L’informazione ha un costo. In tempi di crisi, però, questo dettaglio sembra passare in secondo piano: almeno stando alla ricerca “Smascheriamo gli editori”, presentata qualche giorno fa dall’Ordine nazionale dei giornalisti [nell'immagine a destra, un momento della presentazione]. Lo studio analizza le retribuzioni dei freelance, ossia i collaboratori, di una cinquantina di testate nazionali e locali, esaminando i dati che loro stessi hanno fornito all'Ordine.
Il quadro è allarmante: articoli pagati meno di 3 euro, compensi percepiti dopo anni - o mai. La condanna non risparmia nessun settore: dalla carta stampata ai giornali online, dalla radio alla tv. A partire dai quotidiani più importanti, che pure annualmente ricevono cospicui contributi dallo Stato: per esempio Repubblica, che riceve 16 milioni di euro di soldi pubblici, paga un pezzo di 5-6mila battute soltanto 30 euro lordi (nel 2009 il compenso era di 50 euro); il Messaggero arriva a un massimo di 27 euro per gli articoli più lunghi, a fronte di un finanziamento statale di circa 1 milione e mezzo di euro. Nella “lista nera” c’è anche il Gazzettino, diffusissimo nel nord-est, con una tiratura di circa 100mila copie: i compensi sono di 4 euro per un pezzo che non supera le mille battute, 9,50 euro fino a duemila, 15 euro fino a tremila e 19 euro se si va oltre.
L’abolizione dei tariffari minimi non ha migliorato le cose: l’ultimo, approvato nel 2007, suddivideva le testate in sette categorie. In tutti gli esempi descritti poco sopra le soglie minime stabilite sono tutt’altro che rispettate: a volte le retribuzioni erogate ai collaboratori sono inferiori perfino ai minimi della fascia più bassa. I «dati delle vergogna», come li ha definiti il segretario nazionale dell’Ordine Enzo Iacopino [nella foto a sinistra], non riguardano solo le testate principali. Fra tutte i giornali online: 4-5 euro lordi è il compenso mediamente percepito dalla maggioranza dei giornalisti che lavorano per testate web.
Da segnalare anche gran parte dei giornali locali: il caso più eclatante è quello della Voce di Romagna, con i suoi 2,50 euro lordi ad articolo, nonostante un finanziamento statale di oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Esistono, tuttavia, anche esempi positivi: Il Foglio paga i suoi collaboratori 180 euro lordi ogni 4200 battute; il Sole 24 Ore dai 60 agli 80 euro per un pezzo di circa 5mila battute; Il Riformista 50 euro per 5500 battute.
Al di là di questi casi particolari, come frenare questo sfruttamento sempre più frequente? Il ministro della gioventù Giorgia Meloni (lei stessa giornalista professionista dal 2006) ha lanciato l’idea di un “bollino blu” , una menzione di merito per le testate che hanno un comportamento virtuoso con i propri freelance. Silvano Moffa, a sua volta giornalista e presidente della commissione lavoro della Camera dei deputati, ha annunciato una proposta di legge che leghi i contributi pubblici all’editoria all’obbligo di una retribuzione equa e di garanzie minime per i collaboratori. Intanto i dati dell’indagine sono stati trasmessi alle procure della Repubblica per verificare la presenza di eventuali ipotesi di reato nelle situazioni descritte. La speranza è che alla denuncia seguano azioni concrete per cominciare a ricompensare equamente il lavoro di tanti professionisti.
Chiara Del Priore
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