L'hanno fondata pensando al mercato internazionale, eppure i nomi delle loro scarpe sono tutti in dialetto milanese: “El Professor”, “El Lumagott”, “El Refinàa”. «Un po' è perché non volevamo prenderci troppo sul serio, un po' perché non possiamo competere con i grandi brand come numero di modelli e allora abbiamo cercato di dare gusto e colore ai nostri», spiega il 26enne Enrico Casati, fondatore insieme al coetaneo Fabiano Matteo di Velasca.
Anche nel nome questa start-up impegnata nel settore delle calzature trasuda “milanesità”: il riferimento all'omonima torre che sorge alla fermata Missori della linea 3 della metropolitana, a pochi passi dal Duomo e dall'università Statale. Eppure l'idea imprenditoriale è nata a 14mila chilometri di distanza, a Singapore. Qui lavorava Casati, assunto dalla banca Hsbc dopo una laurea in International management alla Bocconi. «Quando ero lì cercavo delle calzature di qualità, che in Italia sono facili da reperire senza bisogno di ricorrere a grandi marche, ma da quelle parti non se ne trovano. E allora invece di comprarle a Singapore me le sono fatte portare da mio fratello quando è venuto da me per l'estate con un amico». Da qui l'idea di «aggredire il mercato». Asiatico ma non solo.
A novembre dello scorso anno Casati ha rifiutato l'offerta di un contratto a tempo indeterminato ed è tornato in Italia, mentre Matteo ha lasciato un tempo determinato nel settore e-commerce della Diesel. Insieme hanno fondato Velasca, coinvolgendo anche Daniele Casati (32), il fratello di Enrico, e Jacopo Sebastio (31), l'amico che era a Singapore quando nacque l'idea per questa start-up. Questi ultimi due risultano come soci non operativi, visto che continuano a lavorare nel settore della consulenza con contratti a tempo indeterminato. E così dopo aver condiviso il banco al liceo Beccaria e alla Bocconi, Casati e Matteo hanno deciso di condividere anche l'ufficio. «Da quando ci siamo iscritti all'università ci siamo sempre detti che volevamo metterci in proprio, ma appena laureati non ci sentivamo pronti». C'è voluto un anno e mezzo, ma alla fine i due si sono decisi. A novembre del 2012 hanno iniziato la progettazione e a febbraio di quest'anno sono andati a firmare l'atto costitutivo di una srl. «Volevamo fondare una isrl [start-up innovativa, ndr] ma ci sono dei vincoli molto forti. Potevamo fare la srl semplificata, perché si risparmia sulle spese notarili. Ma siamo stati fortunati perché abbiamo trovato un notaio amico che ce le ha abbassate di sua spontanea volontà».
Ai 10mila euro di capitale sociale, versati grazie ai risparmi dei quattro startupper, si è aggiunto un investimento da 20mila euro destinato in gran parte alla costituzione di un magazzino. «Ci abbiamo pagato anche le spese per realizzare il sito e il commercialista. L'ufficio per adesso ce l'abbiamo in casa, per tenere i costi bassi». Velasca si occupa della vendita on-line di scarpe da uomo, che vengono realizzate a Montegranaro, un antico borgo in provincia di Fermo. «All'inizio abbiamo fatto una ricerca di mercato e ci siamo rivolti nel milanese, a Parabiago, e nel pavese, a Vigevano, dove esistono due distretti affermati. Ma purtroppo abbiamo incontrato una realtà frammentata e poco propensa ad attività nuove come la nostra». Per questo Casati e Matteo hanno fatto rotta verso le Marche, dove «esistono dei consorzi che fanno da tramite tra clienti e fornitori». E lì finalmente hanno trovato gli artigiani in grado di realizzare i loro modelli.
«Sulle scarpe maschili non si possono fare grossi stravolgimenti, per questo non abbiamo prodotti rivoluzionari ma molto classici. Però modifichiamo i dettagli, il pellame e i colori e otteniamo particolari che sono solo nostri». I due startupper milanesi lavorano a stretto contatto con i modellisti marchigiani per la definizione dei modelli. E poi si occupano di sviluppare la piattaforma di e-commerce e di far conoscere la propria azienda. «Abbiamo realizzato una piccola campagna a pagamento su Facebook e stiamo iniziando ad affacciarci anche al mondo off-line. Ci ha contattato uno show-room di Milano che vorrebbe avere le nostre scarpe in negozio».
Inoltre da qualche settimana nel capoluogo lombardo è comparso un motocarro bianco e nero con il logo della start-up che cerca clienti in strada: è possibile provare i modelli e, se piacciono, acquistarli. Nonostante vendano già, i due soci operativi hanno scelto di non darsi un vero e proprio stipendio: «Solo un rimborso spese. E sarà la prima cosa ad essere tagliata nel caso in cui le cose andassero male». La chiusura del bilancio di quest'anno è prevista in perdita, per il prossimo si punta al pareggio. I primi utili dovrebbero arrivare nel 2015, anno dell'Expo milanese: per quella data le scarpe Velasca dovrebbero riuscire a camminare da sole.
Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it
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