Post-laurea: le 10 regole per scegliere il master giusto
Scegliere il master giusto è spesso un'impresa. Le proposte sul mercato sono centinaia, gli strumenti a disposizione per orientarsi scarsissimi e il prezzo da pagare decisamente alto. Tanto più se si sbaglia percorso o ente formativo. Per non incorrere in spiacevoli errori La Repubblica degli Stagisti ha messo a punto un piccolo vademecum con 10 semplici consigli di cui tener conto al momento della fatidica scelta. Realizzato grazie anche ai consigli di un esperto del settore: Mauro Meda (nella foto), segretario generale di Asfor - associazione per la formazione manageriale - un ente che si occupa di certificare la qualità dei master attivati nell'ambito del management aziendale. Classe 1959, in questo campo Meda ha svolto sia attività di docenza universitaria che di consulenza alle imprese, collaborando tra l'altro con l'assessorato alle Attività produttive e Affari generali della Lombardia. Ma cos'è Asfor? Fatta eccezione per alcuni ordini e associazioni professionali che selezionano in prima persona la formazione degli iscritti, si tratta del solo ente a cui può oggi rivolgersi l'organizzazione di un master (in management) per farsi accreditare sulla base di un processo standardizzato e riconosciuto a livello internazionale. Distinguendosi in questo modo da offerte apparentemente simili e dando così agli utenti precise garanzie in termini di affidabilità e di occupabilità. Basti pensare che a sei mesi dalla conclusione del percorso, i master così certificati si impegnano a garantire un contratto di lavoro (attenzione, non basta uno stage) ad almeno l'80% dei frequentanti. Purtroppo la prassi dell'accreditamento non ha sinora trovato altri imitatori in Italia, dove il mercato del post-laurea è lasciato in balia delle leggi della domanda e dell'offerta, affidando l'onere della selezione ai soli utenti finali. Il know how accumulato da Asfor e dal suo segretario generale offre dunque alcuni parametri utili per valutare la qualità di un corso, utilizzabili all'occorrenza come una sorta di test preliminare da porre all'ente formativo prescelto prima di versare la relativa quota di iscrizione: sia esso un'università che un soggetto privato. 1) Precedenti edizioni: può essere un primo parametro di valutazione. Asfor accredita ad esempio master che abbiano alle spalle almeno tre anni di attività, durante i quali «i fruitori hanno già avuto modo di valutare la qualità del prodotto» spiega il segretario. «Ma è anche un tempo congruo per l'ente formativo a sviluppare le necessarie relazioni con il sistema delle imprese».2) Il rapporto con il tessuto produttivo è infatti un aspetto determinante per valutare gli sbocchi occupazionali offerti da un corso. Per questo può essere importante ad esempio capire se la scuola ha alle spalle un'associazione di industriali o un gruppo di imprese che possano facilitare il successivo passaggio al lavoro. In ogni caso l'organizzazione non può limitarsi a stabilire una serie di convenzioni con un certo numero di imprese disposte semplicemente ad "ospitare" tirocinanti. «Nelle migliori esperienze le aziende sono coinvolte nella fase di progettazione del master, spesso anche in interventi in aula e quindi nella definizione del progetto di stage». Occhio anche a verificare che le stesse imprese non abbiano assunto impegni con più master contemporaneamente: in questi casi è infatti possibile che, sotto le molteplici pressioni delle organizzazioni, le aziende finiscano per accettare un numero di tirocinanti superiore a quello che sono effettivamente in grado di formare - ed eventualmente inserire.3) Lo stage, si sa, è una delle spinte principali per quanti decidono di intraprendere un post laurea. Ma anche qui attenzione: perché oltre ad avere alle spalle un solido progetto formativo e un tutoraggio adeguato, «il master non può e non deve esaurirsi nello stage» chiarisce Meda. È invece auspicabile che esista un giusto equilibrio tra attività di insegnamento e di tirocinio, che per i corsi in general management Asfor ha stabilito ad esempio in almeno 600 ore effettive di aula più 600 in azienda. 4) La selezione degli studenti è un'altra garanzia importante, considerato che nella gran parte dei casi il master è un percorso di specializzazione e che, come tale, deve effettuare sugli aspiranti allievi una verifica rispetto formazione preliminare, o quantomeno sondare le potenzialità del candidato. Qualora ciò non sia richiesto, o non adeguatamente accertato, è ben possibile che il vero obiettivo degli organizzatori sia semplicemente quello di fare cassa con le rette degli studenti. Il problema in questo caso è che praticamente tutti i master dichiarano sulla carta di effettuare una selezione: per essere certi bisognerebbe allora riuscire a sapere il numero di candidature pervenute per le precedenti edizioni e confrontarle con il numero effettivo dei frequentanti.5) Chiarezza degli obiettivi: oltre a specificare il tipo di utenti a cui è rivolto, il master deve offrire massima trasparenza sulle finalità, sui contenuti e sulle metodologie di insegnamento adottate, «che in nessun caso possono essere una mera riproposizione dell'esperienza universitaria». 6) Docenti: non solo preparati e capaci di trasferire le proprie competenze. Un'organizzazione seria dovrebbe anche potersi avvalere di un corpo docente stabile nel tempo, intorno al quale è poi auspicabile che ruotino una serie di altri esperti. «È bene non lasciarsi abbagliare dal grande nome che magari interviene solo alla lezione inaugurale» è il consiglio di Meda. Da non sottovalutare anche la presenza di un tutor, ovvero di uno o più coordinatori (7) all'interno del corso: «un'interfaccia importante con la direzione, nonché figure incaricate di facilitare il processo di apprendimento degli studenti». 8) Costo: se è vero che un buon corso non può scendere al di sotto di una certa soglia di prezzo, un costo elevato non è di per sé garanzia di qualità. Tra i master certificati Asfor si trovano ad esempio offerte che variano dai 5 ai 20mila euro. In tal senso la possibilità di ottenere una borsa di studio o anche un prestito d'onore (9) è non solo un'opportunità di risparmio, ma anche una garanzia ulteriore circa la serietà e l'impegno degli organizzatori. 10) Placement: la percentuale di corsisti che dopo il master ha ottenuto un "vero" contratto di lavoro è una delle domande a cui una scuola deve saper rispondere senza ambiguità. La brutta abitudine di includere nel placement anche i corsisti che hanno ottenuto uno stage, o una proroga dello stesso, può infatti gonfiare a dismisura le aspettative sul post-master. «Un buona direzione metterà il frequentante prima nella condizione di realizzare una valida esperienza di stage e poi di fare dei colloqui di selezione». Per posti di lavoro veri. Fermo restando «che i master non devono essere scambiati per agenzie di collocamento e che il livello di partecipazione del candidato resta sempre un elemento determinate», precisa Meda.Neppure il master più accreditato può insomma garantire a priori la certezza di un posto di lavoro e alla fine del percorso a pesare sarà anche la motivazione che ha spinto il candidato a compiere una determinata scelta formativa. Sul punto il consiglio dell'esperto è chiarissimo: nella decisione di frequentare un master mai lasciarsi guidare semplicemente dalla difficoltà di trovare un'occupazione. Ilaria Costantini Per saperne di più su questo argomento: - Post-laurea: e se la bolla dei master stesse per sgonfiarsi? - Giornalisti a tutti i costi, il business dei mille corsi - Università come agenzie per il lavoro a costo zero: una deriva da scongiurare