Salario minimo, vigilia del voto in Germania: dovrebbe valere anche per gli stagisti

Marta Latini

Marta Latini

Scritto il 30 Giu 2014 in Notizie

"Keine Ausnahmen beim Mindestlohn!", nessuna eccezione nel salario minimo. Il motto si fa sempre più insistente, a Berlino e dintorni. Perché giovedì prossimo il parlamento dovrà varare la nuova normativa per l'introduzione del Mindestlohn, il salario minimo, che prevede una paga di 8,50 euro lordi all'ora, a partire dall’inizio del 2015. Eppure all´interno della Große Koalition la questione delle "eccezioni" all'applicazione della legge è tutt’altro che pacifica e riguarda diverse categorie, come quella dei Praktikanten, ovvero i tirocinanti.
Il braccio di ferro tra la Spd e l'Unione Cdu-Csu sembrerebbe tuttavia aver trovato un punto di equilibrio proprio lo scorso venerdì.
Nel caso specifico degli stagisti, come riporta Spiegel Online, l’accordo confermerebbe il punto 22 del disegno di legge approvato ad aprile, escludendo i Pflichtpraktika (i tirocini obbligatori) così come i freiwillige Praktika (i tirocini non obbligatori), con una durata estesa da sei settimane a tre mesi
Un compromesso dunque di carattere non sostanziale ma soltanto temporale, tra i socialdemocratici - contrari a limitazioni in materia - e i conservatori che hanno avuto sempre una posizione più critica, seppur divisa tra chi ad esemp
io voleva lasciar fuori tutti i tirocinanti e chi voleva limitare la norma a quelli ancora nella fase di Ausbildung o formazione professionale. 
«Le trattative con i colleghi di coalizione si sono concluse con successo», così ha commentato Andrea Maria Nahles, ministro
socialdemocratico del Lavoro, alla rivista Rhein-Zeitung, che nelle scorse settimane aveva promesso: «Metterò fine al modello della "Generation Praktikum"». Cioè la generazione stage tedesca.
Ma i datori di lavoro e di stage come la pensano? La loro reazione è particolarmente indicativa dell’impatto ma soprattutto dei possibili effetti della nuova normativa sul salario minimo sul mercato del lavoro tedesco.
Holger Schäfer, senior economist dell'Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia afferma che «il numero di lavoratori che riceveranno il salario minimo è molto più elevato nei Länder ad Est rispetto a quelli della parte occidentale. Perciò bisogna supporre che lì una percentuale più alta di lavoratori potrà essere licenziata in conseguenza dell´introduzione del salario minimo». Inoltre, nel caso specifico dei Praktikanten, l'applicazione del «salario minimo contribuirà a contrarre l’offerta di tirocini». Che già ha registrato una leggera diminuzione in Germania, considerando i dati dell'infografica riportata dal Die Welt ai primi di giugno: dopo il picco del 2011 e 2012 in cui erano stati attivati in totale oltre 630mila Praktikanten all'anno, nel 2013 il numero è sceso a 568mila nel 2013.
La previsione di Schäfer viene confermata anche da un sondaggio pubblicato di recente dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, secondo il quale solo l'11% delle aziende non intende cambiare la propria politica di reclutamento; al contrario il 46% dei soggetti interpellati non vorrebbe prendere tirocinanti che avessero i requisiti per poter ricevere il Mindestlohn, il 26% si propone di attingere dal bacino di coloro che sono senza salario minimo e il 17% manifesta in linea generale il proposito di ricorrere in misura minore ai Praktikanten

Naturalmente, come puntualizza Jobst Fiedler, associate dean presso l'università privata di Berlino Hertie School of Governance, ci sono datori di lavoro e datori di lavoro. La situazione più critica ricadrà sulle spalle delle «piccole aziende, dell’industria creativa e del settore culturale» dove sono presenti molti tirocinanti e dove si guadagna tendenzialmente poco. Il meccanismo del salario minimo secondo Fiedler funzionerà solo «se verranno elevati i finanziamenti, cosa difficile dato che molti comuni non hanno sufficiente denaro e lo stesso vale per i Bundesländer [stati federati]. Non si può ancora dare una risposta, se le istituzioni riceveranno maggior credito così da poter essere nella condizione di pagare 8 euro e 50 all'ora». 
Dopo aver premesso che alla legge bisognerà affiancare costanti controlli, Fiedler mette in evidenza anche il rovescio positivo della medaglia: il salario minimo è «la via migliore» per vincere definitivamente la battaglia dello sfruttamento, su scala non solo nazionale ma anche europea, ovviamente con i dovuti distinguo da Paese a Paese.
«In Germania nei prossimi dieci anni il numero dei giovani diminuirà e perciò le aziende hanno interesse, nella competizione dei talenti, a trovare gente valida. Qui la congiuntura è migliore rispetto alla situazione del mercato del lavoro italiano dove le aziende non stanno vivendo un buon periodo e ovviamente è ancora più arduo avere un salario minimo». Il professore aggiunge inoltre che in prospettiva tutti i Paesi europei dovranno adottare questa misura e che «se nei prossimi due anni l’economia italiana tornerà ad una buona condizione, allora una legge simile andrà bene anche per l'Italia».
A queste osservazioni di lungo periodo si sommano quelle sul futuro più prossimo, vale a dire sulle ulteriori eventuali eccezioni che verranno concesse, dato che il disegno di legge prevede la possibilità di introdurre deroghe fino al 31 dicembre 2016. A questo proposito Frank-Jürgen Weise, a capo della Bundesagentur für Arbeit, l’Agenzia federale per il lavoro, ha messo le mani avanti in un'intervista al quotidiano Frankfurter Rundschau: «Quando si ammettono troppe eccezioni si producono contraddizioni, si favorisce la tendenza ad eludere e alla fine si raccoglie insoddisfazione». Parole che suonano come un avvertimento, e fanno intendere che il braccio di ferro sull'argomento si sia solo interrotto e possa riprendere molto presto.

Marta Latini


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La foto Mindestlohn è di Denis Bocquet- licenza creative commons

La foto del ministro Andrea Nahles è di Thomas Rodenbücher- licenza creative commons

La foto Bundestag è di Ralf Schulze (rs-foto)- licenza creative commons




 

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