50mila. Tanti sono i giovani che ogni anno vanno a fare stage in bar, ristoranti, alberghi, campeggi, fast food: sono le imprese che in gergo tecnico si chiamano «servizi di alloggio e ristorazione» e «servizi turistici». E possono contare su due formidabili bacini, sempre stracolmi, da cui attingere: gli istituti alberghieri (e tutti le scuole di formazione simili) da una parte, i corsi di laurea in turismo e materie affini dall'altra. Pieni di giovani bisognosi di fare esperienza sul campo, durante gli studi e appena dopo.
La notizia di oggi è che Federalberghi, l'organizzazione nazionale che rappresenta gli albergatori italiani, ha annunciato di aver depositato un ricorso al Tar contro le linee guida concordate a gennaio in sede di Conferenza Stato - Regioni sulla materia dei tirocini (non tutti: solo quelli extracurriculari).
Scoprire di cosa si lamenta Federalberghi, però, è sorprendente: il ricorso, come riporta l'articolo di Fabio Savelli su Corriere.it, verte sulla proporzione tra numero di tirocinanti e numero di dipendenti. Perché, si chiederà qualcuno, le linee guida hanno per caso introdotto criteri più stringenti che in precedenza? Hanno ridotto il numero di stagisti ospitabili? Macché. Le linee guida, su questo punto, hanno ricalcato pedissequamente le norme precedenti, nella fattispecie il decreto ministeriale 142 del 1998 che per anni ha regolato tutti gli stage attivati in Italia.
E allora di che si lamenta Federalberghi? La risposta che il direttore generale Alessandro Nucara affida a Savelli è questa: «Noi impugnammo già quella legge, perché ci sembrava già all'epoca necessario riconoscere al comparto turistico una deroga rispetto a quel principio. Molte aziende sono a conduzione familiare o sono piccole realtà. E così viene preclusa loro la possibilità di usufruire dei tirocinanti, in modo da formarli per un possibile successivo inserimento lavorativo». Vale la pena di "vivisezionare" questa dichiarazione, perché contiene molti aspetti interessanti.
Il primo: Nucara dice che già Federalberghi anni fa impugnò quell'aspetto: si immagina dunque faccia riferimento alla 142/1998, e a un ricorso al Tar analogo a quello di oggi. Ma poiché la legge non è mai stata cambiata, si può intuire che quel primo ricorso sia andato perduto da Federalberghi. E allora perché, è lecito chiedersi, incaponirsi a presentare ricorso sempre sullo stesso punto?
Il secondo: Nucara fa riferimento allo stage come preludio di un possibile «inserimento lavorativo». Purtroppo però i numeri raccolti annualmente dall'indagine Excelsior di Unioncamere sull'utilizzo dei tirocini in Italia raccontano un'altra storia: solo 7 stagisti su cento, nel settore «servizi di alloggio e ristorazione, servizi turistici», vengono poi assunti. Siamo ben tre punti percentuali sotto la già bassissima media, che si attesta al 10,2%. Alla luce di questi dati, l'«inserimento lavorativo» prospettato sembra più una chimera che altro.
Il terzo: l'Italia è un paese letteralmente fondato sulle aziende familiari, le microimprese con pochissimi dipendenti. Perché mai il comparto turistico dovrebbe godere, rispetto a tutte le altre imprese simili, di una deroga alla normativa sugli stage?
Vi sono poi altre considerazioni a latere.
Quel che in realtà forse spaventa molte aziende - in questo caso quelle rappresentate da Federalberghi - è l'imminente (si spera) introduzione dell'obbligo di erogare ai tirocinanti una indennità, che secondo le linee guida non dovrà essere inferiore a 300 euro al mese, ma che poi ciascuna Regione potrà quantificare in autonomia. A parte il fatto che al momento questo obbligo sussiste solo in Toscana e Abruzzo, le uniche due regioni ad aver introdotto - addirittura prima delle linee guida - provvedimenti regionali in questo senso; ma davvero si può credere che un albergo, un ristorante, un bar non abbiano 300 euro al mese da dare a uno stagista, come premio per il suo tempo e il suo impegno? C'è da chiedersi se sia sana un'azienda incapace di far fronte a una spesa simile.
E c'è un altro punto delle linee guida che forse non va giù a Federalberghi: quello in cui si prescrive, «al fine di riqualificare l’istituto e di limitarne gli abusi», che i tirocinanti non possano «sostituire i lavoratori con contratto a termine nei periodi di picco delle attività» né essere utilizzati «per sostituire il personale del soggetto ospitante nei periodi di malattia, maternità o ferie né per ricoprire ruoli necessari all’organizzazione dello stesso». Perché i periodi di picco delle attività, ovviamente, potrebbero essere intesi come i periodi di alta stagione degli hotel e delle località di vacanza. Proprio quelli in cui qualche stagista (gratis) a dare una mano alla reception, alla cassa o al servizio ai tavoli fa più comodo.
L'universo che sta dietro al ricorso annunciato oggi da Federalberghi contro le linee guida sui tirocini extracurriculari, insomma, è ben più complesso di quanto potrebbe sembrare. Ma la domanda in fondo è una: se non più tardi di qualche settimana fa Federalberghi lanciava l'allarme sulla crisi profonda del settore, che si concreta in minori introiti e dunque anche in minori posti di lavoro, perché oggi rivendica così aggressivamente la possibilità di avere più stagisti?
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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