Solo lo scorso anno ha dato la possibilità ad oltre 20mila giovani di vivere un'esperienza di lavoro nel terzo settore. Ma quest'anno il Servizio civile nazionale ha seriamente rischiato di non partire. Tutto a causa di una sentenza del Tribunale del lavoro di Milano.
La vicenda inizia a settembre, quando viene emesso il bando relativo al 2012. Tra gli aspiranti volontari c'è anche Syed Shahzad Tamwir, giovane pakistano di 26 anni, fresco di laurea in Giurisprudenza. Il giovane ha presentato la propria domanda per un progetto della Caritas da svolgersi all'estero, ma è stato escluso perché non è cittadino italiano. Ha presentato ricorso, assistito dai legali di Avvocati per niente e dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, e il giudice Carla Bianchini gli ha dato ragione.
Riconoscendo, si legge nell'ordinanza, «il carattere discriminatorio» dell'articolo che prevede tra i requisiti quello di essere cittadini italiani. Secondo il magistrato l'abolizione del servizio di leva ha reso il servizio civile «l'oggetto di una scelta volontaria che costituisce adempimento del dovere di solidarietà nonché di quello di concorrere al progresso materiale e spirituale della società» sanciti dalla Costituzione. Per farla breve, se il Scn è nato come forma alternativa alla leva per onorare il «sacro dovere di difesa della Patria», ora la Patria viene interpretata come «comunità di persone che vivono all'interno di determinati confini». E la cittadinanza? Secondo il magistrato del lavoro, rappresenta «l'adesione ad una collettività che opera ed interagisce su un dato territorio».
Di qui la discriminazione nell'esclusione degli stranieri. Lo stesso fatto che alcuni progetti possano essere svolti all'estero, poi, conferma «l'assenza di motivi ragionevoli e obiettivi per limitare la partecipazione» ai soli «titolari della cittadinanza italiana». Ancora, la legge 64/01, che ha istituito il Scn, prevede l'ammissione «base di contenuti non discriminatori, non richiedendo il possesso della qualifica di cittadino». Fin qui la sentenza, che ordina la sospensione delle procedure di selezione e la modifica del regolamento. La decisione del giudice è stata depositata lo scorso 12 gennaio.
Peccato che i primi volontari avrebbero dovuto prendere servizio il 1 febbraio. E così si è scatenato il panico: i tempi tecnici per un nuovo bando che consenta di rispettare i tempi previsti non ci sono: dunque 19mila ragazzi si sono trovati, da un giorno all'altro, virtualmente a spasso. Senza contare i bambini, gli anziani e i disabili dei quali i volontari si sarebbero dovuti prendere cura. L'ufficio del Scn ha subito sospeso la procedura e presentato appello contro la sentenza chiedendone una sospensione. Mentre dal mondo del terzo settore sono cominciate ad arrivare le richieste a Syed affinché ritirasse il ricorso. E non sono mancate nemmeno aspre critiche alla sua decisione di presentarlo.
I legali del giovane hanno accolto l'appello delle associazioni, richiedendo infine di congelare gli effetti dell'ordinanza. «Con l'ufficio Scn abbiamo depositato un'istanza congiunta di sospensiva, per permettere la partenza dei vari progetti», spiega Alberto Guariso [nella foto a destra], uno degli avvocati di Asgi. «In questo modo», prosegue, «non ci saranno effetti sui bandi per il 2012». E proprio ieri mattina la Corte d'appello di Milano ha accolto la proposta: la discussione nel merito è già fissata per settembre, ma intanto i volontari potranno partire. Nel pomeriggio, infatti, l'ufficio del servizio civile ha annunciato che i progetti in partenza il 1 febbraio verranno avviati regolarmente.
Chiarita la questione, che ha rischiato di lasciare a bocca asciutta 19mila ragazzi, resta una domanda: questa decisione del giudice del lavoro non rischia di inficiare tutti i bandi che prevedano come requisito la cittadinanza italiana? «Certamente questa ordinanza fa giurisprudenza, ma riguarda una situazione specifica e in Italia le sentenze valgono per il caso singolo», spiega Guariso. Apn si è occupata di diverse norme che ha ritenuto discriminatorie verso gli stranieri, dai regolamenti comunali sulle prestazioni assistenziali, ai bandi per il pubblico impiego fino alle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari. E, ovviamente, al Servizio civile. «Adesso», chiosa il legale, «chiediamo al ministero o di rinunciare all'appello o di farsi promotore di una modifica legislativa», che permetta agli stranieri di partire volontari nell'ambito del Scn.
Riccardo Saporiti
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