Garanzia giovani già a marzo, ma come funzionerà? Lo spiega chi ha scritto il piano italiano

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 16 Feb 2014 in Interviste

La Youth Guarantee è sempre più vicina. Scombussolamenti politici permettendo, il grande programma che dovrebbe mettere a disposizione dei giovani disoccupati (inizialmente solo under 25, a partire da fine anno anche under 29) nuovi e innovativi servizi per avvicinarsi al mondo del lavoro nel giro di un mese finalmente partirà. A gestirlo finora è stato Daniele Fano, chiamato dal ministro Enrico Giovannini a guidare la sua segreteria tecnica e all'interno della "Struttura di missione" che ha elaborato, con un lungo lavoro di concerto con le Regioni e le parti sociali, il piano italiano della Garanzia giovani. Forse anche per l'imminente cambio di governo, proprio ieri sul sito del Ministero è stato pubblicato il più aggiornato Rapporto sullo stato di avanzamento del progetto. E domani, lunedì 17 febbraio, a Milano la Repubblica degli Stagisti insieme alla Federazione provinciale del Partito democratico organizza un evento pubblico focalizzato proprio sulla Garanzia giovani, per raccontare cosa verrà offerto in concreto, quando e come (qui l'evento su Facebook e qui la locandina).
In questa intervista Fano ripercorre a ruota libera i suoi mesi al ministero, anticipando come è stata concepita e come funzionerà la Garanzia; e chiamando alla responsabilità tutte le forze della società civile, per una "rivoluzione culturale" nel campo delle politiche attive per il lavoro.

La Garanzia giovani è davvero in partenza?
stage lavoroSì. Noi abbiamo presentato il 23 dicembre alla Commissione europea il piano italiano e all'inizio di gennaio abbiamo avuto il via libera a procedere. Adesso siamo in stretto contatto con la Commissione per la parte operativa del piano, che è nazionale che vede le Regioni come "ente intermedio". Ma "ente intermedio" è una parola di gergo burocratico che non vuol dire "ente subordinato": le Regioni sono autonome nella realizzazione dei propri programmi. Ma questa autonomia regionale si realizza nel rispetto di una serie di paletti, per esempio il piano nazionale stabilisce degli standard di costo, di trasparenza, ed è stato accettato un principio di “contendibilità”, in maniera simile a quel che avviene nel servizio sanitario nazionale, in modo da arrivare una specie di servizio nazionale del lavoro per i giovani.
“Contendibilità” vuol dire che un disoccupato calabrese potrà usufruire del servizio di Garanzia giovani facendo un viaggio a Milano e chiedendolo alla Regione Lombardia?
Sì, entro certi limiti. Usiamo la metafora dell'autostrada: ci sarà una dorsale informatica comune, una piattaforma domanda/offerta nazionale che comunicherà con tutte le piattaforme regionali, e ognuno avrà una targa con cui viaggiare. Il riconoscimento della targa dovrà avvenire nella regione di provenienza, dopodiché si potrà fruire dei servizi anche nelle altre. Un sistema molto innovativo. La regionalizzazione secondo noi è un elemento di grande forza, perché le Regioni italiane presentano grandi diversità e ciascuna può seguire al meglio i suoi cittadini: ma ci vuole anche un “sistema”.
La Garanzia è stata costruita dalla Struttura di missione, istituita con un decreto legge nel 2013 apposta per realizzare le finalità previste dalla Garanzia.
Le finalità della struttura di missione in realtà sono più ampie, e sono le politiche attive del lavoro. La Garanzia giovani è il primo argomento affrontato dalla struttura. Se le politiche attive andranno bene per la Garanzia, potremo estenderle ad altri segmenti: per esempio ai beneficiari di ammortizzatori sociali, alle donne, ai lavoratori meno giovani. La struttura di missione è stata istituita dal ministero del Lavoro e ha riunito allo stesso tavolo altre amministrazioni centrali, come i ministeri dell’Istruzione, dello Sviluppo economico e dell’Economia oltre a Regioni, Province e Camere di commercio [ne fanno poi parte anche Isfol e Italia Lavoro, Dipartimento della Gioventù e Inps, ndr]. Sembrerà strano ma questo in Italia non era mai successo: ogni amministrazione andava per conto proprio.
La struttura di missione sopravviverà al governo Letta?
Non so cosa farà il nuovo governo, ma indipendentemente dalla Garanzia giovani la grande innovazione della struttura di missione ha una ragion d'essere profonda. Dunque alla domanda risponderei con un augurio: che questa iniziativa prosegua e che vengano potenziati  i luoghi in cui possono realizzarsi  le sinergie tra Lavoro e Istruzione, Sviluppo economico, Cultura, Regioni, parti sociali. Del resto anche l'Economist del 18 gennaio scorso, che si apriva con l'immagine inquietante di un tornado che distrugge posti di lavoro,  sosteneva con forza  che nel mondo di oggi le politiche del lavoro, dell'istruzione e dello sviluppo economico devono andare a braccetto. La scommessa è creare nuovi posti di lavoro in una diversità di settori ad "alta intensità di conoscenza" più velocemente di quanto la tecnologia distrugga posti di lavoro nei settori tradizionali. Un obiettivo ambizioso e che si può raggiungere solo attraverso molteplici programmi e attori e che proprio per questo ha bisogno di "cabine di regia".
Operativamente quando partirà la possibilità di iscriversi alla Garanzia?
Secondo i programmi, così come noi li abbiamo disegnati, dovrebbe partire nel mese di marzo: l'amministrazione ministeriale e le direzioni generali del ministero si stanno occupando a tempo pieno di questo. Il fatto che ci sia un cambio di ministro a questo punto non pregiudica l'attività, ma quali poi possano essere i tempi d'ora in poi non dipende più da noi.
Quello che è forse ignoto ai più è che in realtà ci sarebbe già dal 2000 una legge (decreto legge 181/2000) che prevede per i giovani una garanzia di offerta, entro quattro mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, di «iniziative di inserimento lavorativo o di formazione o di riqualificazione professionale». Ma finora è sempre mancata la piena effettività di questa legislazione, no?
Sì. Gli europei, con sense of humor, ci chiedono: «Ma come, voi una specie di Garanzia giovani ve l'eravate già inventata nel 2000 e poi non è successo niente?». È vero. E allora noi all'Europa e a voi dobbiamo spiegare il perché.
E qual è?
Le ragioni secondo me sono due. La prima è che se guardiamo i dati tra il 2000 e il 2007 tanti giovani hanno trovato lavoro: c'era ricambio generazionale, c'era crescita economica seppur modesta e quindi il sistema generava posti di lavoro per i giovani. C'era meno pressione dal lato della domanda.  L'altro punto è che alle Regioni era stata demandata con la revisione del Titolo V della Costituzione la realizzazione di servizi attivi per il lavoro, una competenza nuova che in larga misura ha tardato a realizzarsi. Forse perché le Regioni hanno dovuto affrontare prioritariamente il tema della sanità, che fa la parte del leone della spesa pubblica, a scapito della scuola e dell'occupazione, forse per problematiche di coordinamento con  le Province che hanno la responsabilità dei centri per l'impiego - e alcune hanno lavorato bene. Oggi però tutto è cambiato: il dato sulla disoccupazione giovanile non è più accettabile, ci sono state le riforme del mercato del lavoro, il quadro è diverso. Prima le crisi del lavoro in Italia si risolvevano facendo slittare le persone nella cassa integrazione e poi nella pensione, con i prepensionamenti, e facendo in questo modo posto ai giovani. Una politica non solo passiva ma anche assurda, perché si pagavano le persone perché non lavorassero: un lusso che non ci possiamo più permettere. Per cui le politiche attive sono divenute un imperativo, e noi stiamo correndo per realizzarle. Tanto è vero che proprio per la Garanzia giovani le Regioni si attrezzano, per esempio la Regione Lombardia ha già sviluppato una serie di servizi per il lavoro molto più ricchi dei soli centri per l'impiego, e altre stanno facendo altrettanto. Cito il caso del Lazio: a settembre l'assessorato al Lavoro ha fatto una ricognizione dei centri per l'impiego, ne ha viste le insufficienze, e ha varato una forma di potenziamento dei servizi per il lavoro che poggia anche su delle convenzioni con privati e altri soggetti per arricchire il quadro delle politiche attive. Quindi qualcosa sta succedendo in Italia.
Adesso ci arriva 1 miliardo e mezzo per la Garanzia. Abbiamo 567 milioni di euro a titolo di Youth Employment Initiative, cui si aggiungono altri 567 a carico del Fondo sociale europeo e 379 milioni di euro di co-finanziamento nazionale. Si può già dire indicativamente dove andranno questi soldi?
La Garanzia giovani non è solo una questione di soldi. È  una riforma strutturale, e in quanto tale ha anche delle componenti che non costano, o costano poco, ma che vanno fatte: come per esempio le sinergie tra istruzione e lavoro, per favorire l'alternanza scuola-lavoro, per promuovere i tirocini curriculari. L'aspetto più importante è che bisogna cambiare mentalità. Poi c'è l'aspetto dei soldi: oggi ci sono, e una parte servirà proprio ad avviare questo sistema regionale e nazionale, per esempio per l'attuazione di una grande dorsale informatica. Ma c'è un principio fondamentale da rispettare: che i soldi debbano andare principalmente ai giovani stessi. E come? In Italia attraverso alcuni percorsi che abbiamo definito insieme alle Regioni. Primo, i contratti, là dove c'è un matching possibile; oppure percorsi di formazione-lavoro o con l'apprendistato o con i tirocini; oppure percorsi di auto-imprenditorialità; oppure ancora attraverso il servizio civile; o infine incoraggiando il ritorno a percorsi di istruzione per i giovani che avessero abbandonato i percorsi scolastici. In sostanza la Garanzia giovani è un programma di occupabilità che mira ad aumentare le competenze e favorire l'incrocio con il lavoro là dove è possibile, e sopratutto spezzare il circolo vizioso che porta ad allontanarsi dal mondo del lavoro e dello studio in maniera irrimediabile. Insomma: ci sono dei soldi, ma non è che 1 milione e 200mila giovani potranno avere i voucher per fare un percorso. Alcuni avranno il voucher. Ma noi pensiamo che oltre ai percorsi finanziati dalla Garanzia giovani ci possa essere un “effetto leva”, una specie di “buona chiamata alle armi” come l'ha definita il ministro Giovannini, in cui ai percorsi finanziati si aggiungano i tirocini offerti dalle imprese, e poi ancora i finanziamenti che la Bei mette a disposizione dei giovani che hanno una vocazione alla auto-imprenditorialità. Oppure altri canali: per esempio il Miur sta valutando la possibilità di una sinergia con il Piano nazionale della ricerca per far passare i dottorati di ricerca dalla Garanzia Giovani. Questo ci riporta al fatto che il successo della Garanzia non dipende tanto dai soldi, ma dal mettere in moto una grande riforma culturale: aumentare l'incontro tra domanda e offerta, aumentare le competenze, metterle in circolo.
La "dorsale" informatica per registrare le iscrizioni dei ragazzi che vorranno iscriversi al programma dovrebbe essere Cliclavoro, il portale gestito direttamente dal ministero del Lavoro, giusto?
Sì, non entro nei dettagli ma i giovani si potranno registrare direttamente sul portale, poi ci saranno dei passaggi che coinvolgeranno i servizi all'impiego, ci sarà il diritto a un colloquio di orientamento verso i percorsi che ho elencato prima.
C'è stato un prodromo fallimentare pochi mesi fa: il sito Cliclavoro è andato “in palla” per tre giorni al momento dell'apertura di un bando per tirocini per laureati delle regioni del Sud.
Sì, è vero, ma diciamo che è stato un incidente di percorso, un fallimento buono. Era stato fatto un programma sperimentale sui Neet che ha avuto un successo incredibile, che non era stato messo in conto, e che ci fa capire anche quanto sia delicata la sfida della Garanzia giovani. Risultato: Cliclavoro è stato potenziato.
Adesso è in grado di supportare anche migliaia di accessi contemporaneamente?
Esatto. Oggi come oggi le dorsali informatiche si potenziano: quando si aumenta il traffico poi magari gli aggiustamenti in corso e i potenziamenti si rendono necessari. Questo è parte del gioco.
Per il primo contatto con i giovani nell'ambito della Garanzia giovani verranno istituiti presso i centri per l'impiego degli “Youth Corner”.
È meglio parlare di servizi per l'impiego, perché centro si riferisce proprio alla struttura pubblica, ma ormai le Regioni hanno creato delle convenzioni con altri operatori. Per cui è più appropriato parlare in senso più ampio di "servizi".
Ma per quanto riguarda specificamente i centri per l'impiego, chi lavorerà negli Youth Corner che verranno creati? Saranno gli stessi dipendenti attuali o ne verranno assunti di nuovi, magari con competenze specifiche?
Qui si tocca un punto importantissimo. Questa è materia regionale, che Regioni e province definiscono nel proprio contesto di autonomia. Noi condividiamo con loro la preoccupazione che vi sia negli Youth Corner e più in generale dei servizi di orientamento ai giovani una qualità sufficiente. I centri per l'impiego sono importantissimi ma non sono nati per lo scopo della Garanzia, quindi sicuramente per affrontare questa sfida richiedono di essere rafforzati e ampliati in un concetto di servizi per l'impiego.
Faccio la domanda nella maniera più esplicita possibile: il ministero prevede di utilizzare un po' dei soldi della Garanzia per fare assunzioni apposite di personale specializzato da inserire negli Youth Corner presso i centri per l'impiego?
Il ministero non lo può fare, perché non è sua competenza: semmai lo dovrebbero fare le Regioni. Può però agire come facilitatore, per concordare con le Regioni le modalità attraverso le quali l'obiettivo di avere gli Youth Corner venga raggiunto. E posso testimoniare che le Regioni si stanno muovendo.
Rispetto al denaro che finanzierà la Garanzia giovani sono stati fatti i nomi di alcune realtà, enti pubblici come l'Isfol, oppure Italia Lavoro, che sarebbero in lizza per prendere delle fette di questo finanziamento per svolgere dei servizi di monitoraggio e di altro tipo.
A parte il fatto che il monitoraggio e la valutazione sono indispensabili, questo mi sembra molto fantasioso, perché come dicevo il grosso dei soldi va direttamente ai giovani attraverso i servizi, attraverso le Regioni. I bravissimi parlamentari europei che hanno voluto cogliere la grande occasione del bilancio europeo 2014-2020 per pretendere un programma di Garanzia giovani hanno detto "i soldi devono andare ai giovani". E andranno ai giovani. Il problema è farli andare bene. Ed è qui che la stampa indipendente, come la Repubblica degli Stagisti, ha un grande ruolo da svolgere. Perché bisogna che se vengono finanziati dei tirocini, siano dei tirocini buoni, in cui il giovane porta a casa vere competenze. Se vengono finanziati percorsi di formazione lavoro, che il giovane possa scegliere un istituto con insegnanti bravi e buoni sbocchi lavorativi. La grande scommessa è sulla qualità, e questa sfida come ci insegna l'Europa dipende sì dalle amministrazioni pubbliche ma anche dal coinvolgimento delle terze parti, dei giovani stessi, della stampa. Voi dovete indicare ai giovani i buoni centri di formazione: dire per esempio che a Palermo e a Gela ci sono eccellenti centri per chi vuol fare il saldatore subacqueo, oppure che ci sono facoltà universitarie, come chimica, che sono apprezzatissime dall'industria ma che non sfornano abbastanza laureati. Ci vuole qualcuno che faccia il “Tripadvisor” di queste eccellenze. C'è una responsabilità non solo pubblica ma di tutte le componenti della società civile ad aiutare i giovani e le loro famiglie a scegliere bene. Un grande lavoro da fare che ci riporta all'idea che sì, i soldi aiutano, ma se vogliamo che vengano spesi bene ci vuole consapevolezza.

Intervista di Eleonora Voltolina

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