Dal 2007 a oggi i fondi per il servizio civile Nazionale si sono polverizzati: da 296 milioni si è passati a 68,8 milioni nel 2012, meno di un quarto. Tanto che l'anno scorso il bando è stato perfino soppresso. Una circostanza incredibilmente denunciata solo dalla Repubblica degli Stagisti e ripresa poi da pochissime testate, quasi che denunciare questa soppressione fosse un tabù. Eppure il bando del servizio civile è una cosa importante, che decine di migliaia di giovani italiani attendono impazientemente da un anno all'altro.
Ebbene, anche per il 2013 le notizie su questo fronte non sono buone. Dopo l'anno «saltato», infatti, vi era stata la promessa che il bando 2013 sarebbe uscito in primavera. Invece non è così: l'uscita è stata rimandata di altri cinque mesi e avverrà a settembre, salvo miracoli. Lo conferma alla Repubblica degli Stagisti Raffaelle De Cicco, direttore del coordinamento nazionale del servizio civile: colpa delle Regioni, afferma, «in ritardo su questioni di ordine tecnico».
Oltre al nodo della proroga, la situazione non è neppure destinata a migliorare sul fronte degli stanziamenti: secondo le previsioni si avranno 61 milioni nel 2013, 76 nel 2014 e 77 nel 2015. E a fronte di questi dati Diego Cipriani, responsabile del Servizio Civile Caritas, intervenuto a un recente convegno dell'Arel dal titolo «Una porta aperta sul mondo del lavoro: il servizio civile», fa notare che «il numero di giovani aspiranti a svolgere un anno di servizio civile non è diminuito col diminuire dei posti messi a bando, passati dai 57mila del 2007 ai 20mila del 2011». Nel 2011, «a fronte di 20.157 posti ci sono state ben 86.571 domande, vale a dire più di quattro giovani aspiranti per ciascun posto da volontario. Una fascia crescente di giovani delusi, anche dal servizio civile», sottolinea Cipriani. Il motivo è semplice: la maggioranza dei volontari impiegati proviene dal Centro-sud e isole, e quindi il servizio civile va a tamponare - e potrebbe farlo sempre di più - quelle sacche più corpose di Neet, precari e disoccupati, che proprio lì si annidano. Dati alla mano, nel biennio 2005-2006 i volontari di queste zone d'Italia sono stati 25mila (contro i 10mila del Centro e i 9mila del Nord), poi dimezzati nel 2008 fino a scemare a quota 8mila nel 2011 (quando i giovani delle altre parti del Paese erano meno di 4mila).
Pochi posti a disposizione sono un'opportunità sprecata anche secondo Licio Palazzini, presidente di Arci Servizio Civile [nella foto a destra], altro relatore del seminario: «Oggi questo servizio è riservato solo a una piccola minoranza di giovani, il 2,3% dei potenziali, perché non ci sono i soldi». E anche l'aspetto internazionale del servizio civile dovrebbe tornare al centro del dibattito: «Un ragazzo straniero che voglia fare il servizio civile nazionale oggi può farlo, mentre non vale il contrario perché un italiano deve per forza restare qui». Concepire il servizio civile nazionale in un'ottica internazionale secondo Palazzini aiuterebbe anche gli immigrati, «quelli che oggi non possono partecipare in quanto privi di cittadinanza pur essendo nati nel nostro Paese».
Il raffronto con l'estero è impietoso anche secondo Edoardo Patriarca, presidente del Cnv e deputato del Pd: «In altri paesi, seppur con modalità diverse, non solo si investono soldi ma si creano anche politiche adeguate. Del resto il servizio civile rientra a pieno titolo nel contesto più ampio delle politiche per i giovani. Non è assolutamente secondario».
In attesa che venga pubblicato il prossimo bando Cipriani, Patriarca e Palazzini hanno colto l'occasione del convegno per fare il punto sullo stato attuale. «La situazione degli ultimi anni non autorizza l’ottimismo tenendo conto che nel 2012 non c’è stato un bando ordinario, per la prima volta dal 2001, anno di istituzione del servizio civile nazionale» ha ricordato Cipriani. In base alle dichiarazioni dello scorso anno del ministro Riccardi, si era riusciti a reperire risorse per 50 milioni di euro, che avrebbero consentito l'avvio di quasi 19mila progetti. Questa cifra c'è, e l'entità dei compensi dei volontari non è messa in dubbio: la conferma è dello stesso De Cicco, che giustifica i ritardi solo con una questione di mera programmazione, che è di competenza dalle Regioni. Ma la richiesta al Mef un'integrazione di 70 milioni fino a 120 milioni per ciascun anno «non è stata accolta: infatti, la legge di stabilità ha previsto per quest’anno circa 71 milioni di euro e poco più negli anni a venire». Anzi secondo Palazzini la realtà è ancora più compromessa perché «il bando 2013 potrebbe prevedere meno di 18mila posizioni», sempre a causa all'esiguità dei fondi stanziati: «Sarebbe un'ulteriore doccia fredda per i giovani e per gli enti». Gli enti e i giovani si aspettano «legittimamente che il prossimo bando contenga almeno 18.810 posti, secondo le proiezioni dell’Ufficio nazionale fatte un anno fa. Già questo numero sarebbe il più basso degli ultimi otto anni: ma se fosse ancora più basso sarebbe difficile da spiegare agli stessi giovani. Mi preoccupa il senso di frustrazione che potrebbe provocare in loro un simile scenario negativo», aggiunge Cipriani. A maggior ragione perché i ragazzi sembrano entusiasti dell'esperienza: «La quasi totalità di chi lo ha fatto lo ritiene molto utile», e – stando alle statistiche – riguarda in buona parte persone tra i 27 e i 28 anni (più del 20% nel 2011, anche se la maggioranza, il 33% è nella fascia 21-23), con un livello di istruzione medio (il diploma nel 68% dei casi e la laurea nel 25%, dati 2011), quindi soggetti che si stanno affacciando al mercato del lavoro.
Insomma: sottrarre o mortificare l'opportunità del servizio civile significherebbe un ulteriore affossamento delle già scarse prospettive su cui possono contare i giovani in questo momento storico. I campi di inserimento sono diversi, e ognuno potrebbe essere fonte di futuri sbocchi lavorativi. Dai dati diffusi durante l'incontro all'Arel, la fetta più ampia di volontari risulta inserita nell'assistenza (10mila giovani nel 2011). Gli altri si suddividono però tra ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e protezione civile. «Si tratta di una formazione personale e di relazione, un'esperienza arricchente che non può essere replicata altrove» ribadisce Patriarca. «La stessa forza di coinvolgimento non c'è nelle scuole o nelle parrocchie, aiuta ad acquisire competenze tecniche e relazionali poi richieste dal mondo del lavoro» assicura. «Se svolto bene, il servizio civile procura indiscutibili benefici non solo ai giovani, ma anche ai destinatari di quel servizio e, più in generale, all’intera comunità» afferma Cipriani [nella foto a destra]. «Tant’è che negli ultimissimi anni non pochi economisti, notisti e intellettuali propongono di estendere questa esperienza a tutti i giovani italiani», continua il responsabile rilanciando il suo sogno: «un servizio civile per 500mila giovani all’anno».
Il rischio è invece che, se non rifinanziato, si riduca a un'esperienza di nicchia, «che coinvolgerà non più di 10mila giovani. Una grave forma di disattenzione per le nuove generazioni» sottolinea ancora Patriarca. Per il deputato i ragazzi in partenza ogni anno dovrebbero essere almeno 30mila, e per questo «sarà necessario vigilare sugli stanziamenti per il 2014». Sulla stessa linea Palazzini, per cui «questa riduzione non produce solo un danno economico ma anche sulla visione dei giovani del servizio civile nazionale». L'appello è quindi al nuovo «governo Letta che ha detto nelle sue dichiarazioni programmatiche che vuole impegnarsi per promuovere la nascita degli Stati Uniti d'Europa. Ebbene che inserisca il servizio civile nazionale in quell'obiettivo garantendo almeno 20mila posti all'anno». Più precisa la proposta di Cipriani: «Mi accontenterei di un piano straordinario del governo che in tre anni faccia dimenticare l'ultimo quinquennio, e che riporti almeno a 50mila il numero di volontari impiegabili ogni anno nei progetti. Sarebbe un bel segnale di speranza». Soprattutto ai giovani.
Ilaria Mariotti
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