Uno stage a titolo gratuito in una famosa casa editrice, per la durata di tre mesi: niente di nuovo sotto il sole. Da questo punto di vista non stupisce la segnalazione di Marta F. sul forum della Repubblica degli Stagisti, che denuncia l'uso di stagisti a costo zero da parte di una famosa casa editrice, nota soprattutto per la produzione di enciclopedie. «Desidero segnalare la mia esperienza di stage non retribuito presso la Armando Curcio Editore di Roma perché il lavoro è destinato a proseguire nel tempo probabilmente nelle stesse modalità: reclutamento giovani stagisti gratis per brevi periodi» scrive Marta, laureata in Lettere con 110 e lode, una «prescelta tra centinaia e centinaia di curricula arrivati». Almeno questo è quel che le è stato detto al colloquio. Per convincerla ad accettare, racconta la ragazza, le è stata delineata una buona prospettiva: «Mi viene spiegato che la casa editrice ha appena firmato un contratto 'epocale' con la Microsoft per la realizzazione di testi scolastici, dalle elementari alle superiori, di tutte le materie, per supporti digitali - un lavoro lungo, dunque, almeno due anni - e che lo stage dà la possibilità agli stagisti più meritevoli di essere inseriti nell’organico con un contratto a progetto, proprio per completare l’opera intrapresa. Inizio quel giorno stesso».
In effetti l'annuncio per la ricerca di stagisti è ben visibile sul sito ufficiale della casa editrice [da non confondere con un'altra casa editrice quasi omonima, la Curci, che invece si occupa principalmente di testi di musica], alla sezione "Lavora con noi" [qui a sotto, uno screenshot]. Nell'annuncio non sono specificati né la durata dello stage né il particolare della gratuità; l'unico aspetto ben evidenziato è che, poiché «la selezione è limitata al solo personale di redazione con compiti di scrittura e correzioni bozze», saranno preferiti stagisti con esperienze pregresse in questo campo: «costituirà titolo di preferenza l’aver svolto la medesima attività per siti web e/o periodici».
Nello sfogo che la lettrice affida al Forum una delle lamentele più forti è quella rispetto all'assenza di qualsiasi tipo di indennità economica: ma questa circostanza non costituisce una irregolarità, perché gli stage a titolo gratuito sono ancora legali (in attesa che anche il Lazio recepisca le linee guida sugli stage recentemente concordate in sede di Conferenza Stato-Regioni).
Sono invece le modalità di svolgimento del tirocinio a lasciare perplessi. Stando al racconto della lettrice, poi confermato dalla Repubblica degli Stagisti anche dalla vicepresidente della Curcio, le mansioni dei tirocinanti sono le stesse di un redattore alle prime armi: correzione di bozze, sfoltimento dei testi, divisione in paragrafi, scannerizzazioni, adattamento alle norme redazionali della casa editrice. Tutte mansioni che potrebbero essere più correttamente svolte da un dipendente retribuito.
Il contratto della Curcio con la Microsoft prevede la realizzazione di testi scolastici in formato digitale e a Marta viene affidato un compito tutt'altro che semplice: prima «l’intero capitolo 'Gli egiziani' tratto da un’enciclopedia di storia per ragazzi che la Curcio ha realizzato nei primi anni ’60», e poi - nella seconda fase - «la realizzazione di mappe concettuali interdisciplinari, l’individuazione di approfondimenti e di rapporti con l’attualità. Tutto questo su testi che vanno dalla Preistoria ai Romani: quattordici capitoli, credo circa 300 pagine».
Il tutto avviene, peraltro, senza che Marta e gli altri stagisti siano fisicamente all'interno della redazione della casa editrice. Senza tutor che li segua passo passo né rapporto quotidiano con i colleghi. Senza attività di formazione, che dovrebbe invece essere la finalità principale dello stage. I ragazzi reclutati devono lavorare in solitudine, da casa loro, utilizzando il proprio computer; e smaltire una (enorme) mole di lavoro per conto dell'azienda senza vedere il becco di un quattrino. Marta non va in redazione se non per «ritirare di volta in volta i materiali scansionati» e puntualmente viene incoraggiata a non mollare: «A ogni consegna mi viene detto che il lavoro è buono, e questo mi spinge ad andare avanti, a sacrificare tutti i fine settimana di dicembre e gennaio in vista di un inserimento nell’organico». Gli incontri sono sporadici («tre o quattro in tutto nel corso dei tre mesi» assicura l'ex stagista) e piuttosto frettolosi: «Duravano pochissimo, venti minuti al massimo, giusto il tempo di darmi il nuovo materiale e per qualche considerazione sul lavoro svolto». E non mancano neppure email dai toni poco concilianti della responsabile del lavoro dei tirocinanti, per sollecitare consegne sempre più rapide - anche se Marta sottolinea di non aver mai tardato rispetto alle scadenze concordate. È lei a riferire poi di aver ricevuto mail con minacce di «sostituzione» nel caso non svolgesse nei tempi «il lavoro affidato». O ancora, dopo una settimana senza «aver dato sue notizie» messaggi con frasi che vanno poco per il sottile come: «Ti rinnovo la domanda: continuiamo o ci salutiamo?». Insomma il lavoro andava completato bene e in fretta. Ma come, scadenze? Obiettivi di lavoro da rispettare? Ma non era uno stage?
La Repubblica degli Stagisti decide di approfondire la segnalazione, recupera i documenti societari e contatta l'azienda per raccogliere un'intervista. Dalla visura ufficiale risulta che nel 2012 la casa editrice ha un numero di dipendenti a tempo indeterminato oscillante tra 11 e 12. Dunque secondo la vecchia normativa che ancora fa scuola, cioè il dm 142/1998, non potrebbe accogliere più di due stagisti contemporaneamente.
Eppure nella sua denuncia sul Forum la lettrice parla di numerosi tirocinanti. Come stanno le cose? È la stessa azienda a rispondere: tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013 sono stati presi contemporaneamente ben quindici tirocinanti. Anzi inizialmente erano perfino venti, poi "scremati" eliminando i meno dotati.
Come si giustifica una sproporzione tanto evidente, con un numero di stagisti addirittura superiore al numero di dipendenti? L'azienda puntualizza che oltre ai lavoratori assunti stabilmente vi sono una dozzina di collaboratori («freelance», si immagina assunti con contratti a progetto o con collaborazioni a partita Iva), sottintendendo dunque che il reale organico sarebbe di 25 persone. Ancora troppo poche, comunque, per giustificare l'attivazione contemporanea di 15 stage.
Dal punto di vista della procedura di attivazione, lo stage di Marta è un punto di domanda: la ragazza non sa dire chi l'abbia promosso, perché a lei non è stato consegnato alcun documento di attivazione dello stage né alcun progetto formativo. La Repubblica degli Stagisti non riesce a rintracciare il soggetto promotore del suo stage, ma trova quello di altri due stage analoghi: l'ufficio stage di Lettere di Tor Vergata, che però attraverso i suoi responsabili si dice estraneo a ogni eventuale irregolarità. Una cosa è certa: anche sul piano normativo/amministrativo gli stage alla Curcio Editore sembrano fare acqua da tutte le parti.
Il finale della storia di Marta è tristemente "standard": un arrivederci e grazie con pacca sulla spalla. «Il 31 gennaio consegno tutto quanto. Vengo convocata il 4 febbraio. Dopo due ore di viaggio arrivo in redazione per ricevere una stretta di mano e un 'grazie' per il lavoro svolto. Mi si dice che dei quindici stagisti ingaggiati siamo rimaste in cinque, 'le migliori', e che i nostri nomi compariranno sui testi tra la lista dei collaboratori. E che qualora la casa editrice avrà necessità di assumere qualcuno nell’ambito dell’opera 'epocale' appena iniziata, noi saremo le prime a essere prese in considerazione».
Quello di Marta è soprattutto un appello a chi legge affinché non ripeta il suo errore. «La mia esperienza è simile a molte altre, e certamente non è la peggiore. Ma desidero che si conosca perché sono certa che la Armando Curcio non ha alcuna intenzione di assumere qualcuno, sia pur con un contratto a progetto. Se non conoscete le più basilari norme redazionali e non siete laureati non sarete presi per lo stage: se avete già lavorato in una redazione, possedete capacità di scrittura, familiarità con doc e pdf e un minimo di cultura generale, lo stage non aggiungerà altro alle vostre capacità e competenze».
In realtà l'affermazione di Marta sulla inutilità degli stage dal punto di vista dell'inserimento lavorativo viene smentita dall'azienda: nella (travagliata) intervista rilasciata alla Repubblica degli Stagisti [qui nella versione integrale] la vicepresidente Cristina Siciliano afferma infatti che la Curcio ha già fatto tre contratti a progetto della durata di un anno, pagati mille euro al mese, proprio a tre persone "testate" attraverso questo stage.
In queste settimane il post di Marta sul Forum ha ricevuto diverse risposte, tutte di altre ragazze contattate dai selezionatori della Curcio. Una di loro, Barbara D., era pronta per il colloquio a febbraio, ma dopo aver letto la storia ha deciso di tirarsi indietro. Senza né riuscire a comunicarlo all'azienda («Sto provando a telefonare da due giorni per disdire e, sinceramente, anche per lamentare il loro comportamento, ma al momento, al numero dal quale ho ricevuto la telefonata, non risponde nessuno») né ricevere alcuna chiamata («dopo l'ora X del colloquio, nemmeno mi hanno chiamata per chiedermi come mai non mi fossi presentata»). «Questo indica quanto ci tengano a noi e al nostro stage», commenta. Oltre a Barbara, altre due lettrici hanno deciso di rifiutare la proposta dopo essere venute a conoscenza della policy di attivazione degli stage praticata dalla Curcio.
Ilaria Mariotti
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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