oggi il fatturato di Micro4You è minimo. «Stiamo collaborando con lo studio Formica per il restauro dell'Arca dei Magi della basilica di Sant'Eustorgio di Milano: abbiamo individuato dei microorganismi potenzialmente patogeni della tela ed abbiamo quindi identificato dei biocidi adatti per questi batteri». Un'esperienza che rappresenta anche una prima prova sul campo per questo prodotto. L'obiettivo è quello di averlo pronto per lanciarlo sul mercato con l'inizio del prossimo anno. Mentre per le api «stiamo ancora sperimentando, con l'autorizzazione del ministero della Salute. Cerchiamo partner finanziari e industriali per condurre esperimenti anche in altri Paesi del mondo in modo da ultimare un report da consegnare alla Commissione europea, che dovrà darci autorizzare la commercializzazione del prodotto». Intanto, dopo essersi iscritta la scorsa primavera al registro delle start-up innovative, Micro4You continua a guardarsi intorno alla ricerca di finanziamenti. «La Fondazione Marzotto ha avuto il coraggio di premiare, alla prima edizione, un progetto dedicato ai beni culturali. E di finanziarlo con 250mila euro. Io li ringrazio molto perché hanno avuto il coraggio di finanziare un comparto molto povero, ma strategico per l'Italia». E per far crescere le “sue” colonie di batteri, Balloi cerca ora investitori che abbiano lo stesso coraggio.
Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it
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