Oggi Lea Psiche parte per Los Angeles. Qui cercherà il successo per RunOrder, la start-up che ha fondato nel 2011 a New York. E lavorerà per far crescere UnsubscribeDeals, l'azienda cui ha dato vita a maggio di quest'anno insieme al suo fidanzato Edwin Hermawan [con Lea nella foto]. Nata a Sassari 28 anni fa, dopo un diploma di ragioneria si è iscritta ad Economia e marketing internazionale all'università di Modena, ma «non ho mai finito gli esami». Tornata in Sardegna, ha provato con Economia del turismo ad Olbia, anche in questo caso senza successo. Quindi ha trovato lavoro in uno studio contabile. Dopo due anni, però, ha lasciato un contratto part-time a tempo indeterminato e ha deciso di attraversare l'Atlantico.
Nella Grande Mela Lea è arrivata nel 2009 per studiare l'inglese. Invece ha trovato un fidanzato, è riuscita a completare gli studi visto che a dicembre tornerà a New York per discutere una tesi in Business of administration alla Borough of Manhattan Community College, e ha lanciato due start-up. Appena arrivata, per riuscire a mantenersi ha iniziato a lavorare come cameriera in una pizzeria gestita da italiani. Un'occupazione che le ha dato da vivere fino ad oggi e che soprattutto le ha dato l'idea per Runorder. Sì perché a fine serata, oltre a pulire la cucina e apparecchiare i tavoli per il giorno successivo, i titolari devono anche ordinare cibo e bevande. «Si fa al telefono, lasciando un messaggio in una segreteria telefonica». Il risultato è che tra il caos del locale e le difficoltà linguistiche, «nelle cucine la maggior parte del personale parla spagnolo», non sempre quello che si ordina coincide con ciò che viene effettivamente consegnato: «con il mio accento italiano mi è capitato che chiedessi una cosa e ne arrivasse un'altra».
Di qui l'idea di un sito che possa semplificare la vita sia ai ristoratori che ai distributori. «Come prima cosa sto lanciando una sorta di servizio di listing: si tratta di offrire ai locali una lista di fornitori». Dei quali Lea, che si definisce «ossessionata dalla ricerca», ha elaborato un portfolio di 25 aziende. Ma ha già raccolto altri 700 nominativi, che sta piano piano contattando per inserirli nell'elenco da sottoporre ai ristoratori. Il passo successivo è quello di permettere a questi ultimi di effettuare gli ordini via Internet. Pochi clic invece di una telefonata ad una segreteria telefonica nel cuore della notte. Bene, ma come guadagnerà l'azienda, che al momento non fattura ancora? «Ai distributori chiederemo un abbonamento mensile di 49,99 dollari. E quando partirò con gli ordini chiederò un contributo per ogni consegna».
Al momento il servizio è pronto a partire a New York, ma da oggi Lea lavorerà per attivarlo anche a Los Angeles, la città natale del suo fidanzato dove si sono trasferiti insieme. E dove si sposterà anche la sede di RunOrder, visto che questa giovane startupper ha sempre lavorato alla sua azienda dal computer di casa. Il primo comandamento resta quello del contenimento delle spese: «finora ho investito meno di 10mila dollari, in parte risparmi miei, in parte della mia famiglia». Per quanto riguarda il personale, ci sono solo due collaboratori: il programmatore e il designer. Per trovare quest'ultimo «ho cercato su un sito che si chiama Dribbble.com e ho 'incontrato' questo ragazzo polacco: non ci siamo mai visti e ci sentiamo via mail». A queste si sono aggiunte alcune spese legali e di registrazione del marchio. E il capitale sociale? «Non c'è nessun capitale, visto che ho fondato una corporation». Qualcosa di simile alla ssrl italiana, la cosiddetta impresa a 1 euro.
Una formula che in Italia è stata molto criticata: chi fornirà beni e servizi ad un'azienda che non ha capitale sociale? «È proprio questa la differenza: un americano non ti taglia le gambe, non ti chiede dove pensi di andare senza soldi. Piuttosto, pensa che hai un'idea e potresti fare milioni di dollari. E, se hai le carte, te le puoi giocare». Una reale meritocrazia, quindi? «Sicuramente puoi sentire quanto conti il merito, specie se avvii una tua attività. Anche il governo ti da un'opportunità di sviluppare i tuoi progetti, riducendo le tasse nel primo anno di start-up».
Bene, ma tutto questo è fattibile in Italia? «Certo che si può fare, basta volerlo. Mi da fastidio sentire lamentele in continuazione: nemmeno in America avevo delle opportunità, me le sono create. So benissimo che potrebbe andare male, ma ho già in mente altri due progetti di start-up». Una è solo un'idea, che Lea si tiene ben stretta. L'altra, invece, ha già preso forma con UnsubscribeDeal, la società che ha fondato con il fidanzato Edwin. In un Paese in cui le caselle di posta elettronica sono invase ogni giorno da decine di email di annunci, sconti, promozioni, l'idea è di offrire un servizio che aiuti a mettere un po' d'ordine. «È nata come uno scherzo, poi a maggio di quest'anno l'abbiamo lanciata sul serio: gli utenti pagano 2,99 dollari al mese e il nostro software li cancella da tutte queste newsletter, cui magari non ci si è nemmeno iscritti, riconosce lo spam e pulisce la casella di posta. Dopodiché, l'utente può decidere di crearsi un'email in cui vengono elencate solo le offerte preferite». È per sviluppare queste due aziende che Lea si trasferisce in California: l'idea è di farle crescere innanzitutto negli Usa. Ma «sto già lavorando ad una versione italiana».
Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it
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