"Miss anti-crisi" e arriva lo stage per rifatte

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 17 Dic 2012 in Notizie

Siamo la società dell'immagine, si dice. Non dovrebbe stupire più di tanto, allora, un'iniziativa come quella lanciata di recente da Laclinique, una delle più importanti cliniche di chirurgia estetica in Italia - da non confondere con la marca di creme quasi omonima - che dal 2008 è leader nel settore con un giro d'affari pari a 20 milioni di euro l'anno. Si chiama "Miss anti-crisi” ed è un concorso per sole donne che garantirà all'unica vincitrice finale uno stage “formativo” (come si legge nel comunicato diramato dall'azienda) presso la sede centrale o una delle filiali. Un processo di selezione che assomiglia a un casting, e dove l'essere avvenenti è una condizione sottintesa (anzi, avere già fatto un ritocchino può essere d'aiuto, come lascia intuire il comunicato quando dice che si è a caccia di «neolaureate o lavoratrici che si siano sottoposte a un ritocchino o siano interessate a un incontro con un chirurgo»). Con buona pace insomma di chi crede nel valore dello studio e della formazione, quella vera, per ottenere un lavoro. L'importante, qui, è un viso carino. Anche se quelli de Laclinique lo dicono solo velatamente: «la bellezza diventa fattore sociale oltre che estetico, di grande interesse, anche alla luce dei dati sulla disoccupazione femminile» si legge. 
Per partecipare le aspiranti lavoratrici del settore estetico – a cui è richiesta un'età dai 25 ai 45 anni e un diploma di scuola superiore o laurea - devono  iscriversi attraverso l'apposito form entro il 31 dicembre
inserendo i propri dati, il curriculum, una foto e soprattutto rispondendo con un breve testo al perché ci si propone come miss anti-crisi. «La candidata prescelta sarà colei che, più di ogni altra, saprà incarnare i valori essenziali del concetto Miss anti crisi» scrivono nel comunicato. Che peraltro ha un claim davvero evocativo: 'Rifatti una carriera, non c’è recessione per la bellezza', proprio a voler far passare il concetto che
il ritocchino estetico serva (anche) a spalancare le porte del mondo del lavoro. Ma poi non è solo la bella presenza il lasciapassare per questo concorso per miss, ci vuole anche la testa, quanto meno nello scrivere una motivazione che colpisca la giuria «qualificata» (così è definita nel regolamento ma quanto ai membri che la comporranno nulla è dato sapere) e il suo «insindacabile giudizio».
Per la selezione quelli de Laclinique non si smentiscono e proseguono sulla linea della provocazione (perché di questo forse si tratta, di una strategia di marketing). Le giovani candidate appariranno sul sito della clinica e i loro profili muniti di foto saranno votati dagli utenti (un solo voto a persona al giorno). In base a un indice di popolarità verranno scelte tre candidate, alle quali sarà chiesto di partecipare a un evento finale (tutto a spese loro). Altre sette invece saranno indicate da una giuria 'locale' non meglio specificata. A quel punto le miss dovranno dare il meglio di sé per dimostrare di rappresentare più delle avversarie lo spirito della ragazza anti recessione. Qualcosa che ricorda non molto da lontano le serate di miss Italia in cui le giovani candidate spiegano ai telespettatori perché dovrebbero votarle. Solo che qui non c'è di mezzo un contratto a molti zeri per debuttare nel mondo dello spettacolo, ma uno stage, di cui nel regolamento non si specificano né durata né condizioni contrattuali, e la chimera di un lavoro associato attraverso criteri piuttosto oscuri alla chirurgia estetica. 
Ma insomma, cosa sta facendo Laclinique? Usa la crisi e il fatto che tante donne siano in cerca di lavoro per una spudorata operazione di marketing? L'amministratore delegato della società, Omar Fogliadini [nella foto in alto], assicura alla Repubblica degli Stagisti che non è così e ribatte: «Noi vogliamo rimpolpare un settore in sviluppo come quello della chirurgia estetica con risorse di qualità». E qui viene il punto: «ci interessa sfatare il mito della bella e sciocca; se è innegabile che da noi lavorano persone 'che si tengono' è anche vero che sono molto preparate». Tant'è che «puntiamo soprattutto a persone laureate», anche se poi i ruoli offerti sono quelli di advisor o officer manager (una sorta di tutor e pr). E non si capisce perché mai dovrebbe servire una laurea, e soprattutto uno stage, per mansioni di questo tipo.
Quanto a condizioni contrattuali per lo stage l'imprenditore spiega poi che si sta vagliando la possibilità di una durata semestrale e di un rimborso 'standard' sui 600 euro mensili. E alla domanda su come sia possibile offrire uno stage a donne di 30, 40 o addirittura 45 anni, Fogliadini risponde che «si vuole cercare qualcuno che non abbia trovato uno sbocco adeguato altrove». Oltre alla bellezza quindi la solidarietà: «vogliamo offrire un'opportunità a chi lo merita facendo venir fuori motivazione e carattere, in un mondo del lavoro dove le persone sono trattate come stracci». L'intento, almeno quello, sembrerebbe nobile.
Ilaria Lani dei Giovani Non Più (campagna della Cgil contro lo sfruttamento delle nuove generazioni nel lavoro) interpellata dalla Repubblica degli Stagisti, ha definito l'iniziativa «un messaggio degradante, ma purtroppo calzante per un paese che disprezza il talento dei giovani, e in particolare delle giovani donne che sono sempre più sfruttate con stage gratuiti o contratti di
lavoro indecenti, oppure messe in mostra come oggetti da consumare». Non bastano precarietà e contratti di lavoro a condizioni intollerabili, adesso «bisogna essere disposte a tutto, anche a fare un ritocchino estetico». E lancia un appello: «Noi, come tante altre donne hanno fatto in passato, pretendiamo rispetto per il nostro lavoro, per le nostre capacità, per le nostre competenze. Forse un 'ritocchino' alle normative sul lavoro e sugli stage sarebbe decisamente più efficace». 


Ilaria Mariotti


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