Tirocini per laureati, Cliclavoro in down per i troppi accessi: non si parte proprio col piede giusto...

redazione

redazione

Scritto il 25 Set 2013 in Lettere

La redazione della Repubblica degli Stagisti segue ormai da anni, con interesse e spirito critico, i progetti che Italia Lavoro realizza per incentivare l'occupazione, specialmente nelle Regioni meridionali, specialmente attraverso tirocini. Da poche ore è partito il bando Neet, presentato e analizzato in un articolo di qualche giorno fa: ma i problemi tecnici stanno rendendo la vita dura alle decine e decine di migliaia di giovani che desiderano candidarsi. Perché pur con tutti i suoi difetti, uno stage semestrale pagato 500 euro al mese viene percepito come una buona occasione - o se non buona, almeno migliore che restare a casa senza fare nulla. E allora un sistema informatico che va in down e che non riesce a gestire i - prevedibilmente - numerosi accessi, rivela l'inadeguatezza di un apparato pubblico ancora incapace di dotarsi di efficienti infrastrutture informatiche. Nella speranza che Italia Lavoro abbia già mobilitato i suoi tecnici per risolvere i problemi di accesso al bando, ecco una lettera aperta di una giovane siciliana che racconta l'odissea vissuta tra ieri e oggi per candidarsi: e attenzione, il problema non è ancora stato superato.

stage lavoroIeri ho passato più di sei ore al pc premendo F5 ogni 5 minuti circa. Come me, milioni di italiani laureati, disoccupati, residenti in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania e di età compresa tra i 24 e i 35 anni. In pratica, per usare un termine tanto amato in questi ultimi anni (d’altronde è bene dare una definizione chiara a un problema che non si vorrà o potrà risolvere), i cosiddetti Neet, dall’Inglese “Not in Education, Employment or Training”, ossia coloro che non studiano, non lavorano, non sono impegnati in corsi di formazione professionale né cercano di fare una delle tre cose. Circa il 21% della popolazione italiana tra i 15 e 24 anni, circa il 29% di quella di età compresa tra i 25 e i 30. Condizione, dicono preoccupati gli studiosi del fenomeno e di conseguenza i nostri governanti, che, se prolungata nel tempo, compromette seriamente la possibilità di questi giovani di reinserirsi sul mercato del lavoro, anche quando l’economia sarà in fase di ripresa.
L’occasione di questa maratona, pubblicizzata in questi ultimi mesi in tutti i modi possibili, è stata offerta dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che, grazie alla cura (impeccabile direi) di Italia Lavoro, ha deciso di finanziare, con 10 milioni di euro, 3mila tirocini a questi giovani senza speranza provenienti dalle quattro regioni che da sempre arrancano e da cui si fugge perché il lavoro è una chimera. L’occasione è ghiotta: 500 euro lordi mensili per i tirocini in loco (che si svolgeranno, quindi, nelle regioni di residenza), 1300 euro lordi mensili per i tirocini in mobilità (che si svolgeranno in regioni d’Italia differenti da quella di residenza). La durata è di 6 mesi e al termine del tirocinio, viene specificato in modo molto chiaro nell’Avviso, “Il rilascio dell’attestato di partecipazione non comporta alcun obbligo di assunzione da parte del soggetto ospitante”. L’orario settimanale previsto conta un minimo di 30 ore e un massimo di 40.
“Un’opportunità da non perdere”, si saranno detti tutti coloro che possiedono una laurea, perdonatemi l’espressione, di serie B. I soli gruppi disciplinari ammessi al progetto AMVA – Giovani laureati Neet, infatti, sono: geo-biologico, letterario, psicologico, giuridico, linguistico, agrario, politico-sociale. In pratica, tutte quelle lauree che, nel mercato del lavoro, non hanno una grossa spendibilità; ossia quelle lauree che, quando ti chiedono cosa hai studiato, hanno il potere di fare venire gli occhi lucidi alla gente che quasi ti fa le condoglianze.
stage lavoroEcco, quindi, che ieri, ad apertura delle danze (mezzogiorno l’orario previsto per poter dare avvio al gioco), il sistema si inceppa, e così il sogno e le illusioni di milioni di giovani disperati: il portale su cui potersi registrare e candidare al progetto (Cliclavoro) si blocca. E inizia la maratona che durerà una giornata.
Persone impazzite cominciano a premere forsennatamente il tasto di riavvio della pagina (il bando sarà aperto fino a esaurimento risorse), ma nulla. Continua a caricare a vuoto. Ecco che quindi cominciano ad apparire le prime richieste di spiegazioni sulla pagina facebook di Cliclavoro. Il putiferio. Non, come ci si aspetterebbe, contro il portale che non funziona. E neanche contro il Ministero che, ammettendo senza pudore che esiste una differenza enorme per ciò che riguarda gli sbocchi occupazionali fra lauree di serie A e lauree di serie B, ha stanziato dei soldi per dare un contentino a chi, magari anche plurititolato, al momento non è un Neet ma un semplice disperato che manda CV e non riceve risposte.
Qualche accusa sì, ma quella a cui si assiste è più che altro una guerra fra poveri, o per meglio dire fra Neet. Una guerra alla rincorsa fra disperati che ogni giorno si alzano e non hanno nulla da fare, che, in età adulta, si trovano a dover chiedere i soldi per poter andare al cinema o a cena fuori (per chi ha questa fortuna) a genitori che lavorano, che si sentono frustrati, privi di presente e di prospettive future, che non hanno più sogni a cui aggrapparsi, che non hanno più fiducia nelle Istituzioni, in quei politici che in campagna elettorale promettono grandi rivoluzioni e che poi, una volta arrivati al potere, si dimenticano di loro.
Tutto accade in un’Italia in cui l’espressione più in voga negli ultimi mesi è “Per il bene del Paese”, in voga ovviamente fra le varie cariche dello Stato che, affaccendati in faccende a noi utili (così dicono), provano a spiegarci, da febbraio circa, che la cosa migliore per l’Italia sia quella di non creare una crisi di governo. Pena la destabilizzazione dei mercati finanziari e il raffreddamento di relazioni internazionali fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Non importa ovviamente che il Governo si stia dimostrando completamente immobile, privo di idee e di prospettive; che i giovani continuino a non avere né presente né futuro; che le persone siano ormai l’una contro l’altra, come fossimo in un videogioco il cui scopo è quello di far fuori l’avversario; che l’indifferenza si stia globalizzando (per usare un’espressione del Papa che sembra negli ultimi giorni sorpassare a Sinistra il partito che ama utilizzare nei propri discorsi il nome di Berlinguer); che la solidarietà stia lentamente morendo, insieme ai sogni di giovani e adulti che non sperano e non s’indignano più. I mercati, si sa, contano più di milioni di persone, di milioni di sogni, di milioni di vite. Contano più di una realtà che arranca, che ci chiede fermamente di fermarci un momento, di rivedere sistemi che non funzionano più.
E mentre gli attori recitano la parte di umili servitori dello Stato che inghiottono rospi pur di risanare le sorti del Paese, il pubblico sta lì, attonito, incredulo, assuefatto, indignato, arrabbiato, indifferente, stanco, ognuno con le proprie reazioni, a guardare uno spettacolo che sta costando a tutti molto caro. E che, probabilmente, non avrà neanche il lieto fine. A meno che non pensiamo che 500 euro lordi per sei mesi siano il lieto fine a cui aspiriamo.

Diario di una guerra.
Ore 14.25 di mercoledì 25 settembre: il portale Cliclavoro continua a non funzionare. Ricordiamo che il bando sarebbe dovuto essere attivo a partire da lunedì 23 alle 12 e che quel giorno avevano garantito la risoluzione dei problemi, posticipando l'apertura a mercoledì 25 a mezzogiorno in punto (testuali parole).
Accade però qualcosa di straordinario: il popolo finalmente si sveglia e si rende conto che la guerra fra Neet non serve, quanto piuttosto prova a coalizzarsi e a indignarsi contro il portale che non risponde e il Ministero che evidentemente non sa gestire un bel niente.
Conclusioni? 1) Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali indice un bando online senza possedere né strumenti né competenze per poterlo attuare 2) Esistono milioni di disperati disoccupati che venderebbero pure la propria madre per un tirocinio semestrale pagato una miseria al termine del quale probabilmente non saranno neanche assunti 3) Viviamo in un Paese in cui dobbiamo sperare in un tirocinio di questo genere e sentirci fortunati se riusciamo a ottenere anche un lavoro in nero e pagato una miseria 4) Mentre la Sicilia (una delle regioni cui è rivolto questo bando) sprofonda miseramente nelle sue già abbondanti macerie, Crocetta che fa? Va a Roma a risolvere le scaramucce con un PD che dovrebbe solo vergognarsi di quello che ha creato e sta continuando a creare nella, una volta, culla del Mediterraneo.
Continuiamo però a fare i qualunquisti, ché prima o poi il mondo si risolverà da solo. Sì sì, come no.

Claudia Rizzo

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Progetto Neet: per 3mila giovani del Sud sei mesi di tirocinio pagati dallo Stato. Ma servono davvero?

E anche:
- Youth Guarantee anche in Italia: garantiamo il futuro dei giovani
- Emergenza Neet, all’Europa i giovani che non studiano e non lavorano costano 2 miliardi di euro a settimana

Community