Problemi con lo stage: vanno segnalati subito all'ente promotore

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 21 Set 2009 in Approfondimenti

Molto spesso i lettori chiedono consigli, sul Forum di questo sito o scrivendo al servizio «Help», su cosa fare per uscire da una situazione di stage insoddisfacente. Le proteste più comuni sono due: «non imparo abbastanza», cioè la formazione resta sulla carta e il progetto formativo non viene rispettato, oppure «lavoro come un dipendente», e in questo caso cioè lo stage viene utilizzato come paravento per poter disporre di manodopera (o meglio, cervellodopera) a costo zero o semizero.
Il primo consiglio è sempre quello di parlarne con il proprio tutor aziendale. Ma se questo approccio fallisce, il passo successivo da compiere è quello di mettersi immediatamente in contatto, preferibilmente per iscritto (per esempio con una email – mettendo in copia conoscenza, se vorrete, anche noi della Repubblica degli Stagisti), con l'ente promotore, e descrivere in maniera circostanziata le problematiche chiedendo un tempestivo intervento. Per ogni stage che viene attivato, infatti, al tirocinante viene assegnato obbligatoriamente un angelo custode, quello che la normativa definisce il «
tutore incaricato dal soggetto promotore, responsabile didattico-organizzativo delle attività», cui spetta il compito di vigilare sul corretto svolgimento dello stage. Gli enti promotori non si devono occupare solo delle mere procedure burocratiche, come per esempio quelle per l'assicurazione Inail, ma sono tenuti a supportare i tirocinanti qualora sorgano difficoltà.
Nella email è bene essere il più precisi possibile rispetto agli orari (stare in ufficio dalle nove della mattina alle otto di sera, per esempio, è troppo per uno stagista: può capitare qualche volta, ma se diventa la regola c'è qualcosa che non va),  al tutor (che dovrebbe seguire con costanza lo stagista, supervisionando il suo operato e insegnando il mestiere per tutto il periodo di stage, e non solamente per i primi giorni), alle responsabilità (svolgere compiti indispensabili, avere le chiavi per aprire e chiudere la sede, gestire uno o più clienti «in esclusiva» possono essere campanelli d'allarme). Se poi si ha l'impressione di essere proprio sfruttati, e di svolgere in sostanza lo stesso lavoro di altri dipendenti regolarmente assunti – con la piccola differenza di non avere né stipendio né contributi – non bisogna avere timore di dire chiaramente che si ha il sospetto che l'ente ospitante stia utilizzando lo strumento dello stage per mascherare un lavoro dipendente.
Anche altre situazioni anomale possono e devono essere segnalate. Per esempio se si fa lo stage in un posto dove ci sono pochissimi dipendenti e moltissimi stagisti, è giusto segnalarlo all'ente promotore perchè è probabile che l'impresa stia violando i limiti che la normativa pone al numero degli stagisti impiegabili contemporaneamente. A maggior ragione se gli stagisti vengono fatti ruotare di continuo, dando l'impressione di essere utilizzati per non dover assumere dipendenti «veri». Se poi lo stage è esplicitamente «orientato all'inserimento lavorativo», come avviene nella maggior parte degli stage post-laurea, o in quelli attivati dai centri per l'impiego, è opportuno segnalare se si ha sentore di una scarsissima – o addirittura nulla – possibilità di assunzione al termine del periodo di formazione.
Gli enti promotori spesso sono gestiti da poche persone, che si trovano a dover gestire centinaia o addirittura migliaia di stage ogni anno, con centinaia o migliaia di aziende convenzionate. Non possono avere occhi in ogni ufficio, non hanno il tempo materiale per controllare ogni realtà aziendale. Segnalando le situazioni che non vanno potrete dare una mano agli addetti, permettere loro di fare verifiche mirate, correggere il tiro, e nei casi più gravi magari sospendere le convenzioni con le aziende che si saranno dimostrate meno serie.
Subire in silenzio una situazione che non si considera giusta, o andarsene senza far rumore per paura di smuovere le acque non solo non è utile per sé stessi, ma in più non aiuta a migliorare
l'universo stage.

Eleonora Voltolina

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