Chi ha paura della Garanzia Giovani (e delle aspettative dei giovani italiani)?

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 02 Mag 2014 in Editoriali

Sergio Cofferati è un europarlamentare del Pd. È stato eletto nel 2009 con una mole imponente di preferenze - oltre 200mila - ed è ricandidato anche per questa tornata. Prima dell'impegno politico è stato per oltre un ventennio dirigente sindacale della Cgil - arrivandone al vertice come segretario generale tra il 1994 e il 2002 - e poi per un mandato anche sindaco di Bologna. stage lavoroL'altra sera Cofferati era ospite, insieme a me e al senatore Pietro Ichino, alla trasmissione Ottoemezzo. Si parlava di lavoro, alla vigilia del primo maggio, e io avevo citato in un mio intervento la Garanzia Giovani, sottolineando la grande attesa che c'è intorno a questa iniziativa da parte di centinaia di migliaia di ragazzi italiani senza lavoro. Il colpo di scena è arrivato, almeno per me, totalmente inaspettato: «Consiglierei di non enfatizzare Garanzia giovani», ha detto a un certo punto Cofferati: «Garanzia Giovani non crea un posto di lavoro nemmeno per scherzo. È un modello di ammortizzatore sociale, utilissimo per proteggere delle ragazze e dei ragazzi, finito il percorso di formazione scolastica, quando entreranno nel mondo del lavoro e non troveranno subito un impiego, attraverso stage e formazione». L'europarlamentare ha addirittura paragonato la Garanzia alla «cassa integrazione degli anni Settanta, dei miei tempi» - Cofferati ha oggi 66 anni - chiudendo con un'ammonizione: «La Garanzia Giovani non dovete spacciarla come una soluzione che offre lavoro, non è così. State attenti, create confusione, create aspettative».
Ho fortemente contestato queste affermazioni durante la trasmissione, rispondendo in diretta a Cofferati. Vale però la pena di mettere nero su bianco questa cosa, perché penso sia grave, e quasi strabiliante, che proprio un europarlamentare travisi così clamorosamente la natura di una iniziativa di matrice europea come la Garanzia Giovani. E anche perché questa tendenza a sminuire preventivamente la Garanzia l'avevo già sentita altrove: è un'aria che si respira da tempo al ministero del Lavoro, e si leggeva anche tra le righe della più recente intervista rilasciata dal ministro Poletti al Corriere della Sera sul tema. Sembra quasi insomma che ci sia una sorta di rassegnazione, del tipo "Ma che posti di lavoro volete che troviamo ai giovani, se le aziende licenziano e chiudono?"; e che quindi la Garanzia non possa avere nessun effetto di occupazione, e si debba limitare a "far passare la nottata", nei prossimi mesi, in attesa che magicamente l'economia si riprenda e che dunque anche il mercato del lavoro riparta. Interpretando la Garanzia giovani come una cura palliativa per un malato (la disoccupazione giovanile) incurabile, anziché come una cura aggressiva e sperimentale con l'obiettivo di guarirla, la malattia, e magari anche frenarne il contagio.
Dunque, caro Cofferati, no. La Garanzia Giovani non è un programma di formazione destinato ai giovani. Proposta da alcuni europarlamentari e formalizzata infine attraverso una Raccomandazione del Consiglio europeo dell'aprile del 2013, essa è definita testualmente così: «Il termine "garanzia per i giovani" si riferisce a una situa­zione nella quale, entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema d'istruzione formale, i giovani ricevono un'offerta quali­tativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio». Ancor prima, nel 2010, vi era stata una decisione dello stesso Consiglio che invitava gli Stati mem­bri a «promuovere l'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro e ad aiutarli, soprattutto i Neet, in collabora­zione con le parti sociali, a trovare un primo impiego, a fare esperienze lavorative o a proseguire gli studi o la formazione, anche attraverso l'apprendistato, interve­nendo rapidamente in caso di disoccupazione».
stage lavoroDunque la Garanzia giovani non è affatto un "parcheggio" dove mettere decine di migliaia di giovani in attesa di tempi migliori, dando loro un po' di formazione per non farli stare con le mani in mano. È invece un programma concepito a livello europeo per l'occupazione e l'occupabilità dei giovani: prevede in sostanza che essi non siano lasciati soli, una volta terminati o abbandonati gli studi, ma che al contrario ciascun Paese se ne prenda carico in maniera attiva, accompagnandoli verso un lavoro o un'esperienza "on the job", con il chiarissimo e dichiarato intento di farli entrare nel mercato del lavoro.
Cofferati definisce questo progetto un «ammortizzatore sociale», ma invece non c'è niente di più lontano dal concetto di ammortizzazione sociale per quanto riguarda il vero spirito della Garanzia giovani. Altro che ammortizzare: la Garanzia è pensata per rilanciare una intera generazione di ragazzi che hanno difficoltà, specialmente in questo periodo di crisi, a trovare una collocazione nel mondo del lavoro, partendo dal presupposto che si debba investire su di loro, seguirli, supportarli. E che da questo lavoro intensivo si otterrà un giovamento per tutto il Paese. Del resto ufficialmente anche il ministero del Lavoro, in occasione dell'audizione del ministro (all'epoca Giovannini) alla Commissione lavoro del Senato lo scorso 14 gennaio, aveva presentato la Garanzia come inscritta in un più ampio «piano straordinario per le politiche attive», dichiarando che uno degli obiettivi strategici prioritari è quello di «aumentare le opportunità di lavoro di chi oggi è disoccupato o inattivo, specialmente dei giovani, consentendo alle diverse tipologie di imprese di cogliere ogni opportunità di ripresa economica anche sul piano occupazionale».
L'impressione, insomma, è che se i vertici di Parlamento, Commissione e consiglio europei avessero sentito l'interpretazione che l'eurodeputato Cofferati dà disinvoltamente del programma Garanzia Giovani, molti capelli si sarebbero rizzati. Perché tutto vuole l'Ue tranne che questo programma, su cui solo per l'Italia c'è un investimento di ben un miliardo e mezzo di euro (prevalentemente di provenienza europea), venga percepito e gestito come un "ammortizzatore sociale". Con l'obiettivo al ribasso di "ammortizzare", cioè, smorzare, attutire la disgrazia sociale della disoccupazione e dell'inattività dei giovani italiani.
Certo, è quasi banale confermare che quante più competenze una persona ha, tanto più forte e dunque spendibile risulta il suo curriculum: per questo ci sono i corsi di formazione, le scuole di specializzazione, per questo ci sono anche gli stage che mirano a far imparare in pratica quel che si è appreso sui libri, a scuola o all'università. Dunque nessuno mette in dubbio che una rilevante parte delle azioni della Garanzia giovani consisterà nel rafforzare il cv dei ragazzi inoccupati, disoccupati o Neet, permettendo loro di imparare nuove cose ed essere quindi più appetibili in caso di selezione di candidati per un posto di lavoro. Il punto focale però, da non perdere di vista, è che tutto lo sforzo e tutti i soldi (ricordiamolo: 1,5 miliardi di euro!) devono essere concentrati su un unico obiettivo finale: che i ragazzi si inseriscano nel mercato del lavoro. Non che lo sfiorino, non che lo annusino: che si inseriscano. E aggiungo io: dignitosamente.
Dunque sì, onorevole Cofferati (e ministro Poletti). I giovani italiani devono nutrire, più che legittimamente, molte aspettative nei confronti dell'iniziativa Garanzia Giovani. E sta al ministero del Lavoro, al governo e in generale alla politica non deludere quelle aspettative. Usare bene, molto bene i soldi. Misurare bene, molto bene l'efficacia delle azioni messe in campo. E soprattutto non cedere alla tentazione di snaturare la Garanzia, fingendo che sia qualcosa di diverso da quella che è. L'obiettivo deve essere quello della occupazione e della occupabilità dei giovani. La formazione, così come gli stage che sono una tipologia avanzata di formazione "on the job", possono essere delle modalità attraverso cui la Garanzia Giovani viene declinata: ma non certo come un ammortizzatore sociale.

Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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