Oltre due milioni di persone, quanto l'intera popolazione della Calabria. Tanti sono i giovani italiani all'estero: un numero impreciso, fluttuante, e sopratutto in continua crescita. Lo ha calcolato l'associazione Italents a partire dai dati Istat e Aire più recenti (risalenti al 2010), secondo cui i 18/24enni residenti oltreconfine sono più o meno 350mila; quasi 600mila gli "italians" nella fascia di età 25/34, e oltre 650mila tra i 35 e i 40.
La somma algebrica dei tre numeri fa 1 milione e 600mila: ma questi dati sono fortemente deficitari perchè - malgrado sia un obbligo sancito dalla legge - non tutti si iscrivono all'Aire, l'anagrafe dei residenti all'estero. Una rilevazione svolta a livello esplorativo nel 2010 da Claudia Cucchiarato, animatrice del blog Vivo altrove e autrice dell'omonimo libro - nonché giovane giornalista veneta trapiantata ormai da anni a Barcellona - ha evidenziato infatti che solamente la metà dei giovani che prendono la strada dell'estero sceglie di trasferire anche la propria residenza: «Anche se non è sempre appropriato parlare di "scelta", perché molti al momento della partenza non sanno per quanto tempo rimarranno lontani, e quindi attendono mesi o anche anni prima di formalizzare con l'Aire il fatto che si sono stabiliti in un altro Paese» puntualizza Alessandro Rosina, presidente dell'associazione e docente di demografia alla Cattolica di Milano: «Anzi, molti partono pensando di tornare indietro dopo un breve periodo, e quindi evitano di proposito le procedure burocratiche connesse al trasferimento della residenza. Però poi, confrontando le opportunità che trovano in realtà più dinamiche e avanzate - e non ci vuole molto: in confronto all'Italia perfino il Cile offre migliori chance! - la voglia di tornare indietro lentamente sbiadisce e il soggiorno che doveva essere temporaneo spesso si trasforma in una scelta permanente». Tra l'altro essere iscritti all'Aire non serve a molto, eccezion fatta per il diritto di votare all'estero: ma poiché molte volte le elezioni diventano anche l'occasione di un viaggetto per riabbracciare parenti e amici, il vantaggio di poter votare da lontano non è percepito come fondamentale.
Il problema della mancata registrazione all'Aire sta creando anche qualche difficoltà all'applicazione della legge Controesodo, che prevede importanti sgravi fiscali per i laureati under 40 che dopo un periodo di almeno due anni fuori dall'Italia decidono di fare rientro in Patria. In realtà la legge non prevede esplicitamente l'obbligo di iscrizione all'Aire, sottintendendo che basti poter certificare "informalmente" la permanenza all'estero; ma successive interpretazioni hanno creato confusione. Tanto che a metà gennaio Guglielmo Vaccaro, il deputato del Partito Democratico - che insieme ad Alessia Mosca più si é speso sul fronte di Controesodo - aveva presentato un emendamento che tra le altre cose specificava che «gli incentivi si applicano anche a coloro che non hanno effettuato l’iscrizione all’Aire, conservando la residenza anagrafica in Italia o nel loro Paese d’origine» Ma questa parte del testo non è passata e la questione resta aperta.
In realtà comunque i due milioni di giovani italiani all'estero non sarebbero un problema di per sè. Allontanarsi dal proprio Paese per fare nuove esperienze o cercare opportunità migliori fa parte della natura umana e non è un disvalore. Il problema è la bilancia tra i cervelli che si perdono e quelli che si "acquistano". Purtroppo l'Italia perde molti profili alti, cioè persone con istruzione universitaria che scappano e portano le proprie competenze altrove, mentre riesce ad acquisire solo profili bassi: l'immigrazione è composta quasi esclusivamente di manovalanza (anche quando sono laureati nella loro patria, raramente gli immigrati svolgono nel nostro Paese mestieri correlati alla propria istruzione) e l'Italia non viene percepita, a livello internazionale, come un luogo attraente per i giovani cervelli. Lunga e impervia è la strada per traghettare il nostro paese verso standard di meritocrazia ed eliminare quelle sacche di gerontocrazia, familismo e immobilismo che impediscono il sano e ricambio generazionale.
Eleonora Voltolina
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