Aida Riolo è alla guida dell’ufficio stage dell’università Bocconi. La Repubblica degli Stagisti le ha chiesto di fare il punto sulla situazione emersa rispetto alla Fondazione DNArt, a seguito della lettera di reclamo di alcune stagiste che hanno interrotto il tirocinio a pochi giorni dall'attivazione. Le lamentele delle ragazze, affidate anche alla redazione della Repubblica degli Stagisti che vi ha dedicato un approfondimento della sua rubrica Help («Qui alla Fondazione DNArt siamo in troppi stagisti»: e scatta il reclamo all'ufficio stage dell'università), sono molto circostanziate e riguardano sopratutto il sovrannumero di stagisti negli uffici della Fondazione, a fronte di un esiguo numero di dipendenti.
Dottoressa Riolo, anche la Bocconi ha una convenzione con la Fondazione DNArt e ha inviato studenti in stage presso gli uffici di via dell'Orso. Fino a questo reclamo.
Si tratta di un'azienda con cui lavoriamo da anni, e non avevamo mai avuto ragione di dubitare della loro gestione degli stagisti. Siamo rimasti sorpresi dalla testimonianza delle studentesse. Quando attiviamo una convenzione con un'azienda, chiediamo quanti dipendenti ha, e nei casi dubbi chiediamo le visure camerali. Però in effetti non possiamo sapere quanti stagisti hanno contemporaneamente, questo è impossibile se gli stagisti provengono da enti promotori diversi. Quindi ci fidiamo del fatto che, siccome uno degli articoli della convenzione riguarda il limite massimo di stagisti che un'azienda può ospitare, nel momento in cui le imprese sottoscrivono questo impegno vuol dire che lo rispetteranno. Ringraziamo la Repubblica degli Stagisti perché ci ha segnalato una cosa che difficilmente noi saremmo riusciti a cogliere. Quando si scoprono queste cose è sempre molto spiacevole. E nonostante le università facciano la comunicazione di ogni attivazione di stage all'Ispettorato del lavoro, l'ispettorato purtroppo non fa mai controlli a campione.
In questo caso, si trattava di quattro persone contemporaneamente in stage.
Questa situazione certamente mette l'ente ospitante in una certa difficoltà. Per quanto riguarda la Bocconi, noi abbiamo una convenzione solamente con la Fondazione DNArt, e non con la Fabbrica delle Idee srl. Tra l'altro la persona con cui ci interfacciamo all'interno della Fondazione è una nostra laureata, il che ci dà una certa sicurezza.
Da quando vi è arrivata la segnalazione, come vi siete mossi?
Abbiamo applicato la nostra prassi. Sugli oltre 4mila stage che attiviamo ogni anno, ve ne è una fisiologica parte in cui si presenta qualche problema, perché l'azienda non si comporta come dovrebbe, o lo stagista ha qualcosa da ridire su come stanno andando le cose. Attiviamo la procedura sentendo le due parti; in questo caso abbiamo detto alla Fondazione che probabilmente c'era stato da parte loro anche un errore di selezione. Il mondo dell'arte, della cultura e della comunicazione è una nicchia di mercato che ha logiche differenti rispetto all'azienda industriale e strutturata: per definizione è un mondo "destrutturato", con orari e un approccio al lavoro diversi. Quindi se si vuole inserire una studentessa universitaria che proviene dal mondo dell'economia - che per definizione studia l'organizzazione - e che non ha un'attitudine a lavorare in un ambiente destrutturato, bisognerebbe tenere conto di questo. Una persona molto inquadrata, che ha determinate aspettative, probabilmente si scontrerà molto presto con una realtà destrutturata. Però per altre persone queste realtà vanno benissimo, vanno incontro a ideali professionali e aspettative di inserimento in quel tipo di mercato, pur sapendo che il risvolto economico non è equiparabile ad altri.
Una volta ascoltate le parti, avete deciso di non interrompere la relazione con la Fondazione DNArt.
Esatto. Non rescinderemo subito la convenzione a questo primo campanello d'allarme: preferiamo attuare una sospensione della relazione, fino a che non si verificheranno le condizioni minime per potere collaborare di nuovo. So che è stato pubblicato dalla Fondazione DNArt un nuovo annuncio sul nostro sito, ma offerto a un pubblico diverso, quello dei triennalisti - che hanno altre aspettative. La Fondazione eventualmente ci dovrà garantire che se prendono il nostro stagista, prendono solo il nostro stagista.
Ricorda quanti dipendenti a tempo indeterminato la Fondazione aveva dichiarato di avere al momento dell'avvio della convenzione con la Bocconi?
Non dispongo di questa informazione perché abbiamo migliaia di aziende convenzionate. Posso dirle che quando un'azienda si registra ci indica una fascia, la più bassa per la nostra modulistica è quella 0-25 dipendenti. Per avere l'informazione precisa sul numero si può poi chiedere una visura camerale: ve ne sono alcuni tipi che comprendono anche questa informazione.
Stando a quel che risulta alla Repubblica degli Stagisti, operano negli uffici di via dell'Orso - comuni alla Fondazione DNArt e alla Fabbrica delle Idee srl - tre o quattro dipendenti a tempo indeterminato. Non vi è ancora certezza però su come siano distribuiti questi dipendenti sulle due realtà: c'è quindi la possibilità che la Fondazione DNArt non ne abbia nemmeno uno. La Bocconi come si pone rispetto a questo?
Il rapporto tra numero di stagisti e numero di dipendenti non dovrebbe più basarsi su una normativa che risale al 1997-1998, quando non era ancora presente la legge Biagi con tutto il suo portato di nuove formule contrattuali. Non è possibile pensare che nella prassi si faccia un conteggio solo sui tempi indeterminati; fortunatamente vi è uno spazio per la libera interpretazione.
Quindi attivate stage anche in aziende che non hanno dipendenti a tempo indeterminato?
Non di prassi. Però uno studio professionale, o un'associazione no profit, possono oggigiorno essere rette da uno, due o zero dipendenti a tempo indeterminato, ed essere al contempo realtà organizzativamente complesse, fatte di consulenti, volontari e così via. Noi non possiamo precludere ai nostri studenti la possibilità di fare esperienze di stage in queste realtà. Non si può non tenere conto che le formule contrattuali sono cambiate: l'abbiamo anche detto al ministero del Lavoro.
Avete inviato un interpello?
Non abbiamo percorso una via tanto "ufficiale", ma abbiamo fatto presente attraverso Italia Lavoro che c'è questo problema e abbiamo preso una posizione per cui «fino a cinque dipendenti», cioè la frase che è presente nella legge, noi interpretiamo che possa anche significare zero.
In effetti vi sono interpretazioni contrastanti rispetto a quella frase.
Attenzione però, non è che io mandi lo stagista nell'impresa individuale. Lo mando semmai in una realtà complessa, che non rispetta il requisito del personale a tempo indeterminato ma comunque offre un ambiente stimolante in cui si può imparare molto. In uno studio di avvocati paradossalmente può capitare che le uniche persone assunte a tempo indeterminato siano una o due segretarie: ma a fronte di venti professionisti che ci lavorano dentro, io ce ne mando anche due di stagisti!
Qual è il numero indicativo che la porta a considerare una realtà sufficientemente "complessa", a prescindere dal numero dei dipendenti a tempo indeterminato? Basta che ci lavorino due o tre persone?
No. E comunque stiamo parlando dell'1% dei casi di stage attivati dalla Bocconi. Nel restante 99% dei casi lavoriamo con realtà molto strutturate; ma ci sono anche queste realtà di nicchia, le associazioni, le fondazioni, che non vogliamo perdere.
Nella fattispecie, la Fondazione DNArt - Fabbrica delle idee srl in tutto avrebbe tre o quattro tempi indeterminati, più un contratto a progetto. Cinque persone per voi equivalgono a una struttura sufficientemente complessa?
Si valuta caso per caso. Senza dimenticare un certo approccio all'imprenditorialità delle singole persone. I nostri studenti infatti sono anche preparati, se lo vogliono, a diventare partecipi dello sviluppo di un'attività: non si deve pensare allo stagista come a uno che si siede alla scrivania e aspetta che gli dicano cosa fare.
Per tornare alla Fondazione DNArt, lei prima diceva che voi chiederete delle garanzie perché il precedente non si ripeta.
Noi non abbiamo preso alcuna decisione definitiva. Nel momento in cui loro ci diranno che hanno intenzione di offrire un nuovo stage, oppure che hanno trovato un candidato, noi ci faremo dichiarare che sono in regola con l'articolo 1 della normativa, che del resto hanno già firmato nella convenzione. Come impegno.
Intervista di Eleonora Voltolina
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