In un Paese che soffre di "fuga dei cervelli" - nel solo 2011, stando al rapporto Istat «Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente», sono partite oltre 22mila persone, una su quattro laureata - forse questo libro potrebbe avere l'effetto, positivo o nefasto a seconda dei punti di vista, di incoraggiare altri italiani a fare le valigie. Goodbye mamma è un e-book collettivo che raccoglie le esperienze di ragazzi e ragazze che hanno lasciato l'Italia: chi per curiosità, chi per disperazione, chi per amore. Chi ha scelto di tornare, chi ha deciso di rimanere dove ha trovato la possibilità di costruire la propria vita. Il risultato è un vero e proprio manuale di istruzioni su come partire, valido per tutte le età, visto che si conclude con un capitolo intitolato «Fuga in terza età».
Scorrendo le oltre 300 pagine di racconti e testimonianze si trovano elementi pratici, come i «6 consigli d'oro per affrontare la ricerca di lavoro». Secondo i quali occorre creare una rete di conoscenze prima di partire, focalizzarsi solo sulle aree professionali alle quali si è interessati, partire con qualche risparmio che permetta di vivere per almeno sei mesi mentre si cerca lavoro. E soprattutto fissare una data in cui si partirà comunque, anche se dall'Italia non si sarà riusciti a trovare un'occupazione.
Ma Goodbye mamma è anche una rassegna di tutte le possibilità che un giovane può sfruttare per vivere un'esperienza all'estero: dalle diverse opportunità offerte dal Progetto Leonardo - una su tutte l'Erasmus - ai tirocini che possono essere svolti al Parlamento europeo. Tutto il secondo capitolo è invece dedicato agli aspetti psicologici legati al trasferimento in un altro Paese, dai primi sei mesi di entusiasmo al periodo di depressione che inevitabilmente segue, quando la nostalgia di casa comincia a farsi sentire. Si tratta insomma di un testo da inserire in valigia insieme alla guida Routard.
Dietro alla pubblicazione di questo ebook c'è Giulio Sovran [nella foto sotto], architetto trentenne che cinque anni fa, subito dopo la laurea, ha lasciato Milano per trasferirsi in Svizzera, a Berna, dove ha trovato lavoro ed è poi riuscito ad aprire nel 2011 uno studio professionale tutto suo. Oggi non ha nessuna intenzione di tornare in un Paese in cui «i giovani fino a trent'anni vivono sotto il governo della mamma, rinunciando tanto ai loro diritti quanto ai loro doveri», racconta alla Repubblica degli Stagisti. Lui ha deciso di partire subito dopo aver assaggiato il mercato del lavoro italiano: «Dopo aver fatto un paio di colloqui, più che altro per curiosità, ed essermi sentito offrire una volta 500 euro, un'altra mille, ho iniziato un tirocinio». Ma ha resistito solo un mese: «E mi è bastato. Lavoravo dodici ore al giorno e alla fine mi hanno dato 100 euro, in una busta, con i ringraziamenti più cari». A quel punto Giulio aveva le idee chiare: «in Italia no, nel resto del mondo sì».
Dal network con altri "expat" è nato Goodbye mamma, un libro che non sarebbe stato possibile senza Internet. «A parte qualche rara eccezione, non ho visto in faccia, se non per video conferenza, alcuna delle persone che hanno collaborato, di altri conosco la voce, di altri ancora le lunghe mail di una fitta corrispondenza», scrive Sovran nell'introduzione. E il segreto alla base dei due anni di lavoro che hanno portato alla pubblicazione di questo ebook nasconde anche il motivo per cui molti sono partiti: «Tutto il rapporto di collaborazione è basato sulla fiducia, cosa che spesso manca in Italia e che invece è stata qui possibile portando a grandi risultati».
Riccardo Saporiti
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