Trasparenza sul numero degli stagisti - e dei praticanti - negli enti pubblici. Questa è la richiesta che la Repubblica degli Stagisti lancia al neoministro della Funzione Pubblica. Il numero dei giovani che fanno percorsi formativi e professionalizzanti in uffici pubblici, sia delle amministrazioni centrali sia degli enti locali, è infatti ignoto. E allora, dopo l'appello della settimana scorsa al ministro Emma Bonino per l'introduzione di una dignitosa indennità per gli stagisti del programma Mae-Crui (circa 2mila laureati ogni anno), oggi la sollecitazione è indirizzata all'avvocato Gianpiero D'Alia, chiamato dal premier Enrico Letta a guidare il ministero che una volta si chiamava "della pubblica amministrazione". Fedele alla sua linea, ai ministri del nuovo governo la Repubblica degli Stagisti non vuole chiedere la luna, ma azioni precise e immediatamente realizzabili.
E allora: grazie all'Unione delle Camere di commercio si conosce in maniera abbastanza precisa il numero di persone che ogni anno fanno stage nelle imprese private - 305mila nel solo 2011 - ma invece quello di chi va negli enti pubblici è un punto di domanda. La Repubblica degli Stagisti stima che possano essere ogni anno tra 150 e 200mila: ma sulle ipotesi non si possono basare le buone politiche. Ci vogliono i numeri precisi. Per questo la richiesta al ministro D'Alia è semplice: se il ministero già dispone di questi dati, li renda pubblici. Magari semplicemente rispondendo a quell'interrogazione parlamentare che da oltre due anni giace nei cassetti della Camera: l'aveva posta all'inizio di aprile del 2011 la democratica Donella Mattesini (all'epoca deputata, poi rieletta a febbraio di quest'anno in Senato) all'allora ministro Brunetta. Interrogazione a tutt'oggi inevasa: «Non ci fu nessuna risposta», conferma infatti la parlamentare.
Ma se invece - come la Repubblica degli Stagisti reputa purtroppo più probabile - anche il ministero non ha oggi idea del numero di stagisti e praticanti ospitati presso gli uffici della p.a., allora la richiesta è quella di avviare il prima possibile un monitoraggio. Per capire come comuni, province, regioni, ministeri, tribunali, università, agenzie ambientali, istituti previdenziali, asl, comunità montane e chi più ne ha più ne metta selezionino e utilizzino i loro stagisti.
A fare tirocini in queste strutture è infatti un esercito di studenti universitari (si può ipotizzare che i cosiddetti "tirocini curriculari" nella pubblica amministrazione - comprese ovviamente le università stesse - siano circa 80mila ogni anno), cui si aggiunge un altrettanto nutrito esercito di neolaureati. Vi sono poi la categoria dei diplomati, quella dei laureati non "neo", e infine quella di chi fa master, corsi o scuole di specializzazione che al loro interno, o al termine, prevedono più o meno lunghi periodi di stage a completamento della formazione teorica.
Come la Repubblica degli Stagisti denuncia a gran voce da anni, questi circa 200mila giovani che ogni anno entrano negli enti come stagisti danno una mano, imparano ma spesso anche insegnano - basti pensare alle competenze informatiche che a molti funzionari pubblici difettano - e sopratutto producono. Dalle piccole cose, le fotocopie le relazioni le tabelle excel, alle grandi cose, quando per esempio allo stagista vengono affidati compiti specifici da svolgere in autonomia, perché il personale è poco e il lavoro è tanto. E purtroppo, proprio lì dove il turnover è bloccato, gli stagisti rischiano più spesso di essere utilizzati per coprire i buchi. Sopravvive infatti purtroppo il mito dell'impiego pubblico, della serie "forse mettendo un piede dentro finisco per restare" - mito ormai palesemente falso, ma che ancora spinge un abnorme numero di ragazzi ogni anno ad accettare di lavorare gratis per lo Stato.
Insomma, l'appello al ministro D'Alia è di sollevare il velo che da anni copre questa situazione e realizzare un "censimento" che permetta di sapere esattamente quanti sono gli stagisti e i praticanti negli uffici pubblici. Solo questo permetterebbe di comprendere meglio il fenomeno, e dunque di poter ragionare su questo tema conoscendone l'entità, e di poter elaborare politiche adeguate al riguardo.
A questo appello la Repubblica degli Stagisti aggiunge un corollario. Un gesto di forte responsabilità, e certamente gradito dalle decine di migliaia di giovani che fanno stage extracurriculari negli enti pubblici, che il neoministro potrebbe fare sarebbe pronunciarsi in forte favore delle linee guida sugli stage e delle leggi regionali in via di approvazione. A questo proposito, cioè, sarebbe necessario che il ministro chiarisse la volontà degli enti pubblici di non sottrarsi ai nuovi paletti previsti dalle linee guida, sopratutto a quello che introduce l'obbligo di erogare una indennità minima agli stagisti extracurriculari.
La pubblica amministrazione deve essere la prima a dare il buon esempio, a partire dal rispetto delle regole: è dunque ben poco onorevole trincerarsi dietro alla impossibilità di affrontare «nuovi o maggiori oneri per lo Stato». Tutti sanno che con qualche piccolo taglio di sprechi i pochi fondi necessari per assicurare un dignitoso rimborso spese ai propri tirocinanti potrebbero saltar fuori. Ministro, coraggio: gli stagisti delle pubbliche amministrazioni contano su di lei.
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Quanti sono gli stagisti negli enti pubblici? Ministro Brunetta, dia i numeri
- Stage negli enti pubblici, il ministro Patroni Griffi: «Per il momento niente rimborso»
- Stage negli enti pubblici, la proposta: che valgano qualche punto in sede di concorso
E anche:
- Appello al ministro Bonino: subito un rimborso per gli stagisti Mae Crui, i soldi già ci sono
- Solo un giovane su dieci viene assunto dopo lo stage: «il mondo deve sapere» anche questo
Community