La prima presentazione a Milano dell'ultimo libro di Pietro Ichino, Inchiesta sul lavoro (Mondadori), ha inglobato anche un altro evento: il lancio di un nuovo sito, Jobrumors, letteralmente «indiscrezioni sul lavoro». Il giuslavorista-senatore ha subito dato la sua "benedizione" all'iniziativa: «Il mercato dovrebbe funzionare attraverso una miriade di portali come questo», che aiutano le persone a venire a conoscenza delle opportunità e delle posizioni aperte. Secondo uno dei fondatori del sito, Giovanni Canali, [nella foto sotto] «circa il 40% del mercato del lavoro circola su canali ufficiali, ma il 60% invece attraverso "rumors"». Da qui l'idea di «creare un sistema dei rumors». Iniziando da Linkedin, con uno slogan che suonava più o meno come «Se tu hai una notizia sul mercato del lavoro, condividila: magari a te non serve, ma a qualcun altro può servire», hanno raccolto oltre 24mila membri in soli 9 mesi. «Però attenzione, noi non facciamo intermediazione: siamo un portale sociale che permette alle persone di interagire» ha puntualizzato Canali. Il matching domanda-offerta in effetti dovrebbero farlo i centri per l'impiego, ma da una ricerca Isfol emerge che solo il 3% - su un campione di 40mila intervistati - riesce a trovare lavoro grazie a questi uffici pubblici. «Quando nel 1982 scrissi Il collocamento impossibile la quota era stimata al 5%, eppure allora c'era perfino il monopolio statale sull'incontro domanda-offerta» ricorda Ichino, ammonendo dall'incaponirsi troppo nel tentativo di innalzare questa percentuale: «L'importante non è se il servizio sia pubblico o privato: è che l'incontro avvenga alla luce del sole. E per questo bisogna moltiplicare e sostenere i flussi di informazione».
A Daniele Pisani, "anima tecnica" del progetto KenWit (la società che ha creato Jobrumors), il compito di dare qualche altro numero: «Solo nel primo giorno di messa online del sito abbiamo ottenuto 1600 iscritti e oltre cento rumors. La maggior parte vengono postati dalle aziende che hanno posizioni aperte e da agenzie per il lavoro, ma ci sono anche interventi di singoli». Suscitando un'altra riflessione di Ichino: «Nel solo comune di Milano nel 2010, pur in un periodo di crisi, sono stati stipulati ben 160mila contratti di lavoro. Insomma la domanda di lavoro c'è ancora, ogni regione ha migliaia di posti scoperti a causa della mancanza di persone qualificate per quei mestieri. I tre grandi difetti del nostro mercato del lavoro sono la mancanza di informazione, la scarsa qualità della formazione e la scarsissima propensione alla mobilità. I siti web che si occupano di lavoro agiscono sul fronte dell'informazione e servono alle persone per scovare, nel grande formicaio, il posto vacante che fa per loro. Bisogna dare visibilità alle opportunità».
Presente all'evento tra gli altri anche Bruno Tabacci, parlamentare del Terzo polo e assessore al bilancio del Comune di Milano: «Il libro di Ichino è un grande contributo, che ha aperto una discussione a tratti un po' ruvida» e rivolgendosi direttamente all'autore: «Hanno detto che al massimo rappresenti il 2% del PD. Ma la funzione del grillo parlante ha una sua importanza strategica: se Pinocchio l'avesse ascoltato, non si sarebbe bruciato i piedi». Secondo Tabacci «l'Occidente oggi è in difficoltà» per tre specifiche storture non più sostenibili: «il benessere senza il lavoro, gli affari senza regole, i diritti senza doveri». E su quello dovrà agire, e presto, la politica.
L'azione politica che Ichino più auspica è quella ovviamente della riforma del mercato del lavoro, e nutre forti speranze nelle capacità tecniche e nella forza di questo governo e del ministro Fornero. Il suo libro è dedicato proprio alla divulgazione del progetto di contratto unico e di flexsecurity. Costruito come l'interrogatorio di un ispettore immaginario, riporta punto per punto le critiche e le accuse alla sua proposta: «Ma questa figura è immaginaria fino a un certo punto» confessa l'autore «ogni accusa riportata è reale, documentata attraverso articoli, accuse, contumelie, inviti ad andarmene, che mi sono arrivati negli ultimi tre anni. Forse qualcuno aveva paura che l'intruso "contaminasse" la purezza del Partito democratico». Eppure lui non si considera affatto un eretico: «La mia linea é quella su cui è nato il PD, all'epoca sottoscritta da tutti, compreso l'ex ministro Damiano e molti altri. Dal 2008, anche per difetto di Walter Veltroni che non ha retto la prova e ha perso la manche, forse la linea politica del partito é cambiata».
Ma sotto sotto forse a Ichino il ruolo del grillo parlante, del precursore, non dispiace. Anche perché lui è convinto che la spunterà, come già la sua linea ha finito per prevalere nei decenni passati: «Venni messo in croce negli anni Settanta perché votai a favore del part-time, una legge voluta dal governo Craxi, mentre tutto il Partito comunista votò contro. Idem negli anni Ottanta, quando sostenevo che non poteva continuare il monopolio degli uffici di collocamento nell'incontro tra domanda e offerta». In entrambi i casi, la storia ha dato ragione a lui: «Sono stato tacciato di eresia, tradimento, di accordo col nemico. E poi la sinistra, con qualche anno di ritardo, è sempre arrivata ad accogliere le mie istanze e le ha fatte proprie. Accadrà anche stavolta, con la flexsecurity: perché è l'unica via per garantire condizioni di ingresso dignitose ai giovani e smantellare l'apartheid che oggi li opprime».
Eleonora Voltolina
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