C'è tempo fino a sabato 15 giugno per candidarsi a una delle quaranta posti per tirocinanti all'Agenzia del farmaco di Londra. Sei mesi di stage per profili scientifici (ma non solo) e un rimborso spese che ammonta a circa 1600 euro al mese. Enrico Del Zotto, 29enne di Udine, ha raccontato la sua esperienza di stagista all'Ema alla Repubblica degli Stagisti.
Sono friulano doc, nato a Udine nel 1983 e quindi trentenne quest'anno. Ho una formazione scientifica: liceo scientifico, laurea breve in Informatica, e ora sto concludendo la magistrale in Informatica all'università di Udine. Mio papà è insegnante di educazione fisica, e da quel punto di vista ho ereditato la passione per lo sport diventando un pallavolista a livelli agonistici: ma il mio profilo professionale non è stato minimamente influenzato dai miei genitori, che mi hanno sempre lasciato libertà di scelta.
Prima di Londra avevo lavorato in diversi contesti. La prima volta nel 2006, in una piccola azienda informatica (E-moz) il cui ceo è un mio amico: lì ho sviluppato un software di medio-basso livello (per una retribuzione di 1500 euro circa). Successivamente ho svolto un tirocinio curricularedi sette mesi, senza rimborso spese purtroppo, per un'azienda nel settore della sicurezza informatica (Emaze), a Trieste. Al termine dello stage a dire il vero mi avevano proposto un contratto, ma ho rifiutato per continuare il percorso accademico.
Poi ho partecipato a un concorso per un posto al Centro di calcolo dell'università di Udine. Su 100 candidati sono arrivato al colloquio finale ma, come si sa, i concorsi pubblici sono fatti per assumere chi ha già un'esperienza pregressa nella struttura: e quindi non l'ho vinto. Un paio di settimane dopo mi hanno però richiamato per una collaborazione con il Dipartimento di fisica, dove sono stato per due anni - fino al 2009 - guadagnando più o meno 700 euro mensili. È stata un'esperienza di confronto con persone molto preparate, ma distante dal reale mondo del lavoro.
Sei mesi dopo sono entrato a tempo determinato come analista programmatore in un'azienda parastatale di Udine. Era il 2010. Qui avevo sicurezza economica - 23mila euro lordi annuali, più o meno 1.300 al mese - ma scarse possibilità di carriera. Il profilo poi non era quello prospettato e gran parte delle mansioni erano di tipo amministrativo: estrazioni dati, assistenza pc... tutti motivi per cui alla scadenza del contratto ho rifiutato il rinnovo.
Così sono approdato allo stage all'Ema, per me la prima esperienza internazionale. L'European Medicine Agency si trova nel nuovo polo economico di Londra: Canary Wharf, sede delle maggiori aziende britanniche come Morgan&Morgan, City Bank e Barclays Personal Banking. Visto l'annuncio su internet, dopo vari ripensamenti ho deciso di candidarmi. Fatto il colloquio telefonico e avuto l'ok, mi è arrivato il contratto con tutti i dettagli: retribuzione di 1.800 sterline lorde pari più o meno a 2.100 euro al mese, una settimana di vacanza (più le bank holidays) e rimborso per il trasferimento che se ti sposti dall'Italia vuol dire quasi una mensilità in più alla fine del tirocinio. Non sai prima in che settore andrai, perché ti mettono dove c'è bisogno, a meno che tu non sia specializzato in qualche ambito medico: l'Ema è un azienda non adattissima per i profili IT, anche se ha molti programmatori.
Sono arrivato a Londra a metà settembre del 2011, e il mio primo consiglio è: se non si conosce Londra è meglio arrivare anche tre settimane prima per cercare casa. Io mi sono messo subito in contatto con altri tirocinanti: la responsabile tirocini aveva creato una mailing list per noi, cosa molto utile. Gli italiani erano i più numerosi, quindi non ho avuto problemi per la lingua, pur sentendomi un po' spaesato inizialmente. Il primo giorno di lavoro è stato stupendo: buffet di accoglienza, riunione con la responsabile dell'ufficio personale, presentazione di ognuno e contatto con la banca per il conto dove depositare i soldi. Una volta che si accetta lo stage bisogna pensare solo a trovar casa, per il resto non ci si deve preoccupare: pensano a tutto loro. Anche il tutor, un italiano, si è dimostrato gentile e disponibile per qualsiasi mia perplessità. Il reparto a cui sono stato affidato è l'IT-unified Communication, che segue tutte i meeting virtuali e dà supporto alle conferenze in streaming. All'agenzia le riunioni tra medici internazionali e industrie farmaceutiche sono veramente tantissime. All'Ema ho avuto l'impressione di vivere nel vero mondo del lavoro, dove le persone sono felici di lavorare e fanno ciò per cui sono nate.
Il rimborso, checcé se ne possa pensare, non è altissimo considendo il costo della vita della città; comunque con una stanza a Canary Wharf - zona molto cara, pagavo 800 sterline al mese- non ho avuto problemi a mantenermi e spesso il weekend uscivo la sera a ballare o a cena fuori.
Lavorare a Londra è totalmente diverso dall'Italia. Giusto per fare un esempio, due giorni dopo il mio arrivo è arrivato un medico per sistemarmi la sedia in maniera che non avessi problemi di postura. Inoltre gli orari flessibili funzionano, e nessuno ti guarda male se il venerdì vai a casa alle 15 dopo che il giorno prima hai lavorato due ore in più.
Per problematiche personali, ho dovuto interrompere il tirocinio a metà febbraio 2012. L'esperienza è stata molto positiva, sia dal punto professionale che umano. Al termine mi hanno perfino proposto di fare domanda – tramite concorso – per qualche posizione aperta, spiegandomi che sarei stato avvantaggiato conoscendo già l'agenzia. Naturalmente con una remunerazione neanche paragonabile al nostro Paese.
Ho scelto però di rientrare in Italia e adesso lavoro come programmatore mobile per un'azienda del Nord est. Il lavoro mi piace, il team è giovane - molti sono miei compagni all'università o amici – e ho un reddito di 33mila euro lordi annuali. Nonostante la nostalgia di Londra dal punto di vista professionale, mi ritengo fortunato: ho un contratto a tempo indeterminato e il mio campo è in grande evoluzione.
Sto seguendo con molto interesse la scena delle startup italiane, perché ho alcune idee che vorrei sviluppare in futuro. La crisi economica è un buono stimolo per ripensare molte cose e ritengo che l'Italia abbia bisogno di un ringiovanimento sia di mentalità che di approccio al mondo del lavoro. Per questo mi sento di dire a chi sta per entrarci di scappare da qui e di tentare stage all'estero: oltre che una grande esperienza professionale rappresentano accrescimento culturale e personale.
Testo raccolto da Ilaria Mariotti
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