Molte centinaia di migliaia di ragazzi senza lavoro attendono da mesi che parta in Italia la Garanzia Giovani. Noi qui sulla Repubblica degli Stagisti abbiamo seguito passo dopo passo la genesi di questa iniziativa che mira all'auspicato rilancio dell'occupazione giovanile: l'iter ministeriale, il ping-pong con Bruxelles, le bozze di progetto, il dibattito e le proposte delle associazioni giovanili e delle parti sociali, dando sempre conto dei passi avanti e delle criticità. Oggi è il momento di fare un aggiornamento, anche perché nei giorni scorsi un quotidiano importante ha dato una notizia choc: e cioè che la Garanzia Giovani non riuscirebbe a partire prima dell'autunno, con buona pace di chi l'attende con grandi speranze fin dall'inizio di quest'anno.
Quando partirà dunque la Garanzia Giovani? «La Youth Guarantee (stage o lavoro entro tre mesi dalla perdita del posto o dal diploma), rischia un clamoroso fermo fino a settembre» ha scritto la giornalista Valentina Conte il 28 marzo su La Repubblica: «L’Italia difatti non ha ancora inviato a Bruxelles il programma operativo. E senza l’approvazione della Commissione - non prima di 4-6 mesi - il miliardo e mezzo rimarrà congelato». Come, congelato? Come, 4-6 mesi? Come, fondi bloccati? A noi della Repubblica degli Stagisti negli stessi giorni la parlamentare che più di tutti si è occupata di Garanzia Giovani, la democratica 26enne Anna Ascani, aveva assicurato tutt'altro.
Ma allora come stanno le cose? «Non ci saranno ritardi: la Garanzia Giovani prenderà avvio a maggio di quest'anno, come annunciato. Ce l'ha assicurato la Direzione per le politiche attive e passive del lavoro del Ministero del lavoro» conferma anche oggi Anna Ascani: «È vero che il piano operativo italiano è stato parzialmente riformulato e dunque deve tornare a Bruxelles per un ulteriore ok. Ma innanzitutto per ottenerlo ci vorranno molto meno di quattro-sei mesi. E in ogni caso i ministeri interessati e le Regioni hanno raggiunto subito un accordo in base al quale le risorse per partire a maggio ci saranno, anche se non sarà ancora arrivato il nuovo benestare Ue, che comunque dovrebbe essere a questo punto una formalità. Gli stanziamenti per la Garanzia, infatti, ammontano a 1 miliardo e mezzo di euro suddiviso in tre parti: con questo accordo è stato stabilito che lo Stato anticipi una quota della sua parte, per permettere l'avvio delle attività di Garanzia Giovani entro il mese di maggio». Ma questo nuovo piano operativo qualcuno lo ha visto? «Noi ancora non lo abbiamo, ma a breve verrà messo online sul sito del ministero, a disposizione di tutti».
La Garanzia coprirà solo gli under 25 o anche gli under 29? Un altro dei punti ancora non pienamente chiari del progetto è il suo raggio d'azione. Essendo un'iniziativa di matrice europea, dove i giovani hanno mediamente percorsi di studio più brevi e tendono ad entrare prima nel mercato del lavoro, la Youth Guarantee è stata inizialmente pensata per gli inoccupati, i disoccupati e i Neet della fascia d'età 15-24 anni. L'Unione europea però, nel momento in cui ha proposto a tutti gli Stati membri di adottare questo programma per arginare la piaga della disoccupazione giovanile, ha previsto che ogni Paese potesse adattarlo alla sua realtà, eventualmente estendendo la fascia di età fino a ricoprendere anche i 25-29enni. La Repubblica degli Stagisti si è battuta fin dal primo giorno su questo punto, sottolineando che il problema della disoccupazione giovanile in Italia non riguarda tanto gli under 25, bensì proprio la fascia critica 25-29 anni. Purtroppo invece il ministero del Lavoro, all'epoca di Giovannini, ha sempre preferito tenere il focus sulla fascia 15-24enni, prevedendo che solo in un secondo momento si sarebbe potuto ampliare, con alcune iniziative specifiche, il raggio d'azione della Garanzia Giovani anche ai 25-29enni. Un errore che il nuovo governo ha promesso di voler correggere: il premier Matteo Renzi ha infatti annunciato a metà marzo di voler estendere agli under 29 l'accesso a questa iniziativa. Ma non sono disponibili ulteriori dettagli: anche per questo sarebbe importante poter visionare il nuovo progetto.
Laureati automaticamente esclusi? Anche perché strettamente legata alla scelta della fascia d'età da far accedere al programma è la questione importantissima della inclusione - o esclusione - dalla Garanzia Giovani della platea dei laureati (neo o meno neo). Qui il discorso è matematico: se si tiene il limite a chi non ha ancora compiuto 25 anni, come aveva stabilito Giovannini, automaticamente una enorme quota di laureati italiani viene esclusa da questa iniziativa. L'età media degli italiani alla laurea è infatti 25 anni: troppo tardi dunque (considerati anche i 4 mesi che dovrebbero passare dal conseguimento del titolo alla fruizione del servizio) per candidarsi. L'intervento correttivo "amplificatore" annunciato da Renzi farebbe rientrare in gioco tutti i laureati under 29, chiamando in causa dunque tutte le università e facendo loro giocare un ruolo più attivo nella promozione della Garanzia, che a quel punto potrebbe essere richiesta da tutti i loro neolaureati che allo scoccare dei 4 mesi dal conseguimento del titolo di studio non avessero ancora trovato una collocazione nel mercato del lavoro. Ora tutto dipende da se questo intervento "amplificatore" ci sarà davvero: certo sarebbe da pazzi ignorare il problema dei laureati italiani che pur avendo studiato molto faticano a trovare lavoro, vengono spesso sottoinquadrati e quasi sempre sottopagati: anche a loro la Garanzia servirebbe, e molto. Anche solo per non maledire il giorno in cui hanno deciso di iscriversi all'università
Utilizzo dei fondi. Sul piatto c'è un bel pacchetto di risorse: un miliardo e mezzo di euro non si vede tutti i giorni. Eppure grandi sono le perplessità rispetto all'efficacia delle misure pensate per spendere questi soldi. Molti in questi mesi hanno tirato la giacchetta per far includere o escludere determinate voci dal computo finale. Si è parlato di destinare queste risorse al miglioramento del funzionamento dei centri per l'impiego, oppure alla creazione all'interno dei centri per l'impiego di sportelli ad hoc dedicati ai giovani, con persone particolarmente preparate rispetto alle mansioni di collocamento del personale entry level; questo dibattito è poi tracimato in una (impietosa) analisi dei servizi, troppo scarsi, offerti da questi centri alla platea dei disoccupati e degli inoccupati, e della diffidenza che i giovani giustamente nutrono rispetto a uffici pubblici che raramente riescono davvero a costruire solidi rapporti con le aziende del territorio e a collocare in maniera efficiente le persone in cerca di lavoro. In particolare, c'è il rischio che con così tanti soldi in ballo, si trovi il modo di favorire i soliti amici degli amici con voci di spesa poco utili.
Due casi su tutti a rischio spreco: la comunicazione e l'infrastruttura informatica. Si è detto che la Garanzia Giovani avrà bisogno di un sito suo, in grado di ospitare e gestire centinaia di migliaia di cv e di far parlare tra loro tutti i servizi per l'impiego delle varie province e regioni, matchando la richiesta e offerta di lavoro. Non è però ancora chiarissimo se verrà implementato il sito del ministero già esistente, Cliclavoro, costato già parecchi milioni di euro eppure risultato spesso inadeguato, oppure se verrà creato un sito ad hoc, il famoso www.garanziagiovani.gov.it che però a tutt'oggi non è ancora attivo. O se i due siti coabiteranno, spartendosi la platea di iscritti. La cosa preoccupante qui è che fonti autorevoli (che noi della Repubblica degli Sttagisti abbiamo avuto modo di sentire direttamente e che sono state anche riprese dal professor Tito Boeri in un articolo pubblicato in prima pagina qualche settimana fa sul quotidiano La Repubblica) hanno parlato, pubblicamente, di una cifra enorme che sarebbe stata stanziata per questo rinnovo dell'infrastruttura informatica: 100 milioni di euro. È davvero così? Sembra una somma davvero mostruosa, anzi, di più: tanto che lo sarebbe perfino con uno zero di meno. Un lavoro del genere, per quanto complesso, non vale certo milioni di euro. E poi: come verrebbe scelta l'azienda informatica alla quale affidare l'appalto? È già stato fatto un bando?
Altro capitolo di spesa, la comunicazione. Qui la retorica è facile: «Possiamo fare il progetto migliore del mondo, ma se poi non riusciamo ad arrivare ai giovani, se i diretti interessati non vengono a conoscenza dell'esistenza della Garanzia Giovani e non si candidano per usufruirne, avremo fallito». Certo, è vero. Però anche qui sempre fonti autorevoli parlano di nuovo di altri 100 milioni di euro. E anche qui la domanda sorge spontanea: a chi andranno? La cosa migliore sarebbe che venissero sparpagliati in molti rivoli, attraverso un attento studio della comunicazione online e offline maggiormente utilizzata dal target 15-29 anni, e restringendo poi il campo ai canali in linea con una iniziativa a cavallo tra la formazione e l'occupazione. Scuole, università, siti specializzati, social network: ci si può sbizzarrire. Ma come faremo a sapere come verranno spesi questi soldi (e quanti saranno di preciso), e ad essere sicuri che non si vadano a oliare i soliti meccanismi, favorendo come al solito gli amici degli amici? Forse la cosa migliore sarebbe che il ministero facesse una call, chiamando a candidarsi tutti i soggetti che ritengono di avere un bacino di utenza coerente con la Garanzia, e poi spartendo equamente i fondi. O forse è troppo tardi?
Incognita stage. C'è poi la questione dello stage, strumento che viene indicato anche nel progetto originale di Youth Guarantee come una delle opzioni che nell'ambito di questi programmi può essere offerta ai ragazzi in alternativa a un posto di lavoro, un apprendistato o un corso di formazione. Qui bisogna andarci coi piedi di piombo perché ogni lingua ha la sua terminologia e ogni Paese ha il suo codice del lavoro, e bisogna conoscere molto bene la situazione italiana e non fare gli struzzi davanti ai problemi. La Repubblica degli Stagisti ha sempre messo in guardia il ministero del Lavoro dalla tentazione di utilizzare lo stage come "contentino" per i fruitori della Garanzia Giovani, dando loro l'illusione di mettere un piede nel mercato del lavoro. illusione che poi si tramuta, dati alla mano, in frustrazione nel 90% dei casi, perché solo il 10% dei tirocini si tramuta in un rapporto di lavoro secondo la rilevazione più attendibile (Unioncamere Excelsior). Anche rispetto a questo punto, ancora non si capisce bene che posizione voglia prendere il governo Renzi, e quali indicazioni verranno date alle Regioni dalla "regia nazionale" della iniziativa Garanzia Giovani. Noi auspichiamo che, se gli stage verranno inseriti nei percorsi di collocamento dei giovani, siano "controllati a vista" rispetto alla qualità e al rigoroso rispetto delle normative regionali in materia, in special modo per quanto riguarda l'indennità (che reputiamo siano i soggetti ospitanti a dover erogare, non lo Stato, o almeno non più che per una quota parte): e sopratutto che siano tutti e inderogabilmente "tirocini di inserimento / reinserimento lavorativo", e non "tirocini di formazione e orientamento". Sembra una piccolezza, ma conta: non solo gli addetti ai lavori, ma anche i giovani lo sanno.
Per tutti questi punti, e quelli che sicuramente potrebbero essere aggiunti all'elenco, la trasparenza deve essere oggi più che mai un mantra: sopratutto quando si parla iniziative orientate a risolvere il dramma dell'occupazione giovanile.
Eleonora Voltolina
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