Ieri su Facebook è nato un gruppo: ITalents. Sai che novità, dirà qualcuno. E però. Però in un giorno ha superato i 700 iscritti, il che non è proprio scontato quando si coinvolge la gente su temi seriosi – lavoro, meritocrazia, opportunità, impegno civico – e non su sesso, berlusconi o facezie. Però i 700 sono quasi tutti giovani e praticamente tutti entusiasti, propositivi, pronti a lanciare idee e provocazioni, a mettersi a disposizione e a chiedere come fare, in concreto, per collaborare con ITalents. Qualcuno anche un po’ imbarazzato, perchè il termine «talenti» mette quasi soggezione – mentre in realtà la parola va intesa nella sua accezione allargata: non sono ITalents solo i cervelloni o i ricercatori, ma anche i tanti che hanno idee, voglia di fare, di inventare. Settecento persone in un solo giorno, e il numero cresce a vista d’occhio: segno che i giovani italiani scalpitano per fare rete, dare il proprio contributo, combattere per trascinare l’Italia fuori dal declino, dentro il nuovo Millennio.
Di per sè, anche ITalents è prima di tutto un’idea. L’idea che l’Italia sia rimasta drammaticamente indietro e che vada con urgenza ripensata, innovata, migliorata. E che questa rivoluzione possa essere compiuta mettendo in connessione e collaborazione i tanti 20-30enni italiani intraprendenti, intelligenti, brillanti che esistono. Sia quelli scappati all’estero sia quelli rimasti in Italia. Lo slogan infatti è questo: chi è dentro non dev’essere un talento sprecato, chi è fuori non si deve sentire un talento esiliato.
ITalents è un’associazione non profit, nata all’inizio di quest’anno. Faccio subito coming out: sono fra i fondatori, insieme ai giornalisti Roberto Bonzio (Italiani di Frontiera) Claudia Cucchiarato (Vivo altrove) Piero Di Pasquale (già vicedirettore di Rai International) e Sergio Nava (La fuga dei talenti), al professor Alessandro Rosina (autore di Non è un paese per giovani), all’imprenditore Enrico Castellano (business angels Italian Angels for Growth), a Benedetta Rizzo (think tank veDrò) e Alberto Matassino (associazione TrecentoSessanta).
ITalents vuole diventare un «creative energy accelerator», per aiutare la creatività italiana a sprigionarsi e i talenti migliori a emergere. Non è un caso che l’associazione nasca proprio nell’anno in cui si festeggia il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia: l’ambizione è quella di costruire un’”Italia diffusa”, dove più dei confini conti la rete. Con l’obiettivo di un cambiamento prima di tutto culturale: per compiere passaggi importanti – che qualcuno pensa impossibili, sta a noi dimostrare che sbaglia – come quello dalla logica della cooptazione a quella del merito. La meritocrazia, diciamo la verità, non è molto ben vista dalle nostre parti: perchè implica il fatto che passi il più bravo, non il più anziano nè il più ammanicato nè il meglio imparentato, non il più leccapiedi o il più lottizzato o il più raccomandato. E nemmeno il primo in lista d'attesa. Il più bravo, indipendentemente dalla sua età, dall'anzianità di servizio, dalla fedeltà al capo. Un bel triplo salto carpiato rispetto alla logica imperante in Italia, intrisa di gerontocrazia: un carpiato che potrebbe finalmente avviare quel rinnovo generazionale di cui abbiamo un bisogno ormai non più procrastinabile. ITalents vuole coagulare le idee, anche partendo dalle buone pratiche messe in atto all’estero, per ridisegnare un’Italia che offra opportunità alle nuove generazioni, retribuzioni decenti per giovani dipendenti e professionisti, sostegno a chi ha un'idea imprenditoriale e vuole provare a realizzarla. Un'Italia liberata dai meccanismi stantii dell'assistenzialismo e finalmente dotata di sistema di welfare attivo dove tutti i cittadini vengano sostenuti nel loro percorso lavorativo. Un sistema aperto alle novità, dove l’innovazione abbia la meglio sulla conservazione. Scrive oggi Irene Tinagli sulla Stampa, in un editoriale per altri versi meno condivisibile, alcune sacrosante parole rispetto all’atavica paura della novità che si riscontra nel belpaese: «Chiunque in Italia abbia provato a proporre un’idea nuova, in aziende pubbliche o private così come in università o in centri di ricerca, sa cosa significa scontrarsi con quella diffidenza di chi, di fronte a un progetto innovativo, non si chiede quale sia la potenzialità e il contributo al bene collettivo che questo progetto può dare, ma si chiede prima se e come può danneggiare il suo interesse particolare, scalzarlo dalla sua posizione, o se magari può essere usato per indebolire una parte avversa». Contro questo atteggiamento si può e si deve combattere, si può e si deve vincere.
Entro l’estate dovrebbe essere pronto il grande sito di ITalents, capace di inglobare tutti i contributi che verranno dai giovani che vorranno entrare a far parte del progetto. Un sito ambizioso come ambiziosi sono gli obiettivi dell’associazione: mettere a disposizione uno spazio aperto, in grado di facilitare le interconnessioni e le relazioni, di funzionare da piattaforma per sviluppare idee e realizzarle concretamente, per proporre soluzioni e innovazioni. ITalents d’Italia, ovunque voi siate, siete tutti invitati a raccogliere la sfida.
Eleonora Voltolina
Per saperne di più su ITalents, guarda il video della presentazione al Festival del Giornalismo 2011
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