E così abbiamo un nuovo governo: Senato e Camera hanno dato la loro fiducia al neo-premier Matteo Renzi, dunque si parte. I problemi sul tappeto, però, non sono nuovi. E allora vale la pena di reiterare ai nuovi ministri i vecchi appelli, rimasti purtroppo senza risposta da parte di chi li ha preceduti. Rispetto agli stage per esempio ci sono almeno tre questioni sul tappeto, che fanno capo ad altrettanti dicasteri. Andiamo con ordine.
Il problema principale è la vacatio legis relativa ai tirocini curriculari. Una situazione allucinante: ad oggi chi fa stage durante gli studi (per esempio gli studenti universitari), e si tratta di decine di migliaia di persone ogni anno, lo fa senza una normativa di riferimento. Va-ca-tio-le-gis. Non c'è nessuna legge vigente che regolamenti cosa uno stagista curriculare può fare o non può fare. Questo è l'amaro risultato di una politica poco attaccata alla realtà, che ha voluto elaborare e applicare una devolution poco logica che ha separato le competenze sullo stesso tema - gli stage, cioè i percorsi formativi di avvicinamento al lavoro - affidando quelli curriculari (cioè svolti all'interno di un percorso formativo) allo Stato e quelli extracurriculari (cioè svolti una volta finito il percorso formativo) alle Regioni. Pura follia ma non concentriamoci su questo, adesso non ha senso. Magari si potrà parlarne quando governo e parlamento metteranno mano al titolo V della Costituzione. Per adesso bisogna tappare la falla, e per farlo il ministro dell'Istruzione deve produrre il più velocemente possibile una normativa sugli stage curriculari.
Dunque, ministro Giannini, il primo appello è per lei, perché riesca là dove la sua predecessora Maria Chiara Carrozza non ce l'ha fatta, forse per mancanza di tempo: produrre subito un buon decreto legislativo che metta ordine sui tirocini curriculari, incentivandone l'utilizzo ma prevenendo gli abusi. Ovviamente la Repubblica degli Stagisti ha già delle proposte, che sarà ben lieta di metterle a disposizione, se lei lo vorrà, per regolamentare al meglio questi percorsi formativi, evitando che diventino (come purtroppo stanno facendo) gli stage di serie B sui cui si butta chi vuole dribblare l'obbligo - vigente ormai per tutti gli extracurriculari - di corrispondere al tirocinante un minimo di rimborso.
Il secondo appello riguarda un particolare tipo di tirocini, quelli svolti all'interno del ministero degli Esteri, e dunque qui è Federica Mogherini ad essere chiamata in causa. Fino a due anni fa il Mae si avvaleva della collaborazione della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane, e ospitava ogni anno poco meno di 2mila universitari presso la sua sede alla Farnesina e le sue ambasciate, consolati ed istituti di cultura in giro per il mondo. Questo programma di stage era molto benvisto dai giovani, specialmente (ma non solo) dagli studenti di Relazioni internazionali e di Scienze politiche, ma purtroppo aveva l'enorme difetto di non prevedere neppure un minimo di rimborso spese: per cui chi partiva per questi stage lo faceva a spese proprie (cioè della propria famiglia di provenienza), o grazie a minimi contributi estemporanei previsti dalle singole università. Il Mae, insomma, non ci metteva un euro. Quando poi è arrivata la riforma Fornero, e con essa il presagio di dover pagare una indennità agli stagisti (presagio poi divenuto realtà, nel corso del 2013, attraverso le varie nuove normative regionali sui tirocini extracurriculari), il Mae si è chiuso a riccio, sospendendo sine die il programma Mae-Crui. Insomma ha chiuso la porta in faccia a migliaia di giovani pur di non guardare nel suo bilancio e vedere se riusciva a trovare qualche fondo da destinare alle indennità.
La Repubblica degli Stagisti ha lanciato il suo appello fin dal lontano 2010, quando il ministero era in mano a Franco Frattini, e l'anno scorso ha perfino trovato un documento ufficiale di bilancio in cui ha individuato i capitoli di spesa dove si sarebbero potuti trovare i 4 milioni di euro necessari per mettere in sicurezza il programma Mae-Crui, prevedendo finalmente un dignitoso rimborso spese (500 euro al mese per i tirocini all'interno dell'Ue, 1000 euro al mese per quelli extra Ue).
Ministro Mogherini, vogliamo ripartire da qui? Vogliamo far dare dal Mae un segnale forte ai giovani, e anche a tutti gli altri ministeri, stabilendo che offrire la possibilità di fare esperienze formative all'interno di questi uffici prevedendo di erogare una congrua indennità sia prioritario rispetto ad altre spese che possono essere considerate superflue e dunque tagliate? L'alternativa è che, come già sta succedendo, si creino opportunità magari anche di qualità ma disordinate e incoerenti, in cui le singole ambasciate stringono convenzioni con i singoli atenei, creando una disparità di opportunità per gli studenti universitari e rendendo il Mae un luogo aperto per alcuni e chiuso per altri.
Gli stage al ministero degli Esteri si inseriscono peraltro nel ben più grande insieme degli stage svolti all'interno di enti pubblici. Qui entra in gioco Marianna Madia, neo-ministro della pubblica amministrazione e da molti anni attenta al lavoro della Repubblica degli Stagisti. A lei vogliamo ricordare che sembra incredibile ma il numero degli stage attivati ogni anno presso gli enti pubblici è tuttora ignoto. Non lo si conosce! Questo perché non vi sono rilevazioni puntuali (come invece accade, per gli stage svolti nelle imprese private, attraverso il Rapporto annuale Excelsior di Unioncamere). A questo proposito l'appello della Repubblica degli Stagisti risale al 2011 ed era stato all'epoca valorizzato anche da una interrogazione parlamentare, cui il ministro in carica - all'epoca si trattava di Renato Brunetta - non aveva mai dato risposta. La Repubblica degli Stagisti aveva provato l'anno scorso a riproporre la questione al ministro D'Alia, senza alcun successo. La speranza è che Marianna Madia, da tempo sensibile al tema delle difficoltà di transizione dalla formazione al lavoro e in particolare delle condizioni degli stagisti italiani, riesca finalmente ad attuare una sorta di "censimento" degli stage attivati presso gli enti pubblici, per avere finalmente un numero credibile, indispensabile per poter prendere decisioni ed elaborare strategie politiche.
Anche in questo caso naturalmente la Repubblica degli Stagisti si mette a disposizione per supportare il ministero, se come speriamo vorrà intraprendere questa strada, per realizzare nella maniera più efficace possibile il censimento degli stage negli enti pubblici.
Il governo Renzi ha molte cose da fare: ma se tra le priorità ci sono davvero i giovani, allora questi tre temi non vanno sottovalutati. Per questo speriamo che i tre ministri che hanno in carico queste problematiche si comportino con più attenzione dei loro predecessori, e che nel mare magnum degli impegni istituzionali, delle crisi internazionali, dei grandi temi possano trovare il tempo e l'energia per risolvere queste questioni rimaste ignorate per troppo tempo, e che coinvolgono la vita di centinaia di migliaia di giovani.
Ovviamente c'è un quarto ministro che non può non essere chiamato in causa. È colui che guida il ministero chiave, quello del Lavoro: colui che dovrà provare con la sua azione ad arginare la piaga della disoccupazione giovanile con interventi mirati ad aumentare l'occupazione e contemporaneamente a ridurre la sotto-occupazione e le sacche di sfruttamento e sotto-retribuzione. Al ministro Giuliano Poletti dunque ci rivolgeremo tanto, nelle prossime settimane, perché la sua funzione è strategica per il rilancio di questo paese e del principio costituzionale, sancito all'articolo 36, che ogni persona che lavora ha diritto a ricevere una retribuzione adeguata. Per ora, ci limitiamo a segnalargli la questione urgente della Youth Guarantee che sta per partire. Rivolgendo a lui un appello specifico sulla funzione di controllo che il ministero potrà effettuare: perché il rischio forte, nell'attuazione di questo programma ribattezzato in italiano "Garanzia giovani", è che si risolva nell'attivazione di qualche decina di migliaia di stage che non serviranno pressoché a nulla e che lasceranno i giovani, 6 o 12 mesi dopo, disoccupati come prima, un po' più vecchi e un po' più disillusi. Ci vuole dunque un controllo serrato sugli stage, a cominciare dalle condizioni offerte (non ultime quelle economiche) ai giovani beneficiari di Youth Guarantee, sopratutto vigilando che gli stage vengano attivati solo ed esclusivamente in quelle realtà che dichiarano lo scopo di inserimento e che hanno cioè la ragionevole certezza di poter inserire in organico, in caso di esito positivo del percorso formativo, il giovane tirocinante. Un altro aspetto che la Repubblica degli Stagisti vuole immediatamente porre all'attenzione del neo-ministro del lavoro è poi quella della fascia di età interessata dal programma Youth Guarantee, a nostro avviso scentrata: si prevede infatti che il programma sia aperto per i primi sei mesi solamente a persone tra i 15 e i 24 anni, una scelta illogica considerando il sistema di istruzione italiano, che taglierebbe fuori per esempio la stragrande maggioranza dei neolaureati. L'appello è dunque quello di prendere in mano il prima possibile la pratica Garanzia Giovani, apportando migliorie e mettendola sui binari di partenza.
Risponderanno i quattro neo-ministri all'appello della Repubblica degli Stagisti, dimostrando che il vento è davvero cambiato? Noi speriamo di sì.
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Contro la disoccupazione non servono più stage, ma stage più efficaci e centri per l'impiego efficienti
E leggi gli appelli ai ministri precedenti:
- Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?
- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri
- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza
- Appello al ministro Bonino: subito un rimborso per gli stagisti Mae Crui, i soldi già ci sono
- Un censimento degli stagisti e dei praticanti negli enti pubblici: appello al ministro D'Alia
Community