Timbuktu: è italiano il magazine per bambini più scaricato dall'Apple Store

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 10 Lug 2012 in Approfondimenti

Ancora doveva nascere e già riceveva un premio.Stagisti Lo scorso 23 febbraio, sul palco dell'Italian innovation day ospitato dall'università di Berkeley, in California, sono salite Elena Favilli  e Francesca Cavallo [a sinistra nella foto], rispettivamente amministratore delegato e direttore creativo di Timbuktu Labs, la start-up che hanno poi fondato, sull'onda di questo successo, nel maggio del 2012 e che realizza una rivista per bambini pensata per essere visualizzata sui tablet iPad.

«La tesi di Elena, che si è laureata in Semiotica all'università di Bologna, era dedicata al tema nei nuovi media e giornalismo e si occupava della realizzazione di un magazine innovativo per iPad», racconta alla Repubblica degli Stagisti Francesca Cavallo, «io sono sempre stata appassionata di pedagogia (nonostante una laurea in Scienze della comunicazione alla Statale di Milano, ndr); dal nostro incontro il progetto ha preso la strada di un magazine per connettere grandi e piccini».

Perché Timbuktu è esattamente questo: non si tratta semplicemente di un giornale per bambini che, adeguatosi ai tempi, non si trova in edicola ma si scarica gratuitamente dall'Apple store. Questa rivista, pubblicata esclusivamente in inglese, prende spunto dall'attualità per raccontarla ai bambini, combinando elementi puramente ludici ad altri di natura educativa, nella convinzione che i bambini imparino divertendosi. Non solo: a differenza dei tradizionali videogiochi, questo strumento è pensato per essere visualizzato insieme da genitori e figli. Tanto che lo slogan che accompagna le presentazioni del progetto è «Timbuktu makes family the coolest place to be».Stagisti Ovvero, grazie a questo magazine, la famiglia è il posto più bello che c'è.

A questo progetto le due fondatrici sono arrivate da percorsi molto diversi
. Elena, 30 anni, dopo la laurea ha svolto alcuni stage nella sede di San Francisco di McSweeney's, in quella di New York della Rai e alla redazione fiorentina di Repubblica, quindi ha lavorato come giornalista a Colors Magazine e Il Post. La formazione di Francesca, invece, è legata al mondo del teatro. Oltre a due tirocini come assistente alla regia di Paolo Rossi e dei tedeschi Familie Floez, nonostante abbia appena 29 anni ha lavorato come regista, ha fondato la compagnia Kilodrammi e ha dato vita al festival internazionale Sferracavalli.

Il loro incontro è avvenuto proprio a Bologna, nell'ambito della premiazione di Working capital, un premio indetto da Telecom Italia per le tesi di laurea al quale hanno partecipato entrambe. E che ha visto Elena vincere 25mila euro, soldi utilizzati per avviare il magazine.

Il primo numero, dal titolo
«The ice issue», è nato di notte e durante i fine settimana, come un progetto alternativo al lavoro di entrambe. Da subito, però, Elena e Francesca hanno coinvolto due amici: Samuele Motta, oggi direttore artistico, e Diego Trinciarelli, che si occupa dello sviluppo web. La versione beta, la prima ad essere pubblicata nella primavera dello scorso anno, è stata scaricata 20mila volte in tre mesi. Un risultato che ha convinto le due giovani che ci fossero i margini per fare il salto di qualità. Ma in particolare è l'incontro con Joe Petillon, partner del fondo d’investimento americano Banner Ventures, avvenuto nel giugno del 2011 alla Startup Initiative di Intesa San Paolo, a cambiare il destino di Timbuktu.

Petillon si è appassionato al progetto e ha fatto da mentore alle ideatrici di questo magazine. Ed è grazie a lui se, a novembre, Elena e Francesca hanno partecipato a Mind the Bridge, iniziativa che vuole creare un ponte tra le start-up italiane e quelle della Silicon Va
lley, e hanno vinto la possibilità di trascorrere tre mesi in California. Ecco allora il volo per San Francisco e un periodo molto intenso: di giorno il lavoro a Timbuktu, di sera le feste che animano la baia. Alle quali le due imprenditrici non partecipavano per diletto, ma per fare networking. Ovvero per conoscere potenziali investitori interessati al loro progetto. Ed è proprio grazie a questa intensa attività di pubbliche relazioni che sono state selezionateStagisti per l'Italian Innovation Day.

Nel frattempo, hanno lanciato il secondo numero del magazine intitolato
«The night issue», che ha ottenuto 8mila download nella prima settimana. E poi c'è stata la premiazione, a febbraio di quest'anno, nell'ambito dell'IID. Ma è un'altra la notizia che ha fatto partire, effettivamente, il progetto: l'ingresso in 500Startups, forse il più importante incubatore di impresa americano, che accoglie Timbuktu a partire dal maggio di quest'anno, data che coincide con la nascita ufficiale dell'azienda.

Elena e Francesca hanno fondato la loro società a Mountain View, la cittadina della contea di Santa Clara dove è nato Google e
dove ora risiedono. Nonostante la sede si trovi in California, però, le due giovani hanno scelto una forma societaria tipica della costa orientale degli Usa: la loro, infatti, è una Delaware corporation.

Vengono chiamate così quelle aziende che scelgono questo stato dell'East Coast per insediare la propria sede legale. Ad attirare le aziende nel 'first state'  sono una legislazione molto snella, un tribunale che si occupa esclusivamente delle controversie legate al mondo del lavoro, ma soprattutto il fatto che lo Stato non applichi alcun tipo di tassa sugli utili. «Noi abbiamo scelto di dar vita alla nostra azienda con questa forma giuridica perché facilita la raccolta di capitale negli Stati Uniti ed è relativamente agile da costruire», spiega Francesca. Per quanto una delle principali difficoltà, all'inizio, sia stata rappresentata dagli aspetti legali: «sono abbastanza stressanti. Nonostante negli Usa pare che sia più semplice che in Italia, ci sono comunque montagne di documenti da guardare, capire, firmare».

Grazie ai 25mila euro messi a disposizione da Telecom Italia, Timbuktu ha potuto finanziare le prime spese legate all'acquisto della strumentazione tecnologica e al pagamento degli artisti che hanno realizzato l'impianto grafico, per un totale di 20mila euro. Mentre dei contenuti degli articoli si sono occupate direttamente Elena e Francesca. Nato senza alcun tipo di ricerca di mercato e senza contributi pubblici di alcuna natura, nel maggio del 2012 Timbuktu è entrato in 500Startups, che ha mess
Stagistio a disposizione un investimento di 65mila dollari, una sede fisica ed un mentore che segue lo sviluppo dell'attività, chiedendo in cambio il 6,5% delle quote societarie. Oggi l'azienda è in una fase pre-revenue, il che significa che ancora non sta fatturando. «Stiamo investendo nello sviluppo dell'azienda e riusciamo a coprire le spese», spiega Francesca.

Tanto
che sono già alla ricerca di due stagisti nelle università vicine alla Silicon Valley, per un progetto formativo di 3 mesi che prevede un rimborso spese di 10 dollari l'ora. Mentre, almeno per il momento, non sono previsti stipendi né per le due fondatrici, né per il direttore artistico, né per il responsabile Web. Una situazione che Elena e Francesca si augurano di poter cambiare presto. Magari già a metà luglio, quando 500Startups ha in programma un demo day, ovvero una giornata di presentazione a potenziali investitori delle diverse realtà incubate. Un momento cruciale per il futuro di quest'azienda, che ha bisogno di recuperare fondi per 500mila euro per raggiungere il pareggio di bilancio, risultato che si punta ad ottenere nel giro di un anno e mezzo. All'evento di quest'estate le due giovani imprenditrici si presenteranno forti dei risultati della loro rivista che, per quanto ancora non abbia una periodicità ed abbia pubblicato solo due numeri, a marzo è arrivata nella Top5 dell'AppStore statunitense.

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it


Vuoi conoscere altre storie di start-up? Leggi anche:
- ApparatiEffimeri, la pubblicità giovane si proietta sugli edifici
- Dalla pianta di jatropha il seme di una start-up, anzi due
- Non più i bambini: oggi Le Cicogne portano le babysitter
- Startupper, nuova rubrica della Repubblica degli Stagisti dedicata ai giovani che creano impresa
- Aspiranti imprenditori, una pizza è l'occasione per partire

Community