«Abbiamo 223 ragazzi che devono partire con il servizio civile nazionale il 1 febbraio». E che fino a all'altroieri sono rimasti in sospeso. A parlare è Claudio Di Blasi, presidente dell'associazione Mosaico, sodalizio bergamasco impegnato da anni sul fronte del Scn. Preso in contropiede, così come tutte le realtà analoghe, dalla sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano che ha accolto il ricorso di Syed Shahzad Tanwir, escluso dalle graduatorie perché non è cittadino italiano, bloccando l'attivazione del bando chiuso a novembre dello scorso anno.
Di Blasi, dopo l'asccoglimento del ricorso da parte del Tribunale del lavoro di Milano, qual è la situazione?
La nostra associazione aveva già ricevuto la conferma delle graduatorie, abbiamo più di duecento ragazzi che avrebbero dovuto iniziare il servizio civile il 1 febbraio. L'altro giorno, però, l'ufficio nazionale ci ha comunicato formalmente che tutto è sospeso.
Avvocati per niente e l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione hanno accolto la richiesta di sospensiva, sancita giovedì dalla Corte d'appello.
Con questo sblocco siamo tutti felici, a cominciare dai ragazzi. In questi giorni mi sono confrontato con una serie di situazioni individuali: c'era quello che aveva lasciato il lavoro per il servizio civile, l'altro che aveva affittato un appartamento vicino al luogo dove avrebbe dovuto essere impiegato... Se le partenze fossero state davvero bloccate, sarebbe stato un dramma per moltissimi di loro.
Tornando al ricorso, avete preclusioni rispetto alla partecipazione degli stranieri ai bandi per il Servizio civile?
Qui entriamo quasi nel campo delle valutazioni politiche. Diciamo intanto che la nostra associazione non ha mai preso una posizione. Se mi chiede un parere personale, dico che preferirei che il cittadino immigrato mi desse qualche segnale del fatto che vuole entrare a far parte della comunità nazionale. In altre parole, credo che sarebbe logico affermare che a questi bandi possano concorrere gli stranieri che abbiano fatto richiesta di cittadinanza italiana.
E quale sarebbe la differenza?
Non sono un avvocato, però dal punto di vista della giurisprudenza aprire agli immigrati in modo incondizionato porta a dei cortocircuiti.
Può fare un esempio?
La legge 64 del 2001, quella che ha istituito il Scn, stabilisce che il 10 per cento dei posti messi a bando per entrare nei vigili del fuoco e nel corpo forestale dello stato siano riservati a chi ha svolto il servizio civile in questi stessi settori. Ora, il corpo dei pompieri in caso di emergenza può essere militarizzato, quindi per farne parte bisogna essere cittadini italiani. Dunque, se apriamo a tutti gli stranieri, che fine fanno questi posti riservati?
In un articolo pubblicato sul sito della sua associazione lei è stato molto critico nei confronti di chi ha promosso il ricorso, quasi accusandolo di volersi sostituire al legislatore. Perché?
Quando ho letto le parole dei legali di Syed mi è sembrato che tenessero, giustamente, molto in attenzione gli interessi del loro assistito, ma che non avessero considerato i ritorni di questa sentenza sulla vita di tantissime persone. Per me è stata una leggerezza. Quando poi chiedono al governo di sedersi intorno a un tavolo per vedere come modificare la normativa, a me pare che compiano un atto irrituale: in questo Paese le leggi vengono approvate dal Parlamento e possono essere abrogate solo dalla Corte costituzionale o tramite un referendum.
Riccardo Saporiti
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