Stage alla Curcio: chi sono gli enti promotori?

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 10 Mag 2013 in Approfondimenti

Stage svolti da casa propria. Con il proprio computer, senza il supporto o la guida di colleghi o tutor, in solitudine. Revisionando per ore e ore in un file di testo pagine di vecchie enciclopedie, correggendo i refusi e aggiornando le informazioni. Questa è la segnalazione arrivata sul Forum della Repubblica degli Stagisti in merito ai tirocini presso Armando Curcio Editore [da non confondere con un'altra casa editrice, la Curci]. Una situazione sostanzialmente confermata dalla vicepresidente dell'azienda, che ha dichiarato anzi di aver avviato negli ultimi mesi nell'ambito di un particolare progetto editoriale, un'iniziativa congiunta Microsoft-Curcio, l'ingresso in qualità di stagisti di ben 15 giovani.
15 stage attivati a fronte di una dozzina di assunti a tempo indeterminato
, più altrettanti collaboratori, è però una proporzione letteralmente "sproporzionata", a partire dalla normativa cui ancora si può fare riferimento (il dm 142/1998). 
Poiché ogni tirocinio, per esistere in maniera legale, ha bisogno - oltre che di un soggetto "ospitante", in questo caso la Curcio - anche di un soggetto promotore, la Repubblica degli Stagisti ha deciso di approfondire la questione. Come è stato possibile che nell'arco di pochi mesi questa casa editrice sia riuscita ad attivare un numero tanto elevato di stage presso un'azienda con un numero così esiguo di dipendenti? È verosimile che la Armando Curcio Editore abbia reperito stagisti prendendone un po' da ciascun ufficio stage delle università romane, un po' dai centri per l'impiego e ancora da enti privati (a cui è consentito di fungere da enti promotori)?
Primo step: chiedere alla ragazza che con il suo post sul Forum ha fatto partire il caso chi fosse l'ente promotore del suo stage. Ma la risposta è sorprendente: «Non lo so, e non so nemmeno se ce ne fosse uno» è quel che sostiene Marta F., raccontando di non aver firmato nessun documento né prima né durante lo stage. A certificare il suo rapporto con la società ci sono solo le mail inviate dai responsabili e l'attestato finale [nella foto in basso]. È vero che la convenzione non va per forza controfirmata dallo stagista, e quindi potrebbe esistere senza che Marta ne avesse mai vista una copia, ma il fatto che invece nessun progetto formativo sia passato per le mani della stagista fa venire il sospetto che il tirocinio non abbia proprio nessuna pezza d'appoggio. A maggior ragione perché Marta assicura di aver letto l'annuncio sul sito di Jobsoul (annuncio che però è al momento irrintracciabile) ma di non aver fatto domanda per loro tramite, essendo laureata da più di dodici mesi e non potendo dunque prendere parte a uno stage in convezione con un'università. È lei stessa a spiegare di aver scavalcato i servizi del portale, facendo domanda direttamente alla casa editrice. Dunque l'università in questo caso non c'entra. E neppure Jobsoul, i cui referenti spiegano di «non aver mai ricevuto finora segnalazioni ma anzi di essere disponibili ad accoglierne proprio per prevenire comportamenti aziendali poco etici». È chiaro dunque che il sito di placement post-universitario in questo caso è stato un mero tramite tra università e azienda. 
stage lavoroA questo punto la Repubblica degli Stagisti si è messa alla ricerca. E ha rintracciato solo una università che ammette di aver attivato stage presso Curcio a favore di propri studenti o neolaureati. Si tratta di Tor Vergata: Caterina Bagni, responsabile dell'ufficio stage della facoltà di Lettere di Tor Vergata, riconosce dopo molto insistenze che il suo ufficio ha attivato due tirocini, «uno didattico curriculare e uno post laurea» con la Curcio Editore negli ultimi sei mesi. E siccome chi rende lo stage legale e lo promuove - gli enti promotori - è obbligato a stilare un progetto formativo, a indicare un tutor (in totale devono essere due, insieme a quello dell'ente ospitante) e a garantire un'assicurazione, la Repubblica degli Stagisti ha chiesto alla Bagni se fosse a conoscenza delle irregolarità riscontrate dalla redazione. La risposta «È tutto secondo le procedure previste a norma di legge e corredato dagli atti ufficiali necessari», purtroppo, suona un po' ponziopilatesca: «Vanno fatte denunce in casi come questi ed è l'ispettorato del lavoro a muoversi». Ma su una cosa la Bagni sente di mettere la mano sul fuoco: «I tirocini che noi attiviamo sono in presenza» e non da casa. Eppure.
Tutte le altre università romane si tirano fuori dalla questione, dichiarando di non aver mai promosso negli ultimi mesi tirocini presso la Curcio. A Roma Tre, che ha un ufficio stage centralizzato, la responsabile Marina Mariantoni è sicura: «Mai attivato stage con questa azienda». Anzi: «Se ci sono queste irregolarità, i ragazzi vengano a lamentarsi da noi». Una convenzione con la Curcio loro ce l'hanno, come si evince da una ricerca sul sito Jobsoul: probabilmente però finora non sono mai partiti progetti di tirocinio. 
E la Sapienza? Niente neppure su questo fronte. Dice Simona Tortora dell'ufficio stage di Lettere: «Non ho mai attivato stage con questa società». E però rilancia: «I ragazzi si devono pure aiutare da soli e se hanno problemi con l'ente ospitante lo devono dire. Certo è che se si muovono senza dietro un'università lo fanno a loro rischio e pericolo». E alla domanda sui provvedimenti che prenderebbe in caso di segnalazioni negative è sicura: «Io me lo segno così quando mi arriva il progetto formativo chiamo e chiedo. E in caso non mi convinca non lo approvo». 
stage lavoroNeppure le università private ne sanno qualcosa: né Luiss («Noi non ne sappiamo nulla») né Lumsa («Sono molto rigida» dice alla Repubblica degli Stagisti la responsabile dell'ufficio stage Raffaella Mecangeli «se so di casi del genere io li elimino»).  
Ma l'elenco dei possibili enti promotori è lunghissimo. Ci sono innanzi tutto i centri per l'impiego, alcuni dei quali - contattati dalla redazione - hanno deciso di non collaborare trincerandosi dietro lo schermo della privacy. «Non sono notizie che possiamo dare così» riferiscono dal cpi di Primavalle, dimenticandosi forse di essere un ente pubblico e che la richiesta non riguarda dati sensibili come nomi e cognomi dei partecipanti ai progetti, tale da poter sollevare questioni di riservatezza. La stessa reazione dal cpi di Roma Tre: «Noi non forniamo questi dati» chiudono dal centralino. E anche Sportello Stage, ente no profit (ma a pagamento per le aziende), si chiude a riccio sulla domanda: «C'è la privacy, ma mandateci una mail». A cui però non arriva risposta. La Repubblica degli Stagisti sente anche Porta Futuro, e la referente Giorgia Cianfirglia si tira subito fuori: «Da quando abbiamo aperto non ci siamo mai occupati di stage con la Curcio». 
Un coro unanime di no, insomma. Ma allora chi sono gli enti promotori di questi stage? Esistono? Saperlo con certezza è impossibile perché si dovrebbero contattare singolarmente gli enti che potrebbero ricoprire questo ruolo, che spaziano dal pubblico al privato e sono potenzialmente centinaia. Oppure bisognerebbe parlare con tutti gli stagisti assegnati finora al progetto Curcio-Microsoft e sapere da loro se hanno firmato progetti formativi e per conto di chi. Ma con Repubblica degli Stagisti si è fatto avanti finora una sola ex stagista.
L'ultimo tentativo è chiederlo direttamente al soggetto ospitante in questione: e cioè la Armando Curcio Editore.
Dalla vicepresidente Siciliano arriva una conferma generica - l'esistenza di convenzioni con Roma Tre e Tor Vergata - ma non il dettaglio rispetto ai 15 stage in questione. Dunque il dubbio resta: sono stati tutti regolari, muniti di convenzione, progetto formativo e copertura assicurativa i 15 tirocini realizzati alla Armando Curcio Editore negli ultimi mesi? Oppure si è tralasciato questo passaggio? 

Ilaria Mariotti

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