Doveva essere un pezzo importante degli interventi sul mercato del lavoro, la Garanzia giovani: l'iniziativa strategica che poteva ribaltare i numeri sulla disoccupazione giovanile e sui Neet. Invece nelle ultime settimane si registrano parecchie avvisaglie di perdita di terreno. L'incontro con le associazioni giovanili – il terzo da quando il programma è stato lanciato nel 2013 – organizzato nei giorni scorsi dal ministero del Lavoro per fare il punto sullo stato del programma, non ha infatti aperto grandi speranze sulla buona riuscita della Garanzia Giovani. E tantomeno sulla sua portata rivoluzionaria.
Emblematico ad esempio il caso del "tariffario fantasma" sugli stage attivati tramite il programma: in un'intervista sul Corriere della Sera di qualche giorno fa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti faceva riferimento a un «tariffario nazionale» per il rimborso dei tirocini inseriti nel percorso della Youth Guarantee, che fisserebbe in 500 euro il compenso da erogare mensilmente agli stagisti. Un'affermazione che ha fatto saltare sulla sedia la Repubblica degli Stagisti e molti altri che da mesi seguono con attenzione l'iter di questo progetto: perché è noto che le indennità per i tirocini extracurriculari sono ormai demandate alle diverse normative regionali, oscillando attualmente dai 300 ai 600 euro; e anche perchè un obbligo delle Regioni in tal senso non si era mai sentito. Alla domanda della Repubblica degli Stagisti sulla reale esistenza di tale griglia la segreteria tecnica del ministero ha in effetti confessato di non saperne nulla: forse quella del ministro è stata solo un'inesattezza, hanno ventilato.
Certo non di poco conto, considerato che è stata messa nero su bianco sulle pagine dal più importante quotidiano nazionale.
Al tavolo con le associazioni Poletti per giunta non era nemmeno presente, forse impegnato su altri fronti (in serata era su La7 a Piazza Pulita per parlare di Jobs Act). Al suo posto c'era il direttore della segreteria tecnica Bruno Busacca. Che almeno su un punto ha rassicurato: la partenza del progetto sarà come previsto il primo maggio, data da cui «ci si potrà collegare al sito www.garanziagiovani.gov.it e iscriversi». Sarà possibile farlo sul sito nazionale o su quelli regionali, laddove siano già stati predisposti: «Sono tutti interconessi» specifica Busacca, da poco subentrato a Daniele Fano dopo il cambio di governo. Almeno sul piano tecnico dunque la situazione sembrerebbe sotto controllo. Se non fosse però che per l'occasione non è stato istituito un portale ad hoc: il sito per raccogliere le candidature dei giovani senza un'occupazione sarà infatti semplicemente un'estensione di Clicklavoro. «È lì che ci si collega» specifica Busacca, ed è lì che confluirà l'enorme mole di dati da filtrare per far convergere l'offerta e la domanda di lavoro a livello nazionale (l'incrocio avverrà in modo reticolare Stato/Regioni). Legittimo chiedersi se il sistema – a livello informatico - sarà in grado non solo di funzionare ma anche di reggere, visti i precedenti episodi di collasso dello stesso sito web causati proprio dai troppi accessi.
L'altro aspetto su cui al tavolo si è fatta parziale chiarezza è quello dell'età: come emerso anche nell'intervista a Poletti, la fascia dei destinatari sarà effettivamente più ampia. Dai 15-24enni inizialmente previsti si passa ai 15-29enni, pur «mantenendo i primi la priorità rispetto agli altri» spiega Busacca, con un'affermazione però un po' fumosa. Il funzionamento sembrebbe questo: intanto tutti gli under 30 interessati dal provvedimento vengono invitati a immatricolarsi al programma; ma poi cosa succederà, come le proposte saranno assegnate e con quale ordine non è dato sapere. Chi vivrà vedrà, in sostanza: non proprio la dimostrazione di un piano d'azione che possa far stare tranquilli rispetto alla efficacia della misura.
Si possono infine concentrare in due punti gli altri elementi che, per dirla con un eufemismo, poco convincono nell'organizzazione dello Youth Guarantee alla vigilia del suo debutto. Sono tra i più citati alla riunione. Il primo riguarda le modalità di promozione dell'iniziativa, ovvero come far sapere ai ragazzi che esiste e che è a loro disposizione. Su questo la segreteria tecnica fa spallucce: «Siamo in campagna elettorale, c'è la par condicio, non possiamo far altro che un lancio istituzionale. Per la comunicazione c'è da aspettare». E poi il nodo – anch'esso chiave – della rendicontazione dei fondi, quasi tutti a beneficio delle regioni (allo Stato, dice il ministero, va solo una minima parte - circa 100mila euro - per la gestione del coordinamento nazionale). Memori di rimborsopoli, difficile non farsi venire qualche dubbio. Su questo Salvatore Pirrone, dirigente per le politiche attive del lavoro, assicura serietà: «ci saranno obiettivi da raggiungere, non solo controllo dell'andamento delle spese e dell'erogazione dei servizi».
E poi un vero e proprio macigno pende sulle possibilità di successo del programma: i centri per l'impiego, il cui meccanismo – è ormai appurato – è del tutto fallimentare. Eppure sarà proprio attraverso il loro tramite che avverrà la presa in carico dei ragazzi. Dice Busacca che «i giovani, registrandosi, scelgono la regione di riferimento. Una volta smaltite le richieste secondo criteri nazionali che evitino concentrazioni eccessive e tenendo conto della distanza tra i luoghi di residenza, verranno contattati da cpi e agenzie private accreditate». Ci saranno dunque operatori formati, specializzati a guidare i candidati? È la domanda che diversi esponenti delle associazioni intervenute all'incontro rivolgono ai relatori. A quanto pare no: solo il personale già esistente che di solito coordina le borse lavoro e che d'ora in poi dovrà gestire l'ulteriore flusso di lavoro in arrivo.
Per capire se il programma dispone di qualche chance per arginare l'esercito dei Neet italiani non resta quindi che aspettare. Ponendosi nel frattempo la domanda decisiva: dove verranno indirizzati i partecipanti? Come si creeranno per loro occasioni di impiego e di formazione? Nella famosa intervista Poletti ha parlato di primi accordi con Finmeccanica e la Confederazione italiana agricoltori, cui auspicabilmente ne seguiranno altri, per offrire ai giovani «qualche stage, qualche opportunità». Con un miliardo e mezzo di euro forse si poteva pensare a qualcosa di più; ma staremo a vedere.
Ilaria Mariotti
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