Dal 3 settembre al 4 ottobre è aperto il bando per candidarsi a un progetto di servizio civile in Italia o all'estero. Giovanni Malservigi condivide con la Repubblica degli Stagisti la sua esperienza di ex volontario.
Ho 25 anni e sono di Punta marina Terme, in provincia di Ravenna. Ho frequentato il corso di laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche a Forlì, non molto distante dal paese dove abito. Mentre studiavo ho vinto una borsa Erasmus di cinque mesi per la Slovenia, un paese vicino all’Italia ma conosciuto da noi solo per ragioni turistiche. Eppure c'è molto altro da vedere e apprezzare là: una cultura che è un crocevia tra quella balcanica e quella austriaca, gente aperta al mondo e sempre in viaggio – tutti gli sloveni sanno almeno una seconda lingua, in genere inglese o tedesco, ma anche italiano – un'università all'avanguardia e tante associazioni che spesso sostituiscono i meccanismi farraginosi della politica. Ora sono al secondo anno della laurea magistrale in Economia e politiche dello sviluppo, sempre a Forlì, con in mente un progetto preciso: lavorare in Bosnia per la camera di commercio italo-bosniaca, che ha sede proprio a Ravenna. Il primo passo è vincere una borsa di studio Erasmus mundus [programma di mobilità e cooperazione nel settore dell'istruzione superiore promosso dalla fondazione Rui insieme al Ministero dell'Istruzione; nell'immagine sotto, il logo]. Così potrei frequentare in Bosnia il mio ultimo semestre di università. Fra un mese esce il bando: tengo le dita incrociate!
Nel corso dei miei studi ho anche lavorato, quasi sempre in regola: tre stagioni al mare, tra le quali quella appena conclusa, un anno di lavoro a tempo pieno prima di iscrivermi all’università facendo il facchino e il magazziniere in un negozio di alimentari, e una stagione come commesso in ferramenta. Vivo in famiglia, perchè con i soldi che guadagno lavorando saltuariamente non riuscirei a essere autonomo: ma mi pago per intero gli studi. Nel tempo rimasto tra studio e lavoro, porto avanti un progetto da cantautore e sto incidendo il mio primo album-EP con una casa discografica indipendente di Ravenna. Stage finora non ne ho fatti, ma immagino che saranno d'obbligo una volta laureato e avrò bisogno dell'aiuto della Repubblica degli Stagisti.
Quella del servizio civile invece è stata un'esperienza veramente bella. Io l'ho fatto presso l'Arci, come assistente degli animatori della casa di riposo "Orsi Mangelli" di Forlì, anche se non c'entrava molto con il mio titolo di studio. L'iter di candidatura è stato semplice: sono stato preselezionato e ho dovuto sostenere un colloquio con i responsabili degli enti che promuovono il progetto. La mia impressione è stata quella di essere stato scelto essenzialmente sulla base del colloquio e del curriculum. Sinceramente, avevo deciso di candidarmi più che altro per lavorare un po' mentre scrivevo la tesi triennale: 433,60 euro al mese facevano comodo, e avrei lavorato al massimo trenta ore settimanali. Però una volta iniziato a prestare servizio si è aperto un altro mondo. Le figure di animatori sono importantissime, non solo per combattere la solitudine che colpisce la terza età, ma anche per aiutare persone in inevitabile declino fisico e mentale a mantenere il più a lungo possibile le loro capacità e i propri talenti, coltivando il ricamo, la poesia, il racconto (racconti di vita "avventurosa", lasciatemi questo aggettivo: la loro è stata una generazione di veri eroi, la cui memoria sta andando perduta). Tra queste persone c’erano anche i malati di Elzheimer. Il periodo trascorso nella casa di riposo è stato eccezionale sia dal punto di vista formativo che da quello umano, anche se il mio obiettivo rimane lavorare nel settore dello sviluppo socio-economico. Per due settimane ho anche prestato servizio in una tendopoli de L'Aquila, insieme alla protezione civile dell'Arci: quando si verifica un'emergenza di grande intensità, i volontari del servizio civile possono spostarsi dove serve. Un'esperienza indimenticabile! Passare del tempo con le inossidabili famiglie aquilane mi ha dato molto. Ai giovani vorrei dire di sentirsi orgogliosi di difendere la propria patria non con le armi, ma con il talento, che è esattamente l'obiettivo del servizio civile.
Testo raccolto da Annalisa Di Palo
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