Due o tre cose che la commissaria Thyssen dovrebbe sapere sulla Garanzia Giovani in Italia

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 11 Feb 2015 in Editoriali

Vista la situazione disastrosa dell'occupazione giovanile in tutta Europa, la Commissione europea vuole destinare un altro miliardo di euro alla Youth Guarantee. Questo è il succo di una lettera aperta che la belga Marianne Thyssen, commissaria europea per l'occupazione, ha inviato al Corriere della Sera nei giorni scorsi. L'articolo, apparso nella pagina Analisi e commenti di sabato con il titolo «I fondi per i giovani poco utilizzati», denuncia un fortissimo ritardo nell'implementazione della Garanzia Giovani, che «ha una dotazione totale di 6,4 miliardi di euro destinati a fornire un sostegno ai soggetti più svantaggiati: i giovani disoccupati che non rientrano in nessun ciclo di istruzione, tirocinio o formazione» ricorda la Thyssen, tracciando quella che - nel migliore dei mondi possibili - dovrebbe essere la funzionalità della GG nella vita quotidiana dei giovani europei senza lavoro: «Nella pratica, rivolgendosi al servizio pubblico per l'impiego, un giovane disoccupato dovrebbe beneficiare quasi immediatamente di misure finalizzate all'occupazione, alla formazione o all'accompagnamento professionale».

Facile a dirsi, più difficile del previsto a farsi: «Purtroppo devo constatare che, a quasi due anni dal lancio dell'iniziativa, i risultati raggiunti sono al di sotto delle aspettative» scrive nero su bianco la commissaria Ue, dando una sua spiegazione allo stallo: «Gli Stati membri hanno avuto difficoltà a reperire i finanziamenti per attuare le attività e le misure previste. I governi devono infatti prefinanziare i progetti con il bilancio nazionale prima di essere rimborsati dai fondi dell'Ue» spiega la Thyssen «e questo è stato difficile proprio per i Paesi con i livelli più alti di disoccupazione giovanile, che sono al tempo stesso quelli soggetti ai maggiori vincoli di bilancio». Risultato? «Dopo due anni i fondi non sono ancora arrivati ai giovani, oppure sono arrivati in misura insufficiente».

Individuando dunque la commissaria Thyssen nella gestione contabile delle risorse il problema principale che determina la paralisi di Garanzia Giovani, l'annuncio al Corriere è quello di una iniezione di ulteriore denaro: «La mia principale proposta legislativa riguarderà un aumento di un miliardo del prefinanziamento delle operazioni a favore dell'occupazione giovanile. Così gli Stati membri avranno i finanziamenti necessari per lanciare subito le misure utili a creare posti di lavoro, tirocini e programmi d'istruzione e formazione». Un miliardo che potrebbe essere sbloccato subito: «Se il Consiglio e il Parlamento sosterranno questa misura l'importo sarà disponibile in tempi molto brevi».

Un miliardo di euro in più, dunque. Ma è questo che serve davvero? Egregia commissaria Thyssen, almeno per quanto riguarda l'Italia il problema principale non sembra essere quello dei fondi, l'impossibilità da parte dello Stato di anticipare le spese e poi chiedere il rimborso all'Ue. Di denari, in definitiva, ve ne sono già molti sul piatto. I problemi veri sono altri due, ben diversi e ben definiti, che purtroppo non si risolvono con soldi in più.

Il primo e più grave problema in Italia è che i servizi per l'impiego non funzionano. Non funzionavano già prima di Garanzia Giovani, e non funzionano a maggior ragione oggi, anche perché il surplus di lavoro dato dalla GG non è stato compensato da un aumento del personale, magari con competenze specifiche nel campo del matching domanda-offerta di lavoro. I nostri centri per l'impiego restano, per la maggior parte, inefficienti. Ogni giovane che si iscrive alla GG si trova a dover attendere tempi lunghissimi non solo per la prima chiamata, ma anche per quelle successive. Il sistema è inaccettabilmente lento e quella sua frase sacrosanta, commissaria - «Nella pratica, rivolgendosi al servizio pubblico per l'impiego, un giovane disoccupato dovrebbe beneficiare quasi immediatamente di misure» - diventa quasi una beffa alle orecchie di chi sta aspettando ormai da quattro o cinque mesi, senza aver ancora ricevuto nessuna proposta concreta.

Dunque bene un miliardo in più da parte dell'Ue per far finalmente decollare la Garanzia Giovani, ma solo stando bene attenti a che la parte di quei soldi destinata all'Italia sia destinata sopratutto a un miglioramento dei servizi per l'impiego, auspicabilmente con l'assunzione - anche solo temporanea - di addetti capaci di sveltire i processi e fornire ai giovani che richiedono la GG un servizio immediato, efficiente e incisivo, e con l'introduzione di nuovi strumenti di lavoro che facilitino da parte di questi addetti il contatto con le aziende del territorio, per individuare le posizioni vacanti e realizzare quel famoso matching finora solo sulla carta. Solo con un vincolo di questo tipo si potrà sperare che in Italia il meccanismo della GG finalmente cominci a funzionare speditamente.

Il secondo problema in Italia è che le aziende non ne vogliono sapere della Garanzia Giovani. Le sembrerà impossibile, commissaria Thyssen, ma malgrado tutti gli incentivi economici promessi, le imprese private italiane sono immensamente restie ad entrare in collaborazione con GG, aprendo opportunità di stage e di lavoro per i disoccupati under 30 italiani. Lo sono un po' perché non la conoscono, essendo stati finora poco efficaci le campagne di comunicazione su questa iniziativa a loro dedicate, ma lo sono sopratutto perché i meccanismi burocratici previsti per accedere al sistema e ricevere gli incentivi sono talmente lunghi e farraginosi che alla fine la maggior parte delle aziende rinuncia in partenza.

Certo, qui ha il suo peso anche la crisi economica, che in Italia come e più che nel resto d'Europa ha ridotto moltissimo il numero di opportunità lavorative - specialmente quelle destinate ai profili più giovani. Ma un minimo di mercato del lavoro c'è ancora, ovviamente, anche in Italia: ogni giorno le aziende pubblicano annunci ricercando stagisti e lavoratori, ogni giorno selezionano cv e fanno colloqui. Ogni giorno vengono attivati stage e contratti: ma le aziende non si fidano a farlo attraverso la Garanzia Giovani. Preferiscono perdere il vantaggio del bonus economico piuttosto che infilarsi nell'intricatissimo sistema ideato per farle partecipare alla GG.

Le basti sapere, commissaria Thyssen, che solo per quanto riguarda le indennità economiche agli stagisti di Garanzia Giovani l'Inps - l'Istituto nazionale della previdenza sociale italiano - ha diramato a fine ottobre un "messaggio" di 10 pagine - 10 pagine! - con le istruzioni procedurali e contabili. Scorrendolo cadono le braccia: un complessissimo gioco di rimandi, carte che rimpallano tra stato centrale e Regioni, soldi che devono essere periodicamente anticipati, come "provvista finanziaria", e che poi verranno restituiti, indennità che vengono erogate solo dopo la ricezione di un elenco fitto di dati sui tirocinanti beneficiari, di nuovo con rimpallo tra ministero e Regioni e con prevedibilissimo rischio di accumulare ritardi (tanto che nella circolare si legge testualmente che l'Inps «non assume alcuna responsabilità nei confronti dei beneficiari per eventuali ritardi nei pagamenti dell’indennità di tirocinio derivanti da accreditamenti tardivi della provvista finanziaria ovvero da ritardi nella trasmissione dell’elenco dei tirocinanti beneficiari e dei relativi dati»).

Tutto questo - la burocrazia, le lungaggini - comprensibilmente scoraggia le aziende, che dunque quantomeno in Italia stanno riservando alla Garanzia Giovani un'accoglienza molto fredda, e restano defilate privando i giovani di quelle opportunità cui loro anelano e che dovrebbero rappresentare il fine principale della GG.

Dall'altra parte, di conseguenza, anche tra i giovani cresce lo scetticismo nei confronti di questa iniziativa. Come Repubblica degli Stagisti stiamo realizzando da alcuni mesi un monitoraggio informale dell'attuazione della Garanzia Giovani, in collaborazione con l'associazione Adapt. Abbiamo già raccolto quasi 2mila voci e ci sentiamo di dirle, commissario Thyssen, che il sentimento più diffuso dei giovani italiani che si sono iscritti alla GG è proprio quello della sfiducia e della disillusione, nonché della esasperazione per i tempi lunghi e per le scarse opportunità prospettate.

Bisogna certamente invertire la rotta e mettere il turbo alla Garanzia Giovani, affinché non resti solamente un bellissimo progetto sulla carta, miseramente fallito nella pratica. Aggiungere un miliardo di euro ai 6 e mezzo già stanziati potrà servire solo a patto di vincolarne l'utilizzo al miglioramento sostanziale della gestione pratica, sopratutto - almeno per quanto riguarda l'Italia - rispetto all'efficienza dei centri per l'impiego e della facilità di adesione da parte delle aziende.

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