«Buonasera, vorrei raccontarvi cosa mi è successo»: alla redazione della Repubblica degli Stagisti arriva all'inizio di luglio una email dal titolo significativo: "Aiuto: situazione un po' ambigua". A scriverla è Maria [il nome è di fantasia], giovane – ma niente affatto sprovveduta – aspirante giornalista. «Da metà novembre a fine dicembre del 2009 ho svolto uno stage organizzato dalla mia università in un quotidiano locale online della mia città, un piccolo capoluogo di provincia del Lazio. Dopo la fine dello stage mi hanno chiesto se avevo intenzione di diventare una giornalista e se volevo iniziare a collaborare con loro. Mi avevano proposto una collaborazione settimanale, retribuita tramite ritenuta d'acconto ogni mese che poi dopo due anni sarebbe servita a certificare il mio lavoro e a farmi prendere il tesserino da pubblicista. Sembrava che fosse una proposta seria: ho accettato e a partire dal 1° febbraio in quasi due mesi ho scritto undici articoli». Invece la testata non mantiene le promesse: «Non mi hanno pagato gli articoli e ogni volta che chiedevo spiegazioni fingevano di non capire, si negavano al telefono, inventavano dei contrattempi. Dopo aver insistito per un po', non sapendo più cosa fare, mi sono rivolta ad un avvocato: ma la situazione fino ad oggi ancora non si è sbloccata. L'avvocato ha mandato al direttore di questo quotidiano una lettera in cui chiedeva il perché della mancata retribuzione e si riferiva per il pagamento al tariffario dell'Ordine dei giornalisti del Lazio. Loro hanno risposto che non potevano pagarmi così tanto e che potevano darmi solo 100 euro perché anche tutte le altre persone che lavorano lì le pagano solo 9 euro ad articolo, perché "in città si paga in questo modo"! Ma cosa significa? È possibile?». A questo punto Maria rivolge alla Repubblica degli Stagisti la sua richiesta di help: «Il mio avvocato mi ha detto che non sapeva più cosa fare perché non conosce il campo del giornalismo e non sa come comportarsi e che avrebbe chiamato presto un consulente del lavoro. Potete chiarirmi un po' la situazione? Secondo voi cosa dovrei fare?». A stretto giro di posta, la Repubblica degli Stagisti risponde a Maria: «Altro che ambigua, è una situazione pessima. In estrema sintesi: è vero che il Tariffario esiste, ma non viene più aggiornato dal dicembre 2006 e purtroppo non è vincolante. Puoi trovarne riassunti i contenuti nell’articolo "Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche". Come vedrai, le tariffe minime variano a seconda del tipo di testata e della tiratura: immaginiamo che il quotidiano online in questione faccia parte della categoria G, e quindi dovrebbe pagare ogni notizia almeno 25 euro e ogni articolo almeno 60 euro. Per notizia si intende una "concisa informazione fornita dal giornalista su fatti o situazioni"; per articolo un "testo in chiave di resoconto o di analisi su fatti o temi diversi fino a due cartelle da 25 righe di 60 battute l’una". Bisogna poi tenere conto che tu non sei ancora iscritta all'albo dei pubblicisti o dei professionisti: le tariffe indicate valgono per queste due categorie, mentre per quanto riguarda coloro che svolgono attività giornalistica ai fini dell’iscrizione all’elenco pubblicisti bisogna rifarsi a una decisione approvata dalla Consulta dei presidenti degli Ordini regionali nel 1995, in cui era specificato che "pur tenendo conto delle diverse potenzialità economiche espresse da regioni italiane fra loro anche molto differenziate, sia indispensabile giudicare adeguata una retribuzione che, per ognuna delle previste prestazioni giornalistiche, almeno non sia inferiore al 25% della somma prevista dal Tariffario". Quindi il nostro consiglio è quello di chiedere attraverso il tuo avvocato che ti siano corrisposti 15 euro per ogni pezzo, come da accordi, e di inviare la richiesta per raccomandata con ricevuta di ritorno mettendo in copia conoscenza (e inviando quindi la relativa copia cartacea) il neoeletto presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, che sempre si è mostrato molto attento a questi temi (v. "Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti"), e quello dell'Ordine regionale del Lazio [nell'immagine a sinistra, l'homepage del sito] Bruno Tucci. In bocca al lupo e... facci avere tue notizie!».
All’inizio di settembre Maria torna a scrivere alla Repubblica degli Stagisti con buone notizie: «Volevo dirvi che grazie al vostro aiuto e grazie al mio avvocato sono riuscita a risolvere il mio problema. Sono stata pagata tramite ritenuta d'acconto e ho preso il minimo, 15 euro ad articolo, ma va bene lo stesso, l'importante è che dopo oltre tre mesi la situazione si sia risolta. Di nuovo grazie per la vostra risposta». Grazie a Maria per non aver subito in silenzio; a lei e a tutti gli aspiranti pubblicisti un grande in bocca al lupo per il loro percorso, e un consiglio: tenete sempre a mente che il vostro lavoro giornalistico ha un valore, e che dovete pretendere che esso sia pagato adeguatamente. Non si scrive per la gloria, o per ottenere il tesserino ad ogni costo: il giornalismo è un mestiere, non volontariato.
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»
- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»
- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere stati pagati. Ma gli Ordini non vigilano?
- Da 250 a 500 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni
- L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commetto reati penali»
E anche:
- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti
- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni
- Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche
Community