Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 29 Apr 2013 in Notizie

severino nappi stage campania

Più ombre che luci nel regolamento regionale sugli stage in arrivo in Campania. La data del 24 luglio, entro cui le Regioni italiane sono chiamate a recepire con un proprio provvedimento le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio, potrebbe trasformarsi in un appuntamento amaro per gli oltre 22mila giovani che, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno svolgono un tirocinio nel territorio campano.
Attualmente questa schiera di stagisti non ha a disposizione alcuna normativa regionale cui rifarsi, a differenza dei “colleghi” toscani, abruzzesi e lombardi, ma può fare riferimento solo all’intricatissima normativa nazionale: il decreto interministeriale 142/1998, l'articolo 11 del decreto legge 138/2011 poi annullato dicembre 2012 da una sentenza della Corte Costituzionale, l'articolo 12 della riforma Fornero. Un groviglio di norme in cui è difficile orientarsi, e che lascia - purtroppo - ampi margini di libertà d'azione e d'interpretazione a tutte quelle aziende e quegli enti che vogliano usare impropriamente il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi.
Insomma, di flessibilità - talvolta spinta ai limiti della deregolamentazione assoluta - nell'universo stage pare ce ne sia a sufficienza. Eppure l'avvocato Severino Nappi, assessore al Lavoro e alla formazione della Regione Campania, nonché professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’università della Calabria, è di diverso avviso: «Non pensiamo di ricorrere a una legge regionale, perché in una materia dinamica come quella delle regole sul lavoro c’è bisogno di flessibilità e di capacità di adeguamento alle esigenze del mercato per evitare di rendere sempre tutto complicato. Abbiamo già delle linee guida nazionali, e quindi è sufficiente un regolamento». Eppure, dato che l'uso distorto e talvolta anche il palese abuso dei tirocini in Italia è all'ordine del giorno - come la Repubblica degli Stagisti denuncia da anni - questo è un terreno terreno su cui, in fatto di regole chiare, non sarebbe il caso di andare al risparmio.
Ma non è questa l'unica sorpresa che riserva l'assessore della giunta guidata dal marzo 2010 da Stefano Caldoro (PdL). Dapprima l'avvocato esprime rassicurazioni sul rispetto dei tempi («Abbiamo già predisposto una bozza di regolamento che recepisce le linee guida, in una versione che definirei estremamente avanzata e pronta per l’approvazione»), poi però per rispondere alla domanda sul coinvolgimento delle parti sociali nell'elaborazione del testo sceglie un tempo verbale molto sospetto, il futuro: «Le proposte programmatiche o legislative specie in materia di lavoro e formazione sono sempre condivise preventivamente con le parti sociali. È una modalità già sperimentata con successo per altri testi di legge come l’apprendistato, la sicurezza sul lavoro, la regolamentazione del mondo della cooperazione e altri dispositivi di politica del lavoro. Anche questa volta la proposta sarà preliminarmente condivisa al tavolo del partenariato e poi approderà in giunta». Ma come, la bozza è in una versione «estremamente avanzata», già «pronta per essere approvata» nell'arco di settimane, ma le parti sociali non sono ancora state coinvolte? Per fare un confronto: anche Puglia e Veneto hanno in mano al momento una bozza, il cui iter legislativo sembra nella stessa fase del documento campano, ma in entrambi i casi il testo è stato frutto della concertazione con le parti sociali che hanno avuto un peso non trascurabile nell'indirizzare i contenuti del provvedimento.
Come mai all'ombra del Vesuvio le cose sono andate diversamente? Forse perché le parti sociali, e in particolare le associazioni sindacali, potrebbero muovere più di un'obiezione su vari punti del testo. Non tanto sull'indennità obbligatoria, su cui la Regione non mostra la volontà politica di migliorare le indicazioni contenute nelle linee guida: «Nella nostra bozza abbiamo previsto un rimborso mensile lordo di 300 euro per i primi tre mesi di tirocinio, che diventano 400 nel caso in cui il tirocinio preveda una durata superiore». E neppure sulla durata dello stage, altro punto su cui la Campania sembra non sentire l'esigenza di interventi migliorativi rispetto alle indicazioni emanate a gennaio, mantenendo a 12 mesi la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento (a differenza di Puglia e Veneto che intendono abbassarla a 6). Fin qui, comunque, le indicazioni minime previste dalle linee guida vengono rispettate.
La mesta sorpresa arriva da un altro punto della bozza, quello che regola la proporzione tra tirocinanti e dipendenti. In quest'ambito le linee guida non hanno modificato per nulla la norma in vigore già dal decreto interministeriale 142/1998. Si legge infatti nel documento della Conferenza Stato-Regioni: «Possono ospitare tirocinanti nei limiti di seguito indicati: a) le unità operative con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato: un tirocinante; b) le unità operative con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e venti: non più di due tirocinanti contemporaneamente; c) le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato: tirocinanti in misura non superiore al 10% dei suddetti dipendenti contemporaneamente, con arrotondamento all'unità superiore».
Su questo punto la Regione Campania ha preferito «prevedere una ripartizione più diversificata», come spiega Nappi: «per i soggetti ospitanti che hanno un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso fra uno e quattro: massimo un tirocinante; compreso fra cinque e otto: massimo due tirocinanti; compreso fra nove e dodici: massimo tre; compreso fra tredici e sedici: massimo quattro; compreso fra diciassette e venti: massimo cinque; per i soggetti ospitanti che hanno oltre venti dipendenti a tempo indeterminato: un numero di tirocinanti non superiore al 30% dell’organico a tempo indeterminato».
Ricapitolando: una piccola azienda con 13 dipendenti passerà dal poter ospitare due stagisti, come è sempre stato dal 1998, a quattro, raddoppiando così le sue capacità di accoglienza e formazione - o forse la possibilità di utilizzare forza lavoro a basso costo? Per non parlare di un'azienda di medie o grandi dimensioni che potrà letteralmente triplicare il numero di stagisti, “saltando” improvvisamente dal 10 al 30%. 


In Campania nel 2011 sono stati 13.010 gli stage (curriculari ed extracurriculari) svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior), a cui bisogna aggiungerne, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, altri 7/8mila negli enti pubblici e almeno 2.500 nelle organizzazioni non profit, per un totale di oltre 22mila stage attivati in un anno. Sui 13.010 tirocinanti nel settore privato, quelli "ad alta scolarizzazione" («laureati o laureandi», li definisce la ricerca Unioncamere) costituivano il 44,1%, un dato ben più alto della media nazionale (31,9%).
Per il 2012, qualche numero lo offre l'assessore Nappi: «I dati disponibili dalle comunicazioni obbligatorie [che riguardano solo gli stage extracurriculari, ndr] indicano che ogni anno in Campania sono attivati circa 7mila tirocini. In particolare 7.171 nel 2010, 7.406 nel 2011 e 7.495 nel 2012. Un dato crescente, che crediamo verrà confermato nei prossimi anni».

Ma c'è da andar fieri di questo pronostico? Non c'è dubbio che se la bozza verrà approvata così come viene prospettata da oggi dall'assessore, aziende, associazioni ed enti pubblici potranno addirittura triplicare, già a partire dalla seconda metà del 2013, il numero di stagisti. Ma è importante capire le motivazioni reali che spingono e spingeranno le realtà pubbliche e private campane a prendere sempre più stagisti. Un anelito puramente altruistico verso i giovani, per formarli e trasferire loro competenze, oppure un semplice calcolo di risparmio, perché rispetto al costo di un dipendente regolarmente assunto o di un apprendista gli stagisti, con i loro 300 euro scarsi di indennità obbligatoria, saranno molto più convenienti? Si attende, a questo punto, la reazione dei sindacati.

di Anna Guida

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